book

Visualizzazione post con etichetta jane austen. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta jane austen. Mostra tutti i post

martedì 10 novembre 2020

Recensione di "La vita inizia quando trovi il libro giusto" di Ali Berg e Michelle Kalus

Buonasera a tutti, amici! L'anno scorso a quest'ora ero già uscita a fare una passeggiata per le strade di Roma, gustandomi le prime luci della sera accendersi per rischiarare i monumenti, le fontane, gli antichi palazzi e avvertendo l'aria che, d'un tratto, faceva presagire l'avvicinarsi dell'inverno. Avevo, probabilmente, già assaporato il mio buon caffè a Sant'Eustachio con la sua immancabile schiuma, percorso qualche passo verso il Pantheon, osservato le vetrine scintillanti in mezzo ai gruppi di turisti che si muovevano in massa, tornando poi verso piazza Argentina e facendo una tappa obbligatoria a La Feltrinelli, anche solo per inspirare l'odore di libri e perdermi tra titoli e nuove copertine. 
Quest'anno, invece, sono in camera mia, attorniata ovviamente da libri - di cui la gran parte archeologici - e avverto molta nostalgia di una libertà che mi apparteneva e che, da qualche mese, ognuno di noi ha perso. Potrei provare a uscire, fare una breve passeggiata, ma l'incoscienza della gente che, incurante dei numeri relativi al covid in rialzo e alla grave situazione di emergenza che stiamo vivendo, mi costringe a stare chiusa in casa, sognando di viaggiare e girare il mondo.
Bene, quale modo migliore se non perdersi tra le pagine di un buon libro? Ecco, dunque, che in mio aiuto è corso un romanzo di Ali Berg e Michelle Kalus, "La vita inizia quando trovi il libro giusto".


Trama: Frankie ha sempre cercato le risposte nei libri. Al perché la sua carriera non sia decollata, al perché sia così difficile andare d’accordo con sua madre o, a ventotto anni, non abbia ancora vissuto la sua grande storia d’amore. Leggere le pagine di Jane Austen, Francis Scott Fitzgerald e John Steinbeck l’ha sempre aiutata. Ma, al di fuori delle amicizie letterarie, Frankie si sente spesso sola. La sua vita, ora, sta per cambiare. Il suo piano non può fallire. I libri non possono tradirla. Per giorni ha lasciato una copia dei suoi romanzi preferiti sui mezzi pubblici che prende per andare al lavoro, scrivendo all’interno il suo indirizzo e-mail. Perché per una grande lettrice come lei non c’è modo migliore di fare nuove conoscenze, o addirittura di trovare l’anima gemella, se non grazie a un libro. Ne è sicura. Quando le risposte cominciano ad arrivare, Frankie colleziona appuntamenti su appuntamenti. E, purtroppo, delusione su delusione. Perché, di fronte a lei, si presentano le persone più strambe che abbia mai conosciuto e nessuna sembra quella giusta. Tra di loro non c’è l’ombra né di un amico né tantomeno di un fidanzato. Fino a quando non incontra Sunny, un uomo che sembra uscito da uno dei suoi romanzi preferiti. Ma ha un difetto terribile: gusti letterari opposti ai suoi. 


Cosa mi ha attratto di questo romanzo? Il titolo. Mi sarei aspettata un più consueto "La vita inizia quando trovi l'uomo giusto", ovviamente in pieno stile romantico (e un po' smielato), ma così non è stato. Un libro giusto. Ed è vero, tremendamente vero: un libro può cambiarti la vita. Ma non è di me che devo parlarvi, bensì di Frankston Rose, per gli amici Frankie, scrittrice di successo e libraia che decide di prendere in mano la sua vita e darle una svolta.
Dopo essersi demoralizzata leggendo (le poche) recensioni negative indirizzate ai suoi romanzi, Frankie smette di scrivere. Piomba in una specie di bolla di sapone, lasciando ogni occasione e ogni persona fuori dalla sua sfera. I soli a possedere un accesso privilegiato sono Cat, la sua eccentrica migliore amica e socia libraia, insieme al suo giovane amico di soli 17 anni, Seb, disperatamente (e segretamente) innamorato di lei.


Su suggerimento di Cat, che vuole trovarle il fidanzato, Frankie idea un modo che le permetterà di conoscere nuove persone e riprendere finalmente a scrivere: lasciare alcuni dei suoi romanzi preferiti sui mezzi pubblici insieme a un messaggio - firmato Rossella 'O - e alla sua email, per poter permettere al potenziale interessato di contattarla; inoltre, Frankie apre un blog, sul quale scriverà ogni sua (dis)avventura.
Mentre la nostra imbranata e dolce protagonista, fan di Jane Austen, è alla ricerca dell'uomo giusto - che possegga ovviamente i suoi stessi gusti letterari - conosce totalmente per caso mr. Sunny Day, un ragazzo bello e perfetto, ma altrettanto bizzarro... in fissa con la lettura del genere Young Adults, che lei detesta.


Il loro primo incontro è in libreria. Sunny si reca in cassa per acquistare niente di meno che "Twilight", senza fingere che fosse per qualcun altro, ma dicendo l'assoluta verità: è per me.
Mentre in Frankie sorgono varie perplessità sulle scelte di quell'uomo, allo stesso tempo ne è incuriosita. E il primo bacio tra i due? E' Frankie a darglielo... sul naso.
Ma Frankie riuscirà davvero ad aprire il suo cuore e a far entrare quel raggio di sole che Sunny sembra poterle offrire? E i suoi sogni? La scrittura continuerà a prendere polvere in un cassetto chiuso a chiave per paura di essere giudicata?
Intanto, tra episodi divertenti, colpi di scena e libri disseminati per la città, il blog ha un successo enorme... e il genere maschile sembra esserne stato colpito perché Frankie farà degli incontri assolutamente esilaranti.


