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venerdì 17 aprile 2015

Recensione di "Scheletri nel Mississippi" di Howard Waldrop

Buongiorno amici! Dopo l'ennesima seduta di fisioterapia per recuperare questo braccio, eccomi che torno qui, sul mio blog.
Ho terminato di leggere quel libro di fantascienza che avevo citato nel precedente post.
Premetto che non sono un'amante del genere. Mio padre ne è un appassionato. Ha un miliardo di "Urania" in libreria e leggerebbe solo quelli. Credo di non aver ripreso da lui, anche se devo ammettere che le narrazioni con i paradossi temporali e i viaggi nel tempo mi hanno sempre affascinata (tant'è che è in Sàkomar ci sono eccome).
Il piccolo volume in questione fa parte della serie "Urania" - come si era forse capito - ed è intitolato "Scheletri nel Mississippi" di Howard Waldrop. E' piuttosto vecchiotto, quasi quanto me... è del 1985. Inserisco copertina e trama:


Trama: "Nel tumulo 2 B c'è uno scheletro di cavallo", annuncia l'assistente del dottore Kincaid, un archeologo che sta scavando in prossimità del Mississippi. Ora, il 2 B è un tumulo funerario indiano che risale al XIII secolo dopo Cristo, mentre il cavallo è stato importato in America soltanto alla fine del secolo XV. La cosa chiaramente non quadra. E tanto meno quadra il successivo rinvenimento di corrosi bossoli d'armi automatiche. Assurdo, dice il dottor Kincaid. Eppure una spiegazione c'è. La chiave del mistero è lì a due passi, in una vecchia cassetta di munizioni sepolta nel tumulo 2 A. Ma gli archeologi non la troveranno che alla fine dei loro scavi e del romanzo.

Quando mio padre me lo ha proposto, ha ovviamente pensato a ciò che mi legava con il romanzo: l'archeologia. E diciamo che l'archeologia di questa storia è un po' diversa da quella cui si è abituati qui in Italia. Ci si occupa di siti indiani, delle battaglie che vengono narrate dai vecchi film di John Wayne.
Intanto l'impaginazione non è come quella dei comuni romanzi. Forse chi avrà già letto gli "Urania" ci sarà abituato, ma a me risulta leggermente fastidioso concentrarmi su una storia riportata su due colonne, come fosse un articolo di giornale.
Sono tre le storie parallele che vengono raccontate, ognuna da un punto di vista diverso e in un'epoca diversa. Bessie, antropologa, lavora allo scavo sulle rive del Mississippi, insieme al dottor Kincaid, l'archeologo di turno, caratterizzato dalla sua pipa fumante sempre con sè. L'équipe è convinta di stare scavando dei tumuli indiani di XIII secolo, quando sorgono invece tra i reperti delle targhette metalliche appartenenti a soldati americani e cavalli, che riportano ferite da arma da fuoco, precisamente da proiettili troppo recenti per appartenere a quell'epoca. 



Si pensa a un'intrusione, poi a una specie di scherzo, ma quando le tracce diventano troppo evidenti Bessie e Kincaid comprendono che c'è molto di più dietro, forse qualcosa che ha del fantascientifico e verrà rivelato solo alla fine, con il ritrovamento di una Scatola, mentre la furia del Mississippi travolge la diga.
Le altre due storie iniziano insieme e si separano quasi immediatamente. Una missione di soldati nel 2002 (che nel 1985 doveva apparire come un futuro molto avanzato... e invece eccoci al 2015 con mille e più problemi) viene inviata teoricamente in un passato in cui l'America è ancora all'epoca degli indiani che vivono indisturbati, ma le cose non vanno proprio come previsto.
Da quel futuro si dividono due passati che corrono paralleli: uno in cui tutto il gruppo di soldati è arrivato e l'altro in cui c'è solo Madison Yazoo Leake. La storia di quest'ultimo è quella che coinvolge maggiormente il lettore perchè mostra come un uomo del futuro debba adattarsi ad usanze indigene, ricche di riti e superstizioni, imparando a cacciare, a combattere, fuggire, a intagliare le pipe (!) e a commerciare con mercanti che non hanno mai conosciuto il cristianesimo e hanno potuto leggere tutti i volumi della biblioteca di Alessandria che non è mai stata persa durante il grande incendio. 
Yazoo dovrà affrontare un ritorno al passato in tutto e per tutto.



La trama complessivamente è carina, ma in più punti mi sono persa perchè la scrittura assume talvolta dei toni troppo pesanti, a tratti molto sintetici. Mi sarebbe piaciuto ad esempio avere più descrizioni del gruppo di soldati, mentre il report è sempre abbastanza schematico, quindi l'immaginazione non riesce a volare troppo in là.
Il tema è quello delle dimensioni alternative, separate dalla sottile striscia del tempo, nelle quali gli stessi personaggi possono essere coinvolti in storie differenti, poichè il mondo che crediamo di conoscere ha una diversa evoluzione. E chissà che non sia effettivamente così.



Adesso tornerò alla lettura di romanzi più contemporanei. Nonostante abbia discretamente apprezzato il genere fantascientifico, devo prenderne una pausa. A presto e buon pranzo a tutti!

5 commenti:

  1. Bellissima recensione! Mi sono iscritta come lettore fisso del tuo bel blog, se vuoi ricambiare questo è il link del mio blog: http://lalibreriadiluce.blogspot.it/
    Grazie se lo farai ^_^

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  2. E' uno dei più bei romanzi sui viaggi del tempo che abbia mai letto. Consigliato! Non un capolavoro, ma godibile. Ciao
    Gio

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    1. Ti ringrazio per aver condiviso la tua opinione sul mio blog! :)

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  3. Anche io l'ho apprezzato moltissimo. Riletto dopo diversi anni, ha per me però perso un po' della sua freschezza, ma è sempre molto piacevole. Un "must" per chi adora i viaggi nel tempo

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