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domenica 21 luglio 2024

Recensione di "Il sogno di Cristina. La principessa di Belgioioso" di Angela Nanetti

Buonasera a tutti amici e bentornati, come sempre, sul blog! Questa sera vi porto a conoscere una donna straordinaria e poco nota: Cristina Trivulzio di Belgioioso.


Descrizione: Gli eventi che hanno segnato la nostra Storia, attraverso la vita di un personaggio affascinante e avventuroso: Cristina Trivulzio Belgioioso, giovane rampolla, bella e colta, della famiglia più facoltosa di Milano. Dai salotti di Parigi alle barricate di Roma, dalla Turchia a Gerusalemme, Cristina fonda giornali, scrive saggi, frequenta rivoluzionari, artisti e uomini di stato. Una principessa di grande personalità, che non esita a fare scelte coraggiose per coerenza con i propri ideali. Una vita ricca, avventurosa, un cuore libero sia in amore che nella vita, sullo sfondo dell'Italia risorgimentale.

A scuola, quando ho studiato la storia dei moti carbonari, di Giuseppe Mazzini, della Repubblica Romana e dell'Unità d'Italia, nessuno ha mai menzionato una principessa. Ho sempre sentito il nome di grandi uomini: Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, il generale Oudinot, Pio IX, Goffredo Mameli, Napoleone III, e così via. Al massimo, si accennava ad Ana Maria de Jesus Ribeiro, meglio conosciuta come Anita (o Annita) Garibaldi, la cui statua equestre è posizionata al Gianicolo, rappresentata sì come rivoluzionaria, ma anche come madre. Perché è in quest'ultimo ruolo che sono sempre state "rinchiuse" le donne: unicamente come madri. Una donna non è solo questo, ma è molto di più e ancora oggi si fatica tanto a capirlo. Una donna ha dei desideri, delle ambizioni, dei sogni esattamente come un uomo. Quando cambieremo i libri di storia, includendo anche le donne che l'hanno scritta, saremo davvero un paese avanzato. Al momento dobbiamo ancora accontentarci di leggere delle imprese di eroi (uomini) che facevano la guerra.

Detto ciò, passiamo alla figura principale di questo libro: la principessa Cristina Trivulzio, coniugata Belgioioso, nata a Milano nel 1808. Orfana di padre, rifiutò il matrimonio con il cugino, per legarsi invece all'uomo che più ammirava a quel tempo, Emilio Barbiano di Belgioioso, attratto a sua volta dalla consistente dote di lei.
Ma qui cominciano i problemi. Una donna che amava la libertà di pensiero e di azione come Cristina si ritrova malata a causa del marito: sifilide, il morbo che William Hogarth raffigurava sempre sul volto dei nobili personaggi e delle prostitute. Emilio, infatti, dalla condotta sessualmente libertina, non nascondeva di avere un'amante (e non solo una) e, anzi, propose alla stessa Cristina di vivere insieme a lei.
La principessa ovviamente rifiutò, separandosi dal marito. Da questo momento, iniziano i viaggi di Cristina come esule fuori dalla Lombardia, a Genova, in Francia, poi a Roma, a Costantinopoli, a Gerusalemme, per tornare infine in Francia e a Milano dove morirà il 5 luglio 1871.
Ma quale ruolo ebbe la principessa nella storia? Un ruolo molto importante. Ella appoggiava le azioni di Giuseppe Mazzini, per combattere contro il dominio austriaco. Più di una volta i suoi beni furono vincolati dall'Austria a causa delle sue condotte rivoluzionarie, ma Cristina non si fermò, né si impaurì. Per guadagnare qualche soldo, insegnò disegno, si impegnò nelle traduzioni, scrisse sui giornali e riuscì ad acquistare un appartamento, che divenne uno dei salotti più frequentati, soprattutto dai patrioti italiani. In una delle occasioni che si presentarono, conobbe François Mignet, padre della sua unica figlia, Maria.
Dopo un periodo di relativa tranquillità, quando riuscì a recuperare i suoi beni, Cristina si dedicò ai poveri contadini lombardi, aprendo asili e fornendo assistenza e istruzione. Nel momento in cui scoppiarono i moti del 1848, organizzò un battaglione di volontari partenopei, tornò a Milano e la liberò temporaneamente, finché non tornò sotto il controllo austriaco.
A Roma, la Belgioioso diede ancora il suo contributo negli ospedali, dal Santo Spirito, al San Giacomo, fino all'Ospedale di Trinità dei Pellegrini, dove venne assegnata e dove prese in cura il giovane Goffredo Mameli. Le donne che prestavano servizio volontario erano parte della borghesia, ma non mancavano le prostitute. E fu proprio questo fatto che, quando la Repubblica Romana cadde qualche mese dopo riconsegnando Roma a papa Pio IX, i cardinali sottolinearono come la Belgioioso avesse affidato gli uomini feriti a donne dalla moralità indegna.
Da Civitavecchia, la principessa partì nuovamente esule, insieme alla figlia Maria e alla governante, per Costantinopoli dove la accolse un clima totalmente differente: bazar, pascià e gli orribili harem in cui le donne erano confinate. Ad ogni modo, Cristina si adattò, spostandosi fuori città e conducendo una vita contadina, fino al viaggio verso Gerusalemme dove la figlia Maria prese la prima comunione.