In un periodo come questo, un libro simile mi ha tenuto compagnia e fatto ridere, scaldandomi al contempo il cuore con una bella storia d'amore contemporanea. Frankie è sbadata, insicura, innamorata dell'amore e della letteratura; Sunny è il ragazzo perfetto, particolarmente buffo e molto sensibile.
L'intera storia, ambientata a Melbourne in Australia, si arricchische con l'indicazione - all'inizio di ogni capitolo - dei titoli letterari lasciati sulle varie linee di tram, metro o treno.
Insomma, è una lettura che mi è piaciuta tantissimo e mi ha coinvolto, perciò consigliata dal mio punto di vista. Se amate Jane Austen, i sogni e la letteratura, non potete perderlo!

Per quanto riguarda, invece, l'idea di lasciare libri per ritrovare la vena creativa e il ragazzo giusto penso che non sia male... peccato che a Roma i lettori (giovani) sui mezzi pubblici siano veramente pochi, altrimenti l'avrei provata, o meglio, se non fossi troppo gelosa delle mie letture che non abbandonerei MAI. 
Ricordo che, quando prendevo quotidianamente la metro per andare a lezione (sto parlando di circa 4 anni fa), eravamo io e due-tre signore (sottolineo) a leggere libri nella stessa carrozza. Ho incontrato al massimo uomini di una certa età immersi nella pagina finanziaria di un quotidiano sgualcito, o pochi universitari dissociati dal mondo con un e-reader. In Italia si legge poco, sono i dati a parlare... Eppure una piccolissima speranza si è accesa qualche giorno fa quando, passeggiando vicino casa, ho notato ben 2 "librerie di strada" con volumi gratuiti e già letti da scambiare. Chissà, magari un giorno funzionerà... se solo ognuno si degnasse poi di riportare il libro o di inserirne un altro.

Come sempre vi lascio con qualche citazione e vi auguro buona serata! Alla prossima!

«Non aveva mai provato una gioia così pura e disinteressata prima di quel momento. "È questo che si prova?" si chiese. "È così che ci si sente quando si è veramente innamorati". Nascose quel pensiero nel profondo del suo essere.»


«All'improvviso, tutto mi è sembrato così evidentemente (e quasi fastidiosamente) chiaro. Avete mai letto L'amore fatale di Ian McEwan? Ho riletto alcune parti mentre andavo a lavorare. Scrive: "Quando sarà finito, capirai che dono era l'amore. Soffrirai molto. Quindi, torna indietro e battiti per conservarlo". Non è bellissimo quando un libro sembra proprio parlare a te?»

P. S. Lasciare libri sui mezzi pubblici non è solo l'idea contenuta in un libro. Il progetto "Books on the rail" esiste davvero... in Australia: https://www.booksontherail.com/
 

sabato 15 settembre 2018

Recensione di "L'abbazia di Northanger" di Jane Austen

Buon sabato a tutti, amici lettori! Siamo a metà settembre e mi sembra trascorso così poco tempo da quando ho preparato i bagagli per staccare un po' la spina e andare al mare.
Anche oggi vi conduco all'interno di una lettura terminata durante le vacanze, "L'abbazia di Northanger". Avevo sentito parlare di questo romanzo della Austen e, sinceramente, avevo anche trovato qualche difficoltà nel reperirlo. Le librerie fisiche lo avevano insieme ad altre sue opere, poi ho risolto con una online (non le prediligo, ma ammetto che a volte siano utili e piuttosto convenienti per alcuni sconti).


Trama: Catherine Morland, la protagonista del romanzo, è invitata a trascorrere qualche giorno presso l’ex abbazia di Northanger, residenza della famiglia del giovane pastore anglicano con cui si è fidanzata, e che la crede una ricca ereditiera. Suggestionata dal luogo e ancor più dalle intense letture di romanzi dell’orrore all’epoca in gran voga, la giovane vive alterando banali eventi quotidiani alla luce di immaginarie atmosfere di terrore. Una serie di malintesi, frutto della sua fantasia sovreccitata, mette a repentaglio il rapporto sentimentale appena nato, pregiudicato anche dalla scoperta delle sue reali condizioni economiche. Celebrazione dei riti di iniziazione sociale della borghesia inglese di provincia a cavallo tra Sette e Ottocento, quest’opera della Austen non si esaurisce nella storia di una contrastata passione, ma rappresenta una sottile parodia del romanzo sentimentale, e soprattutto del romanzo gotico, che resta di grande attualità ancora oggi.

Attenzione: possibili SPOILER!

Catherine Morland viene presentata dall'autrice come un'autentica "eroina". Sin dai primi capitoli, però, si comprende come quell'appellativo sia piuttosto ironico, in quanto la sua esistenza scorre in maniera pacata, pur avendo compreso che da ragazzina la protagonista era una sorta di maschiaccio.


La diciassettenne Catherine non sembra possedere doti straordinarie, proviene da una famiglia abbastanza numerosa e benestante, ma di certo non ricca. Alcuni amici, gli Allen, la invitano a stare con loro a Bath per un certo periodo di tempo, durante il quale avrà modo di fare le sue conoscenze in occasione di balli e di incontri di cortesia. È allora che Catherine conosce Isabella Thorpe, innamorata di suo fratello James Morland, e il fratello della stessa, John Thorpe. Sarà proprio quest'ultimo a tentare di conquistare il cuore di Catherine. La ragazza però è ormai attratta da una nuova conoscenza, Henry Tilney, purtroppo visto una volta in occasione di un ballo e scomparso nel nulla. 


John Thorpe – personaggio che spicca per la noia che provoca parlando solo e sempre di cavalli e carrozze – combatte la sua battaglia, forte anche del fatto che sua sorella voglia sposare il fratello di Catherine. Le cose però si mettono male quando Isabella, improvvisamente, rompe il fidanzamento con James per mettersi con il capitano Frederick Tilney, fratello maggiore di Henry e di Eleonor. Catherine non saprà più nulla dei Thorpe, mentre invece sarà invitata da Eleonor a risiedere per un po' di tempo all'abbazia di Northanger insieme alla famiglia Tilney, dove rivedrà Henry. 
Già a partire dal viaggio in carrozza, il legame tra i due sembra consolidarsi maggiormente; anche l'amicizia con Eleonor diventa più forte. Fonte di inquietudine per Catherine è il Generale Tilney, padre dei suoi amici, che appare piuttosto cortese nei suoi confronti, ma allo stesso modo misterioso, come nascondesse qualcosa. Catherine, influenzata dalle sue letture gotiche e dalle storie narrate da Henry, inizierà a farsi congetture riguardo il misterioso passato del Generale, arrivando a pensare che la moglie non fosse in realtà morta, ma che lui la tenesse prigioniera nell'abbazia. La ragazza esplora, entra in alcune stanze, apre uno scrittoio durante una notte di tempesta, per poi scoprire che il manoscritto rinvenuto non è nulla di considerevole. Sarà Henry stesso, sorprendendola a curiosare, a dissuaderla riguardo le fantasie piuttosto insane, smorzandole così la vena "avventurosa". 


