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martedì 27 aprile 2021

Recensione di "Le città invisibili" di Italo Calvino

Buonasera amici, finalmente torno sul blog in un brevissimo momento di pausa e con tanti propositi, tra cui quello di tornare a lavorare su Sàkomar e "Chiaro di Luna" provando a riproporli a una casa editrice.
Chissà...
Seppure in ritardo rispetto al bravo lettore, anche io ho letto - nell'arco di questo mese - "Le città invisibili" di Italo Calvino.



Dirò la verità: non ho mai amato i libri di Calvino. Sarà perché sono stata obbligata a leggerli in tre giorni al liceo, sarà perché forse tra autore e lettore deve instaurarsi una certa sintonia che in me non è scattata all'epoca. Ma a volte è necessario espandere la propria cultura. Su suggerimento di mio padre e di un amico "fan" di Calvino, alla fine ho ceduto.

L'intero libro si basa sul racconto che Marco Polo, grande esploratore e conoscitore del mondo, espone a Kublai Khan, il noto conquistatore e condottiero mongolo.
Si susseguono, edificandosi dalle parole di Polo, città strane, fantastiche, ricche di odori, colori, sensazioni. Infatti, non è una semplice descrizione oggettiva quella che emerge da questo monologo (è dialogo solo in alcune parti) interminabile, bensì soggettiva: ogni osservatore percepisce il mondo secondo il proprio punto di vista. La realtà stessa esiste perché l'osservatore la sta guardando.
Ecco che Calvino introduce il lettore, tramite uno stratagemma fondato su due personaggi particolari, all'interno dei mondi alternativi, delle varie realtà e direi anche dell'universo quantistico.
Una stessa città per un viaggiatore può essere in un modo, ma per quello successivo tende ad essere completamente diversa.
Sono tutte città collegate tra loro quelle di Calvino, probabilmente proprio grazie all'elemento comune: Marco Polo che le ha osservate, visitate, vissute.
Eppure, chi può dire, invece, se queste stesse città di cui Polo fornisce una descrizione tanto dettagliata, esistano sul serio e non siano frutto della sua immaginazione? Chi stabilisce, infine, quale sia la realtà? Sono meno "vere" quelle città perché esistenti solo nella mente di Marco Polo?
Calvino spinge perciò a interrogarci su alcuni dei quesiti più complessi a metà tra il filosofico e la fisica pura, in un rimescolamento di realtà e fantasia che, a volte, non sembrano più così differenti tra loro.

Ora, quel che penso io: la filosofia mi è sempre piaciuta, così come ragionare su questioni come la relatività e l'esistenza di universi alternativi (chi ha letto la saga di Sàkomar saprà che non sono solo appassionata, ma piuttosto "fissata"). Non è sicuramente una lettura leggera perché nonostante le descrizioni possano sembrare ripetitive, in realtà non lo sono affatto: ogni città contiene un messaggio che l'autore vuole inviare al lettore. Proprio per questo "Le città invisibili" di Italo Calvino è un libro che deve essere letto, ma con molta molta calma, proprio come Kan e Polo che, seduti a fumare la pipa, parlano tra loro, immaginando e creando universi.


«Ormai da quel suo passato vero o ipotetico, lui è escluso; non può fermarsi; deve proseguire fino a un'altra città dove lo aspetta un altro suo passato, o qualcosa che forse era stato un suo possibile futuro e ora è il presente di qualcun altro. I futuri non realizzati sono solo rami del passato: rami secchi.

- Viaggi per rivivere il tuo passato? - era a questo punto la domanda del Kan, che poteva anche essere formulata così: - Viaggi per ritrovare il tuo futuro?
E la risposta di Marco: - L'altrove è uno specchio in negativo. Il viaggiatore riconosce il poco che è suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà».

«E' delle città come dei sogni: tutto l'immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un'altra».

«Pensai: si arriva a un momento della vita in cui tra la gente che si è conosciuta i morti sono più di vivi. E la mente si rifiuta d'accettare altre fisionomie, altre espressioni: su tutte le facce nuove che incontra, imprime i vecchi calchi, per ognuna trova la maschera che s'adatta di più».

«Al soffio che portava via il fumo Marco pensava ai vapori che annebbiano la distesa del mare e le catene delle motagne e al diradarsi lasciano l'aria secca e diafana svelando città lontane. Era al di là di quello schermo d'umori volatili che lo sguardo voleva giungere: la forma delle cose si distingue meglio in lontananza».


«Polo: -... Forse questo giardino affaccia le sue terrazze solo sul lago della nostra mente...
Kublai: -... e per lontano che ci portino le nostre travagliate imprese di condottieri e di mercanti, entrambi custodiamo dentro di noi quest'ombra silenziosa, questa conversazione pausata, questa sera sempre eguale. [...]
Polo: - Che i portatori, gli spaccapietre, gli spazzini [...] esistano solo perché noi li pensiamo.
Kubali: - A dire il vero, io non li penso mai.
Polo: - Allora non esistono».

«Anche a Raissa, città triste, corre un filo invisibile che allaccia un essere vivente a un altro per un attimo e si disfa, poi torna a tendersi tra punti in movimento disegnando nuove rapide figure cosicché a ogni secondo la città infelicee contiene una città felice che nemmeno sa d'esistere».

«Ma la cosa di cui volevo avvertirti è un'altra: che tutte le Berenici future sono già presenti in questo istante, avvolte l'una dentro l'altra, strette pigiate indistricabili».

«L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrire. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».

venerdì 8 settembre 2017

Recensione di "La pietra del vecchio pescatore" di Pat O'Shea

Una copertina verde con un cane davanti ritratto in stile celtico è quel che mi ha attratto in una grande libreria di Roma.
Vi era poi il commento firmato Publishers Weekly:
"Se avete amato Harry Potter, provate a leggere questo libro".

Che dire? Ho una nostalgia pazzesca del mondo creato dalla Rowling. Chi, come me, è cresciuto leggendo i suoi romanzi, sa di cosa stia parlando (e magari attende ancora, alla veneranda età di 30 anni e passa, la famosa lettera). Ho letto la trama e mi sono fatta tentare. Ho scritto più volte di come non riesca più a trovare un fantasy coinvolgente degno di questo nome… e la speranza si è riaccesa.


Trama: Pidge e la piccola Brigit sono due giovani fratelli vivaci e spensierati che vivono in una verde vallata irlandese. La loro è una vita semplice, scandita dai rimproveri della zia Bina e dalle trepidanti attese dei ritorni del padre, spesso fuori casa per lavoro. Un giorno Pidge acquista un vecchio e malconcio libro e si trova a varcare, assieme alla sorella, la sottile soglia che separa il mondo reale da quello fantastico. Si ritrovano così a dover recuperare, per conto di un'antica divinità irlandese, una pietra macchiata di sangue prima che cada nelle grinfie della Morrigan, la Regina del Male a tre teste, dea celtica della guerra. Le guide che i ragazzi incontreranno nella loro ricerca prenderanno le forme dei più svariati e bizzarri animali e personaggi: la simpatica e saggia somarella Serena; il misterioso Vecchio Pescatore; Patsy e Boodie, simpatici amici prima, potenti forze poi; Cutu, l'astutissima volpe che accompagnerà i due eroi per gran parte del loro viaggio... Terrore, meraviglia, magia cristallina rasserenante e spaventosa, inganni, labirinti, porte magiche attraverso laghi infiniti, segugi malvagi, topi intrappolati in perfidi incantesimi: milioni di piccoli ingredienti che spalancano le porte sul regno della fantasia.

L'ambientazione è perfetta: la verdeggiante Irlanda, con le sue coste frastagliate e lambite dal mare, i boschi popolati di quella magia insita in storie che non hanno mai smesso di incantare intere generazioni.


