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domenica 2 luglio 2017

Viaggiando sulle rive del Lago d'Orta: Pella, Isola San Giulio, Orta San Giulio

Buonasera! E' proprio vero che se manchi qualche giorno dalla tua sede - qualunque essa sia - devi recuperare almeno il doppio di quel che hai lasciato al ritorno. Avevo talmente tante cose in sospeso, che ho trascorso la domenica al pc. La concludo degnamente con questo post sul blog, almeno mi rilasso un po' ricordando momenti e luoghi piacevoli.
Nei giorni scorsi, precisamente dal 26 al 30 giugno, sono stata a Pella, in provincia di Novara, sul lago d'Orta dove è stato organizzato un convegno internazionale sulle sepolture (28-30 giugno) cui ho preso parte come posterista.
Era già da qualche mese che, ogni tanto, tra un impegno e l'altro, curiosavo in giro per il web sui luoghi da visitare e devo dire che la bellezza paesaggistica dei piccoli paesi sul lago d'Orta è veramente superba. Non ci ero mai stata, né ne avevo sentito parlare spesso, romanocentrica come sono... ma insomma, se fosse per me, farei le valigie tutti i giorni e non starei mai ferma nello stesso posto (se fossi ricca, se avessi un lavoro, se avessi la certezza di un futuro... ovvero nel mondo dei sogni).
Ad ogni modo, il 26 sono partita da Roma Fiumicino verso Milano Malpensa e da lì dritta a Pella, attraversando Borgomanero e San Maurizio d'Opaglio dove una scultura di un rubinetto si trova nel bel mezzo dell'incrocio.


E non è una stravaganza: il piccolo centro, infatti, accoglie il museo del rubinetto. Ero curiosa ed è un peccato che non abbia potuto visitarlo, ma le distanze da quelle parti possono essere percorse solo in macchina. Attraversare a piedi le strade provinciali è una follia bella e buona.
A Pella io e mia sorella Valentina siamo state accolte dalle suore della Casa Maria Ausialitrice che ci hanno davvero fatto sentire come fossimo a casa nostra: nella nostra stanzetta, con la finestra affacciata sul ruscello e sul giardino, non ci è mancato nulla, relax compreso.
Il 26 abbiamo perciò deciso di visitare per bene Pella e dintorni. Il paese non è grande e praticamente incentrato tutto sul lungolago.



Gli esercizi commerciali sono rari, il minimo indispensabile per i pochi abitanti: una gelateria, un tabaccaio/bar, due ristoranti, una farmacia, un parrucchiere, un alimentari, un bar più grande e un negozietto di un'associazione culturale.


Nella torretta che sorge appena prima della piazzetta dell'imbarcadero si trova una gelateria/creperia con tavolini esterni. Siamo state clienti per ben tre volte e, potessi, ci tornerei anche adesso per assaggiare una crepes salata, o magari un gelato alla viola.



Procedendo internamente per una salitella, dopo una piccola fabbrica di compensato e OSB, si intravede il campanile della chiesa parrocchiale di Sant'Albino, il cui tetto - nello stile del luogo - è ricoperto di lamelle di pietra (che sembrano di ossidiana).



Di fronte vi è un fontanile restaurato e poco più in là un ponticello che conduce al cimitero di San Rocco e che permette una magnifica visuale sul torrente Pellino.


Sono tanti gli angoli di Pella che ho fotografato, tra i colori delle ortensie azzurre, rosa e bianche, tantissime le istantanee delle onde che si infrangono dolcemente sulla riva, mentre le barche sono cullate morbidamente sul lago.


Verso la parte opposta, sorge invece la chiesa di San Filiberto, risalente all'XI secolo, con le cappelle della via Crucis affrescate del 1794. E' un sito davvero affascinante. Se solo ci si sofferma a pensare, sembra quasi di scorgere un abitato rurale e di udire il suono delle campane che chiama gli abitanti i quali, lentamente, si dirigono verso il portale, lasciando alle spalle i campi e le proprie attività.
Noi archeologi spesso viaggiamo nel tempo, solo osservando i nostri adorati siti. Quel che per il resto del mondo può apparire come un muro sperduto, per noi riprende le sembianze di un tempio, di una chiesa, di un palazzo... e pullula ancora di quella vita di qualche secolo fa.



Eppure sono rimasta purtroppo impressionata delle condizioni in cui versa la chiesa: un contrafforte ligneo la sorregge, mentre l'interno è pericolante e sui muri vi è una paurosa risalita capillare con macchie di umidità conseguenti. Ho letto sul web che la chiesa è stata puntellata il 7 dicembre e si attendono gli interventi... ma sono trascorsi mesi e il monumento è in uno stato gravissimo. Faccio personalmente un appello alla Sovrintendenza e alla Curia: agite prima che sia troppo tardi. San Filiberto è "un paziente molto malato". Se crollerà, sarà poi troppo tardi per recuperare la nostra storia...
Il 26 siamo tornate indietro lentamente, tra una foto e l'altra. Alzo ci era sembrata (giustamente) irraggiungibile a piedi e il temporale non sembrava voler avere pietà.
Il 27 il traghetto ci ha condotte all'isola di San Giulio dove il monastero benedettino spicca luminoso durante la notte.


