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lunedì 19 maggio 2025

Recensione di "La tomba di san Pietro. La storia dimenticata di Margherita Guarducci" di Tiziana Lupi

Buon pomeriggio a tutti e bentornati nel mio piccolo spazio letterario!

Oggi vi porto nel cuore della cristianità, sotto la basilica di San Pietro in Vaticano, laddove trovò sepoltura il Principe degli Apostoli, Pietro.

Copertina del libro (foto di Cristina Cumbo, maggio 2025)

Trama: Per secoli la tradizione ci ha detto che la basilica di San Pietro era stata edificata sopra la tomba dell’Apostolo, morto a Roma durante la grande e feroce persecuzione contro i cristiani ordinata dall’imperatore Nerone nel 67 d.C., dopo il terribile incendio che aveva distrutto la città. Fino alla prima metà del secolo scorso, però, i suoi resti non erano ancora stati trovati. E, forse, non lo sarebbero mai stati se non fosse per la competenza e la tenacia di Margherita Guarducci, la più grande esperta di epigrafia greca della storia italiana nonché la prima a identificare il significato di un graffito trovato nelle Grotte Vaticane – «Πετρος ενι», cioè “Pietro è qui” – guadagnandosi la possibilità di scavare lì sotto, unica donna in un mondo esclusivamente maschile. È stata lei a consegnare alla Chiesa un dono “preziosissimo” e la storia del ritrovamento delle reliquie è uno dei gialli archeologici (ma anche geopolitici e religiosi) più rilevanti del XX secolo. Eppure Margherita non è mai stata celebrata appieno né ha mai avuto il riconoscimento mediatico meritato. Se fosse stata un uomo, probabilmente, le sarebbero state dedicate piazze, strade e scuole e, invece, non esiste nulla che la ricordi. Ripercorrendo la storia del suo straordinario lavoro e del ritrovamento delle ossa del Pescatore di Galilea in forma di romanzo, questo libro vuole restituire a Margherita Guarducci l’onore che le spetta.

Sono un'archeologa cristiana anche io ed è difficile parlare di una grande studiosa quale fu Margherita Guarducci. Quando nel 2011 mi iscrissi al Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, dove studiai per 5 anni conseguendo, dopo la laurea magistrale in Scienze dell'Archeologia, la Baccalaurea, la Licenza e, infine, il tanto agognato (e complesso) Dottorato, non conoscevo la professoressa Guarducci. Avevo evitato l'epigrafia come la peste perché ne avevo timore. Provenivo da un liceo scientifico e mi sentivo profondamente ignorante, assolutamente non idonea alla decifrazione del latino e del greco antico, nonostante queste lingue mi avessero sempre affascinata. Al Pontificio, gli esami di epigrafia furono obbligatori e, mio malgrado, iniziai a studiare. Fu una collega a suggerirmi di leggere (e acquistare) il volume di Margherita Guarducci (che lei chiamava "Margheritona", data la mole sostanziosa) per iniziare a capire qualcosa in più di epigrafia greca. Cominciò così la mia conoscenza, a posteriori, con la studiosa. Fu poi il momento di esaminare più nel dettaglio la necropoli Vaticana e la basilica costantiniana e, terminata la mia formazione, fui chiamata a svolgere uno studio specifico sulle Grotte, sul contesto archeologico vaticano e sui documenti archivistici preliminare a un'indagine che, purtroppo, non trovò mai luce essendo stata sospesa (e la sottoscritta non fu mai retribuita dall'architetto che aveva commissionato la ricerca).
Detto ciò, fu in particolare quest'ultima esperienza che mi portò a riprendere in mano il volume di L. Kaas, B. M. Apollonj Ghetti, A. Ferrua, E. Josi ed E. Kirschbaum, "Esplorazioni sotto la confessione di San Pietro in Vaticano eseguite negli anni 1940-1949", proprio per ricostruire i vari tasselli di un'indagine archeologica che aveva condotto certamente a un importante risultato, ma non a quello sperato.
Successivamente, mi occupai della figura di Padre Engelbert Kirschbaum, gesuita, che prima di me aveva studiato il personaggio di Balaam e che aveva fatto parte della spedizione sotto la basilica di San Pietro. Ne avevo letto i carteggi nell'Archivio della Pontificia Università Gregoriana, imbattendomi in una questione spinosa: le indagini di Margherita Guarducci e Adriano Prandi. Se la prima era stata in qualche modo ostacolata per il graffito e la questione delle ossa (sembra che fosse implicato lo stesso Ferrua), il secondo aveva condotto degli scavi nel campo P (la presunta area del sepolcro di Pietro), ma la cronologia non tornava con quanto ipotizzato dai precedenti scavatori. Se Prandi avesse avuto ragione (ma non lo sapremo mai), questo avrebbe rivoluzionato, almeno in parte, la scoperta annunciata dallo stesso Pontefice. Egli pubblicò un volume "La zona archeologica della Confessio vaticana: i monumenti del II secolo" (quasi introvabile nelle biblioteche) e ne propose una ristampa e una seconda parte, ma sia Kirschbaum che gli altri membri della prima spedizione si opposero: Prandi aveva effettuato, secondo loro, delle indagini eccessivamente distruttive. Non si poteva assolutamente proseguire su quella linea. Furono proposti scavi in altre aree delle Grotte, ma la questione della tomba di Pietro si chiuse lì. Era il 1960.

