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venerdì 28 dicembre 2018

Recensione di "Il segreto di Parigi" di Karen Swan

Buongiorno amici! E' da tantissimo tempo che non passo a scrivere un post nel mio piccolo mondo "bloggeroso". Nemmeno a dirvelo, solitamente crollo addormentata, dopo aver studiato e lavorato ad articoli fino all'01.00 di notte passata. Ci sono stati tempi aurei in cui scrivevo i romanzi fino alle 03.00 e mi svegliavo alle 08.00 di mattina per andare all'università, ma detto sinceramente in questo momento non ce la faccio proprio.
Il romanzo che avevo iniziato a leggere, e che mi piaceva tantissimo, ho dovuto farlo attendere qualche mese sul comodino, ma ho recuperato. Di quale libro si tratta?


Trama: Da qualche parte, lungo le strade di Parigi, c’è un appartamento sommerso da strati di polvere e segreti: è stracolmo di opere d’arte d’inestimabile valore che sono rimaste lì, nascoste per decenni. L’incarico di valutare quei tesori è affidato a Flora, giovane e ambiziosa esperta d’arte, una donna in grado di mantenere il controllo durante un’asta da milioni di sterline, ma con serie difficoltà ad accettare un invito a cena a lume di candela. Flora ha il compito di ricostruire la storia di ogni dipinto presente nell’appartamento, per cercare di scoprire chi abbia tenuto nascoste quelle opere d’arte. Si ritrova così catapultata negli affari dei Vermeil, una famiglia del jet set internazionale che si muove tra Parigi e Antibes, e si rende ben presto conto di avere a che fare con qualcosa di poco chiaro. Xavier Vermeil sembra infatti intenzionato a porre un freno all’interesse di Flora per la sua famiglia. Che cosa nasconde? Ambientato in luoghi dalla bellezza mozzafiato e narrato con uno stile capace di avvincere il lettore, Il segreto di Parigi è un racconto intenso e impossibile da dimenticare.

Un appartamento polveroso e abbandonato, abitato da opere d'arte dimenticate, per giunta a Parigi... non poteva non interessarmi! Chi segue le mie attività anche sui social (Facebook e LinkedIn principalmente) saprà che, in quanto archeologa, mi occupo di tutela del patrimonio culturale, scrivendo anche alcuni approfondimenti storici a riguardo (recuperi di opere d'arte, Seconda Guerra Mondiale, etc.) sulla rivista "The Journal of Cultural Heritage Crime".
E' stato perciò amore a prima vista con questo romanzo che, tra l'altro, presenta una copertina accattivante. 

Flora è una storica dell'arte inglese, dipendente di una casa d'asta con sede in Francia, cui viene affidato il compito di valutare le opere d'arte contenute in questo appartamento. I clienti sono i membri della ricca famiglia parigina Vermeil. Ma la donna, spinta dalla curiosità e dal suo istinto lavorativo, non riesce a fermarsi alla semplice valutazione ai fini dell'immissione sul mercato delle opere. La ventisettenne inizia a indagare, a ricercare notizie, fino a giungere alla scoperta di un altro appartamento abbandonato nello stesso stabile, ancora di proprietà dei Vermeil, completamente vuoto, eccezion fatta per un unico quadro, un ritratto.


Troppi indizi sembrano condurre a un momento oscuro della storia, quello della Seconda Guerra Mondiale, epoca in cui i nazisti sequestravano le opere d'arte di proprietà delle famiglie ebree per arricchire le collezioni del Reich.
In tutto ciò, non manca la componente sentimentale. Flora è famosa per non essersi mai innamorata in 27 anni di vita... e, come in tutte le storie che si rispettino, è proprio il tipo sbagliato a farle perdere la testa. I Vermeil, infatti, hanno due figli: la sciagurata Natascha, dal passato misterioso e traumatico, e Xavier, un ragazzo bellissimo, avvolto da un'aura di oscurità.


