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venerdì 9 settembre 2022

Recensione di “Innamorarsi in un giorno di pioggia” di Jojo Moyes

Buongiorno a tutti amici e ben ritrovati! Tornata alla base, vorrei fare marcia indietro con destinazione "qualsiasi località marittima". Se mi va di ricominciare? Credo di no, ma così funziona il mondo.
Durante questo mese, ho sfogliato parecchi romanzi in confronto alla mia media annuale, proprio perché ho chiuso il pc e non ne ho voluto sapere di stare ore e ore con le dita sulla tastiera.
Il primo romanzo che ho letto è stato "Innamorarsi in un giorno di pioggia" di Jojo Moyes. L'autrice è ormai conosciuta come l’autrice di “Io prima di te”, il bestseller che ha ottenuto ulteriore notorietà grazie al film con Emily Clarke e Tom Claflin. Eppure la Moyes ha scritto anche altri romanzi degni di nota, come "L'ultima lettera d'amore".

“Innamorarsi in un giorno di pioggia” è stata una mia scelta durante una passeggiata verso il centro di Roma. Non ricordo se piovesse o meno, ma so che era verso marzo e mi trovavo, per motivi di ricerca, in Largo Argentina.



Trama: Joy sa poco di sua figlia Kate, e ancora meno della nipote adolescente Sabine. Ma tutto cambia quando quest’ultima viene mandata dai nonni in Irlanda, proprio in quella casa da cui, anni prima, sua madre Kate era fuggita, portandosi via Sabine neonata. Le tre donne si ritrovano così per la prima volta riunite sotto lo stesso tetto, costrette ad affrontare i segreti del passato che hanno voluto tenere nascosti.

Il romanzo narra la storia di tre donne, Joy, Kate e Sabine, rispettivamente nonna, mamma e figlia. Tutto inizia in un’atmosfera anglo-cinese, nella Hong Kong occupata dai britannici. Joy, la sua famiglia e i suoi amici sono in fermento perché è il giorno dell’incoronazione di Elisabetta, che diventerà regina. La ragazza detesta con tutta se stessa i ricevimenti, ma i genitori sono quasi ossessionati da un solo semplice fatto: deve fidanzarsi con un ufficiale. Lei è uno spirito libero, vuole conoscere il mondo, studiare, andare via da lì… e sarà proprio il tanto detestabile party a farle incontrare Edward, l’ufficiale di Marina, che in pochi giorni deciderà di sposare, condividendo una lunga vita con lui, prima a Hong Kong, poi in Irlanda tra le verdeggianti pianure e gli amati cavalli.
La storia di focalizza quindi su Kate, figlia di Joy e Edward, con i quali non intrattiene più alcun rapporto da quando, diciannovenne e incinta, decide di andare via di casa, costruendosi una sua vita lontana da un ambiente che non le appartiene e da due genitori che non l’hanno mai fatta sentire all’altezza.
È proprio però in quel 1997 che, a Londra, Kate accompagna sua figlia sedicenne, Sabine, a imbarcarsi per l’Irlanda. Sta attraversando un periodo difficile: l’ennesimo uomo di cui credeva di essere innamorata l’ha lasciata e l’altro, che l’aveva prontamente “sostituito”, apparentemente interessato al cuore di Kate, voleva solo godersi una vita agiata. Kate deve fare chiarezza nei suoi pensieri, decidendo quindi di mandare Sabine dalla nonna.
Come Kate con Joy, Sabine non ha dialogo con la madre. Non capisce i suoi modi di comportarsi, quelli di cercare sempre un nuovo fidanzato e di spedirla nella remota Irlanda senza nemmeno averle chiesto se fosse d’accordo.
Dopo i primi giorni di assestamento, durante i quali conoscerà le rigide regole di sua nonna nel mandare avanti una tenuta e un allevamento di cavalli, senza tv, connessione internet e tecnologia, Sabine inizierà ad assaporare una nuova vita, lontana dalla frenetica Londra dove, anche con i coetanei, si era spesso sentita a disagio. Le piace cavalcare, adora la routine di campagna, il buon cuore delle persone che vivono in quel posto.
Uno spiacevole, ma prevedibile avvenimento farà sì che nonna, madre e nipote si ritrovino in quella grande casa immersa nelle natura, chiarendo questioni rimaste in sospeso e, finalmente, capendo l’una le ragioni dell’altra.



