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mercoledì 22 novembre 2017

Archeologa in visita a Mechelen (Malines) in Belgio... con aggiunte varie ed eventuali

Buonasera amici, eccomi di nuovo qui, sul mio spazio personale, un po' impolverato forse, ma sempre magico e confortevole.
Avevo intenzione di scrivere qualche ora fa, ma ho trascorso la mia giornata al pc a studiare e a "comporre" un articolo, prendendomi poi un po' di riposo solo per il tempo di guardare "Tomb Raider: la culla della vita" in tv. Era da un'eternità che non mi rivedevo Lara Croft, alias Angelina Jolie, in giro per il mondo con Terry, alias Gerard Butler... e pensavo che chiamarla "archeologa" è davvero qualcosa di assurdo.


Premettendo che sono stata spesso soprannominata "Lara Croft", a detta degli autori di simile trovata per la somiglianza fisica, per la curiosità che mi contraddistingue, per il fatto di aver giocato a tutti i Tomb Raider (il che fa di Lara, quella del videogame, una mia eroina) e infine per le mie "gite" in catacomba, anche a me piacerebbe avere milioni di euro a disposizione per affittare un elicottero invece di prendere il bus, acquistarmi una bella Ducati (rigorosamente blu scura), avere un paio di Uzi al fianco che di questi tempi non si sa mai (ovviamente si scherza) e un notevolissimo Gerard Butler a farmi da spalla.
Invece la VERA archeologa si ritrova, spesso in maniera poco fashion, con scarponi da cantiere, con i pantaloni sporchi di terra, la trowel in una fondina appesa a una cinta sgangherata, uno zaino che neanche quello di uno scalatore, accompagnata al massimo da un collega che di Gerard Butler non si ritrova nemmeno un'unghia (scusate colleghi, ma il campo dell'archeologia dà poche soddisfazioni per le donne). E non è tutto. Questa era la mia vita precedente, quella in cui scavavo sul serio, partecipavo a campagne universitarie ed ero felice di sguazzare tra strati, terra e cocci con la mia fedele matita e il foglio millimetrato per i rilievi. Da qualche anno a questa parte, ahimé, trascorro l'80% del mio tempo in giro per Roma tra archivi polverosi e biblioteche; rare volte mi è capitato di andare a fare sopralluoghi. Il tutto rigorosamente GRATIS.
Ma questa è l'Italia, lo sappiamo. E sappiamo anche che ai nostri governanti non importa un beneamato cavolo della cultura, tantomeno dei giovani LAUREATI (attenzione fautori del Jobs Act: non diplomati - con tutto il rispetto - ma laureati, con la L, ok?), per cui si preferisce far crollare a pezzi un sito archeologico piuttosto che assumere personale per il restauro e la conservazione, oppure si decide per la chiusura dei musei perché di archeologi e storici dell'arte non se ne parla.
Lara Croft è perciò solo un soprannome perché in comune con lei ho giusto l'iniziale del cognome e un po' di somiglianza fisica-caratteriale. Tutto l'importante contesto è pura utopia. Gli archeologi non viaggiano fino in capo al mondo per salvare l'umanità da minacce causate dal possesso di un fantomatico manufatto leggendario.
Bene, quest'ampia premessa a cosa serviva? In realtà a nulla di realmente utile. Mi ero prefissa lo scopo di narrarvi della mia avventura a Mechelen (Malines) in Belgio, vissuta una settimana fa, al freddo e al gelo. A dire il vero, sono quasi rimasta congelata il giorno prima ad Antwerpen (Anversa).


Era domenica, mia sorella si era messa in testa di comprare l'albero di Natale in anticipo e si è deciso per una gita ad Anversa... ma la domenica i negozi sono totalmente e irreparabilmente chiusi in Belgio. Il bellissimo store natalizio, visto l'anno scorso (sempre con il pc+tesi di dottorato maledetta in spalla), aveva lasciato il posto a un grande magazzino di abbigliamento.


Con un po' di delusione, non è mancata comunque una passeggiata, approdando in un ristorantino davvero carino - De broers van Julienne - in cui siamo stati allietati da una quiche veramente deliziosa (con brie, pomodorini e altre prelibatezze).


