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mercoledì 23 dicembre 2015

Recensione di "Masada" di M. G. Siliato + promozione Natalizia ebook Sàkomar

Buonasera a tutti cari lettori! Il Natale si avvicina. Ci sarà chi di voi avrà già terminato i regali da fare, altri invece preferiranno ricorrere al fatidico "ultimo secondo", al 24 dicembre, aggirandosi disperatamente per negozi e centri commerciali. Sicuramente sotto i vostri alberi, ci saranno lettori Kindle o Kobo. Se amate il fantasy, l'avventura, l'amore e le storie di amicizia (quella vera), le leggende e i miti che si intrecciano in un groviglio inestricabile e altrettanto bello, Sàkomar è proprio la saga che fa per voi. Per la durata di tutte le feste, i miei ebook saranno disponibili su Amazon al prezzo di 0,99 centesimi. Non pago così poco nemmeno il mio caffè decaffeinato (eh sì, ultimamente il mio stomaco è diventato delicato). Sarei molto contenta se qualcuno di voi mi desse fiducia, lasciando anche una piccola recensione che male non fa. Inserisco qui il link ai miei ebook. Ah, se vi facesse piacere, potete inviarmi le foto dei vostri lettori con il mio ebook. Li posterò sulla pagina Facebook, su Google+ e su Twitter.
Per il cartaceo invece qualche problema c'è nel periodo natalizio. La YCP non riesce a seguire tutte le ordinazioni e le sospende. Non condivido questa politica, ma mi devo adattare. A partire dal 3 gennaio potrete tranquillamente ricominciare le vostre ordinazioni dei cartacei di Sàkomar. Mi scuso per il disagio, ma non è una mia decisione purtroppo.





Oggi sono quindi cominciate le vacanze per me, pazza dottoranda alle prese con i suoi simboletti.
Dopo essere andata un po' in giro per gli ultimi regali, sono piombata a casa e il letto non mi è mai sembrato un luogo così caldo e accogliente. Ero davvero esausta. Vista la vicinanza del comodino (ero in modalità pigrizia da stanchezza, quindi comprendetemi), ho ripreso e terminato di leggere "Masada" di Maria Grazia Silato.
Sarò sincera: mi è piaciuto moltissimo per l'articolazione, per la storia che si è voluto trattare e i personaggi, però non si avverte la classificazione come "romanzo". A parte i due narratori principali, il resto è storia che si svolge da sé. Ho avuto l'impressione di leggere un volume di archeologia, storia del cristianesimo, storia dell'ebraismo e antichità giudaiche.
Fossi stata nell'autrice, avrei conferito più spessore ai personaggi principali, descrivendo maggiormente le loro emozioni, le loro vite perché frequentemente il ritmo è lento. Anche la suddivisione in paragrafi, lo fa apparire troppo come un trattato storico, poco come un romanzo.
Il racconto si è soffermato essenzialmente sulle storie del popolo ebraico e di Michel, perché connesse anche se separate dal tempo, e poco su quella di Catherine, per niente su quella di Gad, e forse nemmeno troppo su quella di Ilan, uomo molto interessante a parte la sua fuga da Gerusalemme e il suo esser membro della Yahad.
Passo però alla trama e poi alla recensione vera e propria. Ho voluto cominciare prima con alcune impressioni personali. E' indubbio che rimanga un libro notevole e degno di essere assaporato fino in fondo, dove è riportato il famoso quaderno di Michel.


Trama: Diciannove secoli prima di noi, una notte di primavera. Lassù, nella Fortezza di Masada stanno gli ultimi superstiti di una rivolta durata sette anni. Sono novecentosessanta. Giù, lungo l'ardente Mare di Sale, si stringe in armi la spietata Decima Legio Romana. Fino a ieri, per raggiungere la Fortezza esisteva solo il rischiosissimo "sentiero del Serpente". Era imprendibile, Masada. Ma i Romani hanno trovato una via. E all'alba sarà strage. Quali supplizi aspettano quei novecentosessanta, con le loro donne e i bambini? I ricordi vagano sulla libera vita d'un tempo, e poi l'invasione, Jerushalem distrutta, le crocifissioni a migliaia. È l'alba. Contro il cielo impallidito, emerge dalla muraglia l'elmo crestato di un centurione romano. L'uomo balza su, pronto alla strage. Ma non immagina ciò che i suoi occhi vedranno. Sulla fortezza nemmeno una voce. E oggi un altro uomo, che si chiama Michel, scruta le antiche rovine, decifra i fragili scritti. Chi erano veramente, quegli insorti? Perché una comunità di asceti, che noi chiamiamo Esseni, visse nel deserto di Qumran, e nascose in undici caverne migliaia di Rotuli in pergamena dove è scritta una storia di cui nessuno sapeva più niente? Perché su una Làmina di rame sono elencati sessantaquattro nascondigli dove ancor oggi sarebbe sepolto un enorme tesoro? Perché il popolo di Jerushalem aveva accolto con entusiasmo un Galileo chiamato Jeshu? E perché quello stesso Galileo fu condannato a una morte straziante?