Al contrario degli altri romanzi della Moyes che ho avuto il piacere di leggere, “Innamorarsi in un giorno di pioggia” non è, a mio avviso, da 5 stelline. La motivazione non riguarda tanto la trama, quanto invece le interminabili digressioni descrittive che caratterizzano tutta la prima metà del romanzo che, solo dal capitolo 9/10, inizia a diventare avvincente. Confesso di aver volutamente accelerato i tempi di lettura perché non ne potevo più di leggere della routine legata ai cavalli (che amo peraltro), alla vicina di casa con evidenti problemi esistenziali (seppur ampiamente giustificati) e a tutto lo “staff” della tenuta.
Per quanto riguarda propriamente la storia delle tre donne, ci sono sicuramente alcuni dettagli da sottolineare, che possono suscitare riflessioni.

Joy, l’inflessibile, sembra tale, ma in realtà è una donna che, in un periodo di transizione, vorrebbe conquistare la propria indipendenza, senza essere ridotta al ruolo di madre e allevatrice di bambini. Vede in Edward la salvezza e, complice l’innamoramento lampo (su cui ho comunque i miei dubbi), si sposa rapidamente, girando il mondo dietro le trasferte del marito… ma altrettanto rapidamente, si avvera proprio quel che lei non avrebbe mai voluto affrontare: rimane incinta, per ben due volte. Il suo corpo è debilitato e Edward, che all’apparenza sembra essere un marito devoto che ha occhi solo per lei, decide di non poterla aspettare, di non potersi prendere cura di lei, divertendosi altrove. Joy serba dentro di sé questi sentimenti, che la spingeranno ad essere all’apparenza glaciale. Per salvare un matrimonio, la felicità dei figli e, soprattutto, l’immagine perfetta, proseguirà a stare accanto al marito, nonostante alcune ombre gravino su di lui.

Kate, la donna che persino sua figlia classifica come una “poco di buono”, è in realtà una persona insicura. I genitori, che mai hanno condiviso le sue scelte, ma che invece hanno imposto le loro, contribuirono a renderla una ragazza prima, e una donna poi, piena di emozioni traballanti. Kate cerca disperatamente amore e affetto negli uomini, quegli stessi che invece cercano in lei soltanto un modo per divertirsi. Nemmeno la figlia, avuta con un ragazzo “passeggero”, la apprezza come madre, ma nessuno si sforza di capirla, di aiutarla veramente e di starle vicino. Sono contenta che, almeno per lei, ci sarà il lieto fine che merita, insieme alla conquista di un po’ di amor proprio.

Sabine appare come una ragazzina viziata, la tipica adolescente capricciosa cui non sta mai bene niente. E in parte Sabine è proprio così come sembra, ma c’è anche altro. L’instabilità emotiva della madre, abituata a cambiare compagno, ha ovviamente influito su di lei. Anche Sabine nasconde insicurezze e paure, anche lei si sente nel posto sbagliato del mondo. Non appena avrà trovato quel che le occorre per maturare (tranquillità, una passione, l’affetto di una famiglia e degli amici), Sabine sboccerà come una ragazza dolce, comprensiva e piena di energia.


Se mi sento di consigliarlo? Se siete appassionate delle storie multiple (che, in realtà, non amo particolarmente), dello stile della Moyes e avete tempo (nonché voglia) di affrontare una lettura che scorra lentamente, allora questo romanzo fa per voi. Se siete come me, sempre in cerca di emozioni, allora vi propongo di dare la precedenza a un altro libro. Jojo Moyes rimane una delle mie autrici preferite, ma nessuno è perfetto.

lunedì 6 settembre 2021

Recensione di "L'ultima lettera d'amore" di Jojo Moyes

Buonasera lettori, come state? Settembre porta con sé la voglia di ricominciare, ma anche tanta nostalgia verso l'estate. Con voi, però, vorrei condividere la recensione di un romanzo, uscito da poco, da cui è stato tratto un film Netflix, che ho trovato molto romantico: l'autrice è Jojo Moyes, ormai famosa per "Io prima di te".


