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giovedì 9 luglio 2020

Recensione di "La donna di scorta" di Diego De Silva

Buonasera amici! Terminato di studiare articoli e ipotizzare ricostruzioni storico-archeologiche che, forse, non troveranno alcun fondamento se non con un briciolo di fortuna, mi rifugio sul blog per entrare nella dimensione di un'altra letteratura, presentandovi la mia ultima lettura.


Trama: Un uomo e una donna si incontrano, in un giorno di pioggia, in una di quelle strade della propria città che si percorrono in fretta per raggiungere il lavoro. E il tempo si ferma, ricomincia, riparte da zero, si creano le possibilità di un nuovo futuro, se solo si avesse il coraggio di scegliere. «E dire che le loro vite, a passarci davanti, potevano andare. Fatte di lavoro, di mutui, case, mobili, libri, quadri, vestiti e tutte le cose che messe insieme diventano le persone». Livio è sposato, ha una bambina. Dorina è sola. Giovane, senza domande, senza pretese. Da lui vuole quello che può avere. Quello che lui le può dare.

Curiosa di sapere cosa ne pensassero altri lettori, mi sono avventurata nel web alla ricerca di altre recensioni. Ho letto parole come "adulterio", "amanti", "infedeltà". Indubbiamente sono tre concetti chiave che vengono rimarcati nella storia di Dorina e Livio, ma non credo ci sia solo ed esclusivamente questo. Dietro l'incontro di questa coppia, lei single (apparentemente), lui sposato e più grande, ci sono certamente dei sentimenti, forse difficili da comprendere soprattutto se si guarda il tutto nell'ottica del "matrimonio rovinato" dal terzo incomodo, ovvero Dorina.
Ebbene, forse vi sorprenderà, ma Dorina non è il terzo incomodo. La giovane donna, di 31 anni, addetta alla stampa, alla rilegaura e (ahimé) alla scrittura di tesi di laurea su commissione, incontra casualmente Livio. Un incontro come tanti, tra due completi estranei, che nasconde in sé una certa alchimia, pur non venendo volutamente descritto dettagliatamente. Dorina nemmeno lo sa che Livio è sposato quando tutto comincia. Lei si lascia andare, naufragando in un vortice di sensazioni che quell'uomo è capace di provocarle. 
Le piace la tenerezza con cui la guarda, il tocco delle sue mani, le piacciono i silenzi e le risate, gli abbracci in cui l'avvolge e la passionalità con cui vive quel rapporto.


Dorina è una donna innamorata che non pretende altro, se non essere ricambiata, vivendo momenti piacevoli con Livio, pur intuendo prima e sapendo poi che è impegnato con un'altra. Sa che dovrà essere solo Livio a scegliere. E quando, infatti, diventa terribilmente consapevole del fatto che sarà sempre la "ruota di scorta", si avverte in lei un cambiamento: Dorina è sfuggente, sparisce, nasconde la fragilità dietro l'apparente freddezza, si rannicchia a terra ma non piange, lasciandosi andare a un atto di rabbia nei confronti dell'unico regalo ricevuto da Livio, un libro che cercava da tanto tempo.
E Livio? Certamente del protagonista maschile sappiamo molto di più: il lettore sa dal principio che è un antiquario, sposato con Laura, moglie "devota" e laureanda, e ha una figlia, Martina. Incontra Dorina su un'anonima strada iniziando una relazione clandestina con lei. La vita di Livio sembra perfetta, ma forse il nostro protagonista ha qualche tipo di vuoto dentro di sé, incolmabile nella sua situazione. Livio necessita di un amore diverso, di un amore che sia rinnovato, che si lasci andare alla passione e alla dolcezza, cosa che purtroppo tra le braccia di Laura, divenuta ormai un'abitudine e un porto sicuro in cui rifugiarsi, non trova più.
Allo stesso tempo, Livio vorrebbe essere un pensiero più presente nella mente di Dorina, la quale si rivela invece, apparentemente, insensibile. Più volte egli esprime questo disagio, senza tuttavia riuscire a trovare un equilibrio. Dorina gli appare sfuggente: può possederla per poco, ma non l'avrà mai completamente, perché è una creatura libera. E poi i dubbi si fanno spazio in lui, il tipico uomo sposato e confuso: come sarebbe la sua vita con lei? Diversa di certo, più emozionante, da scoprire, forse più libera. Vorrebbe conoscere tutto riguardo il suo passato, ma lei è riservata, forse non si fida completamente. E Laura? Cosa le sta facendo... sta intessendo una rete di bugie che lo fanno sentire mortificato davanti al volto dolce della sua sposa. E cosa penserebbe sua figlia di un padre che sta anche con un'altra donna?