Piazza San Pietro e basilica (foto di Cristina Cumbo, maggio 2025)

La Guarducci, coinvolta anche nella decifrazione del graffito per cui fu criticata, proseguì nella pubblicazione di alcuni suoi contributi, ma tutto si spense rapidamente, destinando lei e i suoi studi all'oblio.
Nel suo libro, Tiziana Lupi ripercorre con gli occhi della professoressa Guarducci gli anni in cui era ancora un'allieva universitaria, fino a giungere a Creta e successivamente alla cattedra presso il prestigioso ateneo romano della Sapienza. Infine, l'epoca della Seconda Guerra Mondiale e di quegli scavi, voluti da Pio XII, sotto la confessio Vaticana. La Lupi parla delle difficoltà incontrate dagli operai, ma non di una in particolare: dell'acqua che, a ogni picconata, sgorgava fuori dal terreno. Le foto dell'epoca sono esaustive in merito (link). Furono quindi indagini complicate, sterri che riportarono alla luce il sepolcreto precedente all'edificazione della basilica costantiniana.
Poi ecco emergere i graffiti intorno a un sepolcro, il famoso "campo P": i pellegrini si sono concentrati in quel punto per scrivere invocazioni a Pietro, a Cristo, a Maria. Ogni archeologo che si rispetti sa che la concentrazione di tombe o di graffiti fa presagire di trovarsi nei dintorni della tomba di un martire, discorso che vale soprattutto per gli antichi cimiteri cristiani, le catacombe. Le Grotte Vaticane non facevano eccezione... e il martire per eccellenza che avrebbe potuto trovarsi sotto i vari altari della basilica era solo uno: Pietro.
La storia di Margherita Guarducci è legata, perciò, alla decifrazione del graffito che la studiosa aveva osservato in una foto in bianco e nero pubblicata su un giornale: "Pétros ení” , ovvero "Pietro è qui".
Tiziana Lupi narra, quindi, quelle tappe di una grande scoperta, seguita dalle indagini sulle ossa di Pietro... ossa che erano state, però, contrariamente a quanto la prassi vuole, rimosse e non opportunamente documentate nel loro contesto di ritrovamento. Una serie di elementi (appartenenza a un individuo di sesso maschile tra i 60 e i 70 anni e parti di tessuto purpureo con fili aurei) poteva, compatibilmente con il luogo di rinvenimento, far pensare all'appartenenza dei resti al corpo dell'apostolo Pietro.
Poi giunse il buio. La Guarducci sarà ricordata solo dagli studiosi (e nemmeno da tutti!), mentre progressivamente le fu impedito di entrare nelle Grotte e, persino, di pubblicare le foto del sito (ahimé, tale pratica è ancora in voga...).
Ci sono certamente elementi romanzati, altri inventati per evocare suspense e per far immergere il lettore all'interno di un periodo storico difficile, quale fu quello vissuto dalla studiosa, ma gran parte del libro è ricostruito sulle reali vicende che si susseguirono.
Come ho trovato questo libro? Appassionante, ma forse sono di parte. Mi auguro che Tiziana Lupi e Marco Spagnoli procedano nella realizzazione del film su Margherita Guarducci non solo per un intento "femminista" di riportare alla luce la storia di una donna osteggiata da un mondo del tutto maschile, ma anche per restituire dignità al lavoro incessante di un'archeologa che credeva nella propria missione. E poco importa che le sue indagini non siano state precisissime o che abbia "sbagliato". Lei ci ha provato. Questo è l'aspetto fondamentale della ricerca: porre un tassello e da quel tassello ripartire superando gli eventuali errori commessi dai precedenti studiosi, migliorandosi sempre più.