Henry parte, così come il Generale. Catherine ed Eleonor possono stare sole e conoscersi meglio, fin quando giunge un ordine tremendo dal signor Tilney: la giovane Morland deve tornare a casa sua senza trattenersi oltre. Catherine non capisce: si interroga sulle sue azioni, su cosa possa averlo infastidito, ma non trova risposta, esattamente come Eleonor, addolorata della partenza dell'amica.


Una volta giunta a casa sua e dopo aver narrato la vicenda ai genitori, Catherine ripensa ai bei momenti trascorsi a Bath e a Northanger, percependo nostalgia e sgomento per l'epilogo. Un giorno, però, inaspettatamente, Henry Tilney si presenta a casa Morland. Proprio da lui conoscerà il vero motivo dell'allontanamento di Catherine: il Generale, notando una simpatia tra Henry e Catherine, aveva parlato con John Thorpe, che lo aveva informato della considerevole ricchezza della signorina Morland. Venuto successivamente a conoscenza del fatto che Catherine non fosse così altolocata, aveva preferito mandarla via e troncare quel rapporto con il figlio. Non avrebbe mai acconsentito al matrimonio con una ragazza povera.
Henry Tilney si era recato però anche a casa Morland per un altro motivo: proprio quello di chiedere la mano di Catherine. Infine i due si sposano felicemente. Il Generale, da parta sua, poté stare tranquillo riguardo la dote della ragazza che risultò essere invece di una cifra notevole, seppur non elevatissima.


Nonostante abbia amato lo stile della Austen nel caso di "Orgoglio e pregiudizio" e parzialmente in "Mansfield Park", per "L'Abbazia di Northanger" ho trovato numerose parti – quasi tutte – piuttosto lente. È eccessiva la descrizione dei balli, l'attenzione verso le piccolezze che monopolizzavano la vita delle signore della società inglese (il vestiario, i romanzi letti, cosa fosse o meno conveniente, i matrimoni organizzati a partire da conoscenze davvero basilari).

È sempre molto apprezzabile la minuziosa descrizione societaria per cui, forse, questo romanzo della Austen dovrebbe considerarsi come uno spaccato della vita dell'epoca, piuttosto che come un'opera narrativa, ma anche come una sorta di "satira" nei confronti di quelle famiglie dedite esclusivamente a balli, conoscenze convenienti e matrimoni in grande stile. 
In realtà, anche gli altri due romanzi letti precedentemente presentavano le medesime caratteristiche, ma era la protagonista a tracciare la differenza. Il carattere di Catherine, diversamente da quello di Elizabeth Bennet di "Orgoglio e pregiudizio", è piuttosto remissivo, senza alcun brio ed Henry, a parte alcune sue battute sui vocaboli corretti da usare, non appare simpatico, né affascinante, al contrario di Mr. Darcy, personaggio romantico per eccellenza. 


Le mie aspettative erano molto maggiori. Non conoscendolo, pensavo di leggere, tra le altre cose, un romanzo goticheggiante, invece la parte relativa all'abbazia riguarda davvero pochissimi capitoli rispetto a tutto il resto. Il titolo appare quindi fuorviante e "l'avventura" di Catherine si rivela come un totale abbaglio, denotando una ragazza dalla fantasia estrema, ma piuttosto sciocca.

Consigliato alle più scatenate fan della Austen, o comunque della letteratura inglese (rientro in quest'ultima categoria); da evitare nel caso in cui ci si aspetti un romanzo differente, scorrevole e dai tocchi gotici.

Vi lascio con alcune citazioni:

«L'amicizia è di certo il miglior balsamo per le pene d'amore».


«Non c'è nulla che non farei per chi mi è veramente amico. Non so cosa significhi amare la gente a metà, non è nella mia natura. I miei affetti sono sempre eccessivi».


«La donna si veste elegantemente solo per se stessa: nessun uomo l'ammirerà di più e non piacerà di più a nessuna donna per questo. Semplicità e buon gusto sono sufficienti per gli uomini, mentre qualcosa di non troppo nuovo e o di un tantino fuori moda la renderà più amabile alle donne».


«Quando la gente desidera fare colpo, deve sempre essere ignorante. Presentarsi come persone aggiornate significa essere incapaci di considerare la vanità degli altri: cosa che una persona sensibile dovrebbe sempre evitare. Specialmente una donna, se ha la sfortuna di sapere qualcosa, dovrebbe sempre fare in modo di nasconderlo meglio che può. I vantaggi della naturale scempiaggine di una bella fanciulla sono stati già descritti dalla straordinaria penna di un'altra autrice; per rendere giustizia agli uomini, tuttavia, debbo soltanto aggiungere che, sebbene la maggior parte di essi, e in particolare i più sciocchi, ritengano che la stupidaggine femminile sia una grande occasione per porre in rilievo il loro fascino personale, c'è una parte di loro che è troppo intelligente e troppo colta per non desiderare in una donna qualcosa di più della semplice ignoranza».

domenica 4 settembre 2016

Recensione di "Mansfield Park" di Jane Austen. Si torna sul blog!

