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domenica 30 giugno 2019

Recensione di "Sono sempre io" di Jojo Moyes

Buongiorno e buona domenica a tutti, cari lettori! Compaio e scompaio saltuariamente, tra un impegno e l'altro... ormai mi occorrerebbero giornate molto più lunghe di sole 24 ore!
E finalmente, dopo qualche mese in cui l'orario per andare a dormire si era spostato per me alle 02.00 di notte, sono riuscita a terminare la lettura di "Sono sempre io" di Jojo Moyes, terzo libro riguardante la storia della cara Louisa Clark.


Trama: Lou Clark sa tante cose... Ora che si è trasferita a New York e lavora per una coppia ricchissima e molto esigente che vive in un palazzo da favola nell'Upper East Side, sa quanti chilometri di distanza la separano da Sam, il suo amore rimasto a Londra. Sa che Leonard Gopnik, il suo datore di lavoro, è una brava persona e che la sua giovane e bella moglie Agnes gli nasconde un segreto. Come assistente di Agnes, sa che deve assecondare i suoi capricci e i suoi umori alterni e trarre il massimo da ogni istante di questa esperienza che per lei è una vera e propria avventura. L'ambiente privilegiato che si ritrova a frequentare è infatti lontanissimo dal suo mondo e da ciò che ha conosciuto finora. Quello che però Lou non sa è che sta per incontrare un uomo che metterà a soqquadro le sue poche certezze. Perché Josh le ricorda in modo impressionante una persona per lei fondamentale, come un richiamo irresistibile dal passato... Non sa cosa fare, ma sa perfettamente che qualsiasi cosa decida cambierà per sempre la sua vita. E che per lei è arrivato il momento di scoprire chi è davvero Louisa Clark.

Louisa Clark è rimasta nel cuore delle lettrici per la sua generosità, il coraggio, il dolore che ha sopportato e che è riuscita, bene o male, a superare. Louisa Clark è una ragazza che rispecchia un po' tutte noi: sbadata, spesso confusa, con tanta voglia di fare e a volte poca fortuna. Eppure è una persona che non si è mai arresa, almeno dopo aver conosciuto Will Traynor, il suo grande amore purtroppo perduto. Proprio Will le ha consigliato di essere sempre se stessa, di non accontentarsi mai, di vivere la vita fino in fondo. 


In cuor suo, Louisa sa bene che quelle parole, dettate da un uomo che prima dell'incidente aveva assaporato ogni singolo istante della sua esistenza, sono vere e che dovrebbe seguirle, ricordarle e ripetersele appena sveglia al mattino, ma le difficoltà sono tante e trovare se stessi nel mondo di oggi non è così semplice.
Dopo aver ricevuto una proposta di lavoro dall'altra parte dell'Oceano, Louisa parte alla volta di New York, ritrovandosi a dover fare da dama di compagnia ad Agnes, seconda moglie del ricco Mr. Gopnik, inquilino di uno dei palazzi più altolocati della Grande Mela. Non è facile abituarsi ai ritmi della "moderna" nobiltà: incontri, riunioni, cene di beneficienza con annessa tanta ipocrisia, corse mattutine, sedute dall'estetista, ore di attesa in macchina ad aspettare che Agnes termini le proprie cose. Lou, però, è molto paziente e comprensiva, così tanto da riuscire ad entrare in sintonia con Agnes che la reputa una sua amica in tutto e per tutto. Quella donna polacca, sempre impeccabile, è in realtà una persona molto fragile, che non riesce ad ambientarsi in un mondo in cui si è ritrovata catapultata e che tollera esclusivamente per amore di suo marito.


La vita scorre in maniera frenetica per Lou, mentre pensa ancora che in Inghilterra la sua famiglia va avanti, sua sorella ha forse trovato l'amore (che ancora nessuno conosce), Lily, la figlia di Will, è riuscita a ricrearsi una vita tessendo un ottimo rapporto con la nonna e poi c'è Sam, l'uomo che l'ha salvata dalla caduta dal terrazzo, quell'uomo dalle spalle larghe che si è lentamente e gentilmente insinuato nel cuore ferito di Louisa Clark. Una relazione a distanza è complicata: emerge la gelosia, seguita dal dubbio e da futili discussioni che sfilacciano i sentimenti. E come se non bastasse, durante una cena di gala, Louisa incontra un tale Josh, che sembra la fotocopia americana di Will.
Ci sono mille e più difficoltà nella vita di Lou, eppure abituata a un'esistenza in un paesino sperduto del Norfolk, la ragazza adora la nuova avventura da newyorkese, in una città che non dorme mai e in cui ogni sogno ha una buona probabilità di diventare realtà... forse anche il suo, racchiuso in un cassetto polveroso e pieno di abiti vintage dal gusto stravagante.


Rivelare qualcosa in più significherebbe togliere il gusto di assaporare il romanzo fino in fondo, ma chiunque abbia seguito la storia di Louisa Clark non potrà fare a meno di continuare a conoscerla pagina dopo pagina. Lou è uno dei personaggi che più ho amato e sentito vicino. In quest'ultimo episodio, si può dire che subisca una presa di coscienza: dopo l'ennesima delusione e, al contempo, una nuova possibilità di migliorare se stessa e la condizione delle persone a lei prossime, Lou riesce finalmente a capire chi voglia essere, intercettando la strada per tracciare il futuro che ha sempre sognato. L'esperienza di Lou fa comprendere bene al lettore quanto siano indubbiamente importanti gli affetti e l'amore, ma anche quanto sia fondamentale realizzarsi dal punto di vista lavorativo. Senza quest'ultimo aspetto, una persona si sente completa a metà.

Vi lascio con qualche piccola citazione che ho amato. Buona domenica!

«I libri ti insegnano la vita. I libri ti insegnano l'empatia. Ma non puoi comprarli, se con quello che guadagni riesci a malapena a sbarcare il lunario. Ecco perché quella biblioteca è una risorsa vitale! Se chiudi una biblioteca, Louisa, non cancelli soltanto un edificio, cancelli la speranza.»  


«Presi la metropolitana fino a Washington Heights e scesi a qualche minuto a piedi dalla biblioteca. Finalmente, dopo giorni, ebbi l'impressione di trovarmi in un luogo familiare, pronto ad accogliermi. Questo sarebbe stato il mio rifugio, il trampolino di lancio per un nuovo futuro. [...] Sentii parte della tensione accumulata sciogliersi e scivolare via dalle mie spalle, e con le conversazioni sussurrate della gente in sottofondo mi lasciai fluttuare in un mondo lontano dal caos e dall'affanno che imperversavano fuori.»


«Cosa mi aveva detto Will? Dovevo vivere l'attimo. Dovevo cogliere le opportunità quando si presentavano. Dovevo essere il tipo di persona che diceva sì.»


«Oh, Louisa, puoi restare aggrappata al tuo dolore sulla base di un orgoglio malriposto, oppure puoi semplicemente lasciar perdere e goderti il tempo prezioso che ti rimane.»


«C'era una volta una fanciullia che viveva in una piccola città di un piccolo mondo. Era molto felice, o almeno si convinceva di esserlo. Come tante ragazze, amava sperimentare diversi look e apparire come qualcuno che non era. Ma, come troppe ragazze, era stata minata dalla vita, finché, invece di trovare ciò che era adatto lei, si era camuffata, nascondendo le parti di sé che la rendevano diversa. Per un po' aveva lasciato che il mondo la ferisse, e infine aveva concluso che era più sicuro non essere affatto se stessa. Esistono tantissime versioni di noi stessi, e tra queste possiamo decidere quale fare nostra. [...] Io avevo una scelta. Potevo essere Louisa Clark di New York o Louisa Clark di Stortfold, oppure una Louisa completamente diversa che non avevo ancora conosciuto. L'importante era fare in modo che nessuno fra coloro a cui permettevi di camminare al tuo fianco potesse decidere quale di queste versioni tu fossi e ti inchiodasse come una farfalla in una teca. L'importante era sapere che potevi sempre trovare il modo di reinventarti.»



domenica 26 marzo 2017

Recensione di "Dopo di te" di Jojo Moyes

Buonasera a tutti amici e buona domenica!
E' tornata l'ora legale... non che sia felice di aver dormito un'oretta in meno, ma almeno le giornate sembrano più lunghe e, forse, regalano un briciolo di allegria in più.
La mia ultima lettura è stata "Dopo di te" di Jojo Moyes. E' difficilissimo esprimere la propria opinione dopo aver letto il primo romanzo, visto il film (con lacrime annesse... e a me non capita MAI!) e aver amato profondamente Will Traynor...
Andiamo a scoprire la copertina e la trama, poi intraprenderò quest'ardua impresa.


Quando finisce una storia, ne inizia un'altra. Come si fa ad andare avanti dopo aver perso chi si ama? Come si può ricostruire la propria vita, voltare pagina? Per Louisa Clark, detta Lou, come per tutti, ricominciare è molto difficile. Dopo la morte di Will Traynor, di cui si è perdutamente innamorata, si sente persa, svuotata. È passato un anno e mezzo ormai, e Lou non è più quella di prima. I sei mesi intensi trascorsi con Will l'hanno completamente trasformata, ma ora è come se fosse tornata al punto di partenza e lei sente di dover dare una nuova svolta alla sua vita. A ventinove anni si ritrova quasi per caso a lavorare nello squallido bar di un aeroporto di Londra in cui guarda sconsolata il viavai della gente. Vive in un appartamento anonimo dove non le piace stare e recupera il rapporto con la sua famiglia senza avere delle reali prospettive. Soprattutto si domanda ogni giorno se mai riuscirà a superare il dolore che la soffoca. Ma tutto sta per cambiare.
Quando una sera una persona sconosciuta si presenta sulla soglia di casa, Lou deve prendere in fretta una decisione. Se chiude la porta, la sua vita continuerà così com'è: semplice, ordinaria, rassegnata. Se la apre, rischierà tutto. Ma lei ha promesso a se stessa e a Will di vivere, e se vuole mantenere la promessa deve lasciar entrare ciò che è nuovo.
Questo romanzo appassionante e mai scontato è l'attesissimo seguito del bestseller internazionale Io prima di te. Jojo Moyes ha deciso di scriverlo dopo che per tre anni è stata letteralmente sommersa dalle lettere e dalle e-mail di lettori che le chiedevano che fine avesse fatto l'indimenticabile protagonista Lou.


Prendo un bel respiro e inizio scrivendo che è un romanzo che mi è piaciuto, l'ho amato (meno del precedente, ma ha fatto comunque centro nel mio cuore) nonostante il suo sapore agrodolce.
Louisa Clark, dopo un anno e mezzo dalla scomparsa dell'indimenticabile Will, non ha mantenuto la promessa fatta. Ha viaggiato, si è comprata una casetta a Londra, ma la sua vita non è cambiata più di così. Lavora in un bar dell'aeroporto e ogni giorno vede gente che parte e torna in patria, con una sorta di malinconia che la pervade. Lou non riesce ad andare avanti. Il passato, quel tremendo e scottante sentimento con nome e cognome, non c'è più, eppure lei sente ancora la sua voce, il suo profumo, percepisce la sensazione di averlo vicino. La verità è che Will ha lasciato un vuoto incolmabile nell'animo di Lou e lei ha timore di perdere il suo ricordo lasciandosi andare e aprendo il suo cuore a una qualsiasi altra persona.


Una sera, in cima alla terrazza di casa, Lou riflette, pensa, osserva Londra e si chiede il perché di tutto quel che è accaduto, ma ha bevuto troppo.. perde l'equilibrio e cade giù. L'ultima immagine che vede è quella di una ragazza sul terrazzo di casa sua... poi vi è l'ambulanza, il sangue e il paramedico dal sorriso rassicurante e dalle braccia forti.
Ho avuto paura a proseguire la lettura. Non volevo che anche a Lou capitasse, disgraziatamente, di rimanere su una sedia a rotelle, ma la nostra protagonista è forte e, nonostante le ossa rotte, si riprende. C'è solo da capire chi fosse quella ragazza, perché non è stato un miraggio o un'allucinazione. Quella ragazza era lì con lei e le aveva persino parlato. Nessuno sembra crederla, anzi, coloro che la circondano pensano si sia gettata volontariamente dalla terrazza a causa del dolore per Will, finché un giorno quella ragazza con le lentiggini e gli occhi azzurri si presenta alla sua porta sconvolgendole la vita. E a tutto ciò si aggiunge un uomo speciale che, con tanta dolcezza, forse farà tornare a vivere Louisa Clark.


Vorrei dire davvero molto di più, ma non posso. Rovinerei tutta la suspense. Quel che è certo è che lo consiglio assolutamente. Forse in un primo momento, qualche delusione l'avrete (anzi, ci sarà sicuramente se avete amato "Io prima di te"), ma imparerete ad apprezzare le svolte nella vita di Lou, la sua grande forza d'animo e la volontà di poter ricominciare nonostante tutto.
Lou è come una farfalla che improvvisamente aveva deciso di tornare nel proprio bozzolo, nascondendo i magnifici colori delle proprie ali. Eppure, l'inverno fortunatamente non è eterno, A volte la primavera bussa semplicemente alla porta di casa.
Una cosa però posso anticiparla: se avete avuto in antipatia Treena, sono sicura che la detesterete in questo volume. E' sempre più saccente, come se Lou dovesse fare da serva e portare a casa denaro... come se un figlio con uno sconosciuto fosse una disgrazia capitata dal nulla. Lou rimane sempre troppo buona. Una bella litigata con la sorella me la sarei fatta, solo per chiarire le cose: a ognuna la sua vita, a ognuna le proprie responsabilità.
Per il resto, godetevi questa lettura e tornate a far battere il cuore sulle frequenze giuste, tanto più che molto probabilmente l'autrice è pronta a regalarci la terza avventura di Louisa Clark.


domenica 18 settembre 2016

Recensione di "Io prima di te" di Jojo Moyes (romanzo e film)

Buona domenica, amici lettori! Come state? Qui a Roma ha iniziato a soffiare un venticello fresco che porta con sé i nuvoloni e l'odore della pioggia. Lo spirito autunnale è alle porte, ma io proseguo a parlarvi dei romanzi che ho letto durante l'estate.
E' quindi l'ora della bellissima storia d’amore che prosegue a commuovere le fan di ogni parte del mondo, la storia di Louisa Clark e Will Traynor. Nei miei programmi di lettura vi era quello di leggere il romanzo già da parecchio tempo, ma la lista di libri era diventata interminabile e acquistare altre storie non sarebbe stato troppo saggio. Poi mi sono resa conto che, durante il mese di agosto, nonostante non fossi stata molto in casa, ho divorato letteralmente tanti di quei romanzi che credo di aver recuperato il mio “debito” letterario di un anno intero. Ho quindi fatto le cose al contrario con “Io prima di te”: prima il film e poi il romanzo (attenzione: NON. SI. FA!... però stavolta l'ho fatto pure io...)


Ho acquistato il romanzo con la copertina riferita al film in preda a un attacco di innamoramento adolescenziale dovuto al magnifico Sam Claflin, già notato e apprezzato in "Hunger Games" nel ruolo di Finnick Odair. Tralasciando però le mie follie, passiamo alla recensione.
Louisa Clark è una ventiseienne, impacciata, buffa e particolare. Ama vestirsi in maniera bizzarra, sta con Patrick da ben 7 anni e lavora in un piccolo bar alle pendici del castello che domina il paesetto inglese in cui vive. Il suo mondo ovattato sembra andar bene così: Lou è nata lì e lì morirà quando sarà vecchia, senza grandi ambizioni.


La sua vita cambia quando perde il lavoro e, dopo aver accettato un’orrenda e deprimente occupazione in un’industria notturna di pollame, Lou decide di provare a sostenere il colloquio presso la famiglia Traynor, nobile e proprietaria del castello. Di certo la ragazza non si sarebbe mai aspettata di vivere ogni giorno al fianco di Will, il brusco, sarcastico ma incredibilmente affascinante e intelligente figlio dei Traynor, ridotto su una sedia a rotelle all’età di 35 anni. 


Will è stato vittima di un incidente: una moto lo ha travolto mentre, in una giornata di pioggia, andava a prendere un taxi per recarsi al lavoro nella City londinese. Da allora è tetraplegico e ha bisogno di cure, ma soprattutto detesta la sua vita così limitata, tanto da aver tentato il suicidio e da aver preso accordi con una clinica svizzera per provvedere all’eutanasia. Ha dato 6 mesi di tempo ai suoi genitori e a sua sorella (che ha un ruolo davvero nullo) per fargli cambiare idea. Lou diventa l’unica speranza dei Traynor. 
Quella buffa ragazza senza aspirazioni si trasformerà, grazie a Will, in una fantastica donna capace di trarre forza, coraggio e allegria da qualsiasi cosa nel disperato tentativo di far rimanere Will… quell’uomo che pian piano ha imparato ad amare.


Il romanzo è consigliatissimo e il film – quasi completamente attinente al libro – è decisamente meraviglioso, ma preparatevi i fazzoletti. Ho pianto pure io che non lo faccio mai. È il secondo film in tutta la mia vita che riesce a commuovermi, affiancandosi a "Saving Mr. Banks".
Complimenti all’autrice, Jojo Moyes, e ai 2 attori protagonisti per il film, Emilie Clarke (il suo cognome e quello di Lou si pronunciano in ugual maniera… caso o destino?) e Sam Claflin.
Ora, qualche considerazione personale che posso fare solo dopo aver terminato il romanzo che integra alcuni aspetti descritti nel film.
La famiglia di Lou è tremenda. Ma come si fa a far quasi credere totalmente scema una figlia (la maggiore per di più) per far sì che la più piccola, inguaiata (si è fatta mettere incinta da non si sa nemmeno chi) e sempre considerata troppo intelligente, possa proseguire i suoi studi e la sua vita senza lavorare?


La sorella di Lou, Treena, è una prepotente viziata, che però ha un cuore sensibile, disposto ad ascoltare e aiutare Lou quando accade l’irreparabile. 
Il padre di Lou non capisco con quale coraggio (ovviamente quello dell’ignoranza) riesca a umiliare la figlia con continue prese in giro anche pesanti. No comment. Fa una coppia davvero insopportabile con sua moglie, che risulta una madre veramente troppo apprensiva e tropo dedita al suo ruolo di chioccia.
E Patrick è l’uomo più detestabile in circolazione. Mi sono chiesta perché diavolo Lou abbia tollerato di avere accanto un tizio così pieno di sé per 7 lunghi anni (indipendentemente dall’incontro con Will).


Patrick è un uomo cui non importano minimamente gli interessi altrui, men che meno quelli della sua ragazza, cui vuole imporre le sue abitudini e le sue passioni (corsa, sport, triathlon) sopprimendo quelle di lei.
Infine c’è Will, un raggio di sole in ogni senso, che ha però imparato ad essere più umile solo grazie alla conoscenza di Lou. Will amava la sua vita, era uno spirito libero e qui più che mai si comprende come il denaro non sia essenziale, ma possa fare la differenza.
Lou non è mai andata da nessuna parte anche perché è povera e deve lavorare per mantenere tutta la sua famiglia, mentre Will è colto e ha girato il mondo perché nato ricco. Allo stesso tempo, sono quegli stessi soldi che da tetraplegico gli permettono di condurre una vita almeno dignitosa e di potersi avvalere di cura e assistenza. Un Will Traynor povero, molto probabilmente, avrebbe considerato più di una volta la possibilità del suicidio, senza riuscire a resistere per anni.


Will, con il suo carattere difficile (come biasimarlo?), ma estremamente dolce, cambia Lou, fornendole gli strumenti per la conoscenza di un mondo che, fondamentalmente, la spaventava, facendole acquistare fiducia nelle sue capacità e risvegliando in lei la curiosità per il nuovo. Lou accantona finalmente un destino che non aveva scelto per sé e che aveva permesso agli altri di scegliere per lei.
Allo stesso tempo, è ancora Will a sottrarla da quel rapporto univoco, inutile e apatico che aveva con Patrick, facendole comprendere cosa voglia dire amare veramente e riuscendo a farle aprire infine le sue ali, quelle della sua vita e della sua libertà.


Jojo Moyes ha creato due personaggi complessi, complementari e affascinanti, andando a toccare il difficile tema dell’eutanasia che, forse, non è comprensibile, né totalmente giudicabile se non si provano certe sensazioni in prima persona. Libertà è anche quella di morire quando la tua esistenza è ridotta a quella di un vegetale, nonostante quella stessa libertà possa comportare assurdi dispiaceri. È forse una scelta egoista, ma l’uomo deve poter essere libero di ragionare ed effettuare le proprie autonome e consapevoli decisioni.
Ora ho timore di leggere “Dopo di te”. Sono curiosa di sapere cosa farà Lou, ma allo stesso tempo ho timore del suo futuro. Perché? Leggete il romanzo e capirete. Poi guardate il film e innamoratevi perdutamente di Will Traynor, in quella magistrale interpretazione di Sam Claflin che ha saputo essere affascinante, anche se confinato su una sedia a rotelle.

«Così stanno le cose. Sei scolpita nel mio cuore, Clark, fin dal primo giorno in cui sei arrivata con i tuoi abiti ridicoli, le tue terribili battute e la tua totale incapacità di nascondere ogni minima sensazione. Tu hai cambiato la mia vita…»


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