Ho fatto un sorriso quando ho sfogliato le ultime pagine di questo volume perché, proprio verso la fine, ho iniziato a scorgere nomi molto familiari che, ormai da diversi mesi, mi accompagnano durante i miei studi: Y. Yadin, Padre Bagatti, Padre Testa, e gli intramontabili Migne - i cui volumi della Patrologia Latina e Patrologia Greca occupano pareti consistenti delle biblioteche archeologiche - e Mommsen, un nome una leggenda. Aleggia invece la costante presenza di Flavio Giuseppe, personaggio conduttore di tutta la vicenda, lo storico traditore che tramandò gli eventi.
La storia comincia con Ilan che, fuggito da Gerusalemme durante l'assedio del 70 d.C. che comportò la rovinosa distruzione del Tempio, arriva alla roccaforte di Masada, lì dove Erode aveva costruito la sua fortezza e dove gli abitanti ebrei sono l'ultimo baluardo contro i Romani prima della conquista della Giudea.



Ilan ha i capelli lunghi, è giovane e veste una tunica di lino bianco. Non è un personaggio comune. Faceva parte della Yahad, una setta di studiosi, eremiti... e fu proprio lui ad essere implicato con la Lamina di Rame e i rotoli di Qumran che gli archeologi ritroveranno in futuro e che sconvolgeranno decisamente alcune convinzioni.



Il racconto di Ilan sull'assedio di Gerusalemme si svolge in una sola notte. Sono delle ore intense, prima dell'alba che condurrà i Romani ad assalire Masada, a fare prigionieri e a trucidare i combattenti. L'ansia, il dolore, lo spavento, la paura serpeggiano lentamente impregnando gli animi di coloro che stanno vicino a Ilan, ad ascoltare le sue parole, provocando un pathos crescente.



Facendo un salto nel tempo, Catherine arriva in Israele e qui incontra Michel, un ebreo ceco, sopravvissuto alla strage nazista che tutti conosciamo benissimo. Michel conduce Catherine fino a Masada, illustrando i paesaggi delle terre bibliche, dipingendole con tramonti mozzafiato, e inserendo ricordi dolorosi al suo interno. La vita del vecchio Michel è forse stata una morte dell'animo perché sua moglie e i figli sono stati deportati ad Auschwitz per non farvi più ritorno. E' stato vittima della pazzia, poi della rassegnazione. Nella sua mente, sua figlia è cresciuta, lui è invecchiato con sua moglie, ma la realtà è ben più dura. Con l'aiuto di Gad, figura decisamente misteriosa, Michel e Catherine arrivano a Masada, la meta di tutto questo viaggio. 
L'autrice ha creato un parallelo ad hoc tra lo sterminio degli ebrei nella rivolta giudaica del 70 d.C. e quello dell'Olocausto operato dalle truppe naziste. 



Ilan e Michel sono due narratori, ognuno con il proprio bagaglio di dolori e ricordi che accompagnano il lettore verso delle verità storiche sulle quali, finalmente, si riesce a vedere uno spiraglio di luce. Ebrei e Cristiani sono parte di un'unica famiglia, solo che se ne sono dimenticati, ottenebrati da motivazioni essenzialmente legate al potere nell'arco dei secoli. Si pensi solo al fatto che Gesù era un ebreo che non aveva intenzione di creare una chiesa. E tra Ebrei e Cristiani ci sono loro, i Giudeocristiani, delle figure a metà, escluse spesso dalla storia. Erano gli ebrei che, convertiti al cristianesimo, proseguivano comunque a seguire i precetti giudaici, a frequentare il Tempio, erano coloro che formavano "l'ecclesia dei circoncisi" guidata da Giacomo, "il fratello del Signore". 
Come si sa, Masada crollerà. Tutti gli abitanti, per non finire nelle mani dei Romani, si uccisero. E' peccato, ma la libertà della morte vale molto di più. Gli ebrei di Masada, esattamente come le genti celtiche (si veda ad esempio il Galata suicida di Palazzo Altemps), preferiscono togliersi la vita pur di non cadere in mano agli invasori e sfilare a Roma come trofeo.



