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martedì 22 dicembre 2020

Recensione di "Aspettami fino all'ultima pagina" di Sofía Rhei

Buongiorno e bentornati sul mio blog! Natale si avvicina, anche se quest'anno sarà, come dire... diverso. Molte persone non riusciranno a vedersi, altri forse ringrazieranno i decreti che hanno evitato fastidiose riunioni tra parenti. Ognuno lo vivrà a modo suo. Ed io? Sono una persona riservata e preferisco tenerlo per me, anzi, qualcosa ve la dirò, qualcosa che in fin dei conti già conoscete: mi immergerò in qualche bella lettura, sfogliando pagine che mi riportino alle mie lunghe passeggiate con tappa obbligatoria in libreria, sognando che tutto torni alla normalità.

Vi parlo perciò dell'ultimo libro che ha soggiornato sul mio comodino: "Aspettami fino all'ultima pagina" di Sofía Rhei.



Trama: Silvia ha quasi quarant’anni, vive e lavora a Parigi e ha una relazione difficile con Alain, un uomo sposato che da mesi le racconta di essere sul punto di lasciare la moglie. Dopo tante promesse, sembra che lui si sia finalmente deciso, ma la fatidica sera in cui dovrebbe trasferirsi da lei, le cose non vanno come previsto. E Silvia, in una spirale di dolore e umiliazione, decide di farla finita con quell’uomo falso e ingannatore e di riprendere in mano la sua vita. Alain però non si dà per vinto, e Silvia non è abbastanza forte da rimanere indifferente alle avances dell’uomo che ama... Dopo giorni e notti di disperazione, viene convinta dalla sua migliore amica a fare visita a un bizzarro terapeuta, il signor O’Flahertie, che sembra sia capace di curare le persone con la letteratura. Grazie ad autori come Oscar Wilde, Italo Calvino, Gustave Flaubert, Mary Shelley, e al potere delle loro storie, Silvia comincia a riflettere su chi sia realmente, su quali siano i suoi desideri più profondi e su cosa invece dovrebbe eliminare dalla sua vita...


A volte, certi libri sembrano sapere che si ha bisogno di loro e solamente in quel preciso istante si avvicinano come amici a salvarti, darti consigli, condurti su una strada diversa.
Silvia vive una relazione clandestina da anni, con un uomo sposato, Alain. Tipica situazione in cui lei è l'amante innamorata, ma lui si rifiuta di chiudere con la sua precedente vita, tenendo il piede su due staffe, trovando appagamento in una donna e sicurezza nell'altra.
Sul posto di lavoro, invece, da giorni si presenta un uomo misterioso e affascinante, che si reca sempre a colloquio con il capo di Silvia, generando in lei e nelle sue colleghe numerose domande. Da qui la decisione di rivolgersi a un detective privato e di capire cosa stia accadendo.
Intanto Silvia diventa sempre più fragile: perde di vista se stessa per acconsentire ai desideri di Alain che, sfuggente, promette un futuro insieme che non sarà mai possibile. A questo punto, avviene la svolta: Silvia decide di recarsi da un terapeuta, un tale Mr. O' Flahertie, un uomo particolare, che ha il suo studio in una stanza di albergo. La sua cura consiste nel consigliare e regalare libri che possano cambiare la vita dei pazienti.
Il compito di guarire Silvia, dalla bassa autostima, dalla tristezza e dalla solitudine, passa quindi, non al terapeuta, ma agli autori: Italo Calvino, Mary Shelley, Oscar Wilde...
Inizia così un percorso di rinascita, di ripresa delle proprie aspirazioni, che farà di Silvia una donna nuova, capace di porre un punto alle situazioni rimaste in sospeso, aprendo il proprio cuore a chi lo merita davvero... anche se dovesse trattarsi di un uomo chiamato Odysseus Thanos, che lavora in una impresa funebre.


