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lunedì 31 maggio 2021

Recensione di "La ladra di ricordi" di Barbara Bellomo

Buonasera amici lettori e ben ritrovati su questo piccolo spazio virtuale!
Al termine del mese di maggio, torno a scrivere la mia recensione di "La ladra di ricordi" di Barbara Bellomo, il primo di una serie che vede protagonista l'archeologa Isabella De Clio, coinvolta in casi archeologici e gialli alquanto complicati.


Cosa accomuna l'omicidio, ai giorni nostri, di una dolce, vecchia signora dalla vita irreprensibile e i grandi protagonisti dell'età repubblicana Cesare, Lepido, Cicerone, Marco Antonio, la crudele moglie Fulvia e la piccola Clodia? È quello che dovrà scoprire un terzetto stranamente assortito, chiamato in causa per l'occasione. Isabella De Clio, giovane archeologa siciliana specializzata in arte antica, è bella, volitiva, preparatissima, ma ha un motivo particolare per temere la polizia. E il fatto che l'affascinante Mauro Caccia, l'uomo che la affianca nelle indagini, sia un commissario non l'aiuta più di tanto. Con loro c'è anche Giacomo Nardi, depresso professore di museologia e beni culturali... È l'inizio di una storia che intreccia la Roma del I secolo a.C. e l'Italia contemporanea, gli antichi intrighi politici e i mediocri baroni universitari dei nostri tempi, la violenza che si nasconde tra le mura di casa e la precarietà in cui i ragazzi di oggi, anche i migliori, sono costretti a crescere e a diventare adulti.

C'è una maledizione che impregna il cammeo di Clodia: sembra quasi che il suo ultimo possessore, alla fine, muoia in un modo o nell'altro. Ed è proprio a causa di quel cammeo che la vita della signora Luisa Velio viene stroncata, appena dopo aver telefonato misteriosamente a Giacomo Nardi, professore universitario e docente presso la Fondazione di Todi. L'uomo, in seguito alla tragica morte della moglie, non si è più ripreso, vivendo ormai solo di ricordi e di archeologia, immerso nella lettura di libri che riescano a distrarlo dalla realtà. Mai si aspetterebbe di ricevere una chiamata da quella che sarebbe poi diventata la misteriosa vittima...
Giungiamo, però, alla protagonista, Isabella De Clio, giovane archeologa di 28 anni, dai lunghi capelli rossi fiammanti, studiosa presso la Fondazione, dove conduce una ricerca sui cammei. Sarà proprio lei, grazie alla sua particolare specializzazione (e tutto ha un perché) ad essere coinvolta nelle indagini condotte dall'affascinante commissario di Polizia, Mauro Caccia.


Isabella deve trovare indizi storici, prove che riescano a far individuare almeno una traccia che giustifichi la morte della donna. I cammei costituiscono la sua materia, li studia ormai da anni, tanto da essersi candidata per un posto da ricercatore, laddove le sue speranze sono ridotte al minimo: le trame di raccomandazioni, amicizie e rapporti extra infangano l'ambiente accademico, riducendolo al regno del barone di turno (e riflettendo, aggiungo, esattamente la triste realtà, italiana ed estera, almeno nel settore dell'archeologia).
Isabella non si arrende: come un vero detective interroga i potenziali indagati, ricostruendo una fitta trama, e risalendo fino a un evidente furto di cui, all'epoca, nessuno sembrava essersi accorto. Eppure l'archeologa nasconde un segreto: è cleptomane. Ogni volta che ha intenzione di ricordare un momento specifico, sottrae un oggetto che possa rievocare quanto vissuto e lo inserisce in una scatola. Quel cammeo viola, con un ippocampo ed Eros bendato raffigurati, è magnifico, iconograficamente raro, se non addirittura un unicum... ma c'è qualcos'altro legato a quel manufatto che, rubato ingenuamente da Isabella, costituirà una prova schiacciante per incastrare l'assassino.


E Mauro Caccia? L'ispettore è occupato, eppure scatta qualcosa con Isabella, la brillante studiosa che guida una moto di grossa cilindrata. Lei si è lasciata con il ragazzo che, da pochi mesi, è stato accusato di bancarotta fraudolenta; lui è sposato, ma il suo matrimonio sembra essere giunto a un punto di non ritorno. Le indagini li porteranno ad avvicinarsi molto... ma quando l'archeologia chiama, Isabella risponde, soprattutto nel momento in cui le opportunità provengono dalla Sicilia, sua terra natale. Il lavoro rimane, l'amore a volte no.