Trama: Londra, oggi. Ellie, una giovane giornalista che lavora per The Nation ed è perdutamente innamorata di un uomo sposato con cui sta vivendo una relazione complicata, durante una ricerca negli archivi del giornale a caccia di una storia che le eviti il licenziamento si imbatte in una lettera degli anni Sessanta: è di un uomo che chiede alla sua amante di lasciare il marito e partire con lui. Incuriosita dalla storia dei due sconosciuti e nella speranza di trarne un buon articolo, Ellie decide di fare ulteriori ricerche per riuscire a sapere cosa ne è stato di quell'amore... Londra, 1960. La giovane e bella Jennifer si sveglia in un letto d'ospedale dopo un incidente d'auto in cui ha rischiato di morire. Non riesce a ricordare nulla: non sa più chi è, non riconosce l'uomo che dice di essere suo marito, il loro appartamento, gli amici comuni, la sua stessa vita. Un giorno però trova nella sua camera da letto una lettera nascosta in un libro, la lettera di un uomo che non è suo marito, e lentamente inizia a ricordare... "L'ultima lettera d'amore" è la storia di due donne di età ed epoche differenti che si ritrovano unite dallo stesso irresistibile sentimento d'amore, grazie al quale trovano il coraggio di essere davvero se stesse.

"Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano" diceva una nota canzone di Antonello Venditti. Ed è proprio questo che accade a Jennifer e Anthony (Boot), il cui amore nato apparentemente per caso è invece destinato a durare per sempre.
Le differenze sociali e le disgrazie che costellano le rispettive vite non affievoliranno mai quell'immenso sentimento. Jennifer è una donna dell'alta società, coniugata con Laurence, imprenditore nel settore dell'amianto; Anthony è un giornalista, un inviato in Congo. I due si conoscono in Riviera e da lì il sentimento si sviluppa spontaneamente, il più bello che mai si potrebbe desiderare: amicizia che è anche amore reciproco.


Nonostante la vita li abbia separati, i due non si sono mai dimenticati l'uno dell'altra ed Ellie Haworth, giornalista del Nation, si imbatte casualmente nelle loro lettere rimaste custodite per 40 anni nell'archivio del giornale. Ma come sono arrivate lì? E soprattutto quella corrispondenza sarà mai giunta a destinazione? È Ellie a far luce su una storia mai sopita, trovando cosa voglia dire amare davvero oltre lo spazio, il tempo e le circostanze.
"L'ultima lettera d'amore" è un romanzo romantico, nostalgico, pieno di "se fosse stato". Un romanzo che induce a cogliere l'attimo, ad assumersi il coraggio delle proprie azioni, a vivere la propria felicità. Perché la vita è una sola e trovare l'anima gemella è un privilegio riservato a pochi.


«Lei lo osserva. Da qualche parte ha letto che vediamo davvero l'aspetto di una persona nei primi minuti di conoscenza. Dopodiché resta solo un'impressione, condizionata dall'opinione che ce ne siamo fatti».

«La mia unica consolazione, in tutta questa vicenda, è sempre consistita nel sapere che c'era, da qualche parte, quest'uomo che mi amava, che in me vedeva sempre il meglio. Anche nel momento terribile del nostro ultimo incontro, sapevo che lui in me vedeva qualcosa, e questo qualcosa era ciò che più desiderava al mondo».

«Questa vicenda le ha dimostrato che l'età non basta a proteggerci dai rischi dell'amore».

domenica 30 giugno 2019

Recensione di "Sono sempre io" di Jojo Moyes

Buongiorno e buona domenica a tutti, cari lettori! Compaio e scompaio saltuariamente, tra un impegno e l'altro... ormai mi occorrerebbero giornate molto più lunghe di sole 24 ore!
E finalmente, dopo qualche mese in cui l'orario per andare a dormire si era spostato per me alle 02.00 di notte, sono riuscita a terminare la lettura di "Sono sempre io" di Jojo Moyes, terzo libro riguardante la storia della cara Louisa Clark.


