Nel frattempo, tra biblioteche, studi, catacombe e chi più ne ha più ne metta, sono riuscita a terminare di leggere il romanzo "Te lo dico sottovoce" di Lucrezia Scali.
Ho visto la copertina del libro un po' ovunque ultimamente e recensioni che fioccavano nei gruppi Facebook di lettura. L'ho letto anche io. E' stato un pensierino per il mio anniversario di laurea triennale. Procedo con ordine, quindi ecco la cover e la trama:
Trama: Mia ha trent’anni, un passato che preferisce non ricordare e una famiglia da cui cerca di tenersi alla larga. Meglio stare lontano dalle frecciatine della sorella e da una madre invadente che le organizza appuntamenti al buio… Di notte sogna il principe azzurro, ma la mattina si sveglia accanto a Bubu, un meticcio con le orecchie cadenti e il pelo morbido. La sua passione sono gli animali e infatti, oltre a gestire una delle cliniche veterinarie più conosciute di Torino, Mia sta per realizzare un progetto a cui tiene moltissimo: restituire il sorriso ai bambini in ospedale attraverso la pet therapy. Il grande amore romantico, però, non sembra proprio voler arrivare nella sua vita. O almeno, così pensa Mia, prima di conoscere Alberto, un medico affascinante, e Diego, un ragazzo sfuggente che si è appena trasferito a Torino dalla Puglia. Cupido sta finalmente per scagliare la sua freccia: riuscirà a colpire la persona giusta per il cuore di Mia?
Passo alla recensione vera e propria. Attenzione perché potrebbe essere sfuggito qualche elemento "spoiler".
La carta d'identità di un romanzo è solitamente costituita dalla copertina, o meglio, è su quest'ultima che la maggior parte delle persone si sofferma. Personalmente non procedo così. Sono sempre stata dell'opinione che si debba andare aldilà dell'aspetto ed è una regola che vale per ogni cosa, per i libri così come per le persone. Diciamo però che il romanzo di Lucrezia Scali si presenta con una veste molto carina e romantica, evocatrice di un bacio a Central Park in un inverno dolcissimo.
La carta d'identità di un romanzo è solitamente costituita dalla copertina, o meglio, è su quest'ultima che la maggior parte delle persone si sofferma. Personalmente non procedo così. Sono sempre stata dell'opinione che si debba andare aldilà dell'aspetto ed è una regola che vale per ogni cosa, per i libri così come per le persone. Diciamo però che il romanzo di Lucrezia Scali si presenta con una veste molto carina e romantica, evocatrice di un bacio a Central Park in un inverno dolcissimo.
La storia non si svolge in America, ma a Torino (Italia!!!) ed è un punto a favore del mio animo tricolore. Mia Vitali è veterinaria e ama gli animali con tutta se stessa. Ha un cane di nome Bubu, una piccola palla di pelo tutta vivacità e tenerezza, che le tiene compagnia.
La sua migliore amica si chiama Fiamma ed è sua collega alla clinica veterinaria. E' un po' il suo opposto per carattere: Fiamma è una persona che ha come motto "Carpe diem", un cogli l'attimo perenne, soprattutto in amore; Mia invece è rimasta scottata da un passato che non si conoscerà fino a circa la metà del libro, quando una triste verità si abbatte, con un certo peso, sul lettore. Ovviamente il suo umore non viene di certo risollevato da una famiglia che Mia avverte come molto distante: sua madre è una donna impeccabile e perfettina, altolocata, come Lucy, sua sorella, che ha preferito fare la mantenuta piuttosto che lavorare; suo padre invece sembra totalmente assente in alcune situazioni.
Ad ogni modo, la protagonista si imbatte in due uomini in contemporanea: Alberto, il bel medico, educato, composto, ricco, di buona famiglia;
Diego, il poliziotto, vicino di casa, che sta con una donna per poi uscire con un'altra, il classico "bello e maledetto" con tanto di moto e giubbotto in pelle.
In un progetto di pet therapy, Mia e Alberto hanno modo di conoscersi un pizzico in più e di stare insieme per un periodo di tempo... ma il tipo perfetto all'apparenza, non sempre lo è nella realtà. L'uomo infatti, pur di compiacere i voleri della madre malata, sta cercando una brava ragazza che lo sposi e gli dia un figlio. Mia, dopo averlo visto con un'altra donna, conoscerà anche quest'ulteriore verità. Con il cuore spezzato, non vorrà più saperne di Alberto. Diego, prima considerato uno scocciatore (io l'ho sempre preferito a quel damerino da quattro soldi di Alberto!), diventerà molto più di un amico, fino ad occupare un posto di prim'ordine nel cuore della veterinaria.
Intanto però la madre di Alberto non si è arresa facilmente perché lei, con il suo potere da donna facoltosa, ottiene sempre quel che desidera... e anche Diego nasconde alcuni segreti.
Il romanzo mi è piaciuto fino a circa la metà quando, a tratti, invece, vengono effettuati salti temporali che lasciano in sospeso alcune cose. Mi sono chiesta cos'abbia provato Mia accanto ad Alberto... e non ho ottenuto risposta, perché la narrazione cambia. Si passa subito alla mutazione della situazione sentimentale dei due. Mi sono chiesta che fine abbia fatto uno dei ragazzi dell'ospedale affetto da autismo, Giulio. Vengono trattati solo i casi di Martina e Lukas, mentre l'altro bambino potrebbe, tra tutti e tre, aver avuto un netto miglioramento della sua situazione con la pet therapy, ma non se ne parla più.
Diego è un personaggio misterioso di suo, ma la sua personalità non viene approfondita quasi per niente. Della stessa Mia, conosciamo il disastroso passato, il suo brillante presente lavorativo... eppure non è stato, a mio avviso, delineato abbastanza il suo carattere. Non sono riuscita ad entrare in sintonia con lei. L'autrice sembra aver preferito riservare più spazio allo svolgersi dei fatti, piuttosto che alla psiche dei personaggi. La trama risulta molto carica di elementi interessanti e di una certa dose di "pathos", ma, lo ripeto, avrebbero dovuto essere esaminati forse con maggiore attenzione.
Ammirevole invece il fatto che, per una volta, non ci sia la solita segretaria imbranata e innamorata del capo bello e irraggiungibile, imbarcato di soldi, ma che la protagonista sia una donna indipendente e dedita anche al lavoro.
Il romanzo prosegue in maniera alternata: molte pagine sono scorrevoli, altre invece abbastanza ripetitive, soprattutto nella descrizione delle giornate lavorative.
Si percepisce l'amore che l'autrice prova verso gli animali, i cani in particolare (buone le descrizioni degli atteggiamenti canini), riflesso del suo stesso ambito di studi, com'è specificato nella quarta di copertina del romanzo.
E' una lettura piacevole e poco impegnativa, con dialoghi spiritosi, e molta dolcezza soprattutto nel comportamento di Mia verso i più deboli (bambini e animali nella storia), ma a volte le recensioni sono state esageratamente positive.
E' consigliato in particolar modo agli amanti degli amici a quattro zampe e a chi preferisce i romanzi autoconclusivi.
In bocca al lupo all'autrice! Per essere il suo primo romanzo, inizialmente autopubblicato e poi notato dalla Newton&Compton, direi che è sulla buona strada.
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