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domenica 13 luglio 2025

Recensione di "Il caffè della pazza gioia" di Emma Hamberg

Buongiorno a tutti e bentornati tra le pagine virtuali del mio blog!

Di ritorno da un viaggio in Egitto (a volte i sogni si avverano, anche quando non ci credi più), ho terminato di leggere un romanzo iniziato qualche settimana fa. Si tratta di "Il caffè della pazza gioia" di Emma Hamberg, edito dalla Giunti.


Trama: A quarantanove anni, Agneta ha tutto ciò che si può desiderare dalla vita: una bella casa, i figli ormai grandi che vivono fuori, un lavoro stabile e Magnus, un marito serio e affidabile. Peccato che niente corrisponda davvero ai suoi sogni e che nessuno sembri capirla davvero, come se parlasse una lingua incomprensibile. Magnus, poi, non ha mai tempo per lei, dato che deve prima dedicarsi al ciclismo, al nuoto, al birdwatching, a seguire un'alimentazione sana e noiosa. In questa esistenza composta, Agneta ha imparato a fare benissimo un'unica cosa: adeguarsi ai dettami degli altri fino a diventare invisibile. E anche a sorseggiare vino di nascosto, mentre guarda compulsivamente programmi televisivi sulla ristrutturazione di vecchi casali francesi. Non sa ancora che la sua esistenza sta per essere stravolta per sempre. Quando per puro caso le cade l'occhio sul bizzarro annuncio di un giornale, qualcosa dentro di lei si risveglia: uno sconosciuto che si definisce “ragazzo cresciuto” cerca aiuto in casa per cucinare e fare le pulizie. Unico requisito, parlare svedese. Ma c'è un piccolo particolare: il luogo di lavoro è in un paesino sperduto nel cuore della Provenza. Tra personaggi indimenticabili, scomodi segreti, balli in punta di piedi e caffè che si trasformano in appuntamenti, Agneta scoprirà che a volte partire significa ricominciare. E che non è mai troppo tardi per dire di sì alla vita che si desidera davvero. Un bestseller al femminile pieno di ironia che mescola amore, amicizia e colpi di scena: il perfetto comfort book per tutti gli animi coraggiosi che sanno che non c'è vera felicità senza un pizzico di follia.

Devo ammettere che la copertina gioca un ruolo fondamentale nella scelta dei libri. I colori, in particolare, mi hanno ispirata e spinta all'acquisto del romanzo nell'ambito di una promozione Giunti che prevedeva in regalo una bellissima borsa all'uncinetto.
Detto ciò, la storia è incentrata su Agneta, quarantanovenne svedese, sposata con Magnus, e madre di due figli ormai adulti che, nonostante vivano lontani da casa, proseguono a chiedere soldi ai genitori (un classico). Agneta ha un lavoro stabile, che non la soddisfa nemmeno un po', e in generale tutta la sua vita, seppur apparentemente perfetta, le causa un profondo disagio interiore. Tutti sembrano imporle di essere quel che non è. Trascorrono gli anni e, a forza di nascondersi dietro una maschera di felicità illusoria cui contribuiscono pressioni sociali da ogni parte, Agneta non si sente più se stessa. Il suo corpo e la sua mente le chiedono disperatamente di dare una svolta alla sua vita prima che sia troppo tardi.
Così, complice l'atteggiamento decisamente insopportabile del marito (un soggetto salutista, fissato con lo sport, il movimento, il cibo senza grassi e impegnato esclusivamente a fotografare uccelli rari), Agneta inciampa in un annuncio di lavoro come ragazza alla pari in un paesino sperduto della Francia.
Senza pensarci due volte, la donna prepara i bagagli e parte. Sono molte le domande che si pone, i dubbi che sorgono dentro di lei, ma (fortunatamente) vince quel pizzico di amore rimanente per se stessa.
Agneta giunge, quindi, a Saint Carelle dove Fabien, proprietario del piccolo bar in paese e autore dell'annuncio, la accoglie, insieme a una dolce signora di nome Bonnibelle.


Entrambi la guidano verso un monastero divenuto residenza di un anziano signore, Einar.
E quindi dove sono i bambini cui fare da babysitter? In realtà la barriera linguistica e il traduttore Google hanno fatto sì che l'annuncio si presentasse leggermente "diverso" da quanto richiesto: la persona cui badare è proprio Einar.
Agneta è spaventata. Non si aspettava di lasciare la propria vita, seppur con tutte le difficoltà e i disagi, per andare a fare da badante a un anziano signore con la demenza senile. Si dà come limite una settimana, dopodiché sarebbe tornata indietro. E invece, Agneta inizia a rinascere proprio tra le mura di quell'eclettico monastero, parlando con Einar e riscoprendo quella parte di lei rimasta celata sotto una spessa coltre di prepotenza altrui.

Foto di Marie da Pixabay

Come ho trovato questo romanzo? Prima di tutto, scorrevole, si legge facilmente grazie all'ironia di Agneta che ne impregna le pagine. Anche gli episodi che si susseguono sono narrati dalla protagonista con così tanto humor che è impossibile non volerle bene. Ho apprezzato di meno il passato di Einar: l'anziano signore, omosessuale, viene caratterizzato da un comportamento totalmente sessualizzato (es. lui e il suo amante si fanno erigere due statue in casa in cui sono ritratti completamente nudi con gli attributi in bella vista, oppure la piscina che è stata concepita a forma di fallo). L'intento dell'autrice era probabilmente quello di creare attorno ad Agneta una situazione surreale che, nonostante tutto, l'ha aiutata ad uscire dalla prigione in cui era rinchiusa, nonché di comunicare come ognuno debba essere se stesso, pur nelle sue "sregolatezze". Tuttavia, la storia di Einar, così come presentata, rischia di fornire - almeno secondo il mio parere - una visuale del tutto distorta e grottesca sulla reale esistenza delle persone omosessuali.
Per il resto, il messaggio di fondo è un inno alla libertà, a non limitare i propri desideri per compiacere chi ci circonda e ad essere, quindi, sempre se stessi per venir apprezzati così come siamo. E coloro che non ci apprezzano? Molto semplicemente non sono persone adatte a noi.

Se vi state chiedendo infine se mi sia venuta voglia di mollare tutto e di trasferirmi in un paesino della Provenza, la risposta è sì. E chissà, magari l'occasione si presenterà veramente quando meno me lo aspetto.
Vi lascio con qualche frase e vi attendo sempre qui con la prossima recensione!

«Se per vivere la tua vita hai dovuto compiere un sacrificio enorme, allora devi celebrarla. Ogni singolo giorno. Ogni occasione deve essere buona per festeggiare, perdonare, ballare, ridere e stappare una bottiglia di champagne. Il dolore va affrontato col sorriso.»

«Chi sono io? Cosa è vero? Cosa è fantasia? Cosa è brutto, cosa è bello? Chi se ne frega! Credo che dovremmo farci una sola domanda: cosa ci piace?»

P.s. come ormai troppo spesso accade, il titolo non riflette assolutamente il contenuto del libro. Quello originale e, ovviamente, più attinente è: "Mi chiamo Agneta".

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