Trama: Lou Clark sa tante cose... Ora che si è trasferita a New York e lavora per una coppia ricchissima e molto esigente che vive in un palazzo da favola nell'Upper East Side, sa quanti chilometri di distanza la separano da Sam, il suo amore rimasto a Londra. Sa che Leonard Gopnik, il suo datore di lavoro, è una brava persona e che la sua giovane e bella moglie Agnes gli nasconde un segreto. Come assistente di Agnes, sa che deve assecondare i suoi capricci e i suoi umori alterni e trarre il massimo da ogni istante di questa esperienza che per lei è una vera e propria avventura. L'ambiente privilegiato che si ritrova a frequentare è infatti lontanissimo dal suo mondo e da ciò che ha conosciuto finora. Quello che però Lou non sa è che sta per incontrare un uomo che metterà a soqquadro le sue poche certezze. Perché Josh le ricorda in modo impressionante una persona per lei fondamentale, come un richiamo irresistibile dal passato... Non sa cosa fare, ma sa perfettamente che qualsiasi cosa decida cambierà per sempre la sua vita. E che per lei è arrivato il momento di scoprire chi è davvero Louisa Clark.

Louisa Clark è rimasta nel cuore delle lettrici per la sua generosità, il coraggio, il dolore che ha sopportato e che è riuscita, bene o male, a superare. Louisa Clark è una ragazza che rispecchia un po' tutte noi: sbadata, spesso confusa, con tanta voglia di fare e a volte poca fortuna. Eppure è una persona che non si è mai arresa, almeno dopo aver conosciuto Will Traynor, il suo grande amore purtroppo perduto. Proprio Will le ha consigliato di essere sempre se stessa, di non accontentarsi mai, di vivere la vita fino in fondo. 


In cuor suo, Louisa sa bene che quelle parole, dettate da un uomo che prima dell'incidente aveva assaporato ogni singolo istante della sua esistenza, sono vere e che dovrebbe seguirle, ricordarle e ripetersele appena sveglia al mattino, ma le difficoltà sono tante e trovare se stessi nel mondo di oggi non è così semplice.
Dopo aver ricevuto una proposta di lavoro dall'altra parte dell'Oceano, Louisa parte alla volta di New York, ritrovandosi a dover fare da dama di compagnia ad Agnes, seconda moglie del ricco Mr. Gopnik, inquilino di uno dei palazzi più altolocati della Grande Mela. Non è facile abituarsi ai ritmi della "moderna" nobiltà: incontri, riunioni, cene di beneficienza con annessa tanta ipocrisia, corse mattutine, sedute dall'estetista, ore di attesa in macchina ad aspettare che Agnes termini le proprie cose. Lou, però, è molto paziente e comprensiva, così tanto da riuscire ad entrare in sintonia con Agnes che la reputa una sua amica in tutto e per tutto. Quella donna polacca, sempre impeccabile, è in realtà una persona molto fragile, che non riesce ad ambientarsi in un mondo in cui si è ritrovata catapultata e che tollera esclusivamente per amore di suo marito.


La vita scorre in maniera frenetica per Lou, mentre pensa ancora che in Inghilterra la sua famiglia va avanti, sua sorella ha forse trovato l'amore (che ancora nessuno conosce), Lily, la figlia di Will, è riuscita a ricrearsi una vita tessendo un ottimo rapporto con la nonna e poi c'è Sam, l'uomo che l'ha salvata dalla caduta dal terrazzo, quell'uomo dalle spalle larghe che si è lentamente e gentilmente insinuato nel cuore ferito di Louisa Clark. Una relazione a distanza è complicata: emerge la gelosia, seguita dal dubbio e da futili discussioni che sfilacciano i sentimenti. E come se non bastasse, durante una cena di gala, Louisa incontra un tale Josh, che sembra la fotocopia americana di Will.
Ci sono mille e più difficoltà nella vita di Lou, eppure abituata a un'esistenza in un paesino sperduto del Norfolk, la ragazza adora la nuova avventura da newyorkese, in una città che non dorme mai e in cui ogni sogno ha una buona probabilità di diventare realtà... forse anche il suo, racchiuso in un cassetto polveroso e pieno di abiti vintage dal gusto stravagante.


