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sabato 2 giugno 2018

Recensione di "Il fiore d'inverno" di Corina Bomann

Eccomi tornata sul blog, tra un articolo e l'altro, un aggiornamento alle varie pagine Facebook che gestisco, le mie ricerche e i continui tentativi volti a trovare un lavoro retribuito.
Non si direbbe, ma appare sempre più difficile individuare un momento di tempo libero per rilassarsi. Mi mancano tanto il disegno e la pittura ad esempio: quel senso di pace e tranquillità che provo impugnando matite o pennelli per dar vita alle mie creazioni è impagabile. Oppure il suono della chitarra... da quanto tempo non accarezzo quelle corde di nylon, ascoltando il dolce suono amplificato nella cassa armonica lignea?
Dovrebbe essere un impegno quello di ritagliarsi frammenti di tempo solo per se stessi, per staccare dalla frenesia quotidiana, dai problemi e dalle arrabbiature, per poter fare solo che ciò che più ci aggrada. Ma l'estate si avvicina e, con essa, una pausa da tutto il contesto.

Intanto la lettura non posso abbandonarla. E' vero, ci sono quelle sere in cui sono tanto stanca da non riuscire nemmeno a sfogliare una pagina, quei momenti in cui mi bruciano gli occhi per aver letto troppe pubblicazioni archeologiche, ma in linea generale un romanzo è sempre con me. Mi fa compagnia nello zaino, nella borsa perennemente maltrattata e sul comodino.
Oggi vi voglio parlare di "Il fiore d'inverno" di Corina Bomann, autrice che avevo già conosciuto per "La signora dei gelsomini".



Trama: Nella notte tra il 4 e il 5 dicembre 1902, una violenta tempesta infuria sulle lunghe spiagge sabbiose di Heiligendamm, sul Mar Baltico. Intanto, nell'elegante albergo della famiglia Baabe, fervono i preparativi per un'occasione speciale: il ballo di Natale nel castello del granduca, che inaspettatamente ha inviato loro un invito.
Il momento ideale per annunciare in grande stile il fidanzamento della giovane Johanna con uno dei migliori partiti della città. Ma c'è un segreto che la ragazza non ha mai avuto il coraggio di rivelare a nessuno, nemmeno al fratello maggiore Christian, da sempre suo confidente: l'amore per Peter, la cui famiglia è nemica giurata dei Baabe da decenni. E a turbare i grandi progetti dei genitori arriva un altro evento inaspettato: durante una cavalcata sulla spiaggia, Christian trova una ragazza dai lunghi capelli neri riversa sulla battigia, priva di sensi. Fra le dita stringe ancora con forza il rametto di un ciliegio. Chi è questa donna che ha dimenticato perfino il suo nome? E perché l'unico ricordo che conserva è legato alla misteriosa leggenda dei ''fiori di santa Barbara''? Davvero un rametto tagliato il 4 dicembre può fiorire a Natale realizzando i desideri più nascosti?

All'interno della cornice tedesca degli inizi del Novecento, Corina Bomann narra una storia ambientata sulle coste del Mar Baltico, dove le onde spumeggiano in tempesta divorando la spiaggia su cui è abbandonato il corpo di una ragazza priva di sensi. 


Christian Baabe sta cavalcando, perso nei suoi pensieri, quando avvista la giovane dai capelli neri. E' molto debole, ma è ancora viva. Inizia qui la vicenda della ragazza senza nome, ritrovata con un brandello di vela impigliato a un piede e stretto nella mano un rametto con alcuni boccioli. Non ricorda nulla, ma riceve assistenza nella pensione dei Baabe, dove Ludwig e Augusta stanno effettuando i preparativi per il ballo, in cui due rampolli di nobili famiglie chiederanno la mano della figlia, Johanna. Da parte sua, però, Johanna è innamorata segretamente da anni di Peter Vandenboom, componente della famiglia avversaria.


Sono intessute trame e i segreti si susseguono, finché sarà proprio l'evolversi della situazione della misteriosa ragazza a rivelare, infine, che l'amore vero non può essere fermato, nemmeno da superficiali faide tramandatesi nel tempo.

"Il fiore d'inverno" può essere definito una fiaba contemporanea, ambientata tuttavia in una Germania che echeggia quei ritmi nobiliari di fine Ottocento, in cui balli, eredità, ricchezza e doveri monopolizzavano la scena famigliare.
E in questa fiaba non ho potuto fare a meno di notare richiami a note storie d'amore: la Sirenetta, quando Christian Baabe trova Helena - questo si rivelerà il suo vero nome - riversa sulla spiaggia; Cenerentola, quando Helena da ospite diventa inserviente, osteggiata da Augusta e da una cameriera pronta a spiarla; Romeo e Giulietta, un parallelo per Johanna e Peter.
In tutto ciò, la Bomann introduce - cosa che ho molto apprezzato da archeologa cristiana - la tradizione dei rametti di S. Barbara, inserendo un'appendice finale relativa al martirio della santa. Si tratta di rami di ciliegio (a volte di melo o di forsizia), tagliati il 4 Dicembre e messi in acqua. La loro fioritura il giorno di Natale farà, logicamente, avverare i desideri espressi.


E' una lettura poco impegnativa, romantica e scorrevole. Personalmente avrei preferito conoscere un po' meglio i protagonisti maschili, come Christian, il classico principe azzurro, e soprattutto Peter Vandenboom, figura misteriosa celata dietro le lettere inviate a Johanna. Sarebbe stata forse necessaria una descrizione più particolareggiata di luoghi, persone, pensieri, sacrificati in favore di più lunghi dialoghi che creano un effetto da scenario cinematografico. Nonostante ciò, è un romanzo consigliato soprattutto a quelle lettrici dall'animo sognatore, ancorato al tipico romanticismo ottocentesco (periodo che, all'epoca liceale, adorai letteralmente).


Con questo, si passa alla prossima lettura! Buon sabato e buona festa della Repubblica a tutti voi!


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