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martedì 8 agosto 2023

Recensione di "Ogni piccola cosa interrotta" di Silvia Celani

Buon martedì a tutti e bentornati sul mio blog! Oggi vi porto a conoscere un romanzo, acquistato tanto tempo fa in quel di Mondadori in piazza Cola di Rienzo. Mi sono detta che, uscita da un archivio, rientravo di nuovo in un luogo pieno di carta scritta... forse perché le librerie sono quei rari posti in cui trovo conforto e mi sento a mio agio.

Il romanzo di cui vi parlerò è "Ogni piccola cosa interrotta" di Silvia Celani:


Trama: Sono le nostre imperfezioni a renderci più forti. Sono loro a tracciare la strada delle nostre cose interrotte.
Mi chiamo Vittoria e la mia vita è perfetta.
Ho una grande casa e tanti amici. Non mi interessa se mia madre si comporta come se io non esistessi. Se mio padre è morto quando ero piccola. Se non ricordo nulla della mia infanzia. Se, anche circondata da persone e parole, sono in realtà sola.
Io indosso ogni giorno la mia maschera, Vittoria la brava figlia, la brava amica, la brava studentessa. Io non dico mai di no a nessuno. Per me va benissimo così.
È questo senso di apnea l’unica cosa che mi infastidisce. Quando mi succede, quello che ho intorno diventa come estraneo, sconosciuto. Ma è solo una fase. Niente potrebbe andare storto nel mio mondo così impeccabile.
Ero convinta che fosse davvero tutto così perfetto. Fino al giorno in cui ho ritrovato i pezzi di un vecchio carillon di ceramica. Non so cosa sia. Non so da dove provenga. Non so perché mi faccia sentire un po’ spezzata e interrotta, come lui. Ma so che, da quando ho provato a riassemblarlo, sono affiorati ricordi di me bambina. Della voce di mio padre che mi rassicura mentre mi canta una ninnananna. Momenti che avevo sepolto nel cuore perché, come quel vecchio carillon, all’improvviso si erano spezzati per sempre.
Eppure ora ho capito che è l’imperfezione a rendere felici. Perché le cose rotte si possono aggiustare e diventare ancora più preziose.

Vittoria dice di avere una vita perfetta, amici che la adorano, una casa splendente, soldi come se piovessero. Eppure la nostra protagonista sa benissimo che la sua esistenza è votata all’apparenza perché non ha una vita perfetta, bensì in frantumi, quelli che considera amici non lo sono davvero, la casa è splendente ma vuota di affetti, il rapporto con la madre è inesistente, i soldi ci sono ma non possono comprare amore.
A dimostrazione di tutto ciò, Vittoria comincia ad accusare attacchi di panico, sempre più di frequente, fino a perdere i sensi. Ma cosa è accaduto realmente a questa ragazza? C’è stato un tempo in cui la vita di Vittoria era davvero perfetta, o almeno, lei crede di ricordarla così. Nei fotogrammi della sua mente c’è il suo papà, defunto, di cui non saprebbe dire nulla. È come se la sua mente avesse rimosso ogni cosa riconducibile a lui. Un giorno, cercando i tranquillanti nei cassetti della madre, Vittoria si imbatte in un sacchetto che contiene tanti frammenti di ceramica. È un carillon, di cui lei ha ricordi confusi… un carillon che era un regalo del suo adorato papà.

Foto di syd.oztr ✪ (https://www.pexels.com)

È lì che Vittoria, grazie all’immenso e paziente lavoro della psicoterapeuta, decide di scavare a fondo nel passato per capire la causa del suo immenso dolore. Tra scatoloni, lettere e fotografie, Vittoria ricostruirà ciò che è stato e che non è come lo ricordava: è totalmente imperfetto, anche sconvolgente, ma la verità bisogna accettarla per quel che è. Finalmente la ragazza riuscirà a ricomporre i pezzi mancanti e, proprio come nella pratica del kintsugi, a valorizzare le ferite, attribuendo persino un perché al comportamento freddo e scostante della madre nei suoi confronti.
Nel suo percorso sarà supportata da Ion, un muratore russo-moldavo, dal passato altrettanto doloroso. I due riusciranno ad amare le cicatrici l’uno dell’altro.

Come ho trovato questo libro? Bello, doloroso e irritante al tempo stesso. Bello per le emozioni che può suscitare, dato che il lettore si ritrova a seguire il percorso di rinascita interiore della protagonista; doloroso perché quelle stesse emozioni scavano dentro e fanno riflettere; irritante poiché, in passato, sono state numerose le situazioni ingiuste come quella che si ritrovano a vivere Vittoria e sua madre prima di lei, volte esclusivamente a salvare le apparenze.

ATTENZIONE SPOILER!

Vittoria, nella sua ricerca, trova le lettere dell’amante del padre, un tale Luca. Pur rispettando l’orientamento sessuale di ognuno, una rivelazione del genere è sconvolgente. Suo padre, Vittorio, era comunque sposato. E allora non amava sua madre? Non amava la figlia che aveva avuto?

Ebbene, è qui che emerge tutto il dolore contenuto nei personaggi di questa storia. In passato, infatti, per nascondere l’omosessualità dei propri figli, molti genitori organizzavano matrimoni, costringendo i due malcapitati a sposarsi e a procreare. Per quale scopo? Quello di dare l’apparenza della famiglia comune, senza pensare alla sofferenza che potevano causare. La madre di Vittoria ha odiato la figlia di riflesso quando ha capito che il marito era omosessuale e che aveva cercato di procreare per dovere, non per amore. Questa linea d’odio (del tutto motivata) ha influito negativamente sulla donna e automaticamente sulla figlia, che si è sentita non voluta. Allo stesso tempo, Vittorio ha dovuto rinunciare all’amore per Luca in favore di un matrimonio falso, fingendo quindi una vita che non aveva cercato ma che gli era stata imposta.

Foto di Daria Obymaha (https://www.pexels.com)

Quando si dice che siamo artefici del nostro destino, a volte la sottoscritta sorride. Non è sempre così. Una persona può volere ardentemente qualcosa, combattere per averla e nonostante tutto ritrovarsi a dover seguire forzatamente la via tracciata da qualcun altro – molto spesso prevaricatore e prepotente – per lei. E poi tutto dipende dai tempi, dalla cultura di base, dall’area geografica di questo assurdo mondo pieno di regole e di una morale dettata dall’uomo, ma attribuita alle divinità.

In questo libro vi è anche un altro messaggio importante: a volte bisogna riuscire a dire no, proprio per non essere sopraffatti, per non far decidere a qualcun altro ciò che invece avresti dovuto e potuto decidere con la tua testa. 
Non commenterò oltre, ma dirò solo una cosa: un libro è un oggetto magico. Arriva sempre al momento giusto, con i suoi messaggi, a volte più diretti, a volte meno, che comunque trovano riflesso nella vita del lettore. C’è un motivo per cui questo libro è arrivato ora nella mia. Bisogna saper dire no, bisogna impuntarsi anche a costo di sbagliare, purché si decida di seguire i nostri desideri, non quelli altrui. È tanto facile a dirsi, quanto difficile a farsi, ma probabilmente ricordarselo è già un passo avanti.

Vi saluto con alcuni piccoli estratti. Alla prossima!

«Anche se cerchiamo di proteggere ciò che amiamo con tutti noi stessi, non sempre siamo in grado di farlo, sai?» La mano di suo padre lascia la sua spalla per accarezzarle lieve i capelli. «Ma niente finisce. Anche una cosa rotta può tornare a vivere.»

«Quante cose possono essere dette senza pronunciare una sola parola? Quante possono essere comprese senza doverne ascoltare nemmeno una? Ecco, tutte quelle parole non dette mi servirono per sussurrargli grazie, quei grazie che guariscono, e poi salvano.»

«Ogni piccola cosa interrotta nella nostra vita rimane come un sassolino nella scarpa che, a ogni passo, ci procura dolore. Possiamo decidere di smettere di camminare del tutto, oppure possiamo sfilarci la scarpa e liberarci del sassolino. Non gettandolo via, ma conservandolo nel palmo della mano, dove non ci farà più così male. Non appena smetterai di considerare questa tua pelle diversa, macchiata, come un difetto, scoprirai quanto ti renda semplicemente speciale.»

«Quanto può ferirci ciò che non c'è mai stato? Quanto può svuotarci l'amore di cui siamo stati privati?»

«[...] Perché ciò che io e Ion amavamo veramente l'uno dell'altra erano proprio quelle cicatrici che, superando ogni avversità, avevamo infine colmato d'oro.»

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