Sono ovviamente di parte e il mio giudizio è positivo. Mi è piaciuta l'introduzione nel mondo delle case d'asta e del mercato d'arte; la descrizione di alcuni angoli di Parigi, ma anche di Antibes, affacciata sull'azzurro mare francese; infine, il ribaltamento degli eventi perché quando tutto sembrava deciso, la verità emerge inaspettatamente.
Tra le note finali l'autrice dichiara, inoltre, di essersi lasciata ispirare dal ritrovamento di un appartamento abbandonato a Parigi, in cui il tempo sembrava essersi fermato (struzzo incluso.... chi leggerà il romanzo, capirà). La notizia, di qualche anno fa, lasciò tutti meravigliati e ho ancora davanti le magnifiche immagini di quel luogo rimasto lontano dal corso degli eventi.




Flora mi è simpatica. Ho trovato molte affinità con questo personaggio, non solo per il settore storico-artistico (il mio è archeologico, ma sono strettamente collegati, seppur differenti), ma anche per il carattere. Le piace indagare, è molto curiosa, estremamente intelligente, competente e competitiva, tiene alla famiglia e agli amici, pur avendo giustamente una vita propria e indipendente. La sua incapacità di legarsi stabilmente a qualcuno, inoltre, evidenzia le difficoltà della società odierna in cui tutto è di corsa, fuggitivo, passeggero... anche le relazioni ne risentono, mai prese sul serio, sempre lette nell'ottica del "divertimento". Alla fine, ci si adatta, ma la necessità di qualcosa di sicuro, di un innamoramento serio, rimane... anche se poi la persona in questione sembra essere la più sbagliata sulla faccia della Terra.
Come si dice? Le donne sognano il principe, poi scelgono il pirata. Nulla di più vero. Il principe è eccessivamente perfetto, ideale... il pirata, con tutti i suoi difetti, piace molto di più.


Vi lascio con qualche citazione. Alla prossima e buona lettura!

«Incontro un sacco di gente, mamma. Solo nessuno che sia...»
Cercò la parola giusta.
«Speciale?»
«Stavo per dire "diverso", ma sì, è la stessa cosa immagino».
«Diverso da cosa?».
Flora scrollò le spalle, anche se lo sapeva bene. Aveva a che fare con centinaia di persone nel suo campo - proprietari di gallerie, collezionisti, storici dell'arte, restauratori, senza contare i clienti (sebbene non le fosse mai passato per la testa di oltrepassare il confine e uscire con uno di loro) - ma tutti inevitabilmente potevano essere ricondotti a due tipi. Uomini come il suo capo, Angus: abiti su misura, educati nelle migliori scuole private, sofisticati e snob. Uomini come suo padre: colti, eccentrici, fuori dall'ordinario, ma con poco senso pratico e poco amanti della mondanità. Lei stava cercando qualcuno con un po' di carattere.


«[...] E' tutto molto chiaro - o ami qualcuno oppure no. Non c'è una via di mezzo».
«L'amore è tutto una via di mezzo. Non ci sono fatti assodati, certezze. Talvolta non si può fermare l'amore neanche quando è sbagliato. E che succede se finisci per innamorarti di qualcuno che non vuoi amare?».
Flora guardò l'amica come se fosse diventata matta. «Be', in questo non ci si dovrebbe innamorare».
«Perché no? Come puoi evitarlo? Talvolta la chimica tra due persone è semplicemente troppa [...]».


«[...]La vita dovrebbe essere sconvolta quando ci si innamora».


«[...] A essere sincera, mi fa diventare matta quando continua a parlarmi del vero amore e di seguire il mio destino, come se stessi facendo la difficile. Non ha idea che quello che voi due avete è incredibilmente raro. Al contrario di quanto si crede, non è poi così facile innamorarsi».


La stanza sembrava diversa da dove era seduta lei e poteva vedere com'era forse una volta lavorare da lì - la vista sulla strada dalla finestra alla sua sinistra; le tende drammatiche e vistose che davano il tono di ambizione sociale agli ospiti che entravano nell'appartamento, l'isolamento di tutti quei libri che faceva sembrare l'ambiente remoto e privato. [...] Una piccola sveglia da viaggio dorata si era fermata alle 11:23. Ma di quale giorno, si chiese, e di quale anno?


«[...] Tutto ciò che conta è il bacio. E' il bacio a rivelarti l'anima».



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