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domenica 5 gennaio 2020

Recensione di "La pittrice di anime" di Isabel Wolff

Buonasera lettori, come state? Le vacanze natalizie sono quasi terminate e il ritmo di ogni cosa riprenderà come sempre. Ma l'inverno durerà ancora almeno due mesi e ciò equivale a dire cioccolata calda, copertina e un buon libro a farci compagnia, mentre fuori piove o nevica.
In questi giorni mi sono dedicata alla lettura di "La pittrice di anime" di Isabel Wolff, un romanzo che avevo acquistato quest'estate a dire il vero, ma come al solito i miei tempi sono rallentati dal lavoro, dallo studio e dalla stanchezza che mi assale.



Trama: Ella è una ritrattista di grande successo e sensibilità: dalle sue opere emergono le sfumature più intime delle persone. Il suo atelier diviene così un luogo nel quale tirare fuori sé stessi, per conoscersi meglio. Perché dietro ogni volto si nasconde una storia che vale la pena di essere raccontata. C'è una donna che guarda al passato con cui vorrebbe riconciliarsi, mentre un'altra tenta di convivere con i primi segni del tempo; e poi c'è lui, un uomo che con la sua presenza diventa sempre più importante. Incontro dopo incontro, Ella percorre un cammino fatto di empatia e conoscenza, fino a quando una lettera inattesa non la obbligherà a riscrivere la propria storia familiare, confermando con ancor più forza l'ingannevole peso delle apparenze. Ora non resta che dipingere quel ritratto, che la illuminerà come solo la vita stessa, con tutta la sua meraviglia, sa fare.


Cosa mi ha attratto di questo romanzo? La copertina, inutile negarlo, che mostra caratteristiche vintage, con un rosa antico e soffuso a incorniciare un volto di una giovane sposa, tracciato come fosse un ritratto dalle morbide linee e dal sapore misterioso... sì, perché della ragazza non si scorge lo sguardo, lo specchio dell'anima. Ma non solo. Ella, la protagonista, ama disegnare e dipingere, proprio come me. Personalmente mi dedico a vari soggetti, dai paesaggi, agli animali, ai cartoni animati, ma ritraggo solo le persone che, in qualche modo, mi hanno colpita... coloro che hanno lasciato un segno nella mia vita.
Il mio (al momento) è un hobby; Ella, invece, di mestiere fa la ritrattista. Riceve molte commissioni, proprio per questa sua capacità di rendere verosimili quei tratti di matita e pennello, mescolati con la densità dei colori ad olio e l'odore dell'acquaragia. Da quando iniziano i suoi ricordi, ha sempre amato disegnare ed è proprio con un flashback che si apre la narrazione: una Ella bambina con il suo album davanti e in mano una matita. Ritrae suo padre, John... che a un certo punto abbandona lei e sua madre. 


Ora Ella ha 35 anni, un'altra sorella Chloe, nata dal matrimonio della madre con Roy, l'uomo che l'ha adottata trattandola sempre come fosse una figlia, ed è immersa nel suo amato lavoro. Le vengono commissionati ritratti da parte di personalità importanti, da privati che vogliono fare un bel regalo... dalla sua sorellastra che desidera far ritrarre Nate, il suo futuro sposo. Quest'ultimo è un uomo molto attraente, occhi verde-azzurri, capelli neri, simpatico, garbato, di origini italiane e, nonostante durante i primi tempi Ella lo odiasse a causa di un malinteso, qualche chiacchiera e molte confidenze davanti a una tela faranno sì che tra i due sbocci qualcosa di importante, dai contorni purtroppo apparentemente impossibili.


Mentre Ella è in contrasto con se stessa per questo sentimento inaspettato e travolgente, un articolo di giornale fa sì che John, il suo vero padre, torni a cercarla via email. Ella non vuole ascoltarlo perché non può perdonarlo, anche se alla fine quel vuoto instabile nell'animo chiede di essere colmato e si decide a contattarlo. Sarà il ritorno di John a mutare la visione che Ella aveva della sua stessa vita, trascorsa con una madre che ha intessuto una trama di bugie; e ancora il ritorno di quest'uomo farà sì che, finalmente, la ragazza riesca a fare chiarezza nel suo cuore.


"La pittrice di anime" è un bel romanzo, scritto in maniera scorrevole, senza eccessive pause che tendano a farlo diventare noioso. I ritratti sembrano emergere dalle pagine del libro, assumendo una forma definitiva, mentre è Ella a dar loro vita, a intrappolare l'aspetto e l'animo delle persone che si siedono di fronte a lei (in uno stile che richiama l'inquietante e famoso ritratto di Dorian Gray). L'esperienza di farsi ritrarre non è solo un lavoro, ma una vera e propria conoscenza, quasi una seduta psicologica: assistiamo ad una Ella che, in punta di piedi, entra nell'esistenza delle singole persone, diventando la loro migliore amica. Il ritratto evoca, in un certo senso, la plasmazione, alludendo al mito di Prometeo e quella scintilla negli occhi corrisponde allo spirito vitale, infuso soltanto alla fine. Ed è forse proprio questo ciò che un artista fa: crea, infonde vita alle opere, plasma la materia rendendola diversa, sublime e allo stesso tempo perfetta.

In appendice l'autrice scrive di essersi ispirata ad opere e fatti reali, nonostante la storia sia completamente frutto dell'invenzione. E' così che ho scoperto il dipinto "Design for a Group Portrait" di Herbert J. Gunn, risalente al 1929, battuto all'asta qualche anno fa e la sua particolare storia.


«[...] "Perché una foto è solo uno scatto di un singolo momento" dissi. Era una spiegazione che avevo fornito molte volte. "Ma un ritratto rappresenta la somma dei momenti, tutti i momenti, della vita del soggetto. Quindi anche se potrebbe essere uguale a te, non mostrerebbe chi sei, che è quello che cercherò di fare io"».

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