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mercoledì 14 settembre 2016

Recensione di "Non è la fine del mondo" di Alessia Gazzola

Buonasera amici lettori. E' stata una giornata stancante, forse la prima di tante che seguiranno, prima della fine del mio percorso da dottoranda. Sono in fase di correzione con la tesi che necessita della massima attenzione. Essendo però una certa ora, il blog potrebbe avere un effetto rilassante sui miei neuroni, quindi eccomi qui, a presentare un altro bel volume che ho letto durante quest'estate, "Non è la fine del mondo" di Alessia Gazzola.
Giravo intorno a questo romanzo ormai da qualche mese. Entravo a La Feltrinelli di Largo Argentina a Roma e lo vedevo là, in bella mostra, tra le novità. Lo prendevo tra le mani, sfogliavo qualche pagina e poi lo rimettevo al suo posto, convincendomi che avrei potuto attendere perché di libri ne ho tanti da leggere e, soprattutto, non ho più spazio per loro (ormai sono impilati in equilibrio precario a terra).
Eppure quella copertina gialla e fucsia e la trama che sembrava proprio riguardasse molti aspetti della mia vita (parole di mia sorella: "Cristì, è la tua storia"), mi suggerivano che non avrei potuto aspettare oltre e quindi questo romanzo è stato uno dei miei regali di compleanno, passato da poco più di un mese.


Trama: Emma De Tessent. Eterna stagista, trentenne, carina, di buona famiglia, brillante negli studi, salda nei valori (quasi sempre). Residenza: Roma. Per il momento – ma solo per il momento – insieme alla madre. Sogni proibiti: il villino con il glicine dove si rifugia quando si sente giù. Un uomo che probabilmente esiste solo nei romanzi regency di cui va matta. Un contratto a tempo indeterminato. A salvarla dallo stereotipo dell’odierna zitella, solo l’allergia ai gatti.
Il giorno in cui la società di produzione cinematografica per cui lavora non le rinnova il contratto, Emma si sente davvero come una delle eroine romantiche dei suoi romanzi: sola, a lottare contro la sorte avversa e la fine del mondo. Avvilita e depressa, dopo una serie di colloqui di lavoro fallimentari trova rifugio in un negozio di vestiti per bambini, dove viene presa come assistente. E così tutto cambia. Ma proprio quando si convince che la tempesta si sia finalmente allontanata, il passato torna a bussare alla sua porta: il mondo del cinema rivuole lei, la tenace stagista.
Deve tornare a inseguire il suo sogno oppure restare dov’è? E perché il famoso scrittore che Emma aveva a lungo cercato di convincere a cederle i diritti di trasposizione cinematografica del suo romanzo si è infine deciso a farlo? E cosa vuole da lei quell’affascinante produttore che continua a ronzare intorno al negozio dove lavora?

No, non è la fine del mondo, ma quando termini lo stage pagato una miseria e il contratto non ti viene più proposto perché la raccomandata di turno ha ovviamente la precedenza su di te e su tutti gli altri, il mondo sembra effettivamente crollarti addosso. A 30 anni, dopo un dottorato, un master e chissà quali altri corsi che fanno curriculum, Emma non ha un lavoro, né uno straccio di fidanzato. È stata l’amante di un uomo sposato per 4 anni, finché l’individuo è tornato al nido senza avere il coraggio di terminare un matrimonio fallimentare.


Emma è lì, spaesata e giù di morale perché il lavoro, per cui ha studiato e faticato quasi gratuitamente con lo stage, sembra un sogno sfocato e lontano, a tratti irraggiungibile, fin quando sua madre usa l’unico contatto che le viene in mente per far avere un colloquio di lavoro alla figlia in un’azienda cinematografica.
Il colloquio sembra essere andato bene, ma al momento di salutarsi Pietro Scalzi (il Produttore) cambia atteggiamento, urtato che Emma sia stata quasi raccomandata con un curriculum di tutto rispetto. La ragazza lo manda cordialmente a quel paese, decidendo di darci un taglio e di arrangiarsi, cambiando occupazione. Si imbatte in una piccola bottega di abiti per bambini, collocata nel quartiere Prati (Roma), in cui lavora una gentilissima signora cui fa compagnia il maestoso levriero afgano Osvaldo.


Emma si adatta, impara a cucire e giorno dopo giorno, nonostante la nostalgia del suo lavoro, inizia a vivere in un mondo diverso. Ma il destino ha voglia di giocare perché la simpatica vecchina è la madre di quell’antipatico di Pietro Scalzi e il mondo del cinema sembra aver fatto marcia indietro e cercarla. 

È un romanzo romantico, ironico e assolutamente attuale, nonostante lasci un po' di amarezza dovuta alla dura verità. Nell’Italia di oggi tutti noi giovani trentenni (o quasi) riusciamo solo a collezionare titoli, attestati ed esperienza – spesso senza percepire un soldo – che non risulta essere mai abbastanza perché il raccomandato di turno ha il posto in caldo che nessuno gli toglierà. E tu, depresso, prosegui ad aggirarti elemosinando un’occupazione, finché ti vengono chiuse tutte le porte in faccia e, pur essendo ultratitolato, ti accontenti di svolgere un lavoro che avresti potuto intraprendere almeno 10 anni prima, senza spendere denaro e tempo in specializzazioni, dottorati e master… senza essere l’eterna stagista o tirocinante.


Quella di Emma è una delle tante realtà che i giovani Italiani si trovano ad affrontare. Qualcuno più fortunato tra gli sfortunati abbandona il paese e si reca a lavorare all’estero, dove, spesso, una possibilità esiste. E perché in Italia no? Semplice! L’Italia prosegue ad affossarsi con il regno dei furboni, degli ultrasessantenni attaccati alla poltrona che ricoprono da quando avevano 20 anni, e dei loro pupilli, con conseguente natalità pari allo zero assoluto perché i soliti giovani non possono costruirsi una famiglia senza un lavoro con cui sfamarla (evito di intraprendere il discorso sulla campagna avviata dalla Lorenzin). In tutto ciò, le classi politicanti si parlano addosso, senza concludere nulla, promettendo il paese dei balocchi che mai ci sarà.
L’unica è affidarsi al caso, all’imprevisto, provando altre vie per sopravvivere, nonostante la rabbia e la frustrazione. Quando non li pensi più, certi sogni si avverano, a volte diversamente da come avresti pensato, proprio come accade ad Emma che, quando aveva ormai perso le speranze, ricomincia a vivere e a fare progetti per il futuro… anche con soli 14 euro rimanenti sul conto corrente.
Sì, non è la fine del mondo. C’è sempre chi sta peggio. Bisogna solo avere la forza di rialzarsi e continuare. Dietro l’angolo potrebbe celarsi il sogno di una vita che stava solo attendendo di poterti abbracciare.


P. S. Da quando ho letto questo romanzo e in questi giorni più che mai, proseguo a pensare a quale sarà il mio destino tra qualche mese. Forse mi ritroverò in una gelateria dietro un bancone, o in un bar a preparare caffè che non berrò più. E magari il mio diploma di dottorato sarà appeso da qualche parte nella stanza... o, ancor meglio, a fare da tovaglietta ai turisti del locale che mangeranno pizza e berranno cappuccino alle 12 in punto. Almeno a loro sarà utile.

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