Rivelare qualcosa in più significherebbe togliere il gusto di assaporare il romanzo fino in fondo, ma chiunque abbia seguito la storia di Louisa Clark non potrà fare a meno di continuare a conoscerla pagina dopo pagina. Lou è uno dei personaggi che più ho amato e sentito vicino. In quest'ultimo episodio, si può dire che subisca una presa di coscienza: dopo l'ennesima delusione e, al contempo, una nuova possibilità di migliorare se stessa e la condizione delle persone a lei prossime, Lou riesce finalmente a capire chi voglia essere, intercettando la strada per tracciare il futuro che ha sempre sognato. L'esperienza di Lou fa comprendere bene al lettore quanto siano indubbiamente importanti gli affetti e l'amore, ma anche quanto sia fondamentale realizzarsi dal punto di vista lavorativo. Senza quest'ultimo aspetto, una persona si sente completa a metà.

Vi lascio con qualche piccola citazione che ho amato. Buona domenica!

«I libri ti insegnano la vita. I libri ti insegnano l'empatia. Ma non puoi comprarli, se con quello che guadagni riesci a malapena a sbarcare il lunario. Ecco perché quella biblioteca è una risorsa vitale! Se chiudi una biblioteca, Louisa, non cancelli soltanto un edificio, cancelli la speranza.»  


«Presi la metropolitana fino a Washington Heights e scesi a qualche minuto a piedi dalla biblioteca. Finalmente, dopo giorni, ebbi l'impressione di trovarmi in un luogo familiare, pronto ad accogliermi. Questo sarebbe stato il mio rifugio, il trampolino di lancio per un nuovo futuro. [...] Sentii parte della tensione accumulata sciogliersi e scivolare via dalle mie spalle, e con le conversazioni sussurrate della gente in sottofondo mi lasciai fluttuare in un mondo lontano dal caos e dall'affanno che imperversavano fuori.»


«Cosa mi aveva detto Will? Dovevo vivere l'attimo. Dovevo cogliere le opportunità quando si presentavano. Dovevo essere il tipo di persona che diceva sì.»


«Oh, Louisa, puoi restare aggrappata al tuo dolore sulla base di un orgoglio malriposto, oppure puoi semplicemente lasciar perdere e goderti il tempo prezioso che ti rimane.»


«C'era una volta una fanciullia che viveva in una piccola città di un piccolo mondo. Era molto felice, o almeno si convinceva di esserlo. Come tante ragazze, amava sperimentare diversi look e apparire come qualcuno che non era. Ma, come troppe ragazze, era stata minata dalla vita, finché, invece di trovare ciò che era adatto lei, si era camuffata, nascondendo le parti di sé che la rendevano diversa. Per un po' aveva lasciato che il mondo la ferisse, e infine aveva concluso che era più sicuro non essere affatto se stessa. Esistono tantissime versioni di noi stessi, e tra queste possiamo decidere quale fare nostra. [...] Io avevo una scelta. Potevo essere Louisa Clark di New York o Louisa Clark di Stortfold, oppure una Louisa completamente diversa che non avevo ancora conosciuto. L'importante era fare in modo che nessuno fra coloro a cui permettevi di camminare al tuo fianco potesse decidere quale di queste versioni tu fossi e ti inchiodasse come una farfalla in una teca. L'importante era sapere che potevi sempre trovare il modo di reinventarti.»



domenica 26 marzo 2017

Recensione di "Dopo di te" di Jojo Moyes

Buonasera a tutti amici e buona domenica!
E' tornata l'ora legale... non che sia felice di aver dormito un'oretta in meno, ma almeno le giornate sembrano più lunghe e, forse, regalano un briciolo di allegria in più.
La mia ultima lettura è stata "Dopo di te" di Jojo Moyes. E' difficilissimo esprimere la propria opinione dopo aver letto il primo romanzo, visto il film (con lacrime annesse... e a me non capita MAI!) e aver amato profondamente Will Traynor...
Andiamo a scoprire la copertina e la trama, poi intraprenderò quest'ardua impresa.


