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domenica 12 giugno 2016

Recensione di "Al diavolo piace Dolce" di L. Weisberger

Buona domenica a tutti! E' trascorso circa un mese da quando ho scritto l'ultima volta, eppure mi sembra ieri di essere tornata dall'assolata e meravigliosa Sicilia. Da quel momento in poi sono stata "devota" alla mia tesi di dottorato per terminarla e ho raggiunto il mio obiettivo! Prima di riprendere a studiare per altri progetti, necessito di qualche giorno di relax, quindi ritorno sul mio blog con la recensione dell'ultimo romanzo che ho letto, "Al diavolo piace Dolce", di Lauren Weisberger, autrice di "Il diavolo veste Prada".
Ovviamente, anche in questo ennesimo caso, la casa editrice italiana non ha tradotto letteralmente il titolo. L'originale "Everyone worth knowing" sarebbe stato molto più indicato. Per tutta la durata della mia lettura mi sono chiesta chi sarebbe stato il "diavolo" all'interno del romanzo. In "Il diavolo veste Prada" il personaggio in questione era Miranda Priestly - interpretata magistralmente da Meryl Streep nell'omonimo film - ma in questo volume bisogna attendere la fine per capirlo.
Passiamo però alla trama:



Trama: Bette ha ventisette anni, vive a New York, ha un lavoro sicuro e noioso e sogna ostinatamente di trovare il principe azzurro. Ecco perché non crede alla sua fortuna quando viene assunta dalla più famosa agenzia di pubbliche relazioni di Manhattan con il compito di organizzare i party più esclusivi. Fino a che una mattina, dopo una festa, si ritrova nel letto del playboy più ambito della città, vestita solo di un paio di boxer Dolce&Gabbana. Il suo nome finisce sulle copertine delle più importanti riviste. Per l'agenzia è un trionfo, ma per Bette sono solo guai. Per assecondare la sua carriera sta pian piano perdendo il controllo della propria vita...



La protagonista, Bette Robinson, è una ventisettenne che lavora nel mondo finanziario, un universo che non le appartiene, la annoia e la stressa. Will, il suo brillante e amichevole zio omosessuale, che vive con il compagno Simon, le parla spesso di quanto sia gettata al vento la sua esistenza nel mondo bancario, soprattutto quando Bette ha sempre espresso il meglio di sé nella scrittura.
Bette ci pensa e ripensa, ma decide che no, non è comunque quella la sua strada. E' Will perciò a trovarle un altro impiego, ben diverso dal precedente da cui si è licenziata. La ragazza diventa impiegata in un'agenzia di pubbliche relazioni che si occupa di organizzare feste ed eventi cui partecipano tutti i maggiori vip. Tra di essi, c'è il bellissimo Philip Weston, il ragazzo che tutte desiderano avere al proprio fianco e che, per una casualità non ben specificata, durante una delle serate in discoteca, si avvicina a Bette... finché lei, troppo ubriaca per ricordarsi, si sveglia il mattino successivo nel suo letto, con i boxer di Philip e l'uomo che gironzola tranquillamente per casa.
Agli occhi del mondo può sembrare una relazione appassionante, quando in realtà Bette sa benissimo che a parte qualche bacio tra lei e Philip non è successo proprio nulla. Philip sembra non voglia in alcun modo spingersi troppo oltre e lei non ne è attratta, come se ci fosse un qualcosa che la respinge...
E' l'incrocio di sguardi e di qualche chiacchiera con Sammy, il buttafuori di un noto locale, che cambierà per sempre la vita di Bette, forse finalmente in maniera positiva.
L'autrice introduce il lettore all'interno di un mondo governato dal lusso sfrenato e altamente depravato che i vip svolgono tutte le sere, tra locali e discoteche, all'insegna della droga e delle occasioni sessuali più varie. La rete che si instaura è davvero spaventosa: tutti conoscono tutti e ci sono quelli che "bisogna assolutamente conoscere" per diventare famosi e finire in prima pagina. La celebrità è ciò che conta di più in assoluto.



Bette, la protagonista, mi è molto simpatica. E' ironica e somiglia a tratti a Bridget Jones, a tratti a Scarlett Johansson in "Nanny's diary"... è perciò un misto tra le due. Ne risulta una ragazza che non vuole in alcun modo mostrare il proprio lato romantico, sviluppato ampiamente grazie alla lettura di pagine e pagine di romanzi d'amore.
Eppure, il mondo in cui è finita la assorbe completamente e, un po' per non deludere suo zio che le ha trovato il lavoro, un po' per soddisfazione personale, finisce in un vortice da cui difficilmente si riesce ad emergere, un universo in cui è il gossip a dettar legge.


L'autrice sembra anche sottolineare come non sempre chi sembra un bel principe in realtà lo è davvero. Philip è desiderato da tutte, ma è viziato, conduce una vita smisurata... e prova un po' di tutto, ma soprattutto lo interessa finire sulle testate giornalistiche e salvare la sua reputazione.


Sammy è invece un ragazzo che si è dovuto adattare. Non ha gran disponibilità di denaro per realizzare il suo sogno di aprire un ristorante e si arrangia come buttafuori, ma anche come accompagnatore di una ricca donna. Eppure è proprio lui l'uomo che, con tutti i suoi difetti, ha comunque un obiettivo nella vita che cerca di raggiungere, senza dire di no all'amore che ha tenuto celato per tanto tempo.


La società newyorchese non è altro che uno spaccato di quella odierna, del mondo che purtroppo c'è anche in Italia, nella stessa Roma. Un mondo omologato e basato sui principi del denaro, della celebrità, del puro divertimento, del sesso, dell'alcol e della droga. Ma poi vince l'amore, che riesce a dare un senso a tutto, anche a una ragazza dalle idee confuse come Bette.
Il genere del romanzo non è il mio preferito. Come avete potuto notare, ne prediligo altri, ma leggo di tutto perché è bene variare. I primi capitoli sono stati un po' lenti e il ritmo con cui si svolge la narrazione, con festini che si concludono sempre nella stessa maniera, mi ha un po' annoiata. Un raggio di luce lo ha costituito Sammy (in tutti i sensi), però a quel punto il romanzo ha già superato in buona parte la metà.
E' una lettura leggera e poco impegnativa, da cui però mi aspettavo qualcosa di più.


Bene, in lista ci sono adesso due romanzi che mi sono arrivati con un pacchetto Mondadori: "Tutto ciò che sappiamo dell'amore" di C. Hoover - che avevo visto in aeroporto a Catania - e "La luce alla finestra" di L. Riley.
Chissà quale sarà il prossimo... deciderà il mio umore per me. Buona serata a tutti voi e continuate a seguirmi, anche sulla pagina Facebook con i romanzi di Sàkomar e il nuovo "Chiaro di Luna"!

lunedì 14 settembre 2015

Recensione di "La profezia dell'arca" di Michael Crane

Buonasera a tutti lettori! Faccio una nuova tappa sul mio blog per postare la recensione dell'ultimo libro che avevo iniziato durante le vacanze. Purtroppo ho impiegato più tempo a leggerlo. Qui a Roma ci sono anche altre cose da fare… e lo studio è incluso.
Devo dire che "La profezia dell'Arca" di Michael Crane lo avevo lasciato un po' indietro. Non so nemmeno io il perché. Ritrovandolo tra i millemila libri che riempiono la mia cameretta, ho deciso di portarlo in vacanza con me. Anche stavolta però ho dato la precedenza a romanzi più recenti. Sono scelte inconsapevoli a quanto pare. Questa è la trama:



Sarà il profeta a rompere il sigillo, nel giorno che secondo il calendario copto segna l'inizio del nuovo millennio. E lui solo potrà svelare al mondo il contenuto dell'Arca dell'Alleanza. Questo è scritto nel Kebra Nagast, il Libro della Gloria dei Re, il testo sacro della religione etiope. Ma più d'uno teme quel momento, ormai prossimo. Perché ciò che l'Arca cela e protegge può mettere a repentaglio il potere di molti, sulla terra e perfino in cielo. E quindi la verità deve morire, a costo di distruggere l'Arca, a costo di uccidere il profeta, a qualunque costo. All'oscuro di tutto questo, Mary Campion arriva in Etiopia al seguito di una ONG. Giovane avvocato, passionale e idealista, ha lasciato l'America per specializzarsi in adozioni internazionali. Il giorno dell'Epifania copta, ad Aksum, Mary si imbatte in Jack Miles. L'uomo, arrivato dall'Inghilterra per conto di una multinazionale, è in fuga da un mare di guai. Presto i due si ritroveranno coinvolti in un intrigo che affonda le sue radici nell'alba dei tempi, nelle grotte degli Esseni della comunità di Qumran, nei documenti segreti dei cavalieri Templari, nelle oscure stanze del Vaticano, e che arriva a loro per vie complesse e pericolose.



L'autore ha deciso di mescolare eventi apocalittici con misteri legati al Vaticano che, indubbiamente, suscita curiosità soprattutto dopo Dan Brown. In questo caso, i nostri tre eroi – Mary Campion, Jack Miles e Tom Baedeker – hanno una missione che scoprono solo dopo il loro arrivo in Etiopia per motivi differenti. 
Mary è nella culla della civiltà per occuparsi di un'associazione benefica di adozioni e, non potendo avere figli, decide di sottrarne uno alla nota situazione africana adottandolo. 
Jack Miles è immischiato involontariamente in un affare che coinvolge una multinazionale che si occupa di portare aiuti alimentari alle popolazioni disagiate (ovviamente c'è del losco… qualcuno ci guadagna su e i poveri muoiono di fame. Un classico). 
Tom Baedeker è un archeologo, dalla smisurata sete di conoscenza. Ha intrapreso degli studi biblici, ma molte delle sue teorie sono considerate fantasia dalla polverosa comunità scientifica (caro Tom, questi individui sono il vero morbo dell'archeologia… quando lasceranno le poltrone faremo i fuochi d'artificio e io sarò tra i primi!). Le sue indagini conducono all'Arca dell'Alleanza, reliquia biblica, nominata nel Vecchio Testamento. 



Secondo la leggenda, la cassa dorata con due statue di cherubini conterrebbe le Tavole della Legge e la virga di Aronne (di quest'ultima non si parla nel romanzo e ci si concentra sui manufatti più famosi). L'Arca dovrebbe essere custodita ad Aksum, ma solo uno potrà aprirla, l'11 settembre, giorno in cui inizia il nuovo millennio copto (è inevitabile che il pensiero corra anche alle Torri Gemelle...).



Il termine "profezia" già fa subodorare che, dietro le avventure dei nostri tre personaggi principali in Etiopia, passando per la famosa Lalibela (si vedano le sue magnifiche chiese), ci sia dell'altro. 



E infatti è proprio un bambino, Bale, ad essere il prescelto. A tutto questo si lega una curiosa interpretazione dei fatti biblici. Ci sono collegamenti con gli Esseni di Qumran, la divisione delle sette giudeocristiane e la discendenza di Salomone. 
È evidente che l'autore sappia di cosa stia parlando, nel senso che conosce bene la storia e l'archeologia biblica, e sinceramente mi sono divertita più a leggere l'invenzione storico-archeologica legata inevitabilmente a Gesù che ad esaminare tutta la trama, in sé semplice: tre personaggi e uno da proteggere; profezia; il cattivo che prova a uccidere il profeta; il piano del cattivo che fallisce; vissero tutti felici e contenti.
Dietro le macchinazioni malvagie si cela la trama di un cardinale che, preoccupato di una rivoluzione all'interno del cristianesimo odierno, vuole in ogni modo eliminare i soggetti fastidiosi, dando ordini a distanza e accordandosi con loschi individui.



Mary appare come una donna pia, dai pensieri puri, volti solo ad assecondare azioni benefiche. Osserva il piccolo Bale e comprende da subito che lui non è un bambino come gli altri.
Il legame come Jack si consolida a poco a poco, trasformandosi in amore (l'antifona si era già capita da tempo). Jack si configura come un eroe e ha occhi solo e soltanto per Mary.
Mary, Jack… non vi viene in mente qualcosa? Chi ha un minimo di conoscenze bibliche e di letteratura cristiana antica sono sicura che abbia intuito qualche indizio, di cui però non parlerò per evitare spoiler.
Tom, come dicevo prima, è invece l'archeologo, la guida e il rivelatore di misteri. Corrisponde esattamente alla figura che forse noi archeologi – della mia generazione – abbiamo un po' sognato di diventare da ragazzini, deviati anche da Hollywood. La mia simpatia per lui è andata man mano crescendo. Si rivela come un uomo distaccato dall'argomento umanitario, interessato solo e soltanto alla conoscenza. La sua ricerca è per lui fondamentale. Ha trascorso anni e anni su libri e scavi, ma questa nuova scoperta potrebbe cambiargli la vita, far sì che la sua carriera accademica possa fare un salto qualitativo (caro Tom, nessuno meglio di me ti comprende). Tom cercava la gloria… ed è effettivamente ciò che troverà… ma ho detestato però l'autore per il destino che gli ha riservato.
In questo piccolo estratto è custodito il suo esatto profilo... e una parte di ogni archeologo, me compresa:

"Nei giorni successivi Baedeker rimase chiuso nel magazzino che conservava gli antichi documenti. Usciva solo per brevi pause, e nessuno riusciva a strappargli una parola sui risultati delle sue letture, Dav Salomon non lo disturbava e non gli chiedeva nulla. Conosceva quel tipo di concentrazione, quando uno studioso a caccia di un segreto si sente vicino a un importante passo in avanti e nello stesso tempo è tormentato dal rischio di restare deluso".



Bale è il profeta. In una realtà povera, si inserisce lui, che appare come un qualunque ragazzino, interessato ai giochi e alla spensieratezza. Ogni tanto però si assenta e, come accade ai profeti, riesce a vedere ciò che è invisibile al resto del mondo e a sentire le parole della divinità. L'autore ha voluto un po' ricalcare la stessa figura di Gesù da bambino, spensierato come tanti, con la sola differenza che riusciva a compire prodigi meravigliando se stesso e i suoi coetanei (si leggano i Vangeli apocrifi per averne conferma).



Il mio grado di attenzione ha subito degli alti e bassi: all'inizio parte un po' lentamente, poi il grado di interesse aumenta, arriva a toccare l'azione, e poi si stabilizza di nuovo (a volte diventando un po' noiosa), effettuando un nuovo picco verso gli ultimi capitoli. La fine però non la comprendo appieno. La storia sembra non terminare completamente. Buone le ricostruzioni e le invenzioni storico-archeologiche, trama non troppo particolare, protagonisti abbastanza distanti dal lettore che talvolta non riesce a immedesimarsi nella situazione.
Lo consiglio solo per trascorrere un po' di tempo e soprattutto ai lettori cui piace molto la materia storica. Gli altri potrebbero seriamente annoiarsi.
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