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giovedì 15 settembre 2016

Recensione di "La felicità delle piccole cose" di Caroline Vermalle

Buonasera a tutti, amici lettori. La tarda ora in cui scrivo il blog è indicativa del fatto che la correzione della tesi occupi molto del mio tempo (considerando molti fattori, direi che ci spendo pure troppo tempo, chissà...).
Ad ogni modo, eccomi qui per presentarvi un altro piccolo volumetto di cui ho sfogliato le pagine al mare, "La felicità delle piccole cose" di Caroline Vermalle.
Sarò sincera: ho preso tra le mani questo romanzo per la prima volta circa un mese e mezzo fa, attratta dalla promozione di La Feltrinelli (due libri a 9, 90 euro) e dalla copertina un po’ vintage e al contempo nostalgica, che mostra una sfera di neve con la Torre Eiffel. Come sempre, presa dai sensi di colpa derivanti dall’elevato numero di libri che riempie ogni angolo di casa, l’ho mirato e rimirato per poi rimetterlo al suo posto. In vacanza, mi è tornato prepotentemente davanti e, a causa della stessa passione per la lettura che affligge mia sorella Valentina, la quale non mi ha fermata, ho finito per metterlo nel carrelletto blu, conducendolo alla cassa. 


Trama: "È iniziato tutto nel giardino di Monet a Giverny. Lo ricordo come se fosse ieri. Era il dicembre del 1979. Da più di trent’anni, ogni sera mi domando come sarebbe stata la mia vita se non fossi entrato in quel giardino."
Parigi. La neve cade dolcemente sulla città, ammantando di bianco la Tour Eiffel, Notre-Dame e il Panthéon, come in una cartolina. Un uomo passeggia lungo la Senna diretto verso casa, un elegante palazzo sull’Île Saint-Louis. È Frédéric Solis, avvocato di successo con la passione per i quadri impressionisti. Affascinante, ricco e talentuoso, Frédéric sembra avere tutto quello che si può desiderare dalla vita. Gli manca una famiglia, ma dopo essere stato abbandonato dal padre molti anni prima, ha preferito circondarsi di oggetti lussuosi e belle donne piuttosto che mettere ancora in gioco il suo cuore ferito. Fino a quando, un giorno, scopre di aver ricevuto una strana eredità, che consiste in una manciata di misteriosi biglietti e in un disegno che ha tutta l’aria di essere una mappa. Cosa nasconderanno quegli indizi? Convinto di essere sulle tracce di un quadro dimenticato di Monet, Frédéric decide di tentare di decifrare la mappa. Grazie all’aiuto della giovane e stralunata assistente Pétronille, inizia così un viaggio lungo i paesaggi innevati del Nord della Francia, tra i luoghi prediletti dai suoi amati impressionisti: Éragny, Vétheuil, il giardino di Monet, con una tappa d’obbligo al Musée d’Orsay. Di incontro in incontro, di sorpresa in sorpresa, torneranno a galla ricordi che Frédéric credeva di aver dimenticato, e un tesoro ben più prezioso di qualsiasi ricchezza.
Frédéric Solis è un avvocato, ricco, affascinante, talentuoso. Ha una smisurata passione per le opere impressioniste, in particolare di Monet. Questo suo amore deriva da un passato che ha preferito archiviare quando era solo un bambino e attendeva quel padre che non era più tornato. Da allora, Frédéric si è fatto la promessa di non avere una famiglia per evitare ogni tipo di sofferenza, fin quando la sua vita cambia improvvisamente grazie a un’eredità indirizzata a lui da uno sconosciuto, un tale Fabrice Nile.


Fabrice sembra un uomo molto enigmatico, che ha preparato indovinelli, prenotato biglietti per il treno diretti a mete precise e ha disegnato una specie di mappa del tesoro con indizi che riconducono alla corrente impressionista. Frédéric crede che l’obiettivo della caccia sia un nuovo quadro, magari di Monet, e si lascia coinvolgere in un percorso che ripercorrerà punti cruciali per il movimento impressionista, come il giardino di Giverny con le sue ninfee, protagoniste delle opere di Monet.
Preso dalla caccia al tesoro, l’uomo non si accorge delle assurde coincidenze che si susseguono, fino a giungere alla conclusione che il passato, talvolta, non termina nei giorni trascorsi, ma in quelli futuri. Del proprio passato non ci si libera mai.