Ma qualche goccia fuori cadeva... ed era una pioggia gelida che preannunciava le più potenti folate di vento che abbia mai sentito in vita mia. Gli ombrelli erano inutili (e si rompevano), la gente non riusciva a camminare e il rifugio più quotato è stata la cattedrale.


Attendendo un attimo di calma, il ritorno verso la stazione è apparso più sensato, percorrendo però le stradine interne, in modo che la furia del vento si smorzasse.
Dopo essermi tranquillamente presa un mal di gola, il giorno dopo si decide di visitare Mechelen. Già dal treno si intravedevano tra i tetti le guglie appuntite di una cattedrale e la sua torre vicina, così come le tipiche casette a schiera delle Fiandre.


Tuttavia, il centro storico non è vicinissimo alla stazione. Per arrivarci, bisogna percorrere uno stradone fiancheggiato da mille negozi, anche molto belli (se si ha intenzione di fare shopping, Mechelen è consigliata), mentre i ristoranti in proporzione erano veramente pochissimi.
Ho avuto modo di vedere di sfuggita un Flying Tiger (che avrei letteralmente saccheggiato di oggettini per le mie creazioni), Hema (genere Tiger, più grande), H&M (abbigliamento ed home) e poi tante altre marche.
Fuoriuscita dalla selva di negozi, si giunge finalmente alla piazza principale con lo Stadhuis (municipio) da una parte e la cattedrale dall'altra.




Non ho potuto fare a meno di tirar fuori la macchinetta fotografica e scattare mille ricordi, ma ovviamente la curiosità di entrare nella maestosa chiesa non poteva attendere. Recandomi verso l'entrata, scorgo una statua a forma di gufo o forse di civetta. Sta di fatto che, ricordandomi Edvige di Harry Potter, mi sono messa in posizione, immortalando statua, cattedrale e me stessa.


La cattedrale è magnifica, in pieno stile gotico Brabantino che caratterizza un po' tutti i monumenti di questo genere che ho visitato (Sint Pieterskerk di Leuven, la cattedrale di Nostra Signora ad Antwerpen, quella di Gent, di San Salvatore a Bruges...). Le volte sono altissime, la pianta è divisa in tre navate suddivise da pilastroni e l'ambone è di una tipologia particolare e scolpita con vere e proprie scene in 3D. Oltre ciò, vi è la cripta, il percorso intorno l'abside con cappelline che la costellano e un immenso coro ligneo.




Immediatamente fuori la cattedrale, vi è un giardino, il cui sotterraneo è stato usato come parcheggio interrato. Il cartello illustrativo parla però di un cimitero medievale annesso alla chiesa che venne ritrovato a scavato. Già avevo sperato in un esempio di musealizzazione particolare... e invece le scale scendono solo al parcheggio. Che peccato... la mia vena archeologica aveva già fatto capolino.


Non troppo distante vi era invece un centro culturale, circondato da un canaletto in cui vi erano addirittura gli zampilli d'acqua funzionanti (e ti sorprendi, quando a Roma ci sono fontane chiuse da anni).



Passeggiando e pensando di avere un punto di riferimento, mi sono persa e no, non avevo una mappa (sono una furba, lo so). Google maps non ha fatto che peggiorare la situazione, finché ho deciso di entrare in un albergo e chiedere.
Dopo aver visto da fuori (perché chiusa) la chiesa di Nostra Signora oltre il Dije e alcuni splendidi murales, seguendo le indicazioni, ho costeggiato il canale mentre la sera iniziava a calare, fino al ponte, dove la stazione mi osservava impietosita di me e del mio pessimo senso dell'orientamento.




Non ho visitato molto altro. Sono stata pochi giorni, ma le Fiandre sono sempre lì a incuriosirmi.
Tra le prossime mete per un viaggio futuro ci sono Mons, Namur e forse Liegi... aggiungo Ostenda solo se tornerò in estate, altrimenti il vento del mare del Nord mi ridurrà a un ghiacciolo.
Questo è tutto! Buona notte e a presto!

p.s. le foto sono state scattate dalla sottoscritta proprietaria del blog, eccetto quella relativa al film "Tomb Raider". Ne detengo ogni diritto ed è severamente vietato pubblicarle.

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