Buonasera e buona domenica, cari lettori! E' da circa un mesetto che il blog e la pagina Facebook sono stati fermi, ma la proprietaria - ovvero la sottoscritta - era davvero stanchissima e necessitava di una vacanza. Come avete trascorso i vostri giorni di pausa estiva? Avete avuto la compagnia di qualche libro? Per quanto mi riguarda, ovviamente sì. Penso di non averne mai divorati tanti. E' bello poter avere la mente libera da altri impegni per almeno un po' di tempo, accantonare il "lavoro" (vorrei lo fosse un lavoro nel vero senso del termine... in realtà, sono nel limbo tra la fine della stesura della tesi dottorale e la discussione in data indefinita) e dedicarsi anche ad altro.
Ora però è giunto il momento di tornare attiva e perciò eccomi qui.
Al mare con me ho portato come primo romanzo "Mansfield Park" di Jane Austen che avevo iniziato a leggere qui a Roma.


Trama: Fanny Price è diversa da tutte le altre eroine di Jane Austen: non ha il senso dell'umorismo di Elizabeth Bennet né la frivolezza di Emma, e nemmeno la consapevolezza di Elinor Dashwood o l'irruenza di sua sorella Marianne. Fanny è tutta buon senso, umiltà, riservatezza e vulnerabilità. è il personaggio più passivo del romanzo, eppure dal punto di vista dell'azione morale, Fanny è la più attiva perché è l'unica che riesce a vedere le cose nella giusta prospettiva fin dal principio.Nella sua immobilità, è un personaggio chiave, simbolo di quel mondo di pacata quiete e solidi valori che era l'Inghilterra rurale del primo Settecento, contrapposto alla frenesia e dinamicità di una Londra ormai alle soglie della Rivoluzione industriale. Con Fanny, Jane Austen disegna il ritratto di un'eroina positiva non per abbondanza, ma per difetto di qualità mondane: un'eroina che fa dell'immobilità la propria forza, e vince senza fare nulla.

Sono una lettrice relativamente giovane in materia “Jane Austen”, nonostante adori la letteratura inglese, una delle mie materie preferite al liceo. Dell’autrice ho letto, al momento, solo “Orgoglio e Pregiudizio”, apprezzandone lo stile narrativo e il carattere di Lizzie, frizzantino e contemporaneo. “Mansfield Park” è il secondo romanzo della Austen che leggo, volendo interrompere per un po’ la lettura di romanzi della mia epoca e volendo accrescere la mia cultura letteraria.
La Austen effettua un cambiamento in questo romanzo: se in “Orgoglio e Pregiudizio” le parole si susseguivano in un incessante fiume in piena, quasi impazienti di introdurre il lettore nel rapporto controverso tra Elizabeth e Darcy, in “Mansfield Park” lo stile è più pacato e lento, atto a voler presentare il contesto quotidiano in cui si svolgerà la storia.
Fanny Price, la protagonista, è una bambina docile e molto molto timida, cresciuta con la famiglia degli zii, insieme ai due cugini Tom ed Edmund, e le due cugine Julia e Maria. Fanny proviene da una famiglia molto numerosa e piuttosto povera, quindi giunta a Mansfield Park viene istruita come una persona dell’alta società.


Julia e Maria sono viziate e adulate da Mrs. Norris, zia in comune, che svolgerà il ruolo di educatrice/tata. Si evidenzia il netto stacco tra le due cugine, sempre considerate migliori e sostenute in questo dalla zia Norris, e la povera Fanny, ritenuta notevolmente inferiore in ogni campo. Tutto ciò cambia quando le due ragazza lasciano casa: Julia fugge con il suo pretendente, mentre Maria si sposa. Finalmente anche Fanny viene notata per il suo valore e apprezzata sia dallo zio Bertram che da sua moglie.


Le figure cui Fanny è più affezionata sono William, suo fratello maggiore, l’unico nella sua “tribù” di fratelli e sorelle che la consideri e la protegga, e Edmund, il cugino che ha quasi un ruolo di “mentore” e consigliere, amico e fratello quando Fanny va a vivere con i Bertram. E sarà proprio questo crescente affetto a mutare in amore nel cuore di Fanny. Il sentimento sarà però tenuto ben nascosto, soprattutto quando Edmund inizia a corteggiare Mary Crawford. Allo stesso tempo Henry Crawford, notoriamente dongiovanni, inizia a corteggiare Fanny, causando il suo dispiacere nel non poterlo corrispondere. Il dispiacere durerà ben poco però perché il lupo perde il pelo, ma non il vizio…
La Austen offre uno spaccato dell’alta società inglese tra tenute magnifiche, ville e balli, mezzi principali per conoscersi. È un tempo, quello di Mansfield Park, apparentemente così lontano dal nostro, eppure abbastanza vicino in termini storici. 


L’autrice sottolinea l’immenso divario tra l’agiatezza e l’ambiente culturalmente elevato di Mansfield e la povera dimora dei Price, adottando l’espediente di far tornare Fanny per 3 lunghi mesi a Porthsmouth, dove troverà un padre egoista che pensa solo ai suoi affari e a bere, senza curarsi nemmeno di salutarla; sua madre, per la quale Fanny appare come una dei tanti figli che ha partorito; i fratelli che, non avendola quasi mai vista, la considerano come un’estranea. Solo Susan e William la faranno sentire appartenente ai Price perché, in cuor suo, Mansfield è casa sua, così diversa dalla disordinata, piccola e sporca dimora di Porthsmouth. Lei, con maniere tanto raffinate, non tollera e non comprende più la sua “rozza famiglia”. Ci sono poi gli “scandali” derivati da matrimoni esclusivamente vantaggiosi, stretti per via della dote e non per amore che condurranno le redini del discorso.


Si percepisce una forte differenza tra Fanny e Lizzie, protagonista di “Orgoglio e Pregiudizio”. Mentre Lizzie è frizzante, ribelle, pungente e ovviamente orgogliosa, Fanny è il suo opposto, docile, pacata, timida, sottomessa. Entrambe sono donne forti, ma affrontano la vita diversamente: Lizzie è diretta, Fanny invece attende gli eventi. Tuttavia non mi sento di condannare totalmente Fanny Price perché è comunque reduce da una situazione particolare e, talvolta, ha avuto tutta la mia comprensione. È difficile emergere e far capire, specie in una famiglia numerosa, di pensarla diversamente da tutti gli altri, di avere un altro carattere e di non essere solo un numero.


