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domenica 7 febbraio 2021

Recensione di "La faccia delle nuvole" di Erri De Luca

A volte capita che ti innamori di un libro aprendone una pagina, magari di fretta, mentre stai uscendo dalla libreria perché sei in ritardo. A volte la copertina non ti attrae immediatamente, ma ti fa pensare e, solo dopo aver ben compreso il messaggio insito nella narrazione, riesci a decodificarla.
Mi è accaduto proprio questo con "La faccia delle nuvole" di Erri De Luca. Come scrissi tempo fa, non conoscevo questo autore, finché un caro amico non mi regalò "I pesci non chiudono gli occhi". Da allora, mi piace imbattermi in tematiche di riflessione che, molto spesso, riguardano pensieri diversi dai miei.


Trama: Continua il dialogo tra Miriàm e Iosèf. Continua con il loro esilio in Egitto, il bambino carico di doni e di pericoli. Oro, incenso, mirra e scannatori di Erode, il Nilo e il Giordano, la falegnameria e la croce: la famiglia più raffigurata del mondo affronta lo sbaraglio prestabilito. In ogni nuova creatura si cercano somiglianze per vedere in lei un precedente conosciuto. Invece è meravigliosamente nuova e sconosciuta. Ogni nuova creatura ha la faccia delle nuvole.

Ho quindi aperto il libro, sfogliato qualche pagina controllando l'orologio per essere sicura di non arrivare in ritardo al lavoro... e mi sono imbattuta in un dialogo tra Miriàm e Iosèf, Maria e Giuseppe, proprio quei due che ho sempre sentito nominare nel Nuovo Testamento. E si sa, un'archeologa cristiana, tanto più se iconografa, li conosce come se li avesse incontrati davvero.
Non sapevo che Erri De Luca avesse tradotto alcuni libri delle Scritture, ma effettivamente questa sua esperienza emerge palesemente dalle righe di questo volumetto, soprattutto quando si sofferma sull'etimologia di alcune parole, confrontando le traduzioni che sono giunte a noi e i testi ebraici.
Il dialogo tra Giuseppe e Maria inizia proprio dalla nascita di Gesù (Ieshu), un evento che il povero Giuseppe attendeva ma cui non riusciva a fornire risposte esaurienti. Eppure, si fida ciecamente di sua moglie Maria, saggia e dallo sguardo illuminato. Quell'esserino che tiene tra le braccia ha già una storia, ancor prima di iniziare a vivere, un destino di cui si parla da secoli.


Erri De Luca, però, non scrive un saggio in ottica esclusivamente cristiana: prende atto del ruolo che Gesù rivestirà per la religione, ma analizza il tutto da un punto di vista umano.
Maria, Giuseppe e Gesù sono ritratti come una normalissima famiglia. Preoccupati per quel che accade a causa di Erode (la strage degli innocenti), fuggono, sono profughi in cerca di un riparo sicuro.
E ancora, quel bambino speciale - cui Giuseppe insegna il mestiere di falegname - si ritrova a parlare con i saggi nel Tempio, stupendo sia il padre che la madre.
Ho letto i Vangeli Apocrifi e molti degli aspetti in essi esposti vengono rielaborati e inseriti da De Luca in questo libro: l'umanità di Cristo, quella stessa umanità che viene lasciata sempre in secondo piano rispetto alla divinità. E allora tutto si ricollega con la copertina in cui si notano i dettagli dell'epidermide, della carne. In Cristo sono unite divinità e umanità, in una duplice natura. La mia essenza di studiosa non potrà far altro che ricollegare il tutto a un fatto storico, quello del Concilio di Efeso del 431, in cui veniva proclamata e stabilita - combattendo l'eresia di Nestorio - l’unità e l’unicità della Persona divina di Cristo e così anche la maternità di Maria, estesa a tutta la sua persona non umana ma divina.
Erri De Luca si pone all'esterno, un narratore che guarda i fatti svolgersi con umanità e con un punto di vista terreno. Gesù si pone anche in un periodo particolare, quello delle rivolte giudaiche. Si aspettava un Messia, qualcuno che venisse a liberare il popolo ebraico dall'oppressione di Roma. I romani lo osservavano con sospetto, eppure Gesù non fece mai nulla di equivoco; il suo era un messaggio di pace, ma forse il destino che, da sempre, lo aveva rivestito era riuscito, infine, ad avverarsi.
«Basta con questa favola, nostro figlio non ha la faccia delle nuvole che cambiano forma e profilo secondo il vento». Gesù non somiglia a nessuno, solo a se stesso, eppure pesava l'aspettativa della gente su di lui, di chi credeva nelle profezie, cui alla fine si trovò una corrispondenza.


In queste pagine c'è conoscenza della storia romana, di quella ebraica, della cultura di quel tempo e ovviamente delle Scritture; c'è una mentalità tipica che scorre sotterranea ed emerge attraverso profezie e credenze tramandate nel tempo; c'è la storia di una famiglia, vissuta in armonia fino a un certo punto, quando tutto il resto ha preso il sopravvento; c'è la storia di un uomo, che aveva in sé un aspetto divino, compreso da alcuni, invisibile a molti, manifestatosi solo dopo la morte.
Erri De Luca, infine, collega gli episodi salienti della vita di Gesù e della sua famiglia con un messaggio sociale e contemporaneo, forse con qualche parallelismo, che ogni lettore sarà libero di commentare a modo suo.

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