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giovedì 16 febbraio 2023

Recensione di "Oceano mare" di Alessandro Baricco

Buonasera a tutti, cari lettori di Sàkomar! Ci troviamo già a metà febbraio che sembra volato in un soffio. Tra impegni e corse mirate a inseguire gli autobus per non fare ritardo, ho sempre avuto una certezza: i miei libri in borsa. Sono loro che mi tengono compagnia sui mezzi pubblici e, vi dirò, riescono a farmi isolare dal caos quotidiano.

Oggi vi porto alla locanda Almayer, che si affaccia sul mare, dove le onde si infrangono sulla riva sabbiosa, luogo in cui un misterioso pittore sta lì, con la sua tela bianca, a dipingere. Ma cosa dipingerà?


Trama: «Ognuno di noi ha bisogno di sogni per vivere.» Sul mare, tanto tempo fa, naufraga una fregata francese. 147 uomini cercano salvezza su una zattera. Il mare massacro, da vicino. Il mare slavina, da lontano. Il mare che raccoglie e disperde vite. L'avventura di sopravvivergli e di raccontarlo.

È difficile descrivere questo libro che, in alcuni punti, ha rievocato quell'atmosfera strana, a tratti onirica della nota serie televisiva "Lost". Sarà il mare, sarà il naufragio, ma la locanda Almayer mi è parsa un po' come la famosa "isola", dove approdavano persone diverse, con storie complicate, ma tutte legate tra loro in un modo o nell'altro. E c'era il mare a fare da padrone, un mare che, in quel caso, era un confine quasi insormontabile.

Il mare è il filo rosso nel romanzo di Baricco: un mare che culla e accoglie, un mare che dà speranze e alimenta sogni, un mare impietoso che genera crudeltà e follia, o fa solo emergere la vera natura dell'essere umano. Un mare che riunisce una serie di personaggi alla locanda Almayer, luogo fuori da ogni luogo e tempo, collocato chissà dove, con vista sull'oceano mare.
Qui alloggia Plasson, il pittore che, ogni giorno, si reca in spiaggia per cercare di dipingere la vera essenza del mare. Tutte le sue tele, o quasi, sono bianche, perché l'acqua del mare è così, trasparente; è il cielo che si riflette in essa. Ma la natura del mare non può essere catturata, nemmeno attraverso l'arte.
Bartleboom, uomo curioso, ossessionato dall'idea di definire il mare, di capire persino dove inizia, e non solo: Ismael Bartleboom vorrebbe incontrare l'amore della sua vita, la donna destinata a lui. Sa che la incontrerà e, nell'attesa, le scrive, inserendo le lettere in una scatola di mogano che consegnerà, prima o poi, all'amata.


Elisewin, ragazza cresciuta in un mondo ovattato e protetto, da principessa. Non sa come sia il mondo fuori dalla sua "torre". L'unica persona con cui si rapporta è Padre Pluche, che la accompagna per volere di suo padre. Elisewin deve guarire, ma da cosa? Conoscerà il mare, Elisewin, una porta verso tutto ciò che è oltre i confini imposti e conoscerà l'amore, sentimento potente, a volte effimero, a volte intenso anche se di breve durata.
Ann Deverià si trova alla locanda perché deve scontare una pena: riflettere su ciò che ha fatto tradendo il marito. È un'adultera, una donna il cui cuore appartiene solo al suo amante. Il mare dovrebbe avere lo scopo di farla pentire, ma l'animo è come un oceano in balia della tempesta delle emozioni.
Adams, l'uomo misterioso, colui che attende con occhi da cacciatore. Sopravvissuto a un naufragio, a quel mare che improvvisamente gli ha sottratto ogni cosa, ha ancora un compito da portare a termine.
Infine, c'è la settima stanza alla locanda Almayer: tutti sanno da chi è abitata, ma solo in conclusione si conoscerà il misterioso uomo che non esce quasi mai. È uno scrittore, una persona che vive di racconti e che cerca un modo di "dire mare"; uno scrittore che potrebbe essere persino lo stesso autore del romanzo.

Foto di Joe da Pixabay

Il mare lega tutti e ogni personaggio è connesso all'altro. Si arriva alla fine del libro cercando di capire quale sia il mistero insito nelle vite di ognuno di essi, quale la verità, svelata solo e soltanto dal mare, ente quasi "divino", inarrivabile e incomprensibile nella sua totalità; mare che si può amare o detestare; mare che osserva e attende; mare che accoglie e culla dolcemente. Ma non è solo questo: ognuna delle persone capitata alla locanda porta con sé il suo più grande desiderio, in cui spera vivamente o che cerca di esaudire a ogni costo.

La scrittura di Baricco non è semplice: si trova a metà tra la narrazione e la poesia, con risvolti a tratti riflessivi, persino filosofici. Potrà, quindi, non piacere a ogni tipologia di lettore. Lo consiglio? Sì, se vi approcciate con un determinato stato d'animo, senza aspettarvi di trovare la storia lineare, ma cercando invece, come un marinaio, la luce oltre la linea blu dell'orizzonte.

«Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai».
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