Grazie a Tiziana Lupi per questo libro. Grazie per avermi riportata nei luoghi che mi hanno fatto innamorare dell'archeologia cristiana.

Foto di Cristina Cumbo. Ne è vietata la diffusione senza l’esplicito consenso dell'autrice e/o l’indicazione dei credits fotografici, nonché del link relativo al presente post.

mercoledì 13 marzo 2013

Habemus Papam

Buonasera! Sono tornata a casa molto stanca... sarà che forse non sono ancora in ottima forma, ma un ultimo saluto alla mia prof era doveroso.
E ovviamente ero anche zuppa, dalla testa ai piedi. Nonostante avessi avuto un miracoloso passaggio a casa, per quei tre secondi di tragitto fino al portone, mi sono presa tutta l'acqua di questo mondo. Sento ancora freddo.
Mentre ero in ripresa, anzi, in ricarica batterie celebrali, ho udito le campane. Ore 19:06... le campane della Messa erano già suonate e non potevano essere quelle. Poi una miriade di campane hanno iniziato a suonare a festa. Sono corsa ad accendere la tv (premetto che l'avevamo appena spenta) ed ecco la fumata bianca.
"Habemus Papam... Cardinalem Bergoglio"... e la mia faccia è diventata un punto interrogativo. Ammetto di non essere mai stata informata su di lui, non sapevo nemmeno che volto avesse.
Un po' di delusione si è sentita anche in piazza, ma il nuovo vescovo di Roma, Francesco I, si è saputo far apprezzare sin dai primi momenti, facendo esplodere la folla di applausi e grida di giubilo. A me è simpatico e le premesse sembrano buone. Il nome è stupendo perchè si rifà a un modello di santità riconosciuto e rispettato profondamente, a un santo cui personalmente sono molto "affezionata". Nel lontano 1987 sono stata battezzata il giorno di San Francesco d'Assisi, il 4 ottobre, e diedi anche un esame universitario sulla sua figura. Amavo questo santo anche alle elementari, e poi vidi il film di Zeffirelli, "Fratello sole, sorella luna", che mi lasciò incantata.
Perciò, dai Francesco I, il popolo del Signore è con te!



Un pensiero speciale vola anche a Castel Gandolfo, dove l'ormai papa emerito Benedetto XVI è in ritiro, a un papa che mi era piaciuto (al contrario delle mille opinioni negative su di lui e di tutto il "tumulto" che ci fu allora a scuola mia), a un papa che si trovava a dover fronteggiare un'eredità pesante che era quella di Giovanni Paolo II, a un papa che ricorderò perchè la sua fu la prima udienza cui assistetti, a un papa di cui bisogna sottolineare l'umanità, anche e soprattutto nella sua coraggiosa decisione.


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