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mercoledì 29 luglio 2015

Recensione di "I Regni di Nashira - Il destino di Cetus" di Licia Troisi

Buonasera lettori, questo sarà l'ultimo post prima della chiusura "estiva". Riprenderò a settembre con nuovi interventi perché adesso sono davvero troppo impegnata, anche sul fronte "creativo".
Ho terminato di leggere l'ultimo volume della saga di Nashira di Licia Troisi, "Il destino di Cetus".
L'ho acquistato in un momento particolare: avevo bisogno di conforto, immergendomi in qualcosa di familiare, ma allo stesso tempo necessitavo dell'impeto delle battaglie che Licia Troisi solitamente riesce a descrivere alla perfezione. Un libro va letto anche con un certo stato d'animo, giusto?



Premetto che quando iniziai quest'avventura con Talitha e Saiph ero contenta di aver trovato due nuovi amici fantasy. Erano due personaggi particolari, diversi dai soliti Elfi e creature fantastiche, con un carattere tutt'altro che semplice e un amore nascente e nascosto che già mi teneva incollata alle pagine per scoprire come sarebbe andata a finire la loro storia. E la trama aveva caratteri interessanti.
Con molto dispiacere però, già dal terzo volume, ho avvertito degli elementi nella narrazione che mi hanno un po' "urtato". Ho notato spiccati riferimenti a ideologie politiche, nonché religiose celate metaforicamente dietro fatti, personaggi e parole. A me non disturba la tendenza (perché alla fine ognuno la pensa come vuole e va rispettato, ne sono sempre convinta), ma per il fatto in sé. Se si scrive fantasy, la narrazione dev'essere fantasy e basta. E' la storia a dover conquistare il lettore. Non si tratta di un manifesto ideologico, ma di fantasia. Anche l'inserimento del rapporto omosessuale di Kato e Anji è a mio avviso un po' forzato. Vi ho letto proprio l'idea di supporto dell'autrice verso le coppie omosessuali, come a voler dire "Pure nei fantasy ci stanno. Perché inserire solo storie d'amore etero? Siamo tutti uguali" e a voler riprendere temi che ultimamente in Italia sono molto discussi.
Ora a prescindere dalle mie idee in merito che non esporrò perché tratto solo di scrittura sul mio blog, direi solo una cosa: politica e varie ideologie sono un conto, la scrittura è un altro. Non mischiamoli.
La narrazione pura e semplice è così bella! Non roviniamola.
In quest'ultimo libro, non nego di aver fatto fatica a leggere alcuni capitoli, secondo me un po' ripetitivi. Sembrava che la storia avesse subito un blocco. Poi all'improvviso, ecco riprendere l'azione, ma avevo ormai superato la metà. Lo stile che avevo apprezzato in Licia Troisi specialmente durante le avventure di Nihal l'ho ritrovato soltanto negli ultimi capitoli, quando battaglie mozzafiato e colpi di scena si susseguono.
E credo anche che l'autrice non abbia del tutto messo da parte la sua primissima eroina. Mi è sembrato di avvertire la presenza di Nihal "spezzettata" in vari personaggi: Talitha, con la sua furia distruttiva e la sua fedele spada, una sua estensione, quasi parte del suo corpo;



Saiph, considerato il messia, colui che nonostante la sua condizione inferiore avrebbe comunque cambiato il mondo;



Lakina, dai capelli viola, una mezzosangue, che a tratti mi ha ricordato anche Theana (si vd. Le Guerre del Mondo Emerso), con una grande forza interiore.



Melkise ha proseguito ad essere il mio preferito, un po' Ido e un po' Sarnek, il maestro di Dubhe. Non nego di aver desiderato ardentemente che con Talitha proseguisse la storia, ma la contessa era troppo presa da Saiph. Il suo era un amore molto radicato nel tempo, impossibile da abbattere. E mi è dispiaciuta la sorte che gli è toccata. Melkise rimarrà nel mio cuore.



In questo volume, ho visto inoltre una ripresa del mondo sotterraneo di "I dannati di Malva". Questo è un aspetto che ho apprezzato perché la storia di Telkar mi era piaciuta molto. Le atmosfere azzurre che regnano in questa parte di Nashira sono lo scenario di un mondo in cui terra e acqua si mescolano perfettamente, che genera un po' l'effetto "Atlantis" (Disney).



I suoi abitanti hanno le ali, sono quasi demoni nell'aspetto, ma molto pacifici, ad eccezione di Nera e dei suoi piani degni di una mente esaltata.



Sono esseri metà acquatici e metà appartenenti all'elemento dell'aria, apparentemente degli immortali. Mi hanno sinceramente ricordato i Nephilim biblici (Genesi 6:1-8), così come la loro storia.



Un nuovo aspetto viene toccato dall'autrice, inserendo una componente fantascientifica. Nashira sembra più un'astronave che un vero e proprio pianeta. Ancora per i miei gusti personali, avrei preferito fantasy e basta.
Infine qui più che mai si comprende la sua vena di astrofisica che emerge, dando vita a quelle numerose possibilità di altri mondi, lontani nello spazio e nel tempo, che chissà forse un giorno l'uomo riuscirà a raggiungere e conoscere (senza distruggere, si spera).
Termino con questo estratto. Apprezzabilissima astrofica - a me piace tantissimo, nonostante studi tutt'altro - mischiata purtroppo a un'ideologia religiosa/politica che di fantasy ha molto poco. Tra le righe leggo il pensiero di Marx... la religione come oppio dei popoli:

<<Un'antica leggenda dice che siamo nati dalle stelle. Qualcuno di noi crede che un giorno ci torneremo. Col tempo abbiamo abbandonato questa credenza, perché non ci sono più dei, nei nostri racconti, né sulle nostre teste, né sotto i nostri piedi. Gli dei sono il rifugio dei deboli e degli ignoranti, e noi vogliamo invece capire>>.



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