Un volume questo che, specialmente a partire dal capitolo IV, acquista di interesse storico. Sono certa che, coloro che si troveranno per la prima volta in mano l'opera della Siliato, alla fine andranno a documentarsi. Perché la storia non è proprio così come ce l'hanno tramandata. Ci sono molti capitoli da riordinare, forse ancora oscuri, che è bene iniziare a mettere in luce. Gli storici vanno avanti, i filologi pure e gli archeologi (mi includo) non si fermano davanti a nulla. La verità viene prima di tutto. 
Ultima nota. Non condivido troppo "l'accanimento" contro i Padri della Chiesa e contro Costantino, non perché sia di parte studiando archeologia cristiana (vi sembrerà strano, ma noi archeologi cristiani siamo i più scettici e critici in circolazione quando si parla di storia del cristianesimo), ma perché la questione è ben più complessa. E' vero che l'opinione di molti Padri era antigiudaica (come quella dei rabbini era anticristiana... ma è ovvio essendoci stato uno "scisma" di fondo), ma non si deve fare di tutta l'erba un fascio. Dico solo un nome: Girolamo, che aveva un insegnante ebreo, che imparò a leggere e scrivere in quell'antica lingua.
Costantino invece si prospetta solo come un "figlio del suo tempo". Conveniva sicuramente appoggiare la religione nascente. La storia del segno apparso in sogno - il cristogramma o monogramma costantiniano - è una leggenda, forse tramandata ad hoc per legittimizzare il potere acquisito "sposando" la chiesa cristiana. Si pensi solo che Costantino venne battezzato in punto di morte.



Sono d'accordo - ma è solo un dato di fatto - sulla questione della traduzione biblica. E' vero, la trasposizione dei Settanta, ovvero la versione greca, non rende giustizia a quella ebraica. L'ebraico è una lingua complicatissima, ricca di sfumature semantiche che non potevano essere rese con parole greche. Spesso ci sono approssimazioni, altre volte errori (prendiamone atto), oppure dei tagli (basti leggere la Bibbia per rendersene conto da soli. Che siano voluti o meno, non potremo mai saperlo di certo), e frequenti interpretazioni sbagliate. Abbiamo avuto poi la Vulgata, la versione latina, quella di Girolamo e, va da sé, che se nella versione greca c'erano degli errori, quegli stessi vengono perpetuati e aggiunti ad altri.
I rotoli di Qumran hanno decisamente segnato un punto importante nella storia, ma non mi metterò a discutere oltre. L'archeologia biblica e la storia del cristianesimo fanno ormai parte di me e potrei parlarne all'infinito senza annoiarmi mai. 
Posso solo fornire un ultimo suggerimento: se il libro di Maria Grazia Siliato vi è piaciuto, vi consiglio di sfogliare la bibliografia inserita dall'Autrice alla fine del suo romanzo (nel quaderno di Michel) e poi di leggervi i seguenti volumi che sono ben scritti e hanno un taglio sia scientifico che divulgativo:

- Corrado Augias- Remo Cacitti, Inchiesta sul Cristianesimo 
- R. Eisenman-M. Wise, I manoscritti segreti di Qumran
- G. Filoramo-D. Menozzi, Storia del Cristianesimo. L'antichità (questo più manualistico, ma interessante e importante se si vuole comprendere l'ambientazione storica)

Termino con questo estratto che mi è piaciuto tantissimo:

<<Tu ami la Storia. La Storia non è niente di più che scoprire, da una costa rocciosa, i relitti del naufragio. Dici: sì, questa era una scialuppa, un pezzo di paratìa, una vela. Quello là, che l'acqua copre e ricopre fra gli scogli, è lui; riconosci il suo viso? E tutti gli altri? La nave è giù, nel profondo, non ne saprai mai niente... Ma tu ricordati, mentre cerchi, dell'immensa quantità di inutile, anonimo dolore che è diffusa nel mondo>>.

Dopo questo buona serata e a presto ovviamente!




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