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giovedì 4 novembre 2021

Recensione di "Più forte di ogni addio" di Enrico Galiano

Buongiorno amici, come state? Mentre questo autunno un po' piovoso (in alcune zone forse un po' troppo) ci accompagna insieme a una tazza fumante di té e alle tante sfumature di colore che assumono le foglie volteggianti per le strade, i buoni lettori non fanno mai a meno di un amico libro.

Il romanzo di cui stavolta vorrei parlarvi è "Più forte di ogni addio" di Enrico Galiano, edito da Garzanti. L'ho acquistato durante una serata piuttosto nostalgica a Nettuno, questa estate. Tra migliaia di libri, questo mi ha rapita immediatamente, forse perché rifletteva in parte il mio stato d'animo.


Trama: È importante dire quello che si prova, sempre. È importante dirlo nel momento giusto. Perché, una volta passato potremmo non trovare più il coraggio di farlo. È quello che scoprono Michele e Nina quando si incontrano sul treno che li porta a scuola, nel loro ultimo anno di liceo. Nina sa che le raffiche di vento della vita possono essere troppo forti per una delicata orchidea come lei: deve proteggersi ed è per questo che stringe tra le dita la collanina che le ha regalato suo padre. Per Michele i colori, le parole, i gesti che lo circondano hanno un gusto sempre diverso dal giorno in cui, cinque anni prima, ha perso la vista. Quando sale sul treno e sente il profumo di Nina, qualcosa accade dentro di lui: non sa che cosa sia, ma sente che lo sta chiamando.
Ogni giorno, durante il loro breve viaggio insieme, in un susseguirsi infinito di domande e risposte, fanno emergere l’uno nell’altra lo stesso senso di smarrimento. Michele insegna a Nina a non smettere di meravigliarsi ogni giorno. Nina insegna a Michele a non avere rimpianti, che bisogna sempre dare l’abbraccio e il bacio che vogliamo dare, dire le parole che non vediamo l’ora di pronunciare. Ma è proprio Nina, quando un ostacolo rischia di dividerli, a scegliere di non dire nulla. Di fronte al momento perfetto, quello in cui confessare che si sta innamorando, resta ferma. Lo lascia sfuggire. Nina e Michele dovranno lottare per imparare a cogliere l’istante che vola via veloce, come la vita, gli anni, il futuro. Dovranno crescere, ma senza dimenticare la magia dell’essere due ragazzi pieni di sogni.
Enrico Galiano, libro dopo libro, è diventato l’idolo dei lettori. Nessuno come lui sa parlare agli adolescenti e agli adulti attraverso il linguaggio universale delle emozioni. Dopo il successo di Eppure cadiamo felici, esordio più venduto del 2017, e di Tutta la vita che vuoi, per mesi in classifica, torna con un romanzo che ci ricorda che ogni momento è importante. Soprattutto quello in cui dire alle persone che amiamo che cosa significano per noi. Bisogna farlo subito, senza aspettare.

Non è il primo romanzo che leggo il cui protagonista è diventato cieco. Qualche tempo fa avevo letto "Una storia straordinaria" di Diego Galdino e, come nel caso del suo Luca, mi sono nuovamente ritrovata a riflettere quanto debba essere terribile ritrovarsi circondati da un mondo a colori che non puoi più vedere, da un mondo in movimento da cui a volte devi difenderti, da un mondo in cui sei comunque un diverso, non completamente autosufficiente. In quel mondo, però, le sensazioni sono tutto, si avvertono in modo migliore e forse si riesce a osservare, invece che guardare.
Michele, il diciottenne protagonista del romanzo, custodisce in sé il sogno di diventare un portiere di calcio e di parare rigori allo stadio San Siro di Milano. Un sogno, forse, tanto comune, quanto quasi impossibile, soprattutto se, a causa di un incidente, si perde la vista. Ogni cosa va in frantumi, un'esistenza giovane viene in qualche modo mutilata, ma è proprio da quell'esperienza che Michele riesce a trarre la forza di andare avanti, di vivere normalmente anche senza la vista. E ci riesce egregiamente, finché un giorno, in un vagone del treno che prende regolarmente per andare a scuola, avverte un profumo che non è solo quello: è mare, è il color indaco, è qualcosa che gli sconvolge il cuore e appartiene a una ragazza.