Quando finisce una storia, ne inizia un'altra. Come si fa ad andare avanti dopo aver perso chi si ama? Come si può ricostruire la propria vita, voltare pagina? Per Louisa Clark, detta Lou, come per tutti, ricominciare è molto difficile. Dopo la morte di Will Traynor, di cui si è perdutamente innamorata, si sente persa, svuotata. È passato un anno e mezzo ormai, e Lou non è più quella di prima. I sei mesi intensi trascorsi con Will l'hanno completamente trasformata, ma ora è come se fosse tornata al punto di partenza e lei sente di dover dare una nuova svolta alla sua vita. A ventinove anni si ritrova quasi per caso a lavorare nello squallido bar di un aeroporto di Londra in cui guarda sconsolata il viavai della gente. Vive in un appartamento anonimo dove non le piace stare e recupera il rapporto con la sua famiglia senza avere delle reali prospettive. Soprattutto si domanda ogni giorno se mai riuscirà a superare il dolore che la soffoca. Ma tutto sta per cambiare.
Quando una sera una persona sconosciuta si presenta sulla soglia di casa, Lou deve prendere in fretta una decisione. Se chiude la porta, la sua vita continuerà così com'è: semplice, ordinaria, rassegnata. Se la apre, rischierà tutto. Ma lei ha promesso a se stessa e a Will di vivere, e se vuole mantenere la promessa deve lasciar entrare ciò che è nuovo.
Questo romanzo appassionante e mai scontato è l'attesissimo seguito del bestseller internazionale Io prima di te. Jojo Moyes ha deciso di scriverlo dopo che per tre anni è stata letteralmente sommersa dalle lettere e dalle e-mail di lettori che le chiedevano che fine avesse fatto l'indimenticabile protagonista Lou.


Prendo un bel respiro e inizio scrivendo che è un romanzo che mi è piaciuto, l'ho amato (meno del precedente, ma ha fatto comunque centro nel mio cuore) nonostante il suo sapore agrodolce.
Louisa Clark, dopo un anno e mezzo dalla scomparsa dell'indimenticabile Will, non ha mantenuto la promessa fatta. Ha viaggiato, si è comprata una casetta a Londra, ma la sua vita non è cambiata più di così. Lavora in un bar dell'aeroporto e ogni giorno vede gente che parte e torna in patria, con una sorta di malinconia che la pervade. Lou non riesce ad andare avanti. Il passato, quel tremendo e scottante sentimento con nome e cognome, non c'è più, eppure lei sente ancora la sua voce, il suo profumo, percepisce la sensazione di averlo vicino. La verità è che Will ha lasciato un vuoto incolmabile nell'animo di Lou e lei ha timore di perdere il suo ricordo lasciandosi andare e aprendo il suo cuore a una qualsiasi altra persona.


Una sera, in cima alla terrazza di casa, Lou riflette, pensa, osserva Londra e si chiede il perché di tutto quel che è accaduto, ma ha bevuto troppo.. perde l'equilibrio e cade giù. L'ultima immagine che vede è quella di una ragazza sul terrazzo di casa sua... poi vi è l'ambulanza, il sangue e il paramedico dal sorriso rassicurante e dalle braccia forti.
Ho avuto paura a proseguire la lettura. Non volevo che anche a Lou capitasse, disgraziatamente, di rimanere su una sedia a rotelle, ma la nostra protagonista è forte e, nonostante le ossa rotte, si riprende. C'è solo da capire chi fosse quella ragazza, perché non è stato un miraggio o un'allucinazione. Quella ragazza era lì con lei e le aveva persino parlato. Nessuno sembra crederla, anzi, coloro che la circondano pensano si sia gettata volontariamente dalla terrazza a causa del dolore per Will, finché un giorno quella ragazza con le lentiggini e gli occhi azzurri si presenta alla sua porta sconvolgendole la vita. E a tutto ciò si aggiunge un uomo speciale che, con tanta dolcezza, forse farà tornare a vivere Louisa Clark.


Vorrei dire davvero molto di più, ma non posso. Rovinerei tutta la suspense. Quel che è certo è che lo consiglio assolutamente. Forse in un primo momento, qualche delusione l'avrete (anzi, ci sarà sicuramente se avete amato "Io prima di te"), ma imparerete ad apprezzare le svolte nella vita di Lou, la sua grande forza d'animo e la volontà di poter ricominciare nonostante tutto.
Lou è come una farfalla che improvvisamente aveva deciso di tornare nel proprio bozzolo, nascondendo i magnifici colori delle proprie ali. Eppure, l'inverno fortunatamente non è eterno, A volte la primavera bussa semplicemente alla porta di casa.
Una cosa però posso anticiparla: se avete avuto in antipatia Treena, sono sicura che la detesterete in questo volume. E' sempre più saccente, come se Lou dovesse fare da serva e portare a casa denaro... come se un figlio con uno sconosciuto fosse una disgrazia capitata dal nulla. Lou rimane sempre troppo buona. Una bella litigata con la sorella me la sarei fatta, solo per chiarire le cose: a ognuna la sua vita, a ognuna le proprie responsabilità.
Per il resto, godetevi questa lettura e tornate a far battere il cuore sulle frequenze giuste, tanto più che molto probabilmente l'autrice è pronta a regalarci la terza avventura di Louisa Clark.