E poi ci sono i due protagonisti fratelli: Pidge, un ragazzino di 10 anni che definirei responsabile e sulle sue; Brigit, la sorellina di 5 anni, che è invece una piccola peste già alla sua giovane età, una bimba senza peli sulla lingua.
Inizia così un'avventura che muove i primi passi da una libreria, in perfetto stile "La Storia Infinita". Pidge avverte i primi segnali di qualcosa di strano e di magico che serpeggia al suo interno: il librario è prima una persona, poi un'altra totalmente diversa e, inoltrandosi tra gli antichi volumi, il piccolo protagonista giunge in una stanzetta dove erano conservate cose da gettare. Tra queste vi era un libro, senza copertina, legato insieme solo da uno spago. Affascinato, Pidge lo tiene tra le mani e riceve il permesso di portarlo via con sé. Mai potrebbe immaginare che una di quelle pagine tenga in realtà imprigionato il serpente Olc-Glas, ricercato niente di meno che dalla Morrigan, la dea della guerra e della discordia, una e trina, che vuole impadronirsene per diventare molto potente.


E poi c'è il vecchio pescatore, colui che apre gli occhi di Pidge e Brigit verso un mondo altro, che scorre insieme al nostro; un mondo parallelo che si mescola a tratti, visibile solo da un numero ristretto di persone. I due fratelli, dopo aver imprigionato la pagina con Olc-Glas, devono recuperare la pietra con la goccia di sangue della Morrigan prima che lei stessa se ne impadronisca. È una missione che è stata affidata loro dal Dagda, il dio buono e onnipotente. Pidge e Brigit varcano quindi la soglia del mondo altro avvicinandosi a un circolo di pietre megalitiche e immergendosi nella magia della migliore mitologia celtica. Saranno aiutati da Cuchulain, dai Sette Maine, da Maeve, da Angus og e dalla dea Brigit, nonché dalla volpe Curu, dal ranocchio Puddeneen, da Serena l'asina parlante e da tanti altri personaggi, sfuggendo ai Segugi della Morrigan che valicando valli incantate, montagne, fiumi e laghi saranno sempre più vicini ai due ragazzi.


L'aiuto magico consiste anche in una serie di regali che i due ricevono: la sferetta di cristallo con la neve per vedere a quale distanza siano i Segugi; la spilla con arco e frecce; le nocelle che si schiudono quando è necessario facendo apparire ciò di cui si ha bisogno; le caramelle per il baratto. 

E a tratti questi aneddoti mi hanno ricordato il mondo di Narnia, con i doni che vennero affidati ai quattro fratelli Pevensie. Ma purtroppo di Narnia c'è solo l'ombra perché "La pietra del vecchio pescatore" o meglio, nel suo titolo originale "The Hounds of the Morrigan" (I Segugi della Morrigan), non è riuscito a farmi volare con la fantasia, a rapirmi dal mondo reale, a far sì che la voglia di proseguire la lettura fosse più forte di qualsiasi altra occupazione. Più volte mi sono persa e questo è forse dovuto anche al fatto che il linguaggio utilizzato sia abbastanza complesso, piuttosto arcaico e che la traduzione italiana non renda bene alcuni giochi di parole che in inglese forse sarebbero più comprensibili.
Il protagonista, Pidge, non ha una personalità interessante. Si limita a procedere piuttosto a caso, senza una meta precisa; Brigit, invece, è più curiosa e coraggiosa, eccessivamente però per una bambina di 5 anni… e questo fa sì che le descrizioni non siano realistiche.
Ho apprezzato molto la compenetrazione tra i mondi, il tempo e le dimensioni. È un concetto che adoro e su cui bisognerebbe riflettere maggiormente, anche se non si studia fisica quantistica.


In conclusione, il romanzo sembra essere la narrazione di un sogno, a tratti dalle caratteristiche grottesche di un incubo. Vi è il classico affidamento di un compito di fondamentale importanza a uno o più protagonisti umani che devono intraprendere un viaggio, approcciando con la magia e con elementi che nel mondo umano sono solo fantasia.
La Morrigan, una vera cattiva nell'animo, ha agito per il 90% del racconto con sotterfugi e attraverso i Segugi, ostacolando i due ragazzi tramite una scacchiera da lei comandata; la battaglia, di cui è protagonista, non descrive il massimo delle sue potenzialità (ricordo che nella saga di Melissa Marr, la Morrigan, o dea corvo, era una vera antagonista che aveva tutta la mia ammirazione).


Nonostante la storia sia indirizzata a lettori giovani, credo che questi ultimi potrebbero annoiarsi sia per lo stile adottato, che per l'eccessiva lunghezza. I lettori più grandi, magari appassionati di mitologia celtica, potrebbero apprezzare. La sottoscritta che ama l'Irlanda, la mitologia celtica, il fantasy e l'avventura non se la sente però di dare un giudizio completamente positivo. La storia c'era, ma era anche necessario riuscire a svolgerla nel migliore dei modi senza creare confusioni tra personaggi ed espressioni non comprensibili. 
Forse la versione del testo originale potrebbe dare più soddisfazione.


«[…] Siete sempre disposti a intraprendere questo viaggio di meraviglia e spavento?»


«Un'ombra ha bisogno della luce, per vivere.»


«L'acqua è così forte che consuma le rocce, le montagne. Un uomo può domare un cavallo, ma la fiumana non la doma nessuno. Se un paese fosse una persona, i fiumi e i fossi sarebbero le vene, con dentro il sangue che gli dà vita. Anche imbrigliata, non è mai domata. Fornisce l'elettricità, fa girare i mulini e, se si scaglia contro un paese, lo può scancellare come una scritta col gesso sulla lavagna. Questo può far l'acqua. E il mare, questo e altro.»

sabato 28 gennaio 2017

Recensione di "The Siren" di Kiera Cass

Buonasera a tutti amici! Sono state giornate abbastanza piene, tra riprese di "idee" lasciate in fase embrionale e festeggiamenti per la laurea di mia sorella.
Intanto ho terminato di leggere "The Siren" di Kiera Cass.



Trama: L'amore è un rischio che vale la pena correre. Kahlen è una sirena, una meravigliosa e pericolosa creatura al servizio dell'Oceano. Ma non è sempre stato così. C'è stato un tempo in cui Kahlen era soltanto una ragazza come tutte le altre. Poi, un giorno, mentre stava annegando, l'Oceano l'ha salvata e le ha regalato una seconda possibilità. Anche se a un prezzo terribile. Per ripagare il suo debito, Kahlen infatti ha dovuto rinunciare a una vita normale e ai suoi sogni, primo fra tutti quello di amare ed essere amata, per attirare in acque mortali, con il suo canto letale e ammaliatore, altri esseri umani. Per cento anni. Solo allo scadere di questo tempo, potrà finalmente tornare a parlare, ridere e vivere liberamente. Fino ad allora una sua parola sarà sufficiente a uccidere un uomo. Così, quando un giorno incontra Akinli, Kahlen sa bene che legarsi a lui è l'errore peggiore che possa fare. Innamorarsi di un essere umano infrange tutte le regole dell'Oceano. Ma Akinli, gentile, premuroso e bellissimo, è il ragazzo che ha sempre sognato. Quanto sarà disposta a rischiare per seguire il suo cuore?

Attenzione: la recensione contiene SPOILER.

