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giovedì 19 settembre 2024

Recensione di "Cannoli siciliani. Mare, amore e altre cose buone" di Roberta Corradin

Il libro letto a cavallo tra agosto e settembre è quello che lascia un po’ di malinconia: lo hai portato in spiaggia con te, profuma ancora di mare e di crema solare, ma allo stesso tempo è quello che terminerai di leggere sul bus, mentre tutto ricomincia.

È stato così per “Cannoli siciliani” di Roberta Corradin, acquistato in una piccola libreria Giunti, finalmente in edizione economica. Era da tempo che volevo leggerlo, che mi incuriosiva.
 

Trama: Mare, sole, amore: la Sicilia d’estate ha molte promesse, ma non per Arianna, che lavora senza sosta alla redazione di due libri in due lingue diverse. Si consola con le tante delizie che l’isola offre anche agli stacanovisti come lei: granite, gelati, cannoli e menu di pesce. Nel frattempo, seduta a cena col laptop aperto, guarda distrattamente Nisso, diminutivo di Dionisso, chef belloccio e un po’ arrogante che le ricorda un giovane Antonio Banderas e manda avanti due ristoranti. Lui ha vissuto sempre in Sicilia, lei è cittadina del mondo. Lui ha poco più di trent’anni, lei poco più di cinquanta. Nessuno dei due ha tempo e voglia di innamorarsi. Ognuno dei due ha un sogno. Diverso. Ma non così tanto. Il destino se ne frega della iniziale riluttanza dei due e tesse trame al posto loro, finendo per intrecciarli stretti in una storia che, anno dopo anno, li porta a confrontarsi e a costruire insieme case, menu, ristoranti, progetti reali e immaginari. Respireranno modi di pensare, stili di vita, cibi e spezie prima sconosciuti. E realizzeranno tante cose buone, da mangiare e non solo, per chi siede ai tavoli del loro ristorante sulla piazzetta di una borgata di mare e per tutta la comunità locale, a partire dalle molte donne a cui Arianna mostrerà che nella vita si può sempre scegliere, e cambiare vita è sempre un’opzione valida. Sullo sfondo, la bellezza mozzafiato della Sicilia barocca, il mare splendente e le colline degli Iblei. Una storia d’amore scritta con uno stile ironico e sagace e con un finale a sorpresa che vi farà ridere, pensare, piangere e sognare. E chissà, anche cambiare.

Questa è una storia ambientata in Sicilia, tra le distese degli Iblei e il mare. È il cibo a far incontrare Nisso (il cui nome deriva da Dioniso) e Arianna, l’uno chef, l’altra giornalista impegnata in vari progetti, tra cui quello di recensire ristoranti. Nisso non si è mai voluto legare, è uno spirito libero, con la sua moto e la nuova semplicissima casetta in campagna (dove non ha il bagno e il letto è una stuoia); Arianna ha visto il mondo, ha viaggiato a Parigi, New York, ha avuto alcune storie, ha anche provato ad avere una bambina, ma la vita l’ha portata poi nell’isola, dove tutto è cambiato; lui ama la montagna e detesta tutto quel blu marino, mentre lei ama il mare nonostante provenga dal Nord Italia. Nisso ha una trentina d’anni; Arianna una cinquantina. Ebbene sì, c’è una differenza di 20 anni tra i due, ma l’età non si rende conto della sintonia tra loro, dei desideri dell’uno che sono anche quelli dell’altra e viceversa. Arianna pone fine al suo peregrinare e si stabilisce con Nisso a Testa dell’Acqua (frazione di Noto), in una bella casa che si è fatta costruire; ad Avola (vicino Siracusa), invece, c’è il ristorante che Nisso conduce e che Arianna, prima per caso, poi per scelta aiuterà a gestire.