Tra passeggiate placide per i campi, balli, sussurri e occhiate, pettegolezzi e frivoli passatempi borghesi come l’organizzazione di una rappresentazione teatrale, i giorni scorrono a Mansfield.
Nonostante la trama non sia malvagia, devo ammettere che questo romanzo mi ha annoiata in molte sue parti, in cui sono stati fatti eccessivi giri di parole corredati da una basilare lentezza nello svolgersi degli eventi.
Tuttavia Jane Austen è un pilastro letterario e come tale la ammiro tantissimo. Leggerò le altre sue opere (magari “Sense and sensibilità” oppure “Persuasione”, o ancora il gotico “Northanger Abbey”), scoprendo altri tasselli cronologici e abitudinari della società di fine ‘700-inizi ‘800.
E infine, avendo scoperto che di "Mansfield Park" esiste il film, lo guarderò ovviamente.

Al momento è tutto. Nei prossimi giorni seguiranno tantissime nuove recensioni! Buona serata!

mercoledì 27 gennaio 2016

Recensione di "L'isola delle farfalle" di Corina Bomann

Buonasera lettori del mio blog!
Mi prendo una pausa dallo studio. Il mio cervello necessita di qualche minuto extra archeologico. E' da stamattina alle 08.30 che sto sfogliando solo pagine che parlano di mosaici, affreschi, stratigrafie e quant'altro.
Ho quindi terminato di leggere "L'isola delle farfalle" di Corina Bomann. Ammetto che, da quando ho scoperto Lucinda Riley, la serie dei romanzi editi dalla Giunti mi sta piacendo particolarmente perché seguono un po' tutti la stessa linea: magnifici paesaggi, tenute inglesi, quel clima alla Jane Austen. Si inizia però sempre dal principio, quindi via con la copertina e la trama!


Trama: È un triste risveglio per la giovane avvocatessa berlinese Diana Wagenbach. Solo la sera precedente infatti ha scoperto che suo marito l’ha di nuovo tradita e, come se non bastasse, una telefonata dall’Inghilterra la informa che la cara zia Emmely ha le ore contate e che vorrebbe vederla un’ultima volta. Non le resta che fare i bagagli e prendere il primo volo verso l’antica dimora di Tremayne House, dove i suoi avi hanno vissuto per generazioni. Diana non può sapere che cosa l’attende, non sa che in punto di morte zia Emmely le sta per consegnare un terribile segreto di famiglia, custodito gelosamente per anni. Come in un rebus, con pochi, enigmatici indizi a disposizione – una foto ingiallita che ritrae una bellissima donna di fronte a una casa tra le palme, una foglia incisa in caratteri misteriosi, una bustina di tè, una vecchia guida turistica –, a Diana è affidato il difficile compito di portare alla luce che cosa accadde tanti anni prima, nel lontano Oriente, a Ceylon, l’incantevole isola del tè e delle farfalle. Qualcosa che inciderà profondamente anche sul suo destino…

Tutto inizia con una lettera, spedita da Victoria alla sorella Grace con una richiesta di perdono. E' il 1888... ma è appunto solo un'introduzione. La storia prosegue nel 1945. Una giovane donna, Beatrice, arriva in Inghilterra e prova a chiedere ospitalità ad alcune sue parenti, Deidre ed Emmely, che non sembrano ben disposte verso la giovane nonostante la accolgano nella loro dimora, Tremayne House.



E' il 2008: Diana Wagenbach, la nostra protagonista, è avvocato a Berlino, ma il suo matrimonio non procede a gonfie a vele, anzi, suo marito la tradisce da tempo. Stavolta è decisa a troncare ogni rapporto con lui, ma d'un tratto arriva una telefonata inattesa dall'Inghilterra: sua zia, Emmely, molto malata, sta per morire.
La donna non esita a prendere il primo volo e a dirigersi a Tremayne House per sostenere sua zia, alla quale è molto affezionata. Ed è proprio lei a chiederle di scoprire un enigma strettamente legato al passato della sua famiglia. 


Una tomba mancante, una lettera, un angelo dai tratti esotici a protezione della defunta Beatrice, una foglia di palma proveniente da un'antica biblioteca di Ceylon, 



una vecchia guida turistica e una bustina di tè condurranno Diana a cercare il suo passato in Sri Lanka dove i suoi antenati si erano stabiliti all'epoca in cui vigeva il colonialismo inglese. 


E' qui che, aiutata dall'affascinante Jonathan, amico di uno studioso conoscente di Diana, ripercorrerà le tappe della famiglia Tremayne e di quelle due sorelle, Grace e Victoria... Grace, della cui tomba non vi era traccia, e Victoria, l'autrice della misteriosa lettera.
Tra Diana e Jonathan sembra sbocciare l'amore, un sentimento però molto cauto sulle prime, passionale poi... esattamente come in passato era accaduto per Grace Tremayne e Vikrama, un tamil amministratore della piantagione di tè di cui Henry Tremayne era proprietario.


Attraverso gli occhi di Grace, si riesce a vivere quell'atmosfera esotica, tra le foglie di tè, la folla e i colori di Colombo, i rami dei rododendri e dei frangipane, la meravigliosa residenza di Vannuttuppucci che, in tamil, vuol dire "farfalla".




E una profezia sembra aleggiare, come una presenza costante, vegliando sui gesti di Grace e di quel misterioso meticcio che ha affascinato la ragazza sin dal primo momento.
Tra amore, sorellanza, enigmi e tradimenti, il romanzo assume dei toni che virano in alcuni tratti verso la poesia suscitata da Jane Austen nel suo celebre "Orgoglio e pregiudizio" e in cui il destino sembra giocare un ruolo fondamentale.



Narrarne tutte le sfumature è forse un po' difficile poiché la trama risulta strettamente intrecciata e svelare un singolo particolare significherebbe rivelare tutto il mistero del romanzo.
Ne consiglio la lettura. La narrazione procede in maniera scorrevole, mentre Diana interpreta la moderna "Sherlock Holmes" e coinvolge il lettore a conoscere altri particolari nascosti in angoli segreti delle dimore ottocentesche, a sollevare la polvere del tempo dal baule dimenticato che è stata la vita di Grace Tremayne.



Sono contenta di aver apprezzato questo libro che avevo acquistato ormai a novembre durante una passeggiata per le vie del centro. Ho terminato di leggere altri romanzi e infine è arrivato il suo turno.
E adesso? Chissà... la scelta è davvero vasta. Il mio comodino ha una discreta pila in attesa, tra regali e romanzi vinti in due giveaway. Stasera effettuerò la mia difficile selezione... e poi vi farò sapere.
Buon proseguimento di serata a tutti!

mercoledì 28 gennaio 2015

Recensione di "All'improvviso a New York" di Melissa Hill

Buonasera amici, o forse sarebbe meglio dire "buona notte" data l'ora!
Al solito sono stata un po' assente sul mio blog però in compenso curo molto la pagina e il profilo Google+, quindi potete seguirmi quotidianamente lì.
Sono stata assorbita dallo studio e dalla ricerca, anche se spesso i miei sforzi non vengono apprezzati... ma non fa niente, alla fine conta il risultato e spero vivamente che qualcuno rimarrà a bocca aperta in un futuro non molto lontano. Al contrario di quanto la gente dice, sono paziente e so attendere.

Dunque, stasera ho terminato di leggere "All'improvviso a New York" di Melissa Hill. Il titolo originale, "A Gift to Remember" è forse più pertinente con la trama:



Darcy Archer lavora in una piccola libreria indipendente di Manhattan. È una sognatrice: non è disposta ad accontentarsi e a trentatré anni aspetta l'arrivo del Vero Amore, quello che abita nei suoi adorati romanzi. Un giorno di dicembre, sfrecciando in bicicletta per le strade innevate della città, travolge un uomo che le sbuca davanti all'improvviso. Quando Aidan Harris viene portato via dai paramedici, sul marciapiede rimangono il suo cane e un pacco misterioso. In preda ai sensi di colpa, Darcy fa di tutto per ricongiungere il cane, un adorabile husky di nome Bailey, al suo padrone e quando scopre che nell'incidente Aidan ha perso la memoria, le cose si complicano. Inizia cosi l'indagine di Darcy che, decisa ad aiutarlo a ritrovare la sua identità, si lascia trascinare da Bailey attraverso una New York natalizia, vibrante di luci e colori, fino a un lussuoso appartamento nell'Upper West Side. 



Qui raccoglie indizi preziosi sulla vita dello sconosciuto, che sembra fatta di viaggi esotici, sport estremi e bellissime donne, e trova la stanza dei suoi sogni: una biblioteca privata colma di preziosissime prime edizioni. Mettendo insieme le tessere del puzzle, la sua vivida immaginazione costruisce un ritratto di Aidan incredibilmente somigliante al suo uomo ideale. Ma le sue fantasie corrispondono alla realtà? E cosa succede quando la realtà è ben diversa da quanto sembra?




Premetto che è merito di mia madre se il romanzo è arrivato nelle mie mani. Stavamo cercando tutt'altra cosa in libreria e lei, strizzando le palpebre senza indossare gli occhiali, mi fa "Mi sa che questo libro ti piace, dal poco che sono riuscita a vedere". Ovviamente non si è sbagliata.
Nel bel mezzo dell'atmosfera incantata di New York, degna di una pallina di vetro, ecco dipingersi una bella libreria in cui lavora Darcy Archer. Eh sì, il nome mi ha fatto subito pensare al mio caro e affascinante Mr. Darcy di "Orgoglio e Pregiudizio", e infatti è un'opera che ritorna molte volte all'interno del romanzo. La libraia Darcy ammira Jane Austen e il romanzo citato è proprio il suo preferito. E' cresciuta sognando tramite stupende storie d'amore e a 33 anni ancora desidera che l'uomo della sua vita, "il vero amore", sia come Mr. Darcy. Sì, un po' utopico e disneyano da parte sua, ma in fondo in fondo ognuna di noi lo sogna, in un mondo così privo di valori e di calore.
L'avventura che le cambia la vita inizia quando, recandosi in fretta e furia al lavoro sulla sua bicicletta, investe un pedone con il suo cane, un husky (razza che io adoro!).


Darcy si sincera delle condizioni dell'uomo che appare subito molto affascinante ai suoi occhi. Lui viene portato via in ambulanza, mentre nessuno si cura di Bailey, intelligente cagnolone dagli occhi azzurri.
Aidan Harris viene così ricoverato e, a causa di un'amnesia, non ricorda nulla, soltanto il cane. Desidera vedere Darcy la quale si prodiga in ogni modo per provare a fargli recuperare la memoria. Comincia quindi il peregrinare della protagonista in luoghi molto lussuosi, che la condurranno a credere di trovarsi davanti a un riccone, bello e attraente, per il quale ha pian piano sviluppato un sentimento importante. Ma quando le cose sembrano ovvie e le tessere del puzzle al loro posto, ecco che qualcosa arriva a scombinare ogni convinzione...

Lo stile della Hill è molto scorrevole e ironico. L'autrice riesce a far immergere il lettore in un romantico film americano di Natale. Mi sono ritrovata a passeggiare per New York e ho visto Central Park innevato.



Eh sì, come Darcy anche io sono dotata di fervida fantasia e come lei a volte mi faccio trasportare troppo dai sogni. Per Darcy sarà un grande pregio perchè, nonostante una serie di sventure, ha sempre provato a leggere la vita in chiave positiva. Dall'altra invece sarà un grosso difetto, perchè la condurrà a idealizzare qualcuno di molto importante. E' una bella trappola, in cui spesso si cade...
Agli eventi narrati dall'esterno, si alterna talvolta Aidan in prima persona. L'autrice adotta questo espediente per far avere al lettore una visione più precisa dei fatti che hanno preceduto la perdita di memoria dell'uomo e per far vedere quanta veridicità ci sia nelle ricostruzioni effettuate dalla protagonista improvvisatasi Sherlock Holmes.
Per quanto riguarda l'estetica del romanzo, mi sono piaciute sia la sovraccopertina che la copertina vera e propria, in blu con i fiocchi di neve che fanno da sfondo a Darcy, Aidan e Bailey ritratti come personaggi che emergono dalle pagine di un libro, proprio come se anche loro prendessero vita attraverso le parole.