domenica 18 settembre 2016

Recensione di "Io prima di te" di Jojo Moyes (romanzo e film)

Buona domenica, amici lettori! Come state? Qui a Roma ha iniziato a soffiare un venticello fresco che porta con sé i nuvoloni e l'odore della pioggia. Lo spirito autunnale è alle porte, ma io proseguo a parlarvi dei romanzi che ho letto durante l'estate.
E' quindi l'ora della bellissima storia d’amore che prosegue a commuovere le fan di ogni parte del mondo, la storia di Louisa Clark e Will Traynor. Nei miei programmi di lettura vi era quello di leggere il romanzo già da parecchio tempo, ma la lista di libri era diventata interminabile e acquistare altre storie non sarebbe stato troppo saggio. Poi mi sono resa conto che, durante il mese di agosto, nonostante non fossi stata molto in casa, ho divorato letteralmente tanti di quei romanzi che credo di aver recuperato il mio “debito” letterario di un anno intero. Ho quindi fatto le cose al contrario con “Io prima di te”: prima il film e poi il romanzo (attenzione: NON. SI. FA!... però stavolta l'ho fatto pure io...)


Ho acquistato il romanzo con la copertina riferita al film in preda a un attacco di innamoramento adolescenziale dovuto al magnifico Sam Claflin, già notato e apprezzato in "Hunger Games" nel ruolo di Finnick Odair. Tralasciando però le mie follie, passiamo alla recensione.
Louisa Clark è una ventiseienne, impacciata, buffa e particolare. Ama vestirsi in maniera bizzarra, sta con Patrick da ben 7 anni e lavora in un piccolo bar alle pendici del castello che domina il paesetto inglese in cui vive. Il suo mondo ovattato sembra andar bene così: Lou è nata lì e lì morirà quando sarà vecchia, senza grandi ambizioni.


La sua vita cambia quando perde il lavoro e, dopo aver accettato un’orrenda e deprimente occupazione in un’industria notturna di pollame, Lou decide di provare a sostenere il colloquio presso la famiglia Traynor, nobile e proprietaria del castello. Di certo la ragazza non si sarebbe mai aspettata di vivere ogni giorno al fianco di Will, il brusco, sarcastico ma incredibilmente affascinante e intelligente figlio dei Traynor, ridotto su una sedia a rotelle all’età di 35 anni. 


Will è stato vittima di un incidente: una moto lo ha travolto mentre, in una giornata di pioggia, andava a prendere un taxi per recarsi al lavoro nella City londinese. Da allora è tetraplegico e ha bisogno di cure, ma soprattutto detesta la sua vita così limitata, tanto da aver tentato il suicidio e da aver preso accordi con una clinica svizzera per provvedere all’eutanasia. Ha dato 6 mesi di tempo ai suoi genitori e a sua sorella (che ha un ruolo davvero nullo) per fargli cambiare idea. Lou diventa l’unica speranza dei Traynor. 
Quella buffa ragazza senza aspirazioni si trasformerà, grazie a Will, in una fantastica donna capace di trarre forza, coraggio e allegria da qualsiasi cosa nel disperato tentativo di far rimanere Will… quell’uomo che pian piano ha imparato ad amare.


