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giovedì 16 maggio 2019

Recensione di "Ali spezzate" di Kahlil Gibran

Buonasera lettori, mi sembra trascorsa un'eternità da quando ho aperto per l'ultima volta il blog. I libri sono sempre con me, mi accompagnano durante la giornata, amici di sempre, ma il tempo da dedicar loro è molto ristretto... perciò a volte mi fermo a fantasticare, proiettata con la mente a quest'estate quando, seduta sulla spiaggia con il sole che mi accarezza la pelle, potrò sfogliare tranquillamente le pagine di un romanzo, mentre il mare suona la melodiosa musica delle onde. E forse riprenderò anche a scrivere, chissà...

Passiamo ai fatti concreti. Come di consueto, quando giro l'ultima pagina di un libro, sento la necessità di scriverne una recensione per fissare i pensieri e le riflessioni, cercando di invogliare i prossimi lettori a seguire la mia via. L'ultima lettura, terminata proprio questo pomeriggio, è stata "Ali spezzate" di Kahlil Gibran, unico scritto in prosa dell'autore libanese, conosciuto già qualche anno fa con "Il Profeta" e "Il giardino del profeta" che avevo acquistato dopo aver riflettuto su una delle frasi riportate in un altro volume, totalmente diverso, afferente l'iconografia cristiana.


Trama: Scritto con una forte impronta autobiografica, è una storia d'amore tra due giovani che hanno da poco varcato la soglia dell'adolescenza per inoltrarsi nella fase matura dell'età adulta, strappati dal sogno, ideale e adolescenziale, del puro amore per confrontarsi con una realtà spietata e crudele che ne infrange e ne incrina il futuro.

Non è facile scrivere una recensione di "Ali spezzate". Nonostante sia uno scritto in prosa, sono molte le riflessioni che si legano tra loro in una rete quasi onirica, emozionale, delicata e a volte crudelmente triste. Il filo rosso riguarda l'amore, non quello passionale, ma nella sua forma più elevata, descritto come incontro di anime e sincronia tra di esse. Un amore di due anime giovani e pure che, al solo primo sguardo, si riconoscono legandosi indissolubilmente e, al contempo, condannandosi a una forma di sofferenza che solo l'uomo materialista può infliggere.
Questa è la storia di Kahlil e di Selma, ambientato nella città di Beirut, in Libano. Il loro primo incontro avviene nella casa di Faris Effandi Karamy, padre di Selma, e amico del padre di Kahlil.
Ciò che i giovani avvertono è una profonda affinità spirituale, nata immediatamente, come fosse sempre esistita... ed è proprio questo quell'intenso sentimento che costituisce l'amore nella sua forma più pura.


Trovare il vero amore è raro. Sono sempre stata convinta del fatto che ci si debba ritenere fortunati ad averlo incontrato. Numerose sono quelle persone che si accontentano di vivere un'esistenza accanto a una donna o a un uomo per cui non provano nulla o, al massimo, un forte affetto. L'amore dev'essere cercato, necessita di attenzione e costanza per far sì che gli occhi del cuore rimangano ben aperti e vigili. E a volte succede che, per imposizione altrui, l'esistenza venga sconvolta, distrutta in maniera definitiva. Questo è quel che capita a Selma, data in sposa al nipote del vescovo, Mansour Bey Galib, un uomo dedito al potere, al denaro e al piacere sessuale. Un uomo che non apprezza Selma, che non scorge in lei null'altro che una donna intesa come merce di scambio. Selma non può replicare, ma solo accettare l'accordo. E' ormai un giglio che, staccato bruscamente dal terreno, inizia ad appassire.


E' un fatto ripugnante, eppure l'Occidente si è comportato così fino a non molto tempo fa... in Medio Oriente e nei paesi Africani succede ancora. Il matrimonio combinato è quanto di più atroce possa essere imposto a un essere umano, la condanna a vivere un'esistenza vicino a una persona che non conosci e non ami.
Eppure Selma, nonostante sia fisicamente costretta ad essere una schiava, un oggetto, è libera nel suo animo che vola fino a Kallil, l'uomo verso cui prova un sentimento potente che niente al mondo potrà mai dissolvere. E Kahlil è lì per lei, solo per Selma, da cui è stato diviso materialmente, ma non spiritualmente. Due anime libere non possono essere confinate dalle sbarre dell'avidità, del potere, della crudeltà, né da tradizioni retrograde.
Il finale è intriso di tristezza, di quelle lacrime che hanno bagnato la terra del Libano quando un paio d'ali spezzate si sono d'un tratto riparate, riprendendo il volo verso la libertà.


"Ali spezzate" è un romanzo particolare: la delicatezza dell'amore pervade ogni pagina, consacrando Gibran come un poeta capace di elevare l'animo e, al contempo, di affrontare, tramite complesse riflessioni, la realtà a volte tragica e ingiusta.

Tra le scene descritte, ho amato quella della grotta. Sarà forse per il mio animo iconografico, ma l'accostamento delle figure di Cristo e di Ishtar, come metafore di contrapposizione, sono veramente magnifiche: da una parte l'amore puro, elevato, la predicazione della fratellanza come presupposto per la pace universale; dall'altra l'amore erotico, la fertilità, e allo stesso tempo la guerra.


Termino questo post con alcuni brani tratti dal romanzo. Dovrei riportarne veramente tanti, ma inserirò solo quelli salienti, volti a descrivere almeno in parte il romanzo di Gibran.

«La vera bellezza risiede nell'armonia e nell'affinità spirituale che chiamiamo amore che può esistere tra un uomo e una donna».

«L'amore è l'unica libertà al mondo perché innalza lo spirito in modo tale che le leggi dell'umanità e i fenomeni della natura non ne mutano il corso».

«È un errore pensare che l'amore provenga da una lunga amicizia e da un corteggiamento assiduo. L'amore è la discendenza dell'affinità spirituale e a meno che quella affinità non si formi in un attimo, non si produrrà in anni o persino in generazioni successive».

«I poeti e gli scrittori cercano di comprendere la realtà della donna, ma finora non hanno capito i segreti celati dal suo cuore, perché la considerano dietro il velo sessuale e non vedono altro che l'aspetto esteriore; la considerano attraverso la lente di ingrandimento dell'astio e non trovano altro a parte debolezza e remissività».


«L'amore limitato esige di possedere l'amato, ma quello illimitato chiede solo per sé».

«Ero avvilito e col cuore spezzato. Fu la mia prima scoperta del fatto che gli uomini, anche se sono nati liberi, rimarranno schiavi delle leggi severe decretate dai loro antenati; e che il firmamento, che immaginiamo invariabile, è la concessione di oggi alla volontà di domani e la sottomissione di ieri alla volontà di oggi».

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