Ritratto di Cristina Trivulzio di Belgiojoso, Collezione privata, Firenze (Francesco Hayez, Public domain, da Wikimedia Commons)

Ma era tempo di tornare in Europa. Doveva pensare al futuro di Maria. Nel momento in cui, ad Aleppo, cominciava a organizzare il viaggio di ritorno, la governante inglese, la signorina Parker, le denunciò atti di violenza che il magazziniere - con cui aveva una relazione - operava nei suoi confronti. La Parker aveva il naso rotto che proseguiva a sanguinare. Cristina affrontò l'uomo, invitandolo ad allontanarsi per sempre da casa sua e questo le costò molto caro. Il magazziniere le tese un aggguato, aggredendola con un coltello che la ferì quasi a morte.
Cristina, con la sua grande forza d'animo, si fece curare e, nonostante le ferite invalidanti - soprattutto quella al collo che la costrinse a una postura curva - intraprese il viaggio, per tornare in Lombardia, dove visse i suoi ultimi anni.
Riuscì a far riconoscere Maria al marito Emilio, facendo sì che il titolo e i possedimenti fossero ereditati dalla figlia. Il 17 marzo 1861 veniva proclamato il Regno d'Italia e Cristina si ritirò pian piano dalla scena politica, che l'aveva vista scambiarsi lettere con Mazzini, Cavour e i più potenti uomini di quel tempo.
I bersaglieri entreranno a Roma solo nel 1870, con la breccia di Porta Pia, confinando Pio IX in Vaticano e annettendo i territori dell'ex Stato Pontificio al Regno d'Italia. Cristina di Belgioioso, dopo un'esistenza ricca di colpi di scena, morirà nel luglio 1871.
Francesco Hayez la ritrasse nella sua veste di nobildonna generosa e coraggiosa, animata dal fuoco della libertà, della conoscenza e dell'altruismo.

Se vi consiglio il libro di Angela Nanetti? Lo avrete capito leggendo la recensione: assolutamente sì. Non vi fermate ai manuali di storia. Andate oltre. C'è molto altro dietro quelle scarne righe.

venerdì 5 luglio 2024

Recensione di "La vita degli aeroporti. Piccoli atterraggi in un mondo sospeso" di Luciano Bolzoni


Buonasera a tutti, amici lettori, e bentornati! Questo è periodo di vacanza per alcuni e il libro di cui sto per parlarvi tratta proprio di un luogo frequentato dai viaggiatori: l'aeroporto.


