Buongiorno amici e bentornati sul blog! Il prossimo anno sarà dedicato a San Francesco d'Assisi. Si celebra, infatti, l'ottavo centenario della sua morte e sono certa che, da bravi lettori appassionati di librerie, avrete visto esposti vari libri sul "Poverello" di Assisi.
Nonostante abbia dedicato un intero esame del mio corso di laurea proprio alla figura di San Francesco, approfondendo la lettura del libro di Raoul Manselli, "San Francesco d'Assisi" (e dirò che è molto ben scritto), la mia ammirazione per questa figura storica e l'amore per la città di Assisi, ha fatto sì che decidessi di acquistare il libro di Davide Rondoni, "La ferita, la letizia. Faccia a faccia con San Francesco, poeta di Dio e del mondo", edito da Fazi editore.
Trama: Figlio di una donna francese che gli sussurrava i versi dei poeti d’oltralpe, delusione di un padre, simbolo delle aspettative mancate dei genitori d’ogni tempo, animo impetuoso, folle, estremo: questo era Francesco.
Immaginando un intimo dialogo con San Francesco d’Assisi, Davide Rondoni ci racconta l’uomo dietro al santo, «un uomo capovolto, ben più di un rivoltoso», mai incline ai compromessi, umile e tormentato eppure ricolmo di una letizia e una fede incrollabili che lo hanno condotto al cospetto di un papa e persino di un sultano. Poeta visionario, la cui esperienza mistica è stata celebrata da molti intellettuali – da Dante, che ne ricorda le vicende nella Divina Commedia, a Gregory Corso, una «di quelle teste folgorate» della Beat Generation –, e anche sceneggiatore teatrale, con l’allestimento del primo presepe a Greccio. Autore del Cantico delle creature, considerato il «primo documento di letteratura in italiano volgare», da cui emerge una voce dalla forza travolgente che per la prima volta attraverso l’esperienza poetica canta l’unità del cosmo e l’amore per la Natura e per le sue creature, si fa precursore del concetto di ecologia integrale, comparso anche nell’enciclica del pontefice che ha preso il suo nome, Francesco.
Con la delicatezza e la soavità di una poesia, Davide Rondoni ci consegna un ritratto inedito del poverello d’Assisi e immagina una conversazione a cuore aperto con il santo in cui, ispirato dall’insegnamento francescano, affronta argomenti attuali come la differenza tra amore e possesso, l’importanza di un ambientalismo che vada oltre il superficiale e la necessità della pace come dono cristiano, in un mondo che oggi è incendiato dalla guerra.
Basilica di San Francesco d'Assisi (foto di Cristina Cumbo, 2024)
Volevo una lettura più leggera, che non ripetesse gli aneddoti storici sulla figura del santo, ma che provasse a esaminarne l'aspetto psicologico, il contesto in cui Francesco viveva e come potevano vederlo gli altri.
Davide Rondoni imposta il libro come una riflessione, generata in seguito a un immaginario contatto visivo con il santo. Cosa c'è nello sguardo di San Francesco? Tutto un mondo: nato dalla donna francese, chiamata la "Francesca", a un certo punto lascia ogni cosa, e adotta uno stile di vita che, per molti, sarà sembrato folle. E tra folle e santo c'è un confine sottilissimo nel Medioevo.
La nostra percezione di Francesco è, appunto, quella di un santo: non ne rileviamo difetti. Ma è proprio attraverso le fonti, invece, e quindi le testimonianze di chi è stato a contatto con questo personaggio, che riusciamo a ricostruirne l'umanità. Non aveva un buon carattere Francesco agli occhi dei concittadini, era impetuoso, un ribelle, un uomo che se ne era andato di casa rinnegando gli agi e che girava con uno straccio addosso, predicando. Era seguito da uno stuolo di altri uomini, incantati dal suo modo di vivere, ma soprattutto dal suo messaggio e dal rapporto che aveva con Dio. E nonostante ciò, Francesco aveva richieste estreme e particolari, come quando ordinò a uno dei suoi frati, Bernardo, di premergli un piede sulla bocca e l'altro sulla gola per "punire la presunzione e l'ardire del cuore".
Umiltà, povertà, fraternità, pace, gentilezza erano i concetti che lo animavano, amore per il prossimo, anche se questo prossimo fosse stato un lupo (si vd. il lupo di Gubbio), e persino per la morte, che nel Cantico delle Creature chiama "sorella".
San Francesco d'Assisi (foto di Cristina Cumbo, 2022)
Rondoni ci mostra Francesco attraverso gli occhi di Dante, che ne parla nel canto XI del Paradiso, e poi esamina, passo passo, il Cantico da cui emerge un amore per la Natura non in sé, ma come riflesso dell'Altissimo Onnipotente Bon Signore.