Avevo notato questo romanzo più volte durante le mie mille visite alle varie librerie di Roma. La copertina mi aveva attratta, proprio come il canto delle sirene fa con i marinai. Tuttavia, devo ammettere di essere rimasta un po' delusa dalla storia narrata da Kiera Cass.
Prima di tutto, Kahlen è diventata una sirena in circostanze inizialmente abbastanza misteriose, che diverranno più chiare con lo svolgersi del racconto. Sappiamo che iniziò la sua nuova vita nel 1933 ed era su una nave con il padre, la madre e il fratello minore. Sono pochissimi i dettagli, eppure Kahlen sembrava non avere particolari problemi con la propria famiglia. Delle altre sirene viene narrato il passato, talvolta in maniera troppo frettolosa e soffermandosi solo su Padma, la ragazza proveniente dall'India che ha un retroscena traumatico dovuto purtroppo a schemi culturali retrogradi.
Ciò che mi ha meravigliato è che, mentre Elizabeth, Padma e Miaka non ricordano con piacere i piccoli frammenti della passata vita umana e sono perciò felici di essersi lasciate tutto alle spalle divenendo immortali per 100 anni, Kahlen aveva una famiglia normale, per cui non aveva motivo di provare rancore. Kahlen però non parla dei suoi genitori, né di suo fratello. Sembra quasi che non le importi della sua umanità perduta, che Oceano sia più madre della sua vera madre, che voglia più bene a questa "entità" che in teoria dovrebbe odiare, che delle sconosciute siano più sorelle del suo vero fratello e che viva con nonchalance un susseguirsi di giorni privi di senso, se non quello di nutrire Oceano con nuovi naufragi quando le viene ordinato. E questo costituisce il primo degli elementi surreali e a me incomprensibili (forse sarò troppo sensibile io? Mah).


Secondo elemento: le sirene, da che mondo è mondo, sono esseri mitologici. Nell'antichità avevano un aspetto molto simile a quello delle Arpie (metà donne e metà uccelli), poi divennero metà donne e metà pesce. Le sirene della Cass hanno un aspetto umano, persino quando entrano nell'Oceano, ma il loro corpo viene rivestito di magnifici vestiti da sera composti di sale marino. Ora, la cosa in sé potrebbe pure essere considerata originale, se non fosse che la figura della sirena che nuota con l'abito da sera non regge minimamente.


Terzo elemento: l'utilizzo del maiuscolo per indicare l'entità "Oceano", come se ci si rivolgesse a una divinità. A mio avviso, è davvero eccessivo dover leggere ogni volta quelle maiuscole. La superiorità dell'Oceano e il rispetto che le sirene portano alla loro "culla vivente" si comprende benissimo nell'arco della narrazione, senza il bisogno di inserire queste accortezze abbastanza inutili.


Quarto elemento: Akinli. Mi ha incuriosita il nome che, sinceramente, non sapevo nemmeno esistesse. In pratica la storia ruota tutta intorno alla sua presenza e, fin qui, potrebbe pure andar bene se l'obiettivo dell'autrice fosse stato quello di creare una storia d'amore. Ma è una storia d'amore surreale! Kahlen e Akinli si conoscono minimamente e, tra le altre cose, lei non ha neppure mai parlato sul serio con lui (essendo muta, ma questo si esaminerà dopo). Come possono provare un amore così grande l'uno per l'altra da stravolgere le leggi dell'Oceano?! Sembra più paradossale delle storie Disney in cui principe e principessa si conoscono in qualche ora e si giurano amore eterno.


Quinto elemento: le sirene dispongono di denaro illimitato che permette loro di affittare o possedere case in ogni parte del mondo. Incredibile per esseri che sono muti e sembrano non lavorare (Kahlen finge di studiare all'università). Vivono sulla terraferma e si confondono con gli umani... mi è sembrato di avere a che fare con i vampiri di Twilight, solo che la storia della Meyer era almeno plausibile. Una sirena che non vive in mare, che sirena è?


Sesto elemento: ho trovato la ripresa di molti elementi tratti da film d'animazione e cartoni animati. Queste quattro sirene - se si esclude Aisling che terminerà i suoi anni di legame all'Oceano nel corso della storia - sembrano le protagoniste di Mermaid Melody che cantano e indossano vestiti particolari. 


Inoltre, la scena iniziale del naufragio mi ha ricordato tantissimo alcuni fotogrammi del film d'animazione "Anastasia", quando la protagonista è vittima di un incantesimo lanciato da Rasputin durante il quale sogna di stare con la sua famiglia. Lei, incantata dal contesto e completamente sonnambula, si lascia trasportare, fin quasi a cadere dalla nave  su cui viaggiava nel mare in tempesta (poi viene salvata all'ultimo dal bel Dimitri). 


Infine, come non riuscire a notare assonanze con "La Sirenetta"? Le ragazze non possono infatti parlare essendo la loro voce letale per gli umani e trascorrono la loro vita completamente mute.
La canzone infatti recita nelle prime strofe:
"Arrenditi e getta il tuo cuore in quest'onda... La tua anima sarà salva anche se affonda".
Ricordate quando Ariel dona la sua voce a Medusa in cambio di un paio di gambe? Ma soprattutto quando Eric e Ariel si innamorano nonostante lei sia completamente muta? Ecco, ho rivisto le stesse scene nella storia di Kahlen e Akinli.


Ora, è possibile che, nella stesura di un romanzo, l'autore inserisca elementi già visti in alcuni film o letti in alcuni romanzi, magari in maniera anche inconsapevole. In questo caso però il mix di elementi che personalmente ho trovato abbastanza surreali e la ripresa di dettagli non troppo originali ha fatto sì che questo romanzo fosse, a mio avviso, un po' banale. Anche lo stesso sentimento che lega Kahlen e Akinli e che avrebbe potuto essere il filo rosso di base del racconto romantico, non mi ha travolta affatto, perché mancavano semplicemente i passi fondamentali per far sì che il lettore provasse le medesime emozioni dei protagonisti. Per dirla in maniera più "poetica", anche il lettore conosce pochissimo Akinli per potersene innamorare.
"The Siren" è una lettura leggera, da poter terminare in poche ore (io ho mille cose da fare e ci ho impiegato qualche giorno), ma non mi ha convinta affatto. Dato il successo che ha avuto nel web e che ha condotto il libro autopubblicato alla pubblicazione da parte di una casa editrice, credo che la gran parte dei lettori non abbia avuto le mie stesse impressioni. In fondo, de gustibus...
Mi scuso per alcuni spoiler, ma sinceramente non ho potuto evitarli.
La mia prossima lettura sarà "I nostri cuori chimici". Ho letto opinioni contrastanti, Vedremo cosa ne penserò sfogliando l'ultima pagina.
Da Sàkomar è tutto. Buona serata!

giovedì 19 gennaio 2017

Recensione di "La Storia Infinita" di Michael Ende

Buon pomeriggio amici, anche se di buono in questa giornata c'è ben poco con tutto quel che è accaduto nelle ultime ore: terremoto, neve, slavina sul Gran Sasso e aiuti che non riescono ad arrivare in Abruzzo... nel mio tanto caro Abruzzo, cui rivolgo un grosso abbraccio e un invito a non arrendersi perché - purtroppo - bisogna sempre e solo contare sulle proprie forze, soprattutto in un'Italia come quella attuale.

Dopo questa doverosa premessa, torno al tema abituale del mio blog, ovvero letteratura contemporanea, nuovi romanzi e recensioni.
Ho terminato, solo da qualche minuto, di leggere "La Storia Infinita" di Michael Ende. Ricordo di aver iniziato a sfogliare alcune pagine quando ero piccola, spinta dall'onda dell'entusiasmo generata dal film (che avrò rivisto mille volte), ma di averlo poi abbandonato perché vi erano troppi passaggi per me surreali. Sono un bel po' più grande ora, l'ho letto e l'ho capito, riuscendo maggiormente ad apprezzarlo.


Trama: Bastiano è un giovane goffo, e non è quel che si dice comunemente un "ragazzo sveglio", ma la lettura (e il termine è improprio, perché egli passerà alternativamente dal ruolo di lettore a quello di personaggio e di protagonista) di questo libro lo farà cambiare e farà cambiare la Storia stessa. Gli farà capire che il "fa' ciò che vuoi" che sta scritto sull'amuleto ricevuto in dono non significa "fa' quel che ti pare", ma esorta a seguire la volontà più profonda per trovare se stessi. Che è la strada più ardua del mon do. Il libro e Bastiano la percorreranno insieme, e il ragazzo attraverserà tutti i suoi desideri e passerà dalla goffaggine alla bellezza, alla forza, alla sapienza, al potere, fino a quando dovrà fermarsi.