Ogni capitolo - eccetto quelli dedicati alla narrazione da parte di Aidan - è introdotto da una citazione tratta da romanzi famosi che racchiudono l'essenza dei fatti raccontati.
L'ho trovato un romanzo divertente, oltre che romantico. La protagonista e le sue sventure fanno decisamente ridere a volte, personalmente facendomi sentire meno sola nella mia sbadataggine cronica. Ho sentito Darcy molto vicina a me, forse perchè in fondo siamo molto simili.
Unica delusione? Il finale. Sì sono sincera, non che non mi sia piaciuto, ma lo aspettavo migliore.
Un principe azzurro che si rispetti è solo per la protagonista! Non aggiungo altro per non rovinarvi la lettura.
Lo consiglio però e anzi, credo proprio che, tra i prossimi acquisti, ci sarà anche qualche altro romanzo di Melissa Hill, quando mi andrà di evadere dalla mia realtà e gettarmi a capofitto nella vita pasticciona di un'altra protagonista sognatrice.



Buona notte mondo! Vado a sognare il mio Aidan Harris... sempre se riuscirò a ricordarne il volto!

martedì 11 marzo 2014

Il diario di Mr. Darcy di Amanda Grange: opinioni di una lettrice con la testa fra le nuvole

Quante volte durante la trascorsa settimana ho tentato invano di aprire questa pagina e scrivere sopra? Quante??? Non me lo ricordo nemmeno. Non ho avuto nemmeno un secondo per respirare!
In questo frangente ho terminato la lettura di "Il diario di Mr. Darcy" e dire che mi è piaciuto è riduttivo. L'ho adorato. Come sempre non farò un riassunto, ma fornirò solo le mie opinioni in merito.



Dunque... il diario di questo enigmatico e affascinante Mr. Darcy lo attendevano tutte le lettrici di Orgoglio e Pregiudizio. A chi tra noi non è mai capitato di domandarsi che cosa passasse per la testa del bel Fitzwilliam quando dava risposte tutt'altro che gentili, quando si dimostrava freddo e distaccato, nonostante i sentimenti che si agitavano nel cuore di Lizzie (e che si sa, una donna mostra inevitabilmente quand'è innamorata)?
Ecco, Amanda Grange ha provato ad immedesimarsi nel nostro Lord, leggendo accuratamente le pagine vergate dalla penna di Jane Austen, provando anche a fare un calcolo giornaliero (necessario per la stesura di un diario) e riuscendo a tirar fuori un degno libro complementare al capolavoro della stessa Austen.
Ero sulla metro o sul bus di Roma, mentre estraniandomi dalla realtà caotica di Roma, mi trovavo catapultata nella stanza di Darcy, nel suo studiolo, dove con penna d'oca e calamaio, con la sua bella scrittura elegante che tanto piaceva alla sorella del suo migliore amico Charles Bingley, ricamava con l'inchiostro quelle parole che davano libero sfogo a sentimenti che per orgoglio non avrebbe mai rivelato.



Eppure Darcy sorprende. Dietro il suo atteggiamento scorbutico e un molto snob, si rivela un gentiluomo sensibile, capace di amare con passione soprattutto chi è capace, come Lizzie, di affrontarlo e tenergli testa (della serie, le donne facili, troppo belle e stupide non mi piacciono) nelle sue discussioni. E quanta lunaticità caro Mr. Darcy! A volte mi è sembrato di leggere le MIE pagine di diario, chiedendomi se anche io stessa sia così orgogliosa e tanto snob come Darcy, eppure sensibile.



E' proprio quest'ultimo punto che mi ha fatto anche sorgere un dubbio. A volte sembra che l'autrice metta un po' troppa femminilità nei pensieri di Darcy. Mi spiego meglio: mentre un uomo potrebbe (e lo fanno!) ragionare in maniera più semplice e diretta senza farsi tanti problemi, Darcy invece se li pone, prende una decisione, poi subito dopo cambia idea, dice di amare Elizabeth e di volerla vedere all'istante, e immediatamente dopo non la vuole più vedere, la ragazza non fa per lui e sicuramente non se l'è mai filato.
Sono "paranoie" tipicamente femminili... Forse la Grange ha riflettuto un po' troppo il carattere femminile nelle pagine scritte da un uomo... oppure ha solo riflesso quello dei ragazzi odierni, sempre tanto indecisi riguardo i loro sentimenti e soprattutto nelle dichiarazioni (fanno perdere la pazienza anche ai santi!).



Infine il clou: il matrimonio tra Darcy e Lizzie. Il libro della Austen e l'abbastanza fedele film (mi riferisco a quello più recente) lasciano un po' l'amaro in bocca. Dopo tutta la vicenda, il trovarsi e perdersi continuo dei due protagonisti, non sappiamo nemmeno cosa accada durante il giorno più bello della loro vita! Amanda Grange ha pensato anche a questo.
E' stata una lettura piacevole e tanto attesa che certamente non mi ha delusa, ma che piuttosto mi ha tenuta incollata alle pagine, scavando nella psiche del bel Fitzwilliam.



Ora sto finalmente leggendo l'ultimo libro di Licia Troisi "I Regni di Nashira - Il sacrificio" che avevo atteso tanto, tornando nel mio adorato mondo fantasy. So che Licia non mi deluderà. Su di lei ho sentito e letto opinioni discordanti, ma ho la mia e voglio mantenerla. Tant'è che il suo libro mi affianca sulla scrivania.
Buona giornata e alla prossima!

p.s. ho quasi terminato la revisione del secondo volume di Sàkomar... quindi non credo attenderò molto per la pubblicazione.
p.p.s. tornerò con le mie opinioni su Saving Mr. Banks che ho visto la scorsa settimana! Sto recuperando pian piano la mia vita.

