Anche oggi vi conduco all'interno di una lettura terminata durante le vacanze, "L'abbazia di Northanger". Avevo sentito parlare di questo romanzo della Austen e, sinceramente, avevo anche trovato qualche difficoltà nel reperirlo. Le librerie fisiche lo avevano insieme ad altre sue opere, poi ho risolto con una online (non le prediligo, ma ammetto che a volte siano utili e piuttosto convenienti per alcuni sconti).
Trama: Catherine Morland, la protagonista del romanzo, è invitata a trascorrere qualche giorno presso l’ex abbazia di Northanger, residenza della famiglia del giovane pastore anglicano con cui si è fidanzata, e che la crede una ricca ereditiera. Suggestionata dal luogo e ancor più dalle intense letture di romanzi dell’orrore all’epoca in gran voga, la giovane vive alterando banali eventi quotidiani alla luce di immaginarie atmosfere di terrore. Una serie di malintesi, frutto della sua fantasia sovreccitata, mette a repentaglio il rapporto sentimentale appena nato, pregiudicato anche dalla scoperta delle sue reali condizioni economiche. Celebrazione dei riti di iniziazione sociale della borghesia inglese di provincia a cavallo tra Sette e Ottocento, quest’opera della Austen non si esaurisce nella storia di una contrastata passione, ma rappresenta una sottile parodia del romanzo sentimentale, e soprattutto del romanzo gotico, che resta di grande attualità ancora oggi.
Attenzione: possibili SPOILER!
Catherine Morland viene presentata dall'autrice come un'autentica "eroina". Sin dai primi capitoli, però, si comprende come quell'appellativo sia piuttosto ironico, in quanto la sua esistenza scorre in maniera pacata, pur avendo compreso che da ragazzina la protagonista era una sorta di maschiaccio.
John Thorpe – personaggio che spicca per la noia che provoca parlando solo e sempre di cavalli e carrozze – combatte la sua battaglia, forte anche del fatto che sua sorella voglia sposare il fratello di Catherine. Le cose però si mettono male quando Isabella, improvvisamente, rompe il fidanzamento con James per mettersi con il capitano Frederick Tilney, fratello maggiore di Henry e di Eleonor. