Buonasera amici! Eccomi di nuovo con una nuova recensione dopo aver trascorso il pomeriggio immersa nei miei deliri archeologici!
Con Jane Shemilt, autrice di "Una famiglia quasi perfetta", si torna nelle isole britanniche, con una narrazione sospesa tra il Dorset e Bristol, rispettivamente nel tempo presente e indietro di un anno all'incirca.Jenny e Ted sono entrambi medici: lei è medico generico, mentre lui è un neurochirurgo parecchio affermato nell'ospedale in cui lavora.
Hanno tre figli adolescenti: due gemelli, Ed e Theo, e Naomi.
La loro sembra una famiglia normale, ma ognuno dei suoi componenti nasconde dei segreti inconfessabili che nel puzzle di eventi che si susseguono giocheranno un ruolo fondamentale. Naomi infatti scompare dopo una rappresentazione teatrale di cui lei era la protagonista. Jenny, sua madre, non riesce ad arrendersi e una pagina dopo l'altra viene descritta la sofferenza, l'angoscia, la paura, i pensieri che velocemente corrono a cercare anche i più piccoli dettagli, i sentimenti e le parole spesso taciute.
La loro sembra una famiglia normale, ma ognuno dei suoi componenti nasconde dei segreti inconfessabili che nel puzzle di eventi che si susseguono giocheranno un ruolo fondamentale. Naomi infatti scompare dopo una rappresentazione teatrale di cui lei era la protagonista. Jenny, sua madre, non riesce ad arrendersi e una pagina dopo l'altra viene descritta la sofferenza, l'angoscia, la paura, i pensieri che velocemente corrono a cercare anche i più piccoli dettagli, i sentimenti e le parole spesso taciute.
Il sospetto si espande: da pochi indagati che erano investiti da un'alta probabilità di colpevolezza (uomini che avrebbero potuto vendicarsi) sono inclusi anche i membri della famiglia. Ted, quasi sempre assente da casa, sembra sapere più informazioni della stessa Jenny, la quale si ritrova ad interpretare la duplice parte della madre che cerca di conciliare lavoro e famiglia, ma allo stesso tempo anche quella della persona apparentemente informata dei fatti. Jenny dovrà infatti scavare a fondo nella psiche dei suoi figli e di suo marito, spesso facendo uscire le parole di bocca quasi con le tenaglie, per provare a ritrovare la sua amata Naomi.
Naomi che sembrava la figlia perfetta e retta… finché i suoi segreti escono allo scoperto e la verità piomba sulle spalle di sua madre come un pesantissimo macigno.
Naomi che sembrava la figlia perfetta e retta… finché i suoi segreti escono allo scoperto e la verità piomba sulle spalle di sua madre come un pesantissimo macigno.
Quando sembra tutto perduto, Jane Shemilt inserisce il clou del romanzo proprio nell'ultimo capitolo, ottenendo l'effetto calamita sul lettore il quale non può fare a meno di domandarsi quale altro altarino sarà svelato dietro il sottile velo della "normalità".
I gialli non sono il mio genere, ma come ho spesso ripetuto ultimamente, trovando raramente fantasy validi (le saghe infinite diffuse in tutte le librerie mi rifiuto di cominciarle), sto provando nuovi tipi di narrazione. Devo dire che questo romanzo mi ha tenuta incollata alle pagine, mentre provavo a immedesimarmi nel personaggio di un detective per comprendere bene i motivi della scomparsa della giovane Naomi. Le descrizioni assumono sfumature cinematografiche, mentre i fotogrammi della vita di ogni personaggio scorrono davanti al lettore.
Certamente il fatto che l'autrice sia medico ha giocato un ruolo fondamentale all'interno della storia perché sia Jenny che Ted sono delineati con precisione chirurgica (per rimanere in tema). Allo stesso tempo la Shemilt riesce a descrivere magistralmente i problemi e i disagi adolescenziali che si scontrano quasi sempre con le idee del genitore.
Ne consiglio vivamente la lettura. Unica nota negativa, non per l'autrice, ma per la casa editrice italiana, la Newton Compton: perché questa traduzione del titolo? "Una famiglia quasi perfetta" rispecchia esattamente il contenuto del romanzo. È un titolo che però non c'entra assolutamente nulla con quello originale che è "Daughter" ovvero "Figlia". Infatti la storia è incentrata sulla sparizione di Naomi, figlia di Jenny e Ted.
Spesso ho notato questa tendenza, anche nel campo cinematografico, di tradurre quasi a piacimento i titoli originali, cosa che personalmente eviterei. Il titolo è la presentazione di un'opera che l'autore pensa e ripensa, in modo che sia idoneo a racchiudere – anche sotto una certa aura misteriosa – il contenuto. "Una famiglia quasi perfetta" come titolo tradotto, in un certo senso, svela già qualcosa. Propongo di rispettare la scelta dell'autore traducendo letteralmente. Anche i lettori ringrazieranno.
Buona serata a tutti voi!
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