Che dire della basilica? Definirla meravigliosa è forse troppo superficiale, ma non trovo altro termine. Gli affreschi sono stati restaurati e spiccano nei loro colori, mentre la cripta accoglie il corpo di San Giulio il quale, secondo la tradizione, arrivò nel Cusio insieme a Giuliano e qui costruì la novantanovesima chiesa.


Merita una passeggiata in tutta tranquillità il borghetto medievale che costituisce interamente l'isola, soffermandosi a osservare gli scorci e a leggere le frasi che accompagnano il visitatore in un percorso quasi spirituale.



Il traghetto, tra una goccia di pioggia e l'altra, ci ha condotte a Orta San Giulio, decisamente più popolata di Pella, forse per il maggior numero di ristoranti e alberghi.


Dopo una breve pausa pranzo, è iniziata l'esplorazione del piccolo centro, percorrendo le viuzze tra case dalle facciate intonacate e decorate, i portici, i negozietti tipici, le chiesette nascoste che appaiono improvvisamente - tra cui l'oratorio di San Rocco e la chiesa della SS. Trinità - il palazzo municipale con un giardino curatissimo, il cancello sul lago e il monumento a Carl Heinz Schroth.



Infine, ci siamo dirette verso il Sacro Monte d'Orta e no, non con il trenino, ma a piedi, compiendo una vera follia. La salita infatti non è ripida, ma ripidissima e il sentiero abbastanza scivoloso.


Ovviamente questo viaggio da pellegrini medievali non è stato pianificato. Purtroppo non sapevamo del mezzo che, in qualche minuto, ci avrebbe condotto più agevolmente (e senza farci mancare il respiro) sulla cima del monte. Ad ogni modo, siamo due ragazze forti e ce l'abbiamo fatta con molta soddisfazione.


Una volta giunto in cima, il visitatore viene accolto da un bosco, una splendida distesa di verde, una riserva naturale vera e propria; tra le fronde però si avvista l'operato umano, consistente in tantissime cappelle barocche che, tramite affreschi e statue lignee a grandezza naturale, narrano la storia di San Francesco d'Assisi.


Inutile dire quanta pace si possa respirare percorrendo i sentieri fino ad arrivare al belvedere che domina il lago d'Orta.


Dopo aver trascorso qualche ora in capo al mondo, la discesa dal percorso precedente non è stata agevole a causa della pioggia che ha reso il terreno viscido, ma con molta calma, il centro abitato è di nuovo comparso ai nostri piedi.
Il 28 e il 29, tra un acquazzone e l'altro, si è svolto il convegno internazionale sulle sepolture di prestigio. E' stata una bellissima occasione - almeno per me - per riuscire a comparare varie realtà sepolcrali sia dal punto di vista regionale, sia dal punto di vista cronologico... e la mia prima esperienza come posterista, in cui ho preso parte "attiva" (non esclusivamente come uditrice quindi) a un convegno internazionale, rispondendo alle domande di alcuni studiosi, mentre altri mi hanno dato spunti di riflessione.
Il 30, mentre i congressisti si recavano verso le mete che noi avevamo visitato i giorni precedenti, erano in preparazione le valigie con metodologia Easyjet, ovvero "nulla può essere lasciato fuori se scegli il biglietto standard". E' stata una vera e propria impresa, una specie di tetris giocato con vestiti, macchina fotografica, borsa, eccezion fatta per il poster che ho dovuto obbligatoriamente portare a mano.
Diciamo che il brutto tempo non ha contributo a un volo ottimale... abbiamo incontrato turbolenze e un vuoto d'aria veramente terrificante. Per una come me che soffre di vertigini, penso sia stata una delle peggiori esperienze degli ultimi anni.
In sintesi, sono tornata a Roma più rilassata (escludendo il volo di ritorno), forse un po' più "grande" dal punto di vista professionale e con un nuovo bagaglio di conoscenze piemontesi.
C'era ancora tanto che avrei voluto visitare, tra cui la Madonna del Sasso che vedevo ogni mattina al risveglio... ho un buon motivo per tornarci!


Dalla mia postazione è tutto! Buona notte!

n.b. le foto inserite nel post sono state scattate da me (eccetto quella del rubinetto). Sono quindi la proprietaria e ne detengo ogni diritto. E' vietato pubblicarle senza la mia esplicita autorizzazione.

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