Foto di Peter H da Pixabay

I giorni si susseguono così, tra un piatto e l’altro, visitatori che rimangono più che soddisfatti ogni qualvolta entrano in quel ristorantino, camerieri e aiuti in cucina che si alternano, le vicende di casa con i tre cani adottati e qualche viaggio nei momenti di chiusura del locale. Ma se per tanti anni Arianna e Nisso sono legati da quel forte sentimento iniziale, con il trascorrere del tempo – che intanto diventano 15 anni – tutto sembra affievolirsi e una discussione li porta ad allontanarsi un po’. Lei ha lasciato la sua vita da viaggiatrice per stare con lui, ma lui ora ha bisogno di cambiare, di dare un’altra svolta alla figura di chef.

Il ristorantino sulla piazza sarà lì ad attenderli, oppure sarà stato il sogno di una vita insieme che, alla fine, è rimasto in sospeso?

La narrazione si svolge con un alternarsi di voci, ovvero quella di Nisso e Arianna, come se stessero scrivendo un diario a quattro mani. Mentre nella prima parte la storia procede spedita, da metà romanzo in poi diventa più lenta, più ripetitiva. Non nego di aver avuto (purtroppo) voglia di terminarlo perché non trovavo più elementi che tenessero accesa la mia attenzione.

Sicuramente un ruolo di spicco lo giocano i magnifici paesaggi della Sicilia. Sembra di stare in vacanza, in quei posti assolati, tra i fichi d’india, le buganvillea, le case costruite in pietroni color sabbia, il ristorantino sulla piazzetta di Avola e il mare che è una cornice azzurra. Sono stata tre volte in Sicilia, ne ho visitato la parte occidentale, quella centrale e l’orientale. Sono diverse tra loro, ma affascinanti e io ho ancora tanto da vedere e da conoscere.

Carina l’idea di inserire delle ricette. Mi è venuta voglia di provarne qualcuna, ma chissà se a Roma possono avere lo stesso sapore…

Foto di Leopictures da Pixabay

Detto ciò, ero incuriosita da questo libro e volevo leggerlo sin da quando è uscito, ma non mi ha soddisfatto appieno. Pensavo a una narrazione diversa, anche della quotidianità del ristorante, ma forse raccontata da un personaggio solo, lasciando spazio a sensazioni, riflessioni che facessero immedesimare il lettore. Mi sono sentita un po’ distaccata e, probabilmente, il problema è tutto qui.

L’epilogo e i ringraziamenti fanno comprendere come nella narrazione ci sia, sì, un pizzico di immaginazione, ma per il resto sia tutto vero. Arianna è un po’ la trasposizione dell’autrice, Roberta Corradin. Perché? Lo capirete solo leggendo.

Vi lascio con qualche piccola citazione e vi aspetto alla prossima recensione!

«Ho sempre pensato che le montagne dividano, chiudano visuali, rendano il tuo mondo più angusto. Il mare invece unisce tutti i luoghi, tutte le genti. Il mare ti lascia guardare lontano; e se guardi lontano, pensi lontano».

«Grandiosa Véronique. […] Ti guarda in faccia e vede i libri che devi leggere, te li impila tra le mani, e sì, è un atto commerciale, ma la cosa incredibile di Siddharta è che ha sempre ragione. Quei libri aspettavano te. I libri sono attori che sanno sempre quando entrare in scena nelle nostre vite».

«Una delle tante forme della felicità è quando quelli più bravi di te ti copiano. Il segreto, se volete saperlo a voi lo dico, è il cuore. Non ce lo mette più nessuno il cuore, e quando c’è si sente, e fa la differenza».

«Quando scegli, nella vita, non muori. Ti rinnovi ogni volta. Ogni scelta che fai è un nuovo pezzo di te che germoglia».

«La felicità è una casetta sulla spiaggia, svegliarsi la mattina e prima di ogni cosa andare a salutare il mare. Non ho resistito. […] Il mare per me è una terapia. Individuo un’onda lontana e non la perdo mai di vista, finché si scioglie sulla riva. Quell’onda è stata a Beirut, è stata a Istanbul, sarà a Gibilterra e poi nell’immensità dell’oceano».

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