Intanto si prosegue con le recensioni dei romanzi divorati durante questa estate. E' la volta di "Il Segreto - La danza del destino" di Aurora Guerra.
Eccomi perciò tornare nel piccolo e sperduto paesino di Puente Viejo, nella povera e rurale Spagna di fine ‘800. Ho seguito la fiction “Il Segreto” fino a buona parte delle II serie, poi ho dovuto abbandonarla (malvolentieri) per esigenze di studio. La I serie, quella che riguardava la meravigliosa e tragica storia di Pepa e Tristan, ha però occupato un posto d’onore nel cuore dei fan del Segreto e anche nel mio.
In questo nuovo romanzo, Aurora Guerra ci trasporta all’interno dell’infanzia della piccola Pepa, figlia di Agueda Molero e Salvador Castro, padre spietato e totalmente folle che trascorre anni a rincorrere il frutto di una notte d’amore proibita. Pepa è stata portata in salvo dalla levatrice , Consuelo Balmes, e di fatto adottata. Mentre Pepa cresce povera ma felice, apprendendo il mestiere della levatrice, girando la Spagna e le case dei suoi abitanti, Salvador – soprannominato il diavolo – le dà la caccia per ucciderla. Una figlia bastarda avrebbe costituito un problema in futuro, per la sua reputazione e per il suo patrimonio.
Allo stesso tempo, alla Villa, Francisca Montenegro ha partorito Soledad, figlia anch’essa di Salvador, frutto di una violenza, una delle tante cui quel mostro ha sottoposto la moglie nell’arco del loro disgraziato matrimonio. Francisca detesta per questo la povera e innocente Soledad, mentre adora Tristan, quel bimbo figlio di Raimundo Ulloa, suo unico grande amore.
Proprio Tristan possiede una particolarità: non dorme mai. È inquieto e passa le notti in bianco, a leggere e fantasticare, provocando il terrore dello stesso Salvador, ignaro del fatto che il bimbo sia invece un Ulloa.
Il ragazzino attende una persona che gli infonda calma e Pepa aspetta il suo scaccia diavoli che la avrebbe liberata per sempre dall’ombra del suo malvagio padre… il destino ha intessuto le sue trame sin dal principio. Tristan e Pepa non potranno sottrarsi alla sorte che li farà incontrare più di una volta (anche nella mia adorata Mérida), fino a quel giorno nella locanda di Emilia a Puente Viejo, quando il giovane è ormai un soldato e la donna una levatrice, bellissima, scontrosa e madre di Martin, sottrattole al momento del parto.
Quello stesso Martin che costituisce un segreto perché, tra varie peripezie e follie (soprattutto queste), diventerà figlio di Tristan Castro Montenegro e della sua pazza moglie Angustias.
La Guerra trasporta in un mondo non troppo lontano nel tempo, in cui vige la superstizione, in cui le erbe sono la cura e le donne meri strumenti degli uomini per dar loro piacere e discendenza.
I matrimoni sono combinati per stringere alleanze vantaggiose e arricchire il patrimonio, mentre l’amore vero è qualcosa di sotterraneo e leggendario, provato quasi mai tra le braccia del/della consorte. Forse di tutto ciò non ce ne siamo mai liberati in fondo. Nonostante i bei discorsi sulla parità dei diritti, l’uomo prosegue ad andare contro natura, considerando la donna debole e sottoposta, vittima di violenze e ingiustizie, dedita unicamente alla casa e alla famiglia, quando invece desidera un lavoro e l’affermazione nel mondo, talvolta facendole detestare la propria natura capace di generare una nuova vita. I matrimoni di convenienza ci sono ancora, quelli combinati pure (soprattutto in alcune parti del mondo), così come una certa mentalità superstiziosa.
Quando la mente umana inizierà a funzionare davvero per il verso giusto, solo allora potremo considerarci creature evolute. Fino ad ora, vedo solo un mondo che nasconde, dietro il progresso tecnologico e la scienza, dietro la religione e la politica, tanta crudeltà e tanta ignoranza, relegando nelle carceri dell’animo la cultura e cancellando secoli di storia senza avere imparato nulla da essa.
L’amore, quel sentimento puro e genuino, raro da trovare, è l’unica cosa che talvolta conduce altrove. E mi piace credere che il destino esista, come per Pepa e Tristan, provati da tante sofferenze, eppure alla fine insieme come ognuno tra i fan sperava.
Concludo con una frase tratta dal romanzo, un pensiero che mi piace molto e che ricorderò:
«Sinuoso è il fiume, profondo il mare, fuggire non puoi da chi devi amare».
p.s. ovviamente è un romanzo consigliato a tutte le fan della fiction "Il Segreto". Ci sono molti passaggi che non abbiamo visto in tv e che chiariscono decisamente le idee.
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