"La ladra di ricordi" è un romanzo avvincente, adatto ad ogni tipo di lettore. Le note storiche ci sono, ma rivestono il ruolo di cornice del racconto contemporaneo, permettendo così di essere scorrevole. C'è anche quel pizzico d'amore che porta qualche pagina di batticuore e di aspettativa.
E poi, forse sarò di parte, ma ho subito una immedesimazione con la collega per tanti, forse troppi aspetti, dagli intrighi universitari che ostacolano la carriera (ahimé), alla ricerca iconografica e alla passione verso il passato che mi anima ormai da una vita, fino alle note più sentimentali.
Come me, Isabella proseguirà le sue indagini... e forse la sottoscritta continuerà a trascorrere qualche ora in lettura, curiosando tra le pagine di storie senza tempo.

P.S. Grazie all'amico in divisa che mi ha consigliato questo romanzo e quelli successivi!

«Sì, Eros è spesso associato all'amore. Ma anticamente era il simbolo di ogni unione. L'unione di elementi diversi nel rispetto della loro peculiarità. Anche se sono opposti o contrastanti».
«Non è questo l'amore? L'amore con la 'A' maiuscola?» intervenne Nardi, partecipe, posando la forchetta sul piatto. «Amare senza annullare mai l'altro».

«Isabella aprì l'armadietto che per due anni aveva custodito i libri e il materiale delle sue ricerche e cominciò a svuotarlo. Era triste. E infinitamente delusa. [...] Per la prima volta, da quando lei ricordava, non sapeva cosa fare. Da due settimane era disoccupata. Al pensiero si sentì ribollire dentro. Anni di studi per ritrovarsi senza prospettive, senza aspettative e senza sogni».

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venerdì 2 dicembre 2016

Sorvolando Hogwarts su una scopa magica: "Il Quidditch attraverso i secoli" di J.K. Rowling

Buongiorno, cari lettori! E' una fredda mattinata di dicembre qui a Roma. Il sole però illumina la mia stanza rendendola tiepida e confortevole, filtrando attraverso le tende di un tenue azzurrino, ricordando la spuma del mare.
Come vi avevo anticipato nel post precedente, avevo acquistato il volumetto "Il Quidditch attraverso i secoli" insieme a "Le fiabe di Beda il bardo". Ho terminato di leggerlo ieri sera, tra una pausa e l'altra.


Anche questo è un piccolo volume, di pochissime pagine, quindi effettuarne una recensione dettagliata risulterebbe difficile e soprattutto rischiosa per via dei possibili spoiler. Mi limiterò perciò ad esporre qualche pensiero.
Quando vidi il primo film di Harry Potter, rimasi estasiata. Andai con la mia famiglia a un cinema dalle parti dell'Eur perché più compatibile con i nostri orari. Tutti i posti a sedere erano occupati, nella sala aleggiava quel sentore di pop-corn e chewing gum alla fragola, i bambini erano felici ed emozionati. Stava per iniziare un'era magica che avrebbe segnato davvero tantissime persone, tra cui numerosi adulti. Ricordo la colonna sonora, così delicata come un carillon e l'atmosfera di Diagon Alley, poi la meraviglia di fronte al castello di Hogwarts. Ed è proprio qui che, in un prato verdissimo, la professoressa Rolanda Hooch insegna ad Harry e ai suoi amici a cavalcare una scopa.


Abbiamo assistito alle partite di Quidditch durante gli anni scolastici di Harry, volando a una velocità folle sulla sua Nimbus 2000 e sulla Firebolt inseguendo il Boccino d'oro. E abbiamo anche osservato quelle alucce che fuoriescono dalla pallina dorata e che sono così simili a quelle di un colibrì.


Ecco, tutto questo si ritrova all'interno di "Il Quidditch attraverso i secoli": la storia della scopa e del perché maghi e streghe le utilizzino, così come quella dei Boccino d'oro, per poi proseguire con la descrizione della Pluffa e del Bolide e narrare di famose squadre di Quidditch.


