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martedì 19 maggio 2020

Recensione di "Il profumo" di Patrick Süskind

Buonasera a tutti! Come state? Mentre pian piano si tenta di tornare a questa normalità che di normale ha ben poco, di certo la ritrovata abitudine della lettura - più frequente rispetto al pre-virus - non mi ha abbandonata. In quei momenti di pausa dalle questioni lavorative, ormai affrontate da casa trascorrendo ore davanti al freddo schermo di un pc, le pagine di un libro costituscono sempre un meraviglioso affaccio su milioni di realtà possibili, create dall'autore e condivise con il lettore.

Il mio ultimo libro, quindi, terminato proprio questo pomeriggio, è stato "Il profumo" di Patrick Süskind.


Trama: Nel diciottesimo secolo visse in Francia un uomo, tra le figure più geniali e scellerate di quell'epoca non povera di geniali e scellerate figure. Si chiamava Jean-Baptiste Grenouille e se il suo nome, contrariamente al nome di altri mostri geniali quali de Sade, Saint-Just, Fouché, Bonaparte, oggi è caduto nell'oblio, non è certo perché Grenouille stesse indietro a questi più noti figli delle tenebre per spavalderia, disprezzo degli altri e immoralità, bensì perché il suo genio e unica ambizione rimase in un territorio che nella storia non lascia traccia: nel fugace regno degli odori.

Come definire un romanzo simile? Surreale? Ho terminato "Il profumo" oggi pomeriggio con una strana sensazione che ancora non mi abbandona. Sotto certi punti di vista l'ho apprezzato, ma non posso dire che mi sia piaciuto in maniera estrema. Saranno presenti alcuni spoiler, che è stato impossibile evitare.


Ci troviamo, perciò, di fronte a Jean-Baptiste Grenouille, abbandonato dalla madre perché creduto morto, creatura avvolta da una sorta di maledizione che colpisce tutti coloro che in qualche modo incrociano la sua strada. Grenouille è una strana creatura, vissuta senza amore, che di umano ha ben poco, il cui aspetto orribile non è nemmeno accompagnato da un odore. Eppure Jean-Baptiste ha un dono: un naso finissimo, alla pari di quello di un segugio. Grenouille percepisce ogni odore e ogni profumo, riuscendolo a scindere in tutte le sue componenti. Lui vive per gli odori, esiste per conoscere il mondo attraverso di essi, usando l'olfatto come fosse un occhio acuto cui non sfugge nulla.
Dopo un periodo trascorso a comprendere quali siano le sue reali pulsioni, seguite all'omicidio di una giovane della quale voleva solo aspirarne il meraviglioso profumo, decide di diventare apprendista di un profumiere parigino. Imparerà qui le basi della distillazione, creando profumi da far invidia a qualsiasi maestro profumiere. 


Lascia Parigi, per poi spostarsi in solitudine su una montagna, dove lontano dal mondo per ben 7 anni, comprende quale sia la sua aspirazione più grande: essere adorato dagli uomini attraverso un profumo, il migliore di tutti, capace di farlo amare in maniera incondizionata da ognuno.
Tornando alla civiltà, riprende la propria attività, mascherato da garzone di una profumiera dalla quale impara ancora, si perfeziona, finché il suo folle piano non esplode. Grenouille lascia una scia di sangue alle sue spalle, uccidendo giovani donne bellissime, fino a giungere alla più bella di esse, figlia del secondo console. Gli stratagemmi per metterla al sicuro non basteranno perché il nostro protagonista non è guidato dalla vista, né dall'astuzia, bensì dall'olfatto sopraffino. Come un cacciatore, si apposta, la spia, la segue, la uccide e la veglia, finché non ne assorbe il profumo attraverso bende cosparse di grasso. E sparisce, perché lui ha facoltà di essere invisibile, lui è la creatura senza odore.


Sarà proprio questo nuovo profumo, creato per far sì che ogni umano lo ami, a salvarlo dalla tortura e dall'uccisione cui era stato condannato. Ma non contento, Grenouille decide che non è l'amore a dargli soddisfazione, bensì l'odio. Presa coscienza di quest'ultima aspirazione, si cosparge del micidiale profumo, morendo infine fatto a pezzi e divorato da un gruppo di sbandati all'interno di un cimitero, ognuno dei quali ambiva a possedere una parte di quella creatura dall'odore così buono e intenso.