lunedì 17 febbraio 2014

"Orgoglio e Pregiudizio" di Jane Austen - Recensione e impressioni

Buonasera mondo! Non so perchè ma in questo momento, anche se è veramente un po' tardi per i miei desideri golosi, avrei una voglia matta di cioccolata calda con panna, mix che potrebbe uccidermi all'istante.
Mah vabbè, sono assurdità del mio stomaco scombussolato da un'influenza che mi sto portando dietro da due settimane. Forse questi vaneggiamenti sono segni di ripresa, chissà!
Ieri, tra un riassunto, una schedatura, uno studio iconografico e chi ne ha più ne metta, sono riuscita anche a terminare la lettura di "Orgoglio e Pregiudizio" di Jane Austen.
Come avevo anticipato in qualche post precedente, avevo fatto una cosa che mai sarebbe consigliabile: avevo visto il film (l'ultimo, quello del 2005) prima di leggere il libro (non l'ho mai fatto, è la prima volta per me). In questo caso il film si era rivelato per me così bello, da sentir nascere il desiderio di leggere le pagine che avevano dato vita alla trasposizione cinematografica della fantasia di questa fantastica autrice inglese.



Passiamo alle impressioni... perchè in realtà non faccio mai una recensione completa. Trovo che ci siano troppi spoiler. Ognuno deve gustarselo appieno, libro o film che sia. Gli anticipi sono per i curiosi.
Dunque, è un romanzo che non è per tutti, ma questo alla fine è abbastanza scontato. Chi si appresta alla lettura di "Orgoglio e pregiudizio" sa bene che l'ambientazione non è di certo contemporanea e di conseguenza anche lo stile narrativo sarà contestuale all'epoca di stesura (a tratti qualche capitolo può risultare pesante).
I primi capitoli sono sempre volti a far entrare il lettore all'interno dell'atmosfera inglese e rurale di fine Settecento. La famiglia in questione è quella dei coniugi Bennet che hanno ben cinque figlie femmine, ognuna con caratteri (fortunatamente) molto diversi: la maggiore si chiama Jane, è bella, affascinane e molto dolce, non vede mai il male in nessuno; la secondogenita e protagonista è Elizabeth (Lizzy) ironica, molto intelligente, colta, con un animo romantico che nasconde dietro una cortina di "pregiudizi"; la terza è Mary, che appare riservata e appassionata solo di studio e lettura, cui interessa poco la vita al di fuori della sua stanza e della biblioteca; la quarta è Lydia, ossessionata dagli uomini in divisa, motivata solo a sposarsi; la quinta è Kitty ancora immatura e condotta sulla "cattiva strada" da Lydia con cui ha più affinità caratteriali.
Diciamo che Jane e Lizzy sono molto in sintonia, così come Lydia e Kitty. L'unica che rimane davvero fuori è Mary. Il Signor Bennet è un uomo che non sembra interessarsi molto della sua famiglia (anche se la sua figlia preferita rimane Lizzy), soprattutto con una moglie pettegola e superficiale come la sua (insopportabile direi), che vive solamente per vedere accasate le sue figlie con ricchi signori.



Tutto inizia da un ballo in cui Bingley è interessato a Jane. Il loro amore si fa sempre più forte, verrà ostacolato anche, ma trionferà.



Nella stessa occasione abbiamo Elizabeth che conosce Mr. Darcy, affascinante e tenebroso, ricco proprietario terriero, nobile, con un caratteraccio. L'orgoglio del titolo è riferito proprio a lui. Tra i due non vi è proprio simpatia all'inizio, anzi, tutt'altro. Si detestano quasi.



Con il passare del tempo (parecchio!!!), Elizabeth inizia a conoscere particolari di Darcy che sono quasi invisibili ad occhi qualsiasi, capendo che dietro quella scorza dura si nasconde un uomo gentile e dall'animo nobile, un vero lord per il quale tutte le lettrici hanno sempre perso la testa. Tant'è che, terminata la lettura con gli occhi a cuoricino, gli uomini sembrano veramente banali e si va alla ricerca disperata di un Darcy, alquanto raro al giorno d'oggi!
E per Darcy è quasi lo stesso. Era prevenuto sulla famiglia di Elizabeth... le sorelle minori, grandi pettegole e civette insieme alla madre, avrebbero fatto scappare anche il ragazzo con le migliori intenzioni. E' il carattere di Lizzy a colpirlo. Lei non "cade ai suoi piedi", non è come le altre, non lo adora, anzi, lo disprezza, e con il suo acume lo umilia persino. Quando si dice che gli uomini adorano essere trattati male... ok sorvoliamo.



Ovviamente, come in ogni romanzo, intorno a Lizzy e Darcy ruota una cornice di personaggi secondari inseriti appositamente per complicare la trama: si trova quindi il cugino e pastore protestante Collins, il bel Wickham che ci prova un po' con tutte (e alla fine sposerà Lydia!) e che deve molto al padre di Darcy, gli zii di Lizzy, Lady Catherine De Bourgh, le sorelle di Bingley, il cugino di Darcy e infine la sorella di quest'ultimo Georgiana.
Inseriamo la storia in un'ambientazione spettacolare, con immensi prati, boschi, case con il tetto di ardesia e vestiboli, saloni, arredi brillanti e sontuosi.



E passeggiate nel mezzo della natura con Lizzy e Darcy che si innamorano un pizzico di più ogni volta (e ciò è dimostrato dalla crescente confusione che assale la protagonista),



fino alla dichiarazione d'amore del nostro amato cavaliere... che viene prontamente rifiutata da Lizzy un prima volta... e desiderata ardentemente una seconda, quando Darcy è ormai stato rivalutato e i loro cuori battono all'unisono.



"Orgoglio e Pregiudizio" è una delle migliori storie d'amore della letteratura che mi ha fatto sognare e fare un tuffo in un passato che non ho mai vissuto, ma di cui sento una scottante nostalgia.

E adesso, dopo aver esaurito un fumetto (leggo "Julia, le avventure di una criminologa" sin dal numero 60) e un manga che ho sul comodino, mi appresto alla lettura di questa bella storia d'amore dal punto di vista di un uomo, del caro Mr. Darcy, provando a capire che cosa passi davvero nella mente del tanto "misterioso" universo maschile, con "Il diario di Mr. Darcy" nel recente volume di Amanda Grange.



sito