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giovedì 8 dicembre 2022

Recensione di "Il quadro mai dipinto" di Massimo Bisotti

Buonasera a tutti amici e bentornati a Sàkomar che, già da qualche settimana, ha cambiato colore. Amo l'azzurro da sempre, ma un rosa più sfumato rendeva il testo più leggibile e ho effettuato questa modifica sulla base di un consiglio molto gradito.

Dove vi porto oggi? Tra Roma, Venezia e Santiago, con "Il quadro mai dipinto" di Massimo Bisotti.


Trama: Patrick è un insegnante e un pittore con l'ossessione per la perfezione. In una mattina di giugno entra per l'ultima lezione nella sua aula dell'Accademia di Belle Arti. È pronto a lasciare Roma per ripartire da zero a Venezia, città fatta d'acqua e d'incanto. Torna a casa e prima di partire decide di andare in soffitta per dare un ultimo sguardo al quadro che ritrae la donna che ha molto amato, la donna il cui ricordo porta sempre con sé. Ma, quando scopre la tela, la vede vuota: la donna sembra avere abbandonato il quadro. Sgomento, Patrick copre nuovamente il dipinto. In fretta e furia abbandona la soffitta e Roma, e corre all'aeroporto. Durante il volo, però, batte la testa e all'arrivo si ritrova confuso, non riesce a ricordare bene il motivo per cui è partito. Ma in tasca ha un biglietto con un indirizzo e un nome: "Residenza Punto Feliz". Si recherà là e troverà una nuova e strana famiglia pronta ad accoglierlo. Miguel, il proprietario della pensione, uno spagnolo saggio cui è facile affidarsi; Vince, gondoliere con il cuore spezzato da un amore andato male; e il piccolo Enrique, curioso ed entusiasta come solo i bambini sanno essere. La nuova vita di Patrick scorre tra amnesie e scoperte, finché a una festa incontra Raquel e non ha dubbi: è lei, la donna che è fuggita dal suo quadro. Un libro sul perdersi e il ritrovarsi, sulla memoria e l'accettazione di se stessi, sull'importanza di restare fedeli al precetto più vero e necessario: "mai controcuore".

Avrei voluto scrivere di più oltre alla quarta di copertina che, in qualche modo, tratteggia la trama del libro stesso, ma non ci riesco. Purtroppo questo romanzo, se così si può chiamare, è stato una totale delusione, a dispetto della copertina molto bella e di quanto prospettavano le prime pagine.
Prima che Patrick, insegnante di arte e pittore, avesse un'amnesia temporanea dovuta a un forte colpo alla testa preso in aereo durante una turbolenza, stava insieme a Raquel. Ebbene sì, ma i due si erano separati per motivazioni difficilmente comprensibili tra ragionamenti filosofici di cui il libro è infarcito. Probabilmente perché Raquel vedeva Patrick eccessivamente concentrato sulla sua passione, la pittura, tanto da trascurarla (e qui dovrò fare una riflessione personale: la trascurava così tanto da arrivare a farle un ritratto... ecco, persino questo punto non è realistico).
Grazie al padre di lei, tale Miguel - che ha avuto tre figli, ovvero Raquel, Vince e Enrique, da tre donne diverse -, e a un bigliettino che il pittore si ritrova nella tasca (come?), nonostante l'amnesia, Patrick capirà di dover andare a Venezia a ritrovare la "Residenza Punto Feliz", dove poi riuscirà a imbattersi nuovamente in Raquel, a innamorarsi ancora una volta di lei e a recuperare la memoria. In tutto ciò, prima di prendere quell'aereo Roma-Venezia, si dovrà specificare che Patrick si era accorto che dal quadro che stava dipingendo era scomparsa la donna che era certo di aver ritratto... Raquel è quella donna, ma solo incontrandola di nuovo, la riconoscerà.


Foto di hitesh choudhary (da: https://www.pexels.com/)

La trama, estremamente povera, è oltretutto piena di passaggi banali. Uno in particolare, avrebbe dovuto essere, forse, un momento tragico, che a me ha fatto invece sorridere. A Santiago, Patrick entra nella cattedrale, mentre Raquel e Vivien (ex moglie di Vince, suo fratello) stanno al bar, dove lo aspetteranno. Quando Patrick esce dalla cattedrale, trova il bar chiuso, le due donne che ne sono andate e lui che non sa come rintracciarle perché si è perso il cellulare lasciandolo in un taxi. Cosa fa il nostro paladino? Comincia a girare a vuoto, finché trova un B&B da dove riesce a chiamare Miguel, che non gli risponde. Pensando di essere stato miseramente abbandonato, prenota un volo per Roma e torna a casa, dove un suo amico lo terrà a cena. Dopo una giornata, lo raggiunge Raquel, facendogli una sorpresa mentre era al bar a fare colazione, e spiegando che lei e l'altra donna lo avevano cercato senza trovarlo, che senza cellulare non sapevano come rintracciarlo e che Miguel non aveva risposto perché stava in ospedale. Una serie di sfortunati eventi direi!
Tutto ciò appare costruito esclusivamente per fare da cornice a una serie di frasi/pensieri - anche molto belli se presi singolarmente - che messi insieme avrebbero composto un puzzle denominato "romanzo".

Mi spiace sempre scrivere una recensione negativa, ma è uno dei libri che meno ho apprezzato in tutta la mia vita da lettrice. Si tratta di un testo semplicemente irrealistico: non è possibile che, in una conversazione, due persone si rispondano a stoccate poetiche. L'unico frammento di poesia che leggo, una volta al secolo, è quello contenuto nelle frasi dei Baci Perugina perché, per il resto (ma direi per fortuna!) nessuno a delle semplici domande mi risponde con digressioni poetiche sull'amore.
Frequento i social e Massimo Bisotti lo avevo sempre abbinato ad alcuni pensieri, devo dire meravigliosi (perché lo sono! Ma non vanno incollati tra loro per farne un romanzo!), che comparivano sotto immagini e post vari. Avevo poi notato in libreria alcuni volumi che riportavano il suo nome, ma non farò più l'errore di comprare un suo romanzo. A ognuno la sua professione: Bisotti, a mio avviso, può fare - e gli riesce bene - il poeta, non lo scrittore.
Vi lascio con qualche pensiero tratto dal libro che, se fosse stato presentato invece come una raccolta di poesie/riflessioni, sarebbe stato sicuramente più apprezzato.

«[...] se hai paura di amare qualcuno, è proprio con quel qualcuno che devi stare».

«Non ci stanchiamo mai di veder nascere sorrisi sul viso di chi amiamo, sono sempre una conquista».

«Le persone più incantevoli al mondo hanno sempre un vissuto complesso. Sono spesso le più difficili da amare ma anche quelle che sanno dare di più».

«Sai, c'è un momento nella vita di una persona in cui il suono abita lo spazio. E' il momento in cui si desidera essere una cosa sola, una sciocca, smielata e preziosa cosa sola. Allora capisci che il tuo tempo e il suo tempo si fermano in quel preciso momento. E in quel momento non c'è nessun altro posto in tutto l'universo in cui il tempo abbia voglia di fuggire».

«[...] l'amore ha un suo spirito, che lo si mette alla prova con la memoria, con i ricordi. Non importa che non esista più nulla di materiale, fin quando esistono i ricordi, finché la memoria non ci abbandona, le persone e le storie continuano a vivere».

1 commento:

  1. Perché ho avuto la tua stessa sensazione leggendo il libro? Ne ho abbandonato la lettura. Troppo per me.

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