Lei si chiama Nina e ha il corpo tatuato di croci. Ha diciotto anni, ma ha sofferto tantissimo perché è una ragazza molto sensibile, "un'orchidea", e - si sa - chi è sensibile tende ad assorbire anche il dolore altrui, stando male egli stesso. I mondi di Michele e Nina si incontrano, apparentemente per caso, e sembrano essere così diversi l'uno dall'altra da non poter stare insieme. In realtà è proprio questo che è l'amore: due esseri diversi che, rispettandosi e completandosi, riescono a unirsi.
Proprio quando tutto sembra andare per il meglio (e Michele, ormai, è molto scettico su tutto), Nina scompare, senza nemmeno salutare il ragazzo. Al suo posto cominciano ad arrivare una serie di vocali che riveleranno un'amara e triste verità da cui scappare o da affrontare, sempre con immenso coraggio.


"Più forte di ogni addio" è un romanzo che invia un messaggio forte e chiaro: anche se si prova paura, che a volte è così forte da paralizzarci, bisogna trovare il coraggio di buttarsi, di farsi avanti, di lottare e di confessare i propri sentimenti. Non ci sono ostacoli troppo grandi per un amore autentico che non necessita di eclatanti dimostrazioni, ma solo della presenza, della vicinanza, dell'empatia.
Galiano esamina Michele e Nina mostrando di comprendere i ragazzi d'oggi (in fin dei conti è un professore, ma non tutti i professori sono capaci di stare vicino ai propri allievi), usando il loro linguaggio, scavando dentro il loro animo per far emergere i timori dell'età, a volte esorcizzandoli con una risata.
Michele è cresciuto in fretta, la cecità lo ha fatto maturare, "indurire" per così dire, ma per fortuna ha sempre lasciato aperte le porte del proprio cuore. Nina è fragile quanto un cristallo: è piena di crepe, a volte va in frantumi e per ricomporla ci vogliono molto tempo, costanza, pazienza, amore. Se loro due, così diversi e allo stesso tempo complementari, si sono incontrati, non è solo il caso ad aver dettato legge. Come dice Michele, che ha una mente matematica, due corpi finiranno per attrarsi a vicenda e incontrarsi secondo la gravità. Ed è allora un amore gravitazionale che li ha condotti a stare insieme.

Augurandovi buona giornata, vi lascio annotando alcuni estratti che ho particolarmente apprezzato.

«Avete mai provato a dire addio a qualcuno? Io ho una teoria: che gli addii siano il momento più bello di una storia d'amore. Quello più pieno, più intenso, più tutto. Pensateci: siete lì, state per salutarla per sempre. Sapete che fra qualche minuto non la rivedrete mai più, e con lei avete condiviso gli angolini più remoti del vostro stupido cuore: vi siete regalati sogni, desideri, paure e tutti i vostri deliri mentali e, tempo tre o quattro giri di lancetta, ciao. Saranno o non saranno i tre giri di lancetta più pieni di vita che avrete mai avuto? La risposta è sì. Sempre secondo la mia teoria, in un mondo perfetto, due che si amano - che si amano davvero dico - si stanno sempre dicendo addio.»

«L'amore dovrebbe ricordarsi più spesso che cos'è, nel profondo: un modo molto lungo, e molto dolce, di dirsi addio.»


«Il giorno in cui scopri di essere felice è anche il giorno in cui scopri quanto sei fragile.»

«"Tu senti tutto di più. Ti diranno che è una sfortuna, ma in realtà è un dono, perché ti basterà pochissimo, un gesto, anche una parola, qualcosa di piccolo, per essere felice. È un dono perché chi sente di più vuol dire che è più vivo: e tu sei la più viva di tutti!"»

«E quello che avevo capito è che l'amore, o almeno quello che vorrei io, è mettercela tutta per regalare la felicità a qualcuno, senza volere in cambio null'altro che sapere di esserci riusciti.»

«[...] l'amore non è parlare la stessa lingua. È, tipo, capirsi parlando due lingue diverse. [...] Non è un'anima gemella. È un'anima sola, divisa in due pezzi molto diversi.»

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