Buonasera amici! Sto riscoprendo il piacere di curare un blog. Non lo facevo da un'eternità, ma non credo durerà molto con altre ricerche che incombono. Intanto però, leggetevi la mia nuova recensione. Pronti? Via!
"Percy Jackson e gli dei dell'olimpo – Le storie segrete" è stato però un regalo ricevuto per il mio onomastico, il 24 luglio, un pensiero. Io adoro i regali. Mi fanno sempre l'effetto "Ti ho pensata… e ho voluto comprarti questo per dirti che ti voglio bene". Ho un animo romantico in fondo… nel fondo più profondo, ma c'è.
Dicevo, un romanzo deve essere letto, sempre secondo la mia politica. Una volta che entra a far parte della tua collezione, in un modo o nell'altro, le sue pagine necessitano di essere sfogliate. Ho quindi intrapreso la lettura della raccolta di racconti di Rick Riordan. Ero titubante perché pensavo di dover leggere anche gli altri romanzi, ma quando ho aperto la prima pagina ho subito notato che non era necessario e che i tre racconti qui contenuti in realtà sono indipendenti.
Sono stata quindi catapultata nel mondo di Percy Jackson, semidio, figlio di Poseidone, che possiede straordinari poteri riguardanti ovviamente l'acqua e il suo controllo, affini alla mia Christine.
La ragazza con cui sta, Annabeth, è una semidea, figlia di Atena, dea della sapienza, e spicca per intelligenza e acume.
Ci sono poi due ragazzi, che praticano le arti magiche egizie, Carter e Sadie Kane.
Da quel che ho appreso, i quattro personaggi fanno parte di due saghe differenti, ma in questi racconti essi si incontrano e collaborano per provare a salvare il mondo da un coccodrillo gigante, dal dio Serapide e infine da un mago pazzo, figlio di Ramses il Grande, che vuole un potente talismano – la corona di Tolomeo – per diventare un dio.
Non è un caso che venga nominato Tolomeo e la sua discendenza che dominarono su un Egitto ellenizzato. I racconti si basano sull'unione dei poteri derivanti dalla mitologia greca e su quelli derivanti dalla mitologia egizia. Non rivelerò di più. La lettura è piacevole, essenzialmente per ragazzi. L'autore ha mescolato la realtà quotidiana con la mitologia, documentandosi anche su fatti storici.
Ho apprezzato molto questa linea un po' fantascientifica che attraversa la narrazione: è come se in un'unica realtà, la nostra, ne convivessero anche altre che però ai semplici umani sono invisibili. In tutto questo si inseriscono Percy e i suoi amici, con armi mortali camuffate sotto l'apparenza di oggetti d'uso comune (la spada di Percy è una penna biro ad esempio).
Premettendo che mi hanno coinvolta, i racconti sono però scritti con uno stile che a me pare un po' troppo cinematografico. A tratti mi è sembrato di leggere il copione di un film. Non è proprio il massimo per me, ma devo dire che a livello di narrativa per ragazzi credo che sia una tecnica molto in voga, che tenda a far appassionare i giovani lettori. Questo però non significa che sia lo stile corretto. Se io fossi stata bambina ad esempio e avessi letto Percy Jackson tra i romanzi a piacere che le tanto "adorate" maestre assegnano "amorevolmente" per l'estate, che cosa avrei imparato (contenuto a parte che è di pura fantasia)? Avrei imparato che un tema si può scrivere anche con un tono estremamente colloquiale, inserendo addirittura espressioni proprie solo di un discorso verbale e avrei magari iniziato a sviluppare i miei temi in questo modo erroneo. Ecco, vorrei sottolineare il mio punto di vista: carini i racconti, simpatico lo stile, ma è meglio usarlo solo ed esclusivamente per la cinematografia, non per la narrativa fantasy di ampia diffusione.
Per quanto riguarda i contenuti, ho trovato molte similitudini con la saga dell'alchimista Nicholas Flamel scritta da Michael Scott (Recensione del VI volume), pubblicato qualche anno prima di Percy Jackson.
La ragazza con cui sta, Annabeth, è una semidea, figlia di Atena, dea della sapienza, e spicca per intelligenza e acume.
Ci sono poi due ragazzi, che praticano le arti magiche egizie, Carter e Sadie Kane.
Da quel che ho appreso, i quattro personaggi fanno parte di due saghe differenti, ma in questi racconti essi si incontrano e collaborano per provare a salvare il mondo da un coccodrillo gigante, dal dio Serapide e infine da un mago pazzo, figlio di Ramses il Grande, che vuole un potente talismano – la corona di Tolomeo – per diventare un dio.
Non è un caso che venga nominato Tolomeo e la sua discendenza che dominarono su un Egitto ellenizzato. I racconti si basano sull'unione dei poteri derivanti dalla mitologia greca e su quelli derivanti dalla mitologia egizia. Non rivelerò di più. La lettura è piacevole, essenzialmente per ragazzi. L'autore ha mescolato la realtà quotidiana con la mitologia, documentandosi anche su fatti storici.
Ho apprezzato molto questa linea un po' fantascientifica che attraversa la narrazione: è come se in un'unica realtà, la nostra, ne convivessero anche altre che però ai semplici umani sono invisibili. In tutto questo si inseriscono Percy e i suoi amici, con armi mortali camuffate sotto l'apparenza di oggetti d'uso comune (la spada di Percy è una penna biro ad esempio).
Premettendo che mi hanno coinvolta, i racconti sono però scritti con uno stile che a me pare un po' troppo cinematografico. A tratti mi è sembrato di leggere il copione di un film. Non è proprio il massimo per me, ma devo dire che a livello di narrativa per ragazzi credo che sia una tecnica molto in voga, che tenda a far appassionare i giovani lettori. Questo però non significa che sia lo stile corretto. Se io fossi stata bambina ad esempio e avessi letto Percy Jackson tra i romanzi a piacere che le tanto "adorate" maestre assegnano "amorevolmente" per l'estate, che cosa avrei imparato (contenuto a parte che è di pura fantasia)? Avrei imparato che un tema si può scrivere anche con un tono estremamente colloquiale, inserendo addirittura espressioni proprie solo di un discorso verbale e avrei magari iniziato a sviluppare i miei temi in questo modo erroneo. Ecco, vorrei sottolineare il mio punto di vista: carini i racconti, simpatico lo stile, ma è meglio usarlo solo ed esclusivamente per la cinematografia, non per la narrativa fantasy di ampia diffusione.
Per quanto riguarda i contenuti, ho trovato molte similitudini con la saga dell'alchimista Nicholas Flamel scritta da Michael Scott (Recensione del VI volume), pubblicato qualche anno prima di Percy Jackson.
Il ritorno degli dei, l'addestramento nelle arti magiche, le parentele con gli dei stessi… tutti elementi che sono presenti già nella saga di Michael Scott. Ad ogni modo, ora mi sono incuriosita e probabilmente in futuro – dopo aver terminato le mie letture – sbircerò gli altri romanzi di entrambe le saghe. Valutazione positiva per Rick Riordan, in realtà più come "autore cinematografico" che per la narrativa vera e propria.
Buona serata a tutti e alla prossima!
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