Descrizione: La collana «Piccola filosofia di viaggio» invita Luciano Bolzoni, architetto e scrittore, a raccontarci il mondo dell’aeroporto, uno spazio altro, con regole tutte sue. Gli aeroporti sono fatti di tempo e di velocità, ma anche di persone, sono luoghi di transizione e di attraversamento che non dormono mai, rifugi sicuri e spazi di opportunità.

Ho individuato questo libriccino nel bookshop di un museo: cercavo una guida o un catalogo e ho trovato lui (o lui ha trovato me). L'autore, Luciano Bolzoni, è un architetto, responsabile di Arts and Cultural Projects di SEA-Aeroporti di Milano e parla degli aeroporti non dal punto di vista che potremmo immaginare, ovvero quello architettonico, ma da uno più riflessivo.
Quante volte, camminando lungo gli immensi corridoi, ci siamo fermati a guardare la gente che va e che viene? Quante volte, tornando con l'ultimo volo della giornata, ci siamo fermati a pensare che a quell'ora ancora tutto funziona come alle 7.00 di mattina?
Un aeroporto è un organismo sempre in vita, non si ferma mai, al pari di un alveare. Per far sì che un viaggiatore possa, con tutto il confort del mondo, intraprendere la sua traversata aerea verso la propria meta, ci sono centinaia di persone che lavorano, ognuno svolgendo un compito che contribuisce al corretto e armonico funzionamento dell'aeroporto.
C'è ovviamente la parte più romantica: coppie che si rivedono dopo tanto tempo, famiglie che si riuniscono, amici che sorridono, il solitario che finalmente respira a pieni polmoni l'aria del luogo scelto per la propria vacanza o quella della sua terra; al contrario, ci sono coloro che si salutano, ma si rivedranno tra pochi giorni, chi non si rivedrà mai più, o dopo tanto tempo. Ci sono gli addii e gli arrivederci. Emozioni e sentimenti si intrecciano nell'area degli arrivi e delle partenze, mentre proseguono incessanti i controlli ai metal detector, gli acquisti nei negozi e i caffè nei bar.

Foto di Marina Hinic (https://www.pexels.com/)

In quei pochi aeroporti in cui ancora si può vedere lo spazio di decollo o di arrivo, c'è chi osserva questi colossi in metallo alzarsi in volo o arrivare a destinazione, con animo più o meno malinconico. La voglia di libertà, di vedere posti nuovi, di esplorare, di conoscere altre persone, o di rivedere quelle amate... è questo che suscita un aereo, quel grosso "bus con le ali" che solca i nostri cieli. E noi tutti, passeggeri, ci affidiamo totalmente al pilota, mettiamo la nostra vita nelle sue mani, pur di raggiungere la nostra meta. Che immensa responsabilità...
Torniamo in aeroporto... cos'altro lo caratterizza? La musica. In aeroporto c'è sempre la musica di sottofondo; qualcuno prevede persino il pianoforte per i più audaci. Fa parte di quei dettagli cui si fa poco caso, ma che accompagnano costantemente le ore dei viaggiatori.

Foto di Oleksandr P (https://www.pexels.com/)

Termino con questo pensiero che, secondo me, è uno dei pùi belli:

«Un aspetto affascinante dell'aeroporto è ciò che sposta e che si muove da uno scalo verso un altro. Non si spostano solo individui passeggeri ma soprattutto desideri, aspettative, bisogni che viaggiano sotto forma di "oggetti": bagagli, posta, merci».

Se amate viaggiare, leggete il libro di Bolzoni perché avrete ancora più voglia di prenotare il prossimo soggiorno, di godervi la pausa caffè prima del volo e poi tutto il tempo in aereo (anche se soffrite di vertigini come me); se non amate viaggiare, è giunto il momento di scoprire nuovi punti di vista e di capire che è sempre produttivo ampliare gli orizzonti. E provate a godervi non solo il viaggio, ma anche l'attesa in aeroporto.
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