Livio ha bisogno di certezze, che già possiede, ma che non gli bastano; Dorina ne ha bisogno altrettanto, ma è sola con il suo lavoro e un uomo che tiene il piede in due situazioni diverse.
Sarebbe stata una bella storia d'amore (non impossibile), quella di Dorina e Livio, se solo si fossero incontrati prima; sarebbe stata una bella storia d'amore quella di Livio e Laura se solo lui non avesse deciso di deviare il percorso.
E allora è Livio il colpevole? Non sono capace di giudicarlo a priori. Forse se fossi in Laura non lo perdonerei mai, ma non lo perdonerei nemmeno se fossi in Dorina, sedotta e abbandonata. A volte le cose succedono perché devono, perché i sentimenti guidano la barca della vita in maniera del tutto incontrastata e talvolta non si può far altro che assecondarli.
Allora era solo attrazione quella provata per Dorina, oppure amore? Sono certa fosse il secondo. E quello per Laura? Anche.
Si possono amare due persone insieme? Forse sì, con intensità diverse. Sta ad ogni persona capire per quale delle due voler rischiare. Il problema è che pochi hanno il coraggio di essere sinceri con se stessi, anche di ammettere che un percorso sia purtroppo terminato e ne stia iniziando un altro. In pochi sono capaci di prendere la giusta decisione che punti verso una felicità comune... perché l'abitudine non è felicità, ma solo un rifugio dovuto alla paura di ricominciare. In pochi affrontano la scelta di lasciare il certo per (l'apparente) incerto. Indubbiamente qualcuno si ritroverà a soffrire, ma prima o poi ogni cosa acquisterà nuovamente il proprio equilibrio e il tempo lenirà le ferite.
Dorina e Laura, in tutto ciò, rappresentano due facce dell'amore: quello libero, svincolato da ogni interesse, puro e cristallino, forse giovane; dall'altra parte, vi è quello maturo, consapevole, fedele, sicuro, con note abitudinarie, a volte virante verso il forte affetto, cementato (apparentemente?) dall'avvento di uno o più figli.


Ancora una volta Diego De Silva non mi ha delusa. Avevo letto "Mancarsi" qualche mese fa, finendolo in pochi giorni; "La donna di scorta" l'ho acquistato due giorni fa, e l'ho terminato oggi pomeriggio. La scrittura è scorrevole, a volte include dialoghi riflessivi nella narrazione come se fosse il lettore a parlare tra sé e sé, analizza i sentimenti scindendoli e ponendoli a nudo, coltivando l'interesse crescente di chi sfoglia le pagine e vorrebbe conoscere l'epilogo.

Bene, con questo vi auguro una buona serata e vi lascio con qualche piccola citazione.

«È curioso il modo che ha il destino di venire sotto forma di tempo. Anzi lo sarebbe, se non fosse che ce l'ha per vizio. Se uno, al momento del fatto che gli cambia la vita, buttasse l'occhio all'orologio, vedrebbe le lancette che ripartono da uno zero fatto apposta per lui. Una risposta, una notizia, un incontro, un certo particolare squillo del telefono, arrivano con l'anteprima. Si fanno vedere e scappano in avanti, mostrando la sequenza fin dove l'occhio la segue. Tutto il futuro non lo conosciamo. Quello più in là soprattutto. Ma il primo sì. Lo vediamo benissimo».

«Succede continuamente. Ogni giorno, in ogni parte del mondo qualche milione di persone dice al milione che ha appena incontrato: "Non so perché sto raccontando tutte queste cose proprio a te, che ti conosco appena". E invece sa benissimo quello che fa. Viviamo nell'attesa permanente di un estraneo a cui consegnarci mani e piedi».

«Provano a baciarsi ma non si può. Appena le labbra si incontrano, l'amore deraglia. Gli occhi pretendono, le mani vogliono sentire. Devono separarsi, e sorridere. O stringere. E poi tenersi, e tenersi ancora. L'unico modo di quietare quel miscuglio di gioia e di sofferenza».

«Rinunciare a Laura? L'amava. Non aveva nessun motivo per pensare il contrario. Quel poco che gli era riuscito nella vita, praticamente lo doveva a lei. Piuttosto che farle del male, si sarebbe buttato di sotto in quello stesso momento, in quello schifo di fiume. Lasciare Dorina? Solo il pensiero gli toglieva l'aria. E per ottenere che cosa, anche ammesso che ne fosse stato capace? Il vuoto, l'angoscia, la privazione peggiore che avesse mai conosciuto».

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