Il romanzo è consigliatissimo e il film – quasi completamente attinente al libro – è decisamente meraviglioso, ma preparatevi i fazzoletti. Ho pianto pure io che non lo faccio mai. È il secondo film in tutta la mia vita che riesce a commuovermi, affiancandosi a "Saving Mr. Banks".
Complimenti all’autrice, Jojo Moyes, e ai 2 attori protagonisti per il film, Emilie Clarke (il suo cognome e quello di Lou si pronunciano in ugual maniera… caso o destino?) e Sam Claflin.
Ora, qualche considerazione personale che posso fare solo dopo aver terminato il romanzo che integra alcuni aspetti descritti nel film.
La famiglia di Lou è tremenda. Ma come si fa a far quasi credere totalmente scema una figlia (la maggiore per di più) per far sì che la più piccola, inguaiata (si è fatta mettere incinta da non si sa nemmeno chi) e sempre considerata troppo intelligente, possa proseguire i suoi studi e la sua vita senza lavorare?


La sorella di Lou, Treena, è una prepotente viziata, che però ha un cuore sensibile, disposto ad ascoltare e aiutare Lou quando accade l’irreparabile. 
Il padre di Lou non capisco con quale coraggio (ovviamente quello dell’ignoranza) riesca a umiliare la figlia con continue prese in giro anche pesanti. No comment. Fa una coppia davvero insopportabile con sua moglie, che risulta una madre veramente troppo apprensiva e tropo dedita al suo ruolo di chioccia.
E Patrick è l’uomo più detestabile in circolazione. Mi sono chiesta perché diavolo Lou abbia tollerato di avere accanto un tizio così pieno di sé per 7 lunghi anni (indipendentemente dall’incontro con Will).


Patrick è un uomo cui non importano minimamente gli interessi altrui, men che meno quelli della sua ragazza, cui vuole imporre le sue abitudini e le sue passioni (corsa, sport, triathlon) sopprimendo quelle di lei.
Infine c’è Will, un raggio di sole in ogni senso, che ha però imparato ad essere più umile solo grazie alla conoscenza di Lou. Will amava la sua vita, era uno spirito libero e qui più che mai si comprende come il denaro non sia essenziale, ma possa fare la differenza.
Lou non è mai andata da nessuna parte anche perché è povera e deve lavorare per mantenere tutta la sua famiglia, mentre Will è colto e ha girato il mondo perché nato ricco. Allo stesso tempo, sono quegli stessi soldi che da tetraplegico gli permettono di condurre una vita almeno dignitosa e di potersi avvalere di cura e assistenza. Un Will Traynor povero, molto probabilmente, avrebbe considerato più di una volta la possibilità del suicidio, senza riuscire a resistere per anni.


Will, con il suo carattere difficile (come biasimarlo?), ma estremamente dolce, cambia Lou, fornendole gli strumenti per la conoscenza di un mondo che, fondamentalmente, la spaventava, facendole acquistare fiducia nelle sue capacità e risvegliando in lei la curiosità per il nuovo. Lou accantona finalmente un destino che non aveva scelto per sé e che aveva permesso agli altri di scegliere per lei.
Allo stesso tempo, è ancora Will a sottrarla da quel rapporto univoco, inutile e apatico che aveva con Patrick, facendole comprendere cosa voglia dire amare veramente e riuscendo a farle aprire infine le sue ali, quelle della sua vita e della sua libertà.


Jojo Moyes ha creato due personaggi complessi, complementari e affascinanti, andando a toccare il difficile tema dell’eutanasia che, forse, non è comprensibile, né totalmente giudicabile se non si provano certe sensazioni in prima persona. Libertà è anche quella di morire quando la tua esistenza è ridotta a quella di un vegetale, nonostante quella stessa libertà possa comportare assurdi dispiaceri. È forse una scelta egoista, ma l’uomo deve poter essere libero di ragionare ed effettuare le proprie autonome e consapevoli decisioni.
Ora ho timore di leggere “Dopo di te”. Sono curiosa di sapere cosa farà Lou, ma allo stesso tempo ho timore del suo futuro. Perché? Leggete il romanzo e capirete. Poi guardate il film e innamoratevi perdutamente di Will Traynor, in quella magistrale interpretazione di Sam Claflin che ha saputo essere affascinante, anche se confinato su una sedia a rotelle.

«Così stanno le cose. Sei scolpita nel mio cuore, Clark, fin dal primo giorno in cui sei arrivata con i tuoi abiti ridicoli, le tue terribili battute e la tua totale incapacità di nascondere ogni minima sensazione. Tu hai cambiato la mia vita…»


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