Sono certa che sarà una lettura leggera e che vi piacerà, quindi lo consiglio assolutamente. Tra i due volumetti, sarò sincera, ho preferito le fiabe, ma sono gusti personali.
Bene, non so quale libro mi attenda tra gli scaffali. Ricordo di averli poggiati lì, trascurandoli per una tesi e un pc che hanno occupato numerose serate e notti in questi mesi.
Un caro saluto a tutti!

domenica 27 novembre 2016

Un salto indietro nel mondo della magia: "Le fiabe di Beda il bardo", di J.K. Rowling

Buonasera a tutti, amici lettori! Vedo che, dall'ultima volta in cui ho scritto qui su Blogger, qualcosa nella grafica è cambiata... Nulla di rilevante però.
Una settimana fa sono andata a vedere al cinema (con tosse, influenza e quant'altro) "Animali fantastici e dove trovarli" con Newt Scamander protagonista di questo primo capitolo della saga che mi ha riportato nel mondo della magia.


Il film mi è piaciuto molto, ma quell'incanto che suscitò il primo Harry Potter non penso sia paragonabile a nulla di tutto ciò. Hogwarts e i suoi angoli usciti dalle fantasie di ogni bambino e di ogni ragazzo, bacchette e incantesimi, foreste e castelli, scope volanti e quella lettera che, in fondo, ognuno ha sempre desiderato di ricevere (anche in ritardo), avevano un fascino diverso.


La storia di Newt ha però ridestato le scintille magiche, assopite sotto uno strato di polvere. Terminai di leggere la saga di Harry Potter quando frequentavo il liceo. Non ero quindi proprio una bambina, ma il fantasy io l'ho sempre amato. All'epoca però mi ero fermata lì, nonostante in seguito fossero usciti anche tre piccoli volumi: "Gli animali fantastici: dove trovarli"; "Le fiabe di Beda il bardo"; "Il Quidditch attraverso i secoli".
Dicevo quindi, il nuovo film ha ridestato in me la voglia di rifugiarmi tra le pagine magiche del mondo di Harry, di impugnare una bacchetta con crine di unicorno, cavalcare un Ippogrifo e volare via verso Hogwarts... magari facendo tappa a Hogsmeade per assaggiare la burrobirra che mi ha sempre incuriosita.


Sono andata perciò sul sito di InMondadori e ho cercato i tre libriccini mancanti sui miei scaffali, ordinando "Le fiabe di Beda il bardo" e "Il Quidditch attraverso i secoli". Purtroppo "Gli animali fantastici" è stato ritirato dal commercio in occasione dell'uscita del film, perché dovrà essere edita la nuova versione aggiornata, disponibile soltanto a partire dal 2017.
Il primo volumetto ad essere stato divorato è stato quello delle fiabe. Leggere "Hermione Granger" ed "Albus Silente", proprio sulla prima pagina, mi ha fatto scattare un sorriso. E' stato come aver ritrovato due vecchi amici.


Le fiabe narrate sono 5, tutte corredate dal commento del Preside di Hogwarts (per me rimarrà sempre lui, nonostante Piton e la McGranitt siano stati i successori): il mago e il pentolone salterino; la fonte della buona sorte; lo stregone dal cuore peloso; Baba Raba e il ceppo ghignante; la storia dei tre fratelli.
Non è possibile scrivere una recensione dettagliata del libro poiché è composto da pochissime pagine e si finirebbe inevitabilmente per fare spoiler, ma lo consiglio a ogni fan di Harry. Queste fiabe sono state nominate nel corso della saga e la curiosità rimane nel lettore finché non si aprono le pagine, immergendosi in un mondo metaforico, che riprende la struttura delle favole di Esopo, con una morale spiegata da Silente.
Ovviamente la storia più famosa è l'ultima, quella dei tre fratelli, che interessa da vicino la saga di Harry, in quanto i tre doni della morte sono presenti nell'ultimo volume di J.K. Rowling: la bacchetta di sambuco, la pietra dell'immortalità e il mantello dell'invisibilità.


E attenzione, attenzione: avete fatto caso a un particolare nel film sugli animali fantastici?
Credence Barebone indossa proprio un ciondolo con il simbolo dei tre doni della morte, affidatogli da Percival Graves.


Cosa ci aspetterà nel secondo capitolo della nuova saga cinematografica? Sono curiosissima.
Stasera inizierò il libro sul Quidditich, per sorvolare un campo verdissimo su una Firebolt 2000, alla ricerca del Boccino d'oro!
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