L'atrocità di quest'ultima scena, oltre alla serie di omicidi degni di un serial killer, mi ha inquietato e piuttosto disgustato. C'è da dire, però, che per imbastire un romanzo simile ci voglia abilità. Süskind, attraverso elencazioni e descrizioni di profumi, mescolati in essenze floreali, e di odori nauseabondi riesca a trasmette al lettore quanto sia importante il senso dell'olfatto. Quest'ultimo appartiene, forse, alla parte più primordiale dell'uomo. Si pensi anche solo alle esperienze personali: non ci avvicineremmo mai a una persona che emana un cattivo odore; al contrario, una persona con un buon profumo ci spingerà ad istinti amichevoli, a volte amorevoli. Gli stessi animali si riconoscono tra loro tramite l'odore. Inoltre, non si dimentichi un aspetto molto importante degli odori: evocano ricordi con un'intensità tale da riuscire a far rivivere sensazioni passate.

Grenouille è una creatura umana che, allo stesso tempo, non fa parte dell'umanità; è un essere spinto esclusivamente dal proprio istinto maggiore, quello del possesso. Ma a differenza di quel che si potrebbe pensare, è comandato dal senso in lui più sviluppato, l'olfatto: aspirare un buon profumo, al contempo, genera in lui un piacere pari a quello sessuale; possedere un buon profumo è un'ossessione. E la realtà per Grenouille esiste solo grazie all'odore insito in ogni cosa.


Il ritratto che l'autore effettua della società di quel tempo, delle città, delle persone mi ha trasportata in una delle opere di Hogarth, artista inglese del Settecento, che dipingeva con sapiente maestria e con sarcasmo, la decadenza di ogni valore. Süskind è l'Hogarth della narrazione: in quei bassifondi nauseabondi di Parigi e delle altre cittadine francesi, dove si aggira l'inquietante e spettrale creatura che è Grenouille, esiste anche un mondo fatto di apparenze, di persone depravate, di impostori e di gente senza cuore. Lo stesso Rachis, padre di Laure, l'ultima ragazza assassinata, ha dei pensieri nei confronti della figlia che fanno decisamente rabbrividire.
Se Grenouille è brutto, storpio, uno scarto di quella società, è anche senza dubbio figlio di quest'ultima. Non è, infatti, di certo migliore di tanti personaggi che, mascherati sotto l'aura del bravo profumiere, del conciatore, del frate, della profumiera o del console, nascondono un'anima oscura, intrisa del peggiore degli odori. 

Non posso dire che "Il profumo" sia il mio libro preferito, né potrei consigliarne la lettura a tutti. Mi aspettavo, forse, un altro tipo di storia. Si tratta, invece, di un romanzo molto particolare, dominato da atmosfere cupe e da rimandi talvolta filosofici; un romanzo, la cui narrazione scorre molto lentamente in alcune parti, per poi divenire più rapida in prossimità dell'esplosione istintiva di Grenouille verso gli ultimi capitoli. 
"Il profumo" è un libro che non si può definire né bello, né brutto... E forse era proprio questo lo scopo dell'autore: creare una storia che, come un profumo, generasse diverse reazioni nei lettori. 

Termino avvisandovi che esiste anche un film tratto dal romanzo. Non l'ho visto e non so se lo farò, ma forse a qualcuno potrebbe certamente interessare.
Chiudo questa recensione con alcune frasi che ho trovato significative. Un abbraccio a tutti!

«Il mare aveva l'odore di una vela gonfia di vento in cui rimaneva un sentore d'acqua, di sale e di un sole freddo. Aveva un odore semplice, il mare, ma nello stesso tempo così vasto e unico nel suo genere [...]». 




«Il profumo ha una forza di persuasione più convincente delle parole, dell'apparenza, del sentimento e della volontà. Non si può rifiutare la forza di persuasione del profumo, essa penetra in noi come l'aria che respiriamo penetra nei nostri polmoni, ci riempie, ci domina totalmente, non c'è modo di opporvisi».


«La luce della luna non conosceva colori e si limitava a disegnare dolcemente i contorni del paesaggio. Ricopriva la campagna di un grigio sporco, e fermava la vita per una notte. Questo mondo come fuso nel piombo, in cui nulla si muoveva tranne il vento, che talvolta passava come un'ombra sui boschi grigi, e in cui nulla viveva se non gli aromi della nuda terra, era l'unico mondo possibile per lui, poiché era simile al mondo della sua anima».






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