"Aspettami fino all'ultima pagina" è un romanzo scorrevole, non scontato. L'importanza terapeutica che viene conferita alla lettura è uno dei nodi fondamentali di tutta la narrazione. La ricerca di un consiglio, di uno stile di vita, anche di errori all'interno delle storie create da autori passati riescono a rimettere in sesto una donna ferita, il cui animo necessita di amore (non di sola passione), sicurezza e tranquillità.
Riguardo quel che Silvia vive si tratta di una situazione talmente frequente da non lasciarmi affatto sorpresa. A volte, ci si può ritrovare all'interno di una realtà che si era condannata, senza colpe; a volte, invece, si è consapevoli. Per dare una svolta, anche dal punto di vista sentimentale, occorre coraggio e non è da tutti trovarne.
Passiamo, però, ai personaggi maschili di questa storia, Alain e Odysseus, l'uno l'opposto dell'altro: mentre il primo desidera l'amante e la moglie, entrambe rappresentanti dell'amore/passione e della stabilità/fedeltà, il secondo invece non vuole altro che una relazione seria. Dico la mia su questo punto: di uomini come Odysseus sicuramente esistono, ma sono ben rari.
Curiosa, infine, la scelta del nome per l'uomo dell'impresa funebre: Thanos, che evoca il greco θάνατος, ovvero morte, e Odysseus, come l'eroe greco, un viaggiatore, assolutamente infedele a Penelope, il cui nome però significa "odio, odiare". Odiatore della morte che, quindi, allude a ciò che riporta la vita. Un sottile gioco di parole.
E Mr. O' Flahertie? Nonostante possa sembrare un tipo interessante, l'autrice avrebbe potuto caratterizzarlo meglio, prima di giungere a una conclusione misteriosa e forse paradossale.


Vi saluto, vi auguro buone feste e vi lascio con qualche citazione.

«La causa della maggior parte delle malattie siamo noi stessi. Pertanto, per curarle, serve una strumentazione capace di penetrare nella parte più segreta, nella parte più vulnerabile del nostro essere. Esiste qualcosa che possa arrivare più a fondo di un libro, che possa calarsi più profondamente nell'anima? Solo ciò che fa presa su di noi può ridestare ciò che è stagnante, grattare via il marcio. La paura del dolore può essere combattuta solo con un dolore più bruciante, senza timore.»

«Ciascuno di noi è un mostro», le assicurò lui in tono solenne. «Siamo tutti Frankenstein. Affinché risulti evidente, basta guardarsi nello specchio giusto. Siamo fatti di pezzi di cose molto diverse, ciascuno di noi ha parti che sono morte e poi rinate. Occultiamo qualcosa, ci nascondiamo, e in tante situazioni ci spaventa mostrare come siamo fatti realmente. In ciascuno di noi c'è una parte aggressiva. È molto frerquente che, per proteggere gli altri, la rivoltiamo contro noi stessi. È su questa aggressione che viene da dentro, e che fa tanto soffrire il mostro di Frankenstein, che si fonda la scarsa autostima.»


«Ognuno di noi è una luna e ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno. La prima cosa è essere capaci di riconoscere tale oscurità in noi stessi [...]»

«C'è chi dice che tutte le decisioni che prendiamo sono causate da uno slancio d'amore, oppure dalla paura. Secondo alcuni, la condotta umana non conosce altre motivazioni. Nessuna emozione o reazione che possa ridursi a uno di questi due principi.»

«Immagino che la fedeltà non sia verso l'altra metà della coppia, ma verso se stessi.»

«La memoria, Silvia, è molto sopravvalutata. L'importante non è ciò che tratteniamo con la mente, ma ciò che ci resta impresso nell'anima.»



domenica 6 dicembre 2020

Recensione di "La misura della felicità" di Gabrielle Zevin

Buona domenica, amici! Come state? Domenica piovosa qui a Roma, in pieno clima invernale. Il cielo è grigio, ma in casa c'è un bel tepore... e sì, è quasi tempo di fare l'albero. In fin dei conti, il 6 dicembre è San Nicola.

Di cosa vi parlo oggi? Della mia ultima lettura, "La misura della felicità" di Gabrielle Zevin.


Trama: Dalla tragica morte della moglie, A.J. Fikry è diventato un uomo scontroso e irascibile, insofferente verso gli abitanti della piccola isola dove vive e stufo del suo lavoro di libraio. Disprezza i libri che vende (mentre quelli che non vende gli ricordano quanto il mondo stia cambiando in peggio) e ne ha fin sopra i capelli dei pochi clienti che gli sono rimasti, capaci solo di lamentarsi e di suggerirgli di “abbassare i prezzi”. Una sera, però, tutto cambia: rientrando in libreria, A.J. trova una bambina che gironzola nel reparto dedicato all’infanzia; ha in mano un biglietto, scritto dalla madre: Questa è Maya. Ha due anni. È molto intelligente ed è eccezionalmente loquace per la sua età. Voglio che diventi una lettrice e che cresca in mezzo ai libri. Io non posso più occuparmi di lei. Sono disperata. Seppur riluttante (e spiazzando tutti i suoi conoscenti), A.J. decide di adottarla, lasciando così che quella bambina gli sconvolga l’esistenza. 


