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giovedì 10 settembre 2020

Recensione di "Flower" di Elizabeth Craft e Shea Olsen

Buongiorno a tutti, amici! In questo settembre in cui ogni cosa riprende più lentamente del solito, avrei un solo desiderio: tornare al mare! Lo so, sono incontentabile, ma il clima ancora caldo, il sole e questo leggero venticello, mi fanno venire voglia di tornare sulla costa.
Oggi vi porto nel mondo di "Flower" di Elizabeth Craft e Shea Olsen.


Charlotte vive con la nonna ed è una ragazza con la testa sulle spalle: bravissima a scuola, lavora in un negozio di fiori per pagarsi gli studi e nel tempo libero si prepara per l’ammissione alla prestigiosa università di Stanford. È molto concentrata e non si concede distrazioni, niente uscite serali e soprattutto niente ragazzi: la sua più grande paura è infatti quella di fare la fine di tutte le donne della sua famiglia, che hanno rinunciato a seguire le proprie aspirazioni a causa dell’amore. Una sera, all’ora di chiusura, entra nel suo negozio un misterioso e affascinante cliente, ombroso ma gentile, che le fa strane domande. Nonostante ne rimanga colpita, Charlotte è sicura di non rivederlo mai più… E invece la mattina dopo le viene recapitato in classe un mazzo di rose purpuree, i suoi fiori preferiti. A mandarglieli è stato proprio Tate, il ragazzo della sera prima, che inizia a corteggiarla in modo molto discreto ma deciso. Charlotte, dopo le resistenze iniziali, decide di uscire con lui per una sola sera. Ma appena fuori dal ristorante vengono assaliti da folla di paparazzi che grida il nome di Tate… Chi è davvero quel misterioso ragazzo e cosa nasconde dietro quei bellissimi occhi malinconici?

Ho letto questo libro solo ora dopo parecchi mesi nel corso dei quali avevo dato precedenza ad altri romanzi e saggi. Questa è la storia di Charlotte Reed, ragazza studiosa, assennata, lavoratrice in un negozio di fiori, il cui obiettivo è non distrarsi in alcun modo per poter ottenere l'ammissione alla prestigiosa università di Stanford. Nella parentesi "distrazioni" sono ovviamene inclusi i ragazzi sui quali, in 18 anni di vita, non si è mai soffermata. Nella sua esistenza, però, entra improvvisamente e prepotentemente Tate che non è un ragazzo comune, bensì una rock star di Los Angeles. 


Quando inizia la conoscenza, Charlotte non sa chi si trova davanti: per lei è uno dei tanti esemplari maschili cui opporre una strenua resistenza. Non vuole, infatti, commettere gli stessi errori di sua nonna, sua madre e sua sorella Mia, sedotte, rimaste incinte e abbandonate molto giovani. Pian piano Charlotte si lascia comunque andare, rischiando per un ragazzo come Tate e imparando ad accettare i suoi ritmi. Ora che le cose si fanno più serie, Tate sembra però avere paura di innamorarsi davvero. 

Cosa dire? Ho terminato questo romanzo in 3 giorni e mezzo, ma non mi ha lasciato nessuna impressione particolare. La trama è banale: ruota tutto intorno al voto di "astinenza" e "castità" fatto da Charlotte e al desiderio crescente per Tate, peraltro mai completamente soddisfatto. 
Dietro l'apparente scudo della ragazza salda nei principi, si nasconde una Charlotte indecisa, che segue una strada che non le piace e che si è autoimposta, quasi come volesse punire se stessa per gli errori altrui. Dall'altra parte c'è Tate, ragazzo che si è trovato fortunatamente catapultato nel mondo della musica, che ha ceduto agli eccessi vivendo solo per quelli e che fronteggia un sentimento come l'amore che lo spaventa, anche a causa di un errore commesso in passato. 


Voto mediocre: non riflette quanto riportato in copertina ("successo mondiale"… mah!). Il titolo, almeno, è rimasto quello originale, "Flower", riferito al negozio di fiori dove lavora Charlotte e dove inizia la storia con Tate. Consigliato? No, ci sono letture nettamente migliori. Una cosa ho apprezzato: Charlotte, tra le sue mete di destinazione, sceglie Vernazza in Liguria, nella nostra bella Italia, come luogo di rifugio e relax. Evidentemente alle autrici l'Italia è rimasta nel cuore. Vi lascio con gli unici 2 piccoli estratti che abbia trovato belli. 

«Pensavo alla sensazione che danno le onde», aggiungo, «quando si sollevano sulle gambe. Da piccola ho sempre creduto che il mare fosse vivo, e cercasse di trascinarti con sé. È così… disperato, come se ti tirasse dalla parte più lontana del fondale. Qualche volta vorrei lasciarlo fare, lasciarmi trasportare nelle profondità dove potrei vagare per migliaia di chilometri, per poi ritrovarmi sulla spiaggia di un lontano continente. Mi piace pensarlo». 


«[…] È questo lo scopo di una storia d'amore, giusto? Due amanti sacrificano tutto pur di restare insieme». Non sono mai stata romantica, è ovvio, ma anch'io ho amato Romeo e Giulietta. 
«Loro si sono sacrificati». Tate si interrompe per scegliere le parole successive. «Rinunciano l'uno all'altro anche se sono innamorati. A volte la vita ci rende impossibile restare con la persona che amiamo».



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