Bastiano Baldassarre Bucci, per gli amanti del film solo Bastian, è il vero protagonista di questa storia incredibile uscita dalla penna di Michael Ende. 


Non penso che questo romanzo/racconto possa essere descritto in poche parole. Ci sono elementi che derivano da ogni parte dell'immaginario umano, da quello antico a quello moderno, e che nella Storia Infinita si mescolano per dare vita a una dimensione a se stante.
Quante volte da bambini abbiamo immaginato di avere tra le mani quel libro che Bastian, nascosto nella soffitta della sua scuola e avvolto sotto una polverosa coperta, teneva così stretto a sé? Quante volte abbiamo desiderato di possedere quel magnifico ciondolo con i serpenti che si mordono la coda, anche detto Auryn? 


E quante volte avremmo voluto entrare nel libro e aiutare Atreiu a salvare Artax (nel romanzo, è un pony, non un cavallo bianco) dalla sua misera morte nelle Paludi della Tristezza?


Oppure cavalcare Falcor (nel romanzo, Fùcur che, tra l'altro, non ha l'aspetto di un cane, ma di un leone), il gigantesco Drago bianco della Fortuna e sorvolare la magnifica terra di Fantàsia?


Il romanzo è il portale d'accesso verso quel mondo che pian piano si crea grazie all'immaginazione del nostro piccolo e goffo protagonista. Ma chi non ha letto non può sapere che il primo film della Storia Infinita corrisponde solo a una piccola parte di tutto il racconto, perché le ben 446 pagine narrano di una Fantàsia restaurata e di Bastian che è divenuto parte di essa. 
Il ragazzo, con al fianco i suoi fedeli amici Atreiu e Fùcur, affronterà viaggi lunghissimi alla scoperta di assurde realtà che si avvicinano, in qualche modo, ai metafisici mondi del mondo delle meraviglie dell'Alice di Lewis Carroll, fino ad affrontare le insidie della maga Xayde.
Ricordo di aver visto un secondo film della Storia Infinita (e che, all'epoca, non mi era piaciuto particolarmente)... mi aspettavo di trovare un Bastian con la paura di nuotare e di affrontare il trampolino, mentre quella è tutta una parte inventata dalla cinematografia. 
Bastian, in realtà, non torna a casa sua quando riesce a dare un nome all'Imperatrice Bambina (Infanta Imperatrice, chiamata Fiordiluna dal ragazzo). 


Rimane lì e, grazie alla sua capacità di narrare storie e al potere conferitogli dall'Imperatrice, riesce a restaurare Fantàsia distrutta dal nulla. Il suo potere però è crescente, tanto che il ragazzo muta il suo aspetto, quello stesso che lo aveva fatto sentire sempre a disagio nel suo mondo, e inizia a comandare, senza rendersi conto di stare abusando del potere di Auryn. 


Atreiu, suo amico, tenta di farlo ragionare e prova a levargli il ciondolo con la forza, ma inutilmente. Bastian, infatti, non sa che potrebbe rimanere intrappolato in Fantàsia per sempre. Sta progressivamente dimenticando la sua esistenza sulla Terra... e il punto di non ritorno è vicino, ma l'amicizia per fortuna (almeno nei libri) ha un potere immenso.
L'opera di Michael Ende - come era prevedibile - mi è piaciuta moltissimo. Sono riuscita a leggerla dopo anni, ma ce l'ho fatta e la consiglio vivamente a tutti gli amanti della letteratura fantasy. 
Le idee che ebbe l'autore sono davvero straordinarie, così come la struttura di tutta la vicenda che, se letta comparandola con le opere contemporanee, viene apprezzata ancor di più. Proprio così. Perché quel sapore fantasiano che avevano i libri di Ende per l'appunto o di C. S. Lewis (per fare due esempi), non ce l'hanno i romanzi attuali classificati sotto il genere "fantasy". 
Adesso è fantasy un libro che parla di vampiri con quello spiccato tratto somigliante a Twilight (sembrano tutti suoi derivati); è fantasy un libro che narra esclusivamente di lotte per il potere in un mondo medievale con qualche spruzzo di magia; c'è persino il fantasy sociale, in cui vengono riflessi i problemi del mondo attuale e mascherati dietro a storie poco approfondite; e il fantasy ormai è bello esclusivamente se si leggono saghe infinite, con numerosi libri.
Ende, in un solo libro, è riuscito a creare una storia spettacolare, che la si legga in chiave metaforica (la crescita di Bastian) o in chiave prettamente narrativa.
E' quindi giunta l'ora per me di tornare a casa e di iniziare a seguire i miei desideri... "Ma questa è un'altra storia, e si dovrà raccontare un'altra volta". 

giovedì 22 settembre 2016

Recensione di Gregor (saga) di Suzanne Collins

Buonasera a tutti, amici lettori! Eccomi tornata con un carico di stanchezza davvero pesante... sto trascrivendo alcune cose in greco e sto maledicendo Word per non aver inserito la tastiera "Greco e copto" vicino a "Greco esteso", con il risultato che ci si impiegano ore a digitare anche solo due righe. Ma che bisogna farci? E' la dura vita dei dottorandi.
Dunque, come forse avevo anticipato da qualche parte (sulla pagina Facebook, mi sembra), ho letto tutta la saga di Gregor di Suzanne Collins. Sono approdata a questa serie perché mi era stato regalato il IV libro. Capirete che non avrei potuto iniziare da metà e mi sono diretta quindi alla ricerca degli altri volumi, scoprendo che mia sorella aveva già letto il I. Trovare il V è stata un'avventura. Non lo aveva nessuna libreria ed ero ormai rientrata nell'idea di acquistarlo online, ma poi l'ho trovato - ultima copia - nella libreria Giunti al punto del Centro Commerciale Sedici Pini a Torvajanica.
Ho quindi potuto terminare di leggere le avventure di Gregor nel Sottomondo.


Trama: Invece di passare l'estate a giocare con gli amici, Gregor si ritrova a gestire Boots, la sorellina di due anni, che parla come un alieno in miniatura. Un giorno, la piccola pestifera si tuffa oltre una grata e sparisce. Gregor si lancia all'inseguimento e finisce nel Sottomondo, un luogo straordinario e terribile, abitato da umani dalla pelle bianchissima e dagli occhi viola, che si sono anticamente rifugiati sottoterra per sfuggire a una persecuzione, e lì hanno creato un mondo parallelo, dove si vola in sella a pipistrelli giganti, ci si allea con gli scarafaggi e si combatte contro ragni e ratti bianchi? Gregor scopre che anche suo padre, scomparso qualche tempo prima, è disperso nel Sottomondo. Toccherà a lui cercarlo, sulle tracce di un'antica profezia.




Trama: Sopramondo, New York: il padre di Gregor e Boots soffre di una misteriosa malattia che gli impedisce di lavorare, e con il solo stipendio della madre e le medicine da pagare, la famiglia è in gravi difficoltà economiche. Non c'è un centesimo per festeggiare il Natale, e spesso per? no la cena è un problema. La situazione potrebbe precipitare da un momento all'altro.
Sottomondo, Regalia: nella capitale del mondo sotterraneo, nelle viscere di New York, i problemi sono ancora più impellenti. Il momento è giunto. La profezia del Flagello parla chiaro. Se non sarà compiuta, il Sottomondo sarà distrutto. Ares e Luxa sanno che la salvezza può venire solo da Gregor di Sopramondo. Che ha giurato di non tornare mai più.
Ma un modo per costringerlo c'è. E quando il ragazzo porta la sorellina a Central Park, a giocare con la neve, di colpo la piccola Boots scompare...