Una figura sempre affascinante quella di San Francesco d'Assisi che prosegue, a distanza di secoli, a incuriosire, a farsi studiare e ad essere seguita da milioni di persone. Il libro si conclude con il Tau, il simbolo e la lettera che San Francesco adottò come sigillo per firmare gli scritti. Da cosa deriva? Sicuramente si tratta dell'ultima lettera dell'alfabeto ebraico che si pronuncia Taw (ma la cui forma è completamente diversa dal Tau conosciuto) e della lettera, invece, più nota dell'alfabeto greco.
Eremo delle Carceri, Altare con Tau (foto di Cristina Cumbo, 2024)
C'è un collegamento con l'Apocalisse, in cui il Taw è il sigillo dell'Agnello, impresso da un Angelo sulla fronte di coloro che saranno salvati; c'è poi la grande somiglianza morfologica con la croce. Un "gioco" di simbolismi uniti in un unico segno.
Davide Rondoni traccia, perciò, con un linguaggio semplice, divulgativo, anche contemporaneo, la figura di San Francesco, senza che la lettura diventi mai pesante.
Un unico appunto finale che, da archeologa e soprattutto da iconografa cristiana, non posso fare a meno di fare: il Tau non è mai stato adottato nelle catacombe dai primi cristiani. Lo staurogramma non è composto dal Tau e dal Ro, ma dal Chi posto per "obliquo" e dal Ro. Gli stessi primi cristiani adottarono persino l'Alfa e l'Omega, ponendole ai lati dello staurogramma e del cristogramma, proprio per indicare l'inizio e la fine, in riferimento a Cristo. Pur essendo un finale "narrativo" suggestivo, da un punto di vista scientifico devo necessariamente notare un'imprecisione.
Vi lascio con qualche piccolo estratto e un consiglio: visitate Assisi, senza fretta, con tutta la calma del mondo. Solo camminando tra i suoi vicoli, esplorando i suoi monumenti, ammirando la natura che circonda questo paesino nel cuore dell'Umbria, conoscerete anche Giovanni, detto Francesco.
Assisi, distesa di ulivi (foto di Cristina Cumbo, 2022)
«La povertà è la fiaccola che illumina il problema centrale della esistenza umana. Amiamo solo ciò che possediamo? Amore e possesso coincidono? O sappiamo cosa è il tremore vero della povertà, quando abbracciamo i nostri figli, sapendo che non sono nostri, che il loro destino non è nelle nostre mani? E sappiamo che anche la moglie o il marito o il compagno o la compagna con cui viviamo o facciamo l'amore non è nostra proprietà? Nulla è nostro. Anche la nostra vita. Rivoluzione rispetto all'idea attuale di individuo che ha a disposizione tutto.»
«Noi abbiamo un problema con i segni. Li consideriamo poco e in modo confuso. [...] Per un uomo medievale i segni erano invece importantissimi. Il mondo appare a quelle persone come una foresta di segni. Essi assicuravano il legame tra visibile e invisibile. Perché come è evidente anche a noi contemporanei, le cose più importanti della vita non le vediamo, non le misuriamo.»
«La gentilezza è la qualità del cuore che ama anche quel che non possiede. Sa distinguere tra amore e possesso, tra desiderio e pretesa, tra aspettativa e cupidigia. Il cuore gentile.»
«La pace cristiana, francescana la sperimentano i cuori inquieti. Non i tranquilli.»
«La tua umiltà non si poggiava sul carattere, che era impetuoso, non si poggiava solo sulla mortificazione. Sarebbe stata una umiltà triste. Ma sulla consapevolezza di essere stato chiamato.»
«Paradossalmente, l'amante è "triste e gioioso". Cioè nella medesima condizione dell'anima cristiana: ha nostalgia di Dio e però vive con letizia per la Sua presenza nel mondo. Quale nostalgia ti ha strappato il petto mentre eri chiuso nella galera?»
«Ma cos'è la castità dell'acqua? Forse, azzardo, il suo essere a servizio, cioè la capacità che essa ha di favorire la vita di ciò che irrora senza ottenere nulla in cambio, senza voler essere ricambiata. Come la castità umana è un amore rispettoso, così l'acqua nella tua visione ama rispettosamente, senza pretesa. Ecco cosa aiuta il mondo a fiorire.»
«Il perdono in natura non esiste. Non è un gesto "naturale". Eppure è la forma più alta e necessaria di amore umano. In natura non si dà poiché non esistono le sue condizioni: la consapevolezza del bene e del male, e la libertà. Solo l'essere umano libero perdona.»








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