Ora devo fare alcune considerazioni personali, ma vi avviso che potrebbe sfuggire qualche SPOILER. Il romanzo aveva un ottimo inizio, con quel pizzico di mistero insito in una pseudo mappa del tesoro. Improvvisamente tutto si è fatto più malinconico, a tratti triste.
I rifiutati di allora erano gli impressionisti; quelli di adesso sono un gruppo di uomini ricoverati in ospedale, collegati tutti tra loro.
La storia è inoltre basata su un grosso elemento sentimentale e psicologico: il padre di Frédéric, dopo essersi fatto la sua famiglia, scopre di punto in bianco di essere omosessuale.
Ernest abbandona tutto per la sua nuova vita. Ora, rispetto tutte le scelte e gli orientamenti, ma mi pongo due domande:
- se sei omosessuale, lo sai da sempre. Non devi farti una famiglia in maniera etero per poi accorgertene. Non è concepibile e il fatto che ci siano parecchi casi di questo tipo, non giustifica comunque la situazione.
- la domanda conseguente alla prima è: come avreste reagito voi lettori se vostro marito o vostra moglie, dopo una vita passata insieme, vi rivelasse di essersi accorto del suo orientamento sessuale differente da quel che sembrava? Personalmente avrei avuto la stessa reazione della madre di Frédéric: non lo avrei voluto vedere mai più e avrei allontanato il bambino. Quel che i più chiamano “intolleranza” è solo un semplice meccanismo di difesa che attua il cervello umano davanti a un trauma di tipo sentimentale. Avrei pensato di aver vissuto nella menzogna, includendo in essa i sentimenti dichiarati e provati.
In fin dei conti è lo stesso atteggiamento adottato spesso (e di riflesso) se il partner ha l’amante… quindi non ci vedo nulla di strano in questa reazione che, nel romanzo, viene fatta passare quasi per cattiveria pura. La madre di Frédéric si impone, agli occhi del lettore, come creatura quasi cattiva, che non comprende i sentimenti genuini di suo marito.
Essenzialmente la storia è tutta incentrata su questa fuga di Ernest, che ha causato varie problematiche, e su una lettera mai letta.
Il romanzo è consigliato per Parigi e le sue descrizioni, che sono vere e proprie cartoline verbali, così come il percorso attraverso la storia dell’arte che tocca i luoghi più belli dipinti da Claude Monet.


La trama poteva essere sviluppata in maniera migliore e, sinceramente, l’elemento d’attualità dalla morfologia “buonista” non era necessario.
Inoltre l’amore è pensato in un modo che non condivido. Non si ama la persona che si ha accanto solo per il desiderio di maternità/paternità e neppure solo perché quella stessa persona è madre/padre di tuo figlio. Il figlio finirà così per essere il momentaneo “collante” di una relazione che non procede. Si ama perché è così, perché si prova un sentimento verso l’altro, indipendentemente dalla prole e dal desiderio riproduttivo. Ditemi che sono strana, ma non mi metterei mai con una persona pensando solo “sì, potrebbe andar bene come padre dei miei figli”. Starei con un uomo pensando “sto con lui perché lo amo, perché voglio conoscerlo e stargli accanto, perché voglio vivere con lui”. Il resto è secondario e, come tale, una semplice conseguenza dell’amore.
Termino con alcune frasi che mi sono piaciute e mi hanno fatto riflettere:

«[…] Tutti gli uomini desiderano la felicità, ma la felicità non è uguale per tutti.»

«Io preferisco dire che bisogna crederci. Non è granché crederci, possono farlo tutti: basta metterci un po’ di buona volontà, far tacere il rumore intorno, aprire gli occhi e vedere la propria buona stella. Le persone non credono più alla loro buona stella, ed è un peccato. Si sbagliano, non c’è dubbio: lei c’è per tutti, bisogna solo prendersi la briga di cercarla. A volte brilla dentro le piccole cose, cose minuscole. In una presenza, per esempio. Al mondo siamo in sette miliardi, eppure, per una sorta di miracolo, basta una voce, un cuore, un certo modo di vedere le cose per illuminare tutto di colpo. Ho conosciuto alcune persone speciali che brillavano persino quando nessuno le vedeva. […]»

Non me la sento di consigliarlo assolutamente. E' una buona lettura, ma lascia il tempo che trova.
A presto e buona serata!

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