Trama: La Profezia del Sangue è alle porte.Ti prego, non abbandonare i tuoi amici.
Quando riceve questo messaggio Gregor capisce che è giunto il momento: lui e la sorellina Boots devono tornare nel Sottomondo. Insieme a Ripred il ratto, a Temp lo scarafaggio gigante, e guidati da una colossale lucertola, dovranno attraversare una giungla infestata da piante carnivore e sopravvivere a pericoli inimmaginabili.
Per sconfiggere la piaga mortale e mettere fine agli effetti devastanti dell'antica minaccia il guerriero di Sopramondo dovrà attingere a tutto il suo potere e a tutto il suo coraggio: solo lui può salvare il Sottomondo. E non solo. Perché il contagio si espande, e già due delle persone che gli sono più care rischiano di essere perdute per sempre.


Trama: Mentre Gregor e la sorellina Boots sono nella loro casa di New York, la madre malata è affidata alle cure dei Sottomondo. E benché la famiglia riceva frequenti aggiornamenti sulle sue condizioni di salute, tutti sanno che Gregor dovrà presto riprendere il proprio ruolo di guerriero, fondamentale per la sopravvivenza del popolo nascosto sotto la città. La situazione è tragica. I vulnerabili piluccatori, i topi, continuano a scomparire e la giovane regina Luxa vuole scoprire il perché. Accompagnato da Boots, Gregor unisce le proprie forze a quelle di Luxa, per difendere il Sottomondo e svelare un segreto più sinistro di quanto si possa immaginare. Il Flagello, il cucciolo di ratto bianco della profezia, ormai adolescente e cresciuto a dismisura, ha perso la testa ed è diventato preda delle forze del male...


Trama: I suoi amici hanno fatto di tutto per evitare che Gregor leggesse la Profezia del Tempo. Perché l'ultima rivelazione annuncia la morte del guerriero. E il guerriero è lui. Con un esercito di ratti in rapido avvicinamento e il tempo che scorre inesorabile, il ragazzino deve difendere Regalia dalla terribile minaccia e trovare il modo di riportare a casa la sua famiglia. Ma se non riuscirà a decifrare un antico codice che svela ogni mistero, tutto sarà perduto. Gregor deve vincere la sua guerra per porre fine a tutte le guerre. Perché il destino del guerriero di Sopramondo e quello dell'intero Sottomondo sono legati in modo indissolubile. Il travolgente episodio conclusivo della saga.

Li ho letti tutti è vero, ma mi sarei aspettata qualcosa di più. Tuttavia l'idea del Sottomondo con i suoi palazzi di roccia, con umani dagli occhi viola e con tutte le creature della terra (pipistrelli, ratti, topi, ragni, scarafaggi, formiche, etc.) è geniale. Suzanne Collins è riuscita a dar voce a uno scarafaggio e a far diventare simpatici persino alcuni ratti. Tutte quelle discese in un Sottomondo buio, tra laghi, foreste, miniere e vulcani hanno sicuramente il loro fascino, ma a tratti (e a distanza di libri) risulta noioso perché si ripetono luoghi e scene. Per non parlare della guerra... quando qualcuno si ferisce, torna immediatamente in ospedale a farsi curare. Insomma, non funziona proprio così... mi è sembrato di assistere a un gioco Pokémon in cui, se il mostriciattolo è ferito, si torna dal'infermiera Joy.
L'originalità c'è, ma personalmente avrei evitato le parti ripetitive, aggiungendo del nuovo a ogni romanzo. Tutto si impernia sulla medesima struttura basata sulle profezie di Sandwich. Essenzialmente la storia si svolge a seconda delle frasi del Nostradamus del Sottomondo. Per ogni libro vi è quindi una profezia diversa...


Gregor è un ragazzino undicenne, risucchiato in una cavità dalla lavanderia di casa sua, a New York, insieme alla sorellina Boots. I due affronteranno numerose avventure cavalcando i pipistrelli, accompagnati da scarafaggi e lucciole, guidati da un ratto burbero e da una principessa umana, Luxa.
Gregor è il guerriero della profezia e solo lui potrà, in sintesi, uccidere il Flagello che si rivela essere un gigantesco e folle ratto bianco, per far sì che torni la pace a Regalia.


Nell'ultimo volume, accanto a Gregor e Boots, compare anche la sorella di 8 anni, l'ansiosa Lizzie, intelligente e decifratrice di un codice. Ma soprattutto Gregor e Luxa sanno in cuor loro di amarsi e questo sentimento fornirà un po' più di pathos alla storia.
Eppure devo dire che a 11 anni non penso si possa parlare di amore di un certo livello. Gregor e Luxa sono ancora bambini, quindi mi è parso un sentimento non troppo credibile. Alla fine, dopo 5 volumi, scatta l'affetto del lettore verso i personaggi ed è forse questo che mi ha permesso di terminare la lettura della saga. Non vi aspettate però una lettura alla Hunger Games. Niente di tutto ciò. Il pubblico di Gregor è decisamente compreso tra gli 8 e gli 11 anni.


Ultima nota: come sempre adoro i personaggi burberi ed esclusi dal mondo. Li sento affini al mio carattere. Ripred, il ratto furia, mi è rimasto nel cuore. E' un guerriero nato, con un animo nobile e con un gran carico di sofferenza.
Tra tutti i volumi, i più belli sono stati "La profezia del sangue" e "La profezia del tempo" perché più movimentati, rispettivamente da una pestilenza e dalla guerra.
A tratti, lo svolgimento della storia mi ha ricordato molto la saga di "La guerra degli Elfi" di Herbie Brennan, che lessi parecchi anni fa... e non mi aveva entusiasmata particolarmente.
Infine... Suzanne Collins, ma che finale hai scritto? Soprattutto che significa? Sembra rimasto tutto in sospeso... ci sarà una continuazione? A questo punto me lo auguro.


Per stasera è tutto. Tornerò con altre due recensioni. Nonostante la pazzia da "correzione tesi in atto", leggo molto. Non si direbbe, eppure è la verità miei cari. Riesco a fare anche questo!
Buona notte!

mercoledì 6 aprile 2016

"Chiaro di Luna" finalmente su Kindle e Kobo!

Cari lettori,
buon pomeriggio! Come state? Personalmente sono riuscita a prendermi l'influenza... ad aprile. Sono brava eh?
Ad ogni modo, guardiamo il lato positivo: ho avuto del tempo per potermi finalmente dedicare all'impaginazione definitiva di "Chiaro di Luna", imparando ad usare il programma "Sigil" e... proprio ieri sera sono riuscita a pubblicare il romanzo su KDP e Kobo!
Sono felicissima che Luna e Alex possano girare liberamente su vostri e-reader e nella vostra fantasia! Troverete perciò l'ebook a 1, 99 euro su Amazon Kindle e a 2, 99 su Kobo Mondadori.
Per chi preferisse il cartaceo, penso uscirà più in là. Sinceramente vorrei adottare CreateSpace perché ho avuto alcuni problemi con il precedente sito di self-publishing, ma devo informarmi e soprattutto capire come funzioni.
Bene, vi lascio quindi con la trama e il link d'acquisto. Vi aspetto tra i miei lettori e ricordatevi le recensioni!!!

Link d'acquisto Amazon Kindle: http://www.amazon.it/Chiaro-di-Luna-Cristina-Cumbo-ebook/dp/B01DUNJ89C/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1459952983&sr=8-1&keywords=chiaro+di+luna+cristina+cumbo

Link d'acquisto Kobo Mondadori: https://store.kobobooks.com/it-it/ebook/chiaro-di-luna



Trama: 


Rockenfield, 1315 d.C.: un'orda malefica di mercenari provenienti dall'Est, si abbatte sul piccolo villaggio ai confini con la Foresta Nera. Dei mostri, metà uomini e metà lupi, li combattono per proteggere le proprie terre. Karl, il misterioso eremita, viene ucciso, ma la maledizione della luna viene trasmessa a una bambina, Livvy. Roma, 2008: Luna è una ragazza come tante, forse un po' scontrosa e asociale, ma il suo carattere è stato forgiato a causa del bullismo imperante nel suo liceo. A volte vorrebbe fuggire e scappare da quella realtà, ma un giorno, in preda a un tremendo attacco di rabbia, il suo corpo inizia a mutare. Lei è l'erede della maledizione che è scritta nel suo DNA, ma Luna non vuole arrendersi al destino. Inizia un viaggio, volto a scoprire la verità, cavalcando le ali del tempo e ripercorrendo una leggenda, fino ad arrivare a Friburgo, dove un segreto, nascosto da secoli di storia, è in attesa di essere svelato...




Genere: Fantasy, Paranormal, Gothic

Prezzo ebook:

Amazon Kindle: 1, 99 euro
Kobo Mondadori: 2, 99 euro

Booktrailer:


domenica 14 febbraio 2016

Per i lettori della trilogia di Sàkomar, una sorpresa da parte mia per augurarvi buon San Valentino!

Buongiorno amici e buon San Valentino, "festa degli innamorati"!
Esatto "degli innamorati"... quindi mi chiedo perché non debbano festeggiare un po' tutti. Non bisogna mica stare insieme o essere sposati per forza per sentirsi i "destinatari" di una festività simile, non vi pare?
Per quanto mi riguarda, è l'onomastico della mia sorellina, Valentina Angela, e quindi è già festa così per me. Poi... va bene, insomma, ho un cuore di ghiaccio, ma ogni tanto si scioglie pure il mio.
Tutti abbiamo quella persona che ci fa battere il cuore in maniera anomala, tutti abbiamo quella persona a cui pensiamo prima di andare a dormire...
Per questo San Valentino, vi ricordo sempre la promozione #WhatIsLove dei SelfDreamers, in cui troverete il mio primo romanzo "Il Regno dell'Acqua" a 0,99 centesimi in formato Kindle.


Non pensate che si tratti solo di fantasy... se si trova in una promozione di San Valentino, un motivo ci sarà. L'amore non manca di certo, l'amicizia è un filo rosso e conduttore e poi c'è tanta avventura.
Vi aspetto tra i miei lettori e voglio sapere cosa ne pensate ovviamente! Quindi improvvisatevi scrittori e regalatemi una recensione (che a me le sorprese piacciono tanto).
Una sorpresa la faccio anche io a voi... ma contiene SPOILER, quindi non è indicata la lettura del post a coloro che intendono leggere la trilogia dal principio o a chi ancora non l'ha terminata.
Avevo pensato di inserire questa lettera all'interno del romanzo finale, ma era già lunghissimo e non mi pareva il caso. Forse però Sàkomar tornerà in un futuro... chi può dirlo. Ecco che vi lascio quindi alla lettera che Stephenyl scrive alla sua Principessa, proprio quando si separano. Eh sì, il loro amore non può essere distrutto da nulla, nemmeno dallo spazio-tempo.
Buona lettura e buon San Valentino ancora!

Attenzione SPOILER!!!




Floryen, Regno dell'Acqua , Sàkomar
34° giorno del Principato di Lùs


Mia adorata Christine,
è trascorso così poco tempo qui a Sàkomar da quando tu, i tuoi fratelli e le tue sorelle avete varcato il portale… forse appena un mese, ma sono certo che nella tua dimensione saranno fluiti via molti più giorni. Ogni mattina, all'alba, quando il castello di Floryen è ancora immerso nei sogni, mi alzo, scendo le scalinate in marmo che incorniciano la fontana dedicata al nostro Guardiano, Poseidone, e mi dirigo verso le stalle. So già che tu non sarai con me mentre accarezzi Furia, il frisone che tanto ami, e che ora è cavalcato da mio padre.
Fulmine è lì, come sempre, ad attendermi scalpitante. Lo sello e insieme corriamo via da quel palazzo che per me è solo un covo di ricordi, così vividi, così reali che a tratti mi pare quasi di poter toccare. Mi sembra ieri che, insicura e timorosa, salivi in groppa a quel fiero Ippogrifo che denominasti Rainbow. Mi sembrano trascorsi solo pochi minuti da quando afferravi la spada per allenarti insieme a me e, dolorante, ma sempre sorridente, uscivi dal campo di addestramento per recarti subito dopo da Cleo. E quando d'un tratto ti ho vista acquisire sicurezza, quando il tuo coraggio è finalmente emerso, risplendevi esattamente come l'Elemento di cui era padrona.
Sei stata un'amica per me, quella che non ho mai avuto. Una spalla su cui contare sempre, perché anche se questa dimensione non ti apparteneva, l'hai presa a cuore. Hai voluto cambiarla insieme agli altri Principi e per questo io e tutti gli abitanti di Sàkomar ve ne saremo sempre grati.
Tu e la tua famiglia siete riusciti dove tutti noi avevamo fallito. Curioso, non è vero? Mi hai narrato della tua dimensione. I fatti che la sconvolgono sono a tratti più grotteschi di quelli che si svolgevano nelle prigioni di Termophilia, eppure il vostro animo è riuscito a sopportare, trovare la forza e riversarla positivamente su ogni essere vivente della nostra dimensione.
Io e Fulmine ci rechiamo sempre accanto a Dafne. Lì attendiamo che il sole sfiori con i suoi caldi raggi le acque cristalline dell'Oceano. Porto ancora con me il flauto. Non voglio incantare nessuno. I Draghi sono tornati nel Regno dell'Acqua, ma nuotano al largo, verso Altamarea. Suono perché la musica mi riporta alla mente ricordi lontani. Sono notti che sogno mia madre, la Principessa Eleonore. Non l'ho mai vista come ben sai, o meglio, ero troppo piccolo per ricordarla quando mi stringeva a sé, tra le sue rassicuranti braccia. L'ho osservata nel riflesso, a lungo. Era dolce, buona, con un gran cuore, lo stesso che è riuscito ad amare una creatura disprezzata da tutti come mio padre. Me ne ha parlato, sai? Gli brillano ancora gli occhi quando la nomina. L'amore per lei non è mai svanito, è sempre vivo nel suo cuore spezzato e martoriato. Vorrei poter fare qualcosa per lui. Ha sofferto e prosegue a soffrire così tanto che… beh, vorrei riuscire a manipolare il tempo, come fa Niko, anzi Crono, e restituirgli la vita che gli è stata sottratta. Nonostante tutto, Feshyl è in pace adesso. Ha me con lui e si sente al sicuro, si sente a casa finalmente. Ho sognato per tanti anni di incontrare il mio vero padre… mai avrei immaginato che fosse il Cavaliere dal Cuore Nero. Eppure, adesso che è qui, vicino a me, nella mia vita, mi sembra come se i pezzi della mia esistenza avessero trovato un senso, ricomponendosi.
Christine, so che puoi capirmi. Sei l'unica che ci è sempre riuscita… o forse, quasi sempre. Ti ho fatta arrabbiare numerose volte. Me ne accorgevo, anche se evitavo di leggerti nel pensiero. Notavo i lampi d'odio che mi lanciavi quando avevo quegli apparenti cambi di comportamento nei tuoi confronti. Mia amata, sai però che non ti avrei mai voluto far soffrire. Era per via del Patto. Avevo timore che Glalèn potesse ucciderti e questo non me lo sarei mai perdonato.
Ti avevo giurato che avrei dato la vita per proteggerti e non mi sono mai pentito di essermi frapposto tra te e mio padre. Ricordo il dolore lancinante della spada che mi ha attraversato il petto e le fiamme che hanno avvolto la mia realtà. Ricordo il tuo volto triste, il tuo sguardo disperato e disperso, prigioniero dell'Elemento. Ricordo di aver lasciato la mia esistenza paradossalmente felice, perché ti avevo salvata, perché tu – mio unico amore – avresti proseguito a vivere e avresti vinto una guerra per cui eri stata chiamata.
Osservo l'Oceano, l'azzurro e lo scintillio del sole, e mi tornano in mente gli istanti accanto a te, durante la Notte Lucente. Eri magnifica in quell'abito azzurro. So che eri in imbarazzo. Ti si leggeva sul volto. Avevi le guance leggermente imporporate. Ma non dimenticherò mai lo sguardo che mi rivolgesti quando Minhalconian mi lasciò danzare con te. Le stelle si erano trasferite nelle tue iridi sfumate, ogni lineamento volto a incorniciare il tuo splendido sorriso. E le tue mani salde nelle mie, che non ti avrei mai lasciata. Se avessi potuto tenerti abbracciata a me per sempre, credimi, lo avrei fatto.
So che lo ricordi, il nostro primo bacio. Pensavo che il cuore potesse scoppiarmi nel petto quando hai posato le tue labbra vellutate sulle mie. Christine, vorrei dartene altri mille di baci se solo fossi qui, accanto a me… come quando sei venuta a cercarmi, preoccupata perché ero voluto andare in riva al mare, solo, a riflettere sul mio triste passato. Hai illuminato quella notte che appariva tanto buia, tu, la mia Principessa.
Ogni singolo istante trascorso con te è vivido nella mia memoria. I ricordi sono ciò che di più prezioso possiedo al mondo. E sì, ti sto scrivendo una lettera, consapevole del fatto che non la leggerai mai. I Portali sono sigillati e nessuno più potrà aprirli. Il destino è stato crudele. Ha unito due dimensioni, ci ha fatti incontrare, innamorare e infine separare per l'eternità.
Tuo fratello Fabio non ha mai creduto nel destino. Un giorno mi disse che era convinto di poterlo forgiare da sé, che nessuno avesse stabilito le nostre azioni. Eppure, da quando non sei più con me, non ci credo… Penso che, chiunque sia il proprietario di questa dimensione – o di questo animo – che è Sàkomar, dev'essere una persona egoista. Per il suo bene, ha fatto sì che noi due, come mio padre e mia madre prima ancora, fossimo separati per sempre. E a nulla è valso l'amore! "Amor che move il sole e l'altre stelle!", citando quell'Umano, Dante, di cui tu mi hai parlato. L'amore è una forza potentissima in grado di rivoluzionare il cosmo, questo ho sempre creduto… ma tu non sei qui con me.
Chissà se nella tua dimensione mi pensi ancora, o se sei stata più coraggiosa di me a porre fine a un sentimento così potente come quello che ci legava. Non credo sopporterei il dolore di vederti tra le braccia di un altro uomo che non sia io… perché Christine, sappi che non ho mai amato nessun'altra persona al mondo come te, mai. E se tu non puoi essere al mio fianco, scelgo la solitudine. No, non riesco a darmi pace e vivrò per cercare un modo di cambiare il nostro crudele destino. Il mio cuore ti appartiene, ora e per l'eternità.
Ti amo, mia Principessa.
Tuo, per sempre


Stephenyl


Vi ricordo che, essendo questo testo una mia creazione, ne detengo tutti i diritti.

mercoledì 10 febbraio 2016

Booktrailer del mio nuovo romanzo "Chiaro di Luna", prossimamente in cartaceo ed ebook

Buonasera a tutti amici, come state?
Tra una cosa e l'altra, rigorosamente in notturna (la creatività viene al calar della sera), sono riuscita a creare il booktrailer di "Chiaro di Luna", in cui si vede l'anticipo della copertina interamente disegnata da me, retro incluso. In realtà è più scura... non capisco perché nel video il blu venga fuori così brillante, ma l'importante è il contenuto.
Solo per voi e sul mio blog quindi, ecco l'anteprima del romanzo che prossimamente troverete in cartaceo e formato digitale. La data d'uscita non posso anticiparla, ma sarà sicuramente un po' più in là. Intanto rimanete connessi al mio blog, alla mia pagina Facebook e al profilo Google+, dove troverete ogni aggiornamento.


Trama: Rockenfield, 1315 d.C.: un'orda malefica di mercenari provenienti dall'Est, si abbatte sul piccolo villaggio ai confini con la Foresta Nera. Dei mostri, metà uomini e metà lupi, li combattono per proteggere le proprie terre. Karl, il misterioso eremita, viene ucciso, ma la maledizione della luna viene trasmessa a una bambina, Livvy.
Roma, 2008: Luna è una ragazza come tante, forse un po' scontrosa e asociale, ma il suo carattere è stato forgiato a causa del bullismo imperante nel suo liceo. A volte vorrebbe fuggire e scappare da quella realtà, ma un giorno, in preda a un tremendo attacco di rabbia, il suo corpo inizia a mutare. Lei è l'erede della maledizione che è scritta nel suo DNA, ma Luna non vuole arrendersi al destino. Inizia un viaggio, volto a scoprire la verità, cavalcando le ali del tempo e ripercorrendo una leggenda, fino ad arrivare a Friburgo, dove un segreto, nascosto da secoli di storia, è in attesa di essere svelato...



Che ne dite? Spero di avervi tra i miei lettori! Luna vi aspetta per un'emozionante avventura tra Roma e Friburgo, a metà tra il presente e un oscuro passato.

sabato 9 gennaio 2016

Idee creative e notturne... e piccoli anticipi del nuovo romanzo, "Chiaro di Luna"

E' notte ormai. La gente dorme mentre il mio cervello lavora incessantemente. Gli ho semplicemente dato il via e lui è partito a razzo. A volte mi spaventa il fatto che sia più creativa di notte, all'ombra, piuttosto che di giorno quando le persone comuni vivono.
Ho lavorato alla tesi da stamattina fino a oggi pomeriggio inoltrato; poi d'improvviso ho chiuso tutto, nonostante le idee proseguissero a vorticare, ho aperto il romanzo e ho modificato un pezzo della trama così come avevo pensato di fare durante una di queste notti (purtroppo ho il sonno molto leggero...).
Adesso avrei voglia di disegnare, forse lo farò o forse no, si è fatto troppo tardi. Ieri era quasi l'01:00 quando ho preso carta, matita e gomma, mi sono seduta in mezzo al letto, sotto le coperte e ho iniziato a tracciare linee che, pian piano, hanno preso consistenza, generando il volto di una ragazza e quello affrontato di un lupo.
Sì, sto ideando la copertina per il mio prossimo romanzo e, dopo aver pensato e ripensato a ricorrere a un grafico, oppure a scattare personalmente le foto per la cover (come ho fatto per i 3 romanzi di Sàkomar), ho deciso di disegnarla e manipolarla al pc.
Forse mi ci vorrà più tempo, ma imparerò anche qualcosa di nuovo che in futuro potrebbe servirmi e poi il romanzo sarà più personale.
Diamo un'identità a questo nuovo scritto. Lo avevo già anticipato in qualche vecchio post: si chiamerà "Chiaro di Luna".



Il titolo è rimasto invariato dal tempo in cui era solo un racconto scritto per partecipare a un concorso che mi suggerì una professoressa durante gli anni del liceo. Non seppi più nulla delle selezioni, né dei risultati. Magari non vinsi mai, oppure arrivai a classificarmi in qualche posizione per me importante, ma non mi venne mai comunicato, nonostante il racconto fosse piaciuto alla prof in questione e lei stessa mi avesse fatto i complimenti. Sono misteri e forse rimarrò sempre con la curiosità... ma insomma, se il mio passato liceale non voglio ricordarlo e non ne voglio parlare un motivo ci sarà, giusto? Stendiamo quindi un velo pietoso che è meglio.
Il racconto, se ricordo bene, avrebbe dovuto essere di fantasia e al contempo parlare di temi attuali, quali bullismo, droga, etc., in pratica gli argomenti dei temi che ogni volta che c'era il compito in classe di italiano ti ritrovavi davanti.
Fu un'illuminazione la mia. Chissà perché e per come, ma d'un tratto, un pomeriggio, impugnai la penna biro blu e iniziai a scrivere su una manciata di fogli protocollo. Il racconto mi prese molto e fui entusiasta del risultato. Luna, la protagonista, mi somigliava... eccome, ma all'epoca non me ne accorsi. Fidatevi: Christine di Sàkomar avrà pure il mio nome anglofono, ma lei è davvero frutto della mia fantasia o forse incarna tante qualità che avrai voluto possedere come essere più sensibile, o meglio, riuscire a dimostrarlo, essere davvero coraggiosa e buona.
Luna è la me stessa di qualche anno fa: incosciente, impaziente, asociale, suscettibile, irascibile, glaciale, ma anche curiosa, fragile sotto la sua apparente scorza d'acciaio. E diciamo pure che qualcosa è rimasto nell'attuale me. Il carattere si cambia difficilmente... però a me piace. In fondo mi ha permesso di raggiungere i miei modesti traguardi e, anche se a volte non mi sopporto (capita a tutti immagino), so che al mondo ci sono persone in grado di apprezzarmi e tollerarmi, quindi va bene così. La trasposizione della me del passato in Luna è stata del tutto involontaria, ma non me la sono sentita di cambiarla revisionando e riscrivendo alcune parti della storia. "Chiaro di Luna" è nato con un personaggio complicato e ho deciso che rimarrà così. Luna la si ama o la si odia, non ci sono vie di mezzo.



Ovviamente insieme alle righe vergate in blu sul foglio, arrivarono anche i disegni dei protagonisti: Luna, la ragazza maledetta, il suo migliore amico Alessandro e il suo principale rivale, Luis.
Mettiamo le cose in chiaro: non è per questioni di scarsa fantasia che un altro dei miei personaggi si chiama Alessandro. L'Alessandro di "Chiaro di Luna" si chiama così perché è un nome questo che mi è sempre piaciuto insieme a pochi altri (come Stefano, Matteo, Francesco, Angelo...), e principalmente perché, durante i miei "gloriosi" anni da giovane disadattata in procinto di diventare un'attaccabrighe professionista, adoravo il calcio. E sì, Alex Del Piero era uno dei miei preferiti, insieme a Claudio Javier Lopez, Hernan J. Crespo, Juan S. Veron, Gianluigi Buffon (che è rimasto il mio "grande amore" insieme a Chris Evans, come penso si sia intuito). Guardavo il calcio, ogni partita, anche sulle reti più impensabili. Seguivo il campionato, la Champions League, la Coppa Italia, le partite della Nazionale, i tg sportivi, i programmi post partita (es. novantesimo minuto), compravo i giornali calcistici che ancora tengo nel mio "archivio segreto", avevo tutti gli album di figurine ed ero informata su formazioni, allenatori, calciomercato... Non è tutto. Giocavo con i miei compagni di classe. Accadeva più frequentemente alle medie ed era tutto iniziato da una mia frattura multipla al braccio (che novità...) che non mi aveva permesso di giocare a pallavolo con le mie compagne femmine. Ero brava e adoravo correre, combattere per prendere il pallone, imprimere tutta la mia potenza in quei pochi centimetri di gomma, iniziare un'azione e contribuire al goal...
Al liceo ci ho giocato qualche volta, ma all'epoca i ragazzi non erano troppo aperti di mente per permettere a una ragazza di prendere a calci un pallone con loro e mi ritrovavo a tentare di giocare a pallavolo (che era più una chiacchierata collettiva) o a volano che mi piaceva discretamente.



Ero un maschiaccio insomma, forse ci ero diventata e la colpa non era nemmeno totalmente mia. Poi la passione per il calcio si è mitigata, fino a scomparire quando è emerso il "calcioscommesse" e per me non ha più avuto senso guardare le partite. Mi sono ridotta a seguire la Nazionale e basta... e Gigi Buffon ovviamente.
Nel racconto quindi Luna aveva un caratteraccio che, nella trasposizione romanzata, ho cercato di addolcire un po', ma nemmeno troppo. Ho moderato la sua sete di vendetta che, per motivi legati alla trama che non anticiperò, provava in maniera smisurata.
Luis rappresenta il bullo di turno, il delinquente che può comandare perché è temuto e tenta di portare nel suo gruppo anche i bravi ragazzi, riuscendo ad allettarli con strategie di convincimento a furia di pestaggi, prese in giro e traffico di droga. Luis incarna il prototipo del ragazzo odierno con gravi problemi sociali che purtroppo pullula nelle scuole medie e superiori.



Quello del bullismo è un tema a me caro. Lo abbiamo subito un po' tutti nella mia famiglia... io da una punto di vista psicologico sia alle medie che al liceo, con prese in giro pesanti e invidie che hanno condotto a parole e atteggiamenti a dir poco offensivi nei miei confronti. Ricordo con angoscia quei momenti che invece avrebbero dovuto rappresentare un passato spensierato e che per me purtroppo sono un incubo. Vale lo stesso per mio fratello e mia sorella che hanno vissuto, per un certo periodo di tempo, nel mio stesso ambiente. Forse mia sorella minore si è salvata un po' di più, ma insomma è la regola ormai che le persone educate, riservate e studiose siano prese di mira da microcefali ambulanti spesso sostenuti dai professori che, senza intervenire, non fanno altro che supportarli nelle loro azioni. La scuola è da riformare insieme alle menti che la popolano...
Termino con Alessandro. Inizialmente è un amico un po' impiccione, troppo curioso e anche eccessivamente popolare. Poi il suo personaggio muta, cresce e diventa il ragazzo che è un punto fermo nella vita di Luna, la sua ancora di salvezza, il suo abbraccio senza tempo. Alessandro è la pietra miliare nella storia della burbera protagonista che, solo grazie a lui, trova un po' di umanità perduta o nascosta sotto il suo aspetto.



Perché sono andata a finire a parlare di "Chiaro di Luna", del mio "oscuro" passato e del profilo psicologico dei personaggi? Bene, come si è ormai capito, con il 2016 ho intenzione di pubblicare il romanzo finalmente, di far vedere la luce a quel racconto di 15 pagine che è diventato uno scritto di più di 300, che ha assunto toni gotici e fantasy legati al Medioevo oltre che all'età contemporanea.
Sarà un romanzo ambientato per metà a Roma, la mia città bellissima e attualmente massacrata da una discutibile gestione (evito discorsi politici, ma la realtà è ben chiara sotto gli occhi di tutti), e per metà a Friburgo in Brisgovia che ho conosciuto casualmente tramite le mie ricerche nel web.
Direi che dopo questo romanzo, forse un viaggetto a Friburgo mi toccherà farlo. E' diventata una meta obbligata, un desiderio da realizzare perché fa un po' parte di me, della mia fantasia, di una storia che mi appartiene e a cui sono ormai tanto legata.



Credo che per ora sia tutto. Rimanete quindi sincronizzati sul blog (diventare followers fissi non vi fa male comunque. Lo apprezzo se spingete un semplice pulsante...), sulla pagina Facebook, sul profilo Google+ e su Twitter. "Chiaro di Luna" sta per arrivare. Probabilmente dovrò fare una nuova revisione (della serie "le revisioni non finiscono mai") perché voglio che sia corretto al 99,9%, dovrò creare un booktrailer (ho già scelto la musica) e terminare la copertina. Infine ci saranno gli accordi con il sito di selfpublishing che porteranno via un po' di tempo, sempre se deciderò di affidarmi di nuovo a uno di essi. Devo ancora pensarci, ma tra tesi e impegni vari, anche "Chiaro di Luna" rientra nei progetti per il 2016... e quando faccio una promessa, state pur certi che la mantengo.
Adesso vado a dormire... o a creare nuove idee. Sì, è decisamente più appropriato.
Buona notte!!!



p.s. Vi piace la nuova grafica del blog? Meno fantasy, più professional ;)

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