Ad Alice Island, un luogo lontano dal mondo, esiste una piccola libreria, gestita da un uomo scontroso e piuttosto irascibile, A. J. Fikry. Da quando Nic, sua moglie, è morta, la sua esistenza è collassata e non ha più motivo di trovare un briciolo di felicità. Ha un solo amico, il commissario Lambiase, conosciuto in quell'orribile circostanza che gli ha cambiato la vita e che gli è rimasto accanto, come un angelo custode, cui si affianca la cognata - sorella di Nic - Ismay.
Una sera, però, A. J. trova una bambina di due anni, lasciata da sua madre davanti la porta, con un biglietto: "Voglio che diventi una lettrice. Voglio che cresca in mezzo ai libri e con persone che s'interessano a questo genere di cose". La mattina successiva il cadavere di una donna, gettatasi in mare, viene ritrovato a riva. 
La bambina, ormai orfana, si chiama Maya, è molto vispa e dolce, ama i libri e si affeziona immediatamente ad A. J., facendo sì che da persona chiusa e scontrosa, si trasformi in un uomo più accondiscente, gentile e persino aperto ad accogliere nuove letture (persino quelle che non avrebbe mai considerato) e un nuovo amore, sempre all'insegna della passione per libri e lettura.


"La misura della felicità" è un romanzo profondo, dedicato all'animo delle persone, alle loro esperienze, alla possibilità di fallire, trovando la forza di ricominciare. Si tratta, ovviamente, anche di un libro perfetto per gli amanti di librerie, biblioteche e lettura, perché sono proprio le storie stampate su carta a fare da filo conduttore.
La presenza di poche righe di presentazione in relazione ad alcuni libri letti da A.J. dirette a Maya acquisteranno pian piano significato per il lettore, trovando una risoluzione solo negli ultimi capitoli. 
Aspettatevi un finale molto triste che lascia trasparire una nota di dolcezza.
Unica pecca, che dipende però da un gusto assolutamente personale: l'utilizzo del tempo presente per narrare fatti passati. Non lo amo particolarmente.

Vi lascio con qualche estratto. Alla prossima!

«Ha trentun anni e pensa che avrebbe già dovuto incontrare qualcuno. E invece. Amelia-lato-positivo crede che sia meglio stare da sola piuttosto che con qualcuno che non condivida la tua sensibilità e i tuoi interessi. (È così, vero?) Sua madre sostiene che sono stati i romanzi a rovinare Amelia, alterando le sue aspettative nei confronti degli uomini veri. È un'osservazione che la offende, perché implica che lei legga soltanto libri con personaggi banalmente romantici. Ogni tanto sì, e non ci trova nulla di male; ma i suoi gusti sono molto più variegati. Adora Humbert Humbert, ma non lo vorrbbe né come compagno di vita né come fidanzato e neppure come conoscente. Prova lo stesso per Holden Caufield, e per Mr Rochester e Mr Darcy».

«Ma credo pure che la mia reazione più recente a questo libro sia la prova che bisogna incontrare le storie al momento giusto. Ricorda, Maya: le cose che ci colpiscono a vent'anni non sono necessariamente le stesse che ci colpiscono a quaranta, e viceversa. Questo è vero nei libri e anche nella vita».


«Tutto quel che ti serve sapere di una persona lo capisci dala sua risposta alla domanda: "Qual è il tuo libro preferito"?».

«Talvolta i libri non ci trovano finché non è il momento giusto».

«"È la segreta paura di non essere degni dell'amore che ci isola, ma è solo perché siamo isolati che pensiamo di non esser degni dell'amore", dice il brano. "Un giorno, chissà quando, starai guidando lungo una strada. E un giorno, chissà quando, lui, o lei, sarà lì. Sarai amato perché, per la prima volta nella tua vita, proverai il sincero desiderio di non essere solo. Avrai scelto di non essere solo».


«Forse nel mondo intero, in ogni istante, la misura della felicità è pari a quella dell'infelicità».

«Che differenza c'è tra un libro e l'altro? Sono diversi perché lo sono, decide. Bisogna leggerne molti, bisogna crederci, bisogna accettare che ti deludano, perché qualcuno, di tanto in tanto, ti possa entusiasmare». 

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