Mi chiedevo dunque cosa spinge tutte queste persone, me compresa, a voler scrivere un libro.
Perchè ci ritroviamo con una penna in mano o con la tastiera davanti a voler mettere per iscritto le nostre parole?
Faccio un'autoanalisi e provo a rispondermi, cercando una risposta anche per le esigenze altrui.
Dunque... ricordo che per la prima volta scrissi il mio romanzo urban fantasy inedito, non fu Sàkomar.
Iniziò solo come un concorso di 15 pagine, per cui ciò che mi spinse a prendere in mano la penna e qualche foglio fu quello di mettermi alla prova, di vedere se per caso fossi riuscita a vincere il premio in palio.
Con Sàkomar fu diverso. L'avrò detto mille volte, ma nacque tutto da alcuni disegni, proprio come i cartoni della Disney (non mi voglio mettere assolutamente al pari del grande Walt. Le sue creazioni sono eccezionali in confronto alle mie). Volli dar vita a un'idea, volli farle prendere consistenza, comunicarla, far sì che non vivesse solo nella mia mente, ma anche in quella altrui. Era volontà di condividere una fantasia, di trasmettere attraverso dei semplici personaggi delle opinioni, dei concetti.
Credo sia la stessa cosa di dipingere un quadro. All'interno si pongono mille e più sentimenti, pensieri, immagini che sono metafore. Quando lo si espone e l'opera d'arte viene a contatto con il pubblico, quest'ultimo, oltre a scorgerne la bellezza, lo stile, etc., si chiederà quali sensazioni avrà mai provato l'autore, talvolta capendole, talvolta intuendole, provandole.
Un libro è perciò una vera e propria opera d'arte, esattamente come una scultura, un dipinto, una foto, un componimento musicale.
Ognuno di questi autori è artista e come tale va rispettato. C'è chi scrive un'opera più frivola, chi una più impegnativa, chi non è bravo, chi lo è di più, ma tutti fanno arte.
Forse è anche in ciò che è nascosto il motivo per cui un libro non si dovrebbe mai iniziare e lasciare a metà, bensì bisognerebbe finirlo per poi trarne le proprie opinioni. Un quadro lo si guarda tutto e si fornisce poi una propria opinione, non lo si guarda a metà.
Tutta questa riflessione filosofica dove mi conduce? Torno un attimo su per vedere da dove avevo iniziato... sono troppo sbadata! Ah ecco sì, cosa ci spinge a scrivere. Direi che sia la volontà di far conoscere una parte di noi agli altri, di trasmettere ciò che pensiamo e che proviamo, di rendere partecipi altre persone dei nostri sentimenti.
Bene, dopo questo post, vi saluto e tornerò nei prossimi giorni scrivendo le mie opinioni su un libro che ho letto recentemente dell'autore Glenn Cooper, che sicuramente molti di voi conoscono.
Buona giornata!
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