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domenica 16 ottobre 2022

Recensione di "I miei giorni alla libreria Morisaki" di Satoshi Yagisawa

Buongiorno amici e buona domenica! A Roma stiamo vivendo le "ottobrate": cielo azzurro, temperature miti che ci fanno tornare quasi alla primavera... poi probabilmente subiremo qualche vento gelido proveniente dalla Siberia, ma intanto ci godiamo questa breve coda soleggiata.
Oggi vi parlerò di un romanzo, la cui copertina mi aveva fatto innamorare al primo sguardo: "I miei giorni alla libreria Morisaki" di Satoshi Yagisawa.


Trama: Jinbōchō, Tōkyō: il quartiere delle librerie, paradiso dei lettori. Benché si trovi a pochi passi dalla metropolitana e dai grandi palazzi moderni, è un angolo tranquillo, un po' fuori dal tempo, con file di vetrine stipate di volumi, nuovi e di seconda mano. Non tutti lo conoscono, i più vengono attratti dalle mille luci di Shibuya o dal lusso di Ginza, e neppure Takako – venticinquenne dalla vita piuttosto incolore – lo frequenta, anche se proprio a Jinbōchō si trova la libreria Morisaki, che appartiene alla sua famiglia da tre generazioni: un negozio di appena otto tatami in un vecchio edificio di legno, con una stanza adibita a magazzino al piano superiore. È il regno dello zio Satoru, che ai libri e alla Morisaki ha dedicato la vita, soprattutto da quando la moglie lo ha lasciato. Entusiasta e un po' squinternato, Satoru è l'opposto di Takako, che non esce di casa da quando l'uomo di cui era innamorata le ha annunciato che sposerà un'altra. Ed è proprio lui, l'eccentrico zio, a lanciarle un'imprevista ancora di salvezza proponendole di trasferirsi al piano di sopra della libreria in cambio di qualche ora di lavoro. Takako non è certo una gran lettrice ma, quasi suo malgrado, si lascia sorprendere e conquistare dal piccolo mondo di Jinbōchō. Tra discussioni sempre più appassionate sulla letteratura moderna giapponese, un incontro in un caffè con uno sconosciuto ossessionato da un misterioso romanzo e rivelazioni sulla storia d'amore di Satoru, scoprirà pian piano un modo di comunicare e di relazionarsi che parte dai libri per arrivare al cuore. Un modo di vivere più intimo e autentico, senza paura del confronto e di lasciarsi andare.

Takako è una ragazza la cui vita sembra aver preso una brutta piega: il ragazzo con cui pensava di stare, decide di sposarsi con la sua vera fidanzata. Il suo d’animo terribile, generatosi dopo la notizia, fa sì che Takako consegni le lettere di dimissioni. Perde, così, amore e lavoro in un colpo solo. Qual è ora il suo posto nel mondo?
La sua esistenza sembra aver assunto il colore grigio dei cieli invernali, quando lo zio Satoru la chiama per proporle di aiutarlo con la sua libreria. Takako è un po’ spiazzata: non vede molto lo zio Satoru, nonostante gli sia grandemente affezionata, ma alla fine accetta. Cambiare luogo e occupazione per un po’ non potrà farle altro che bene.
Il quartiere di Tokyo in cui lavora Satoru, Jinbōchō, sembra uscito da una fiaba: è pieno di librerie. Tutte faranno affari? Chissà, quel che sorprende è l’atmosfera sospesa, quasi irreale. Takako si stabilisce quindi alla libreria Morisaki, che appartiene alla sua famiglia da tre generazioni, composta dal negozio vero e proprio e da un piccolo alloggio al piano superiore. Pian piano la ragazza entra nel ritmo della libreria: qualche cliente che entra ogni tanto, qualcuno vuole essere consigliato, qualcun altro osserva e basta senza acquistare, respirando solo l’aria intrisa di carta e inchiostro. E la stessa Takako inizia a sfogliare pagine su pagine, componendo nella sua stanza pile di libri.


In quella piccola libreria la sua anima sembra rifocillarsi: ritrova la calma perduta e capisce che quel che le è appena capitato non è la fine del mondo. Ci saranno un altro amore e un altro lavoro, forse migliori di quelli di prima. L’importante è sentirsi bene con se stessi. Ma prima deve liberarsi di una zavorra, di quel peso che la blocca. E in questa missione la aiuta lo zio Satoru, in un modo un po’ particolare e rischioso, eppure efficace.
Dopo un periodo alla libreria, Takako sboccia finalmente come un fiore di ciliegio, ritrovando la spinta per riprendere a vivere, individuando un lavoro più soddisfacente e facendo tappa, di tanto in tanto, dall’eccentrico zio amante dei libri.
Nella storia ruotano altri personaggi: il ragazzo del bar innamorato dell’amica di Takako, il misterioso uomo che si siede a prendere un caffè al Sabouru, la zia Momoko… sparita da anni e ricomparsa improvvisamente. Alla fine tutto ha una soluzione, tutto torna, ma quante complicazioni incontra l’animo umano…


“I miei giorni alla libreria Morisaki” è un tipico romanzo giapponese, dai toni rosati dei petali di ciliegio e leggermente malinconici. Tutto è incentrato sui sentimenti, soprattutto quelli della protagonista, che appaiono sfumati tra attimi di euforia e momenti di delusione. Takako è la tipica ragazza giapponese che la mia generazione è stata abituata a conoscere attraverso manga e anime che hanno letteralmente reso più belle e colorate le nostre giornate di bambini e di adolescenti.
E cos’altro insegna la lettura di questo romanzo? Un concetto molto importante che porto sempre dentro di me: i libri sono la vera cura per l’anima. Sono loro a sceglierti in un determinato momento e darti lo spunto giusto per poter proseguire nella tua esistenza.
Lettura leggera, ma non superficiale. Consigliata, soprattutto a chi è amante del Giappone, delle librerie e delle emozioni.
Vi lascio con qualche frase. Buon proseguimento e buona lettura!

Foto di Vlada Karpovich (da: https://www.pexels.com/)

“E alla fine l’hai trovato il tuo posto nel mondo?”
“Mah, penso di sì. Ma ci sono voluti anni.”
“E per caso… Quel posto è proprio qui?”
Lo zio annuì.
“Esatto, è qui. La nostra piccola, vecchia libreria Morisaki. Dopo aver spiccato il volo con il mio bagaglio di grandi illusioni, dopo aver girato il mondo, sono approdato nel posto a me più familiare, quello della mia infanzia: è buffo, no? Ma sì, dopo tutto questo tempo sono tornato. Ormai sapevo che non era un problema di luoghi, ma di cuore. Ovunque mi fossi trovato, in compagnia di chiunque, il mio posto sarebbe stato quello in cui ero certo di non stare mentendo al mio cuore. Quando l’ho capito, si è conclusa una fase della mia vita. Sono tornato al mio posto sicuro e ho gettato l’ancora. Per me questo è un santuario, il posto migliore dove riprendere fiato.”

«Avevo qualcuno che si preoccupava per me, che si arrabbiava per me. Fino ad allora mi ero sempre sentita sola, invece adesso c’era qualcuno pronto a difendermi e a prendersi cura di me. Ero felicissima.»

Lo zio mi disse una cosa che non avrei mai dimenticato. Esordì dicendo: “Voglio che tu mi faccia una promessa”, e poi: “Non aver paura di innamorarti. Cerca di amare più che puoi. Anche se rischi di soffrire, ricordati che una vita priva di amore è molto più triste. Mi tormenta il pensiero che per quello che ti è capitato tu possa chiuderti in te stessa. Amare è meraviglioso. Non dimenticarlo mai. Chi ti ha amato se ne ricorderà per tutta la vita. E quel ricordo scalderà il suo cuore. È una cosa che si capisce quando si arriva alla mia età. Allora? Me lo prometti?”. “Penso che se non fossi finita in quella libreria adesso starei vivendo ancora una vita a metà. Oltre ai libri, quel posto mi ha fatto conoscere tante persone, mi ha insegnato tante cose che mi hanno aperto gli occhi su ciò che conta davvero… Ecco perché il ricordo dei giorni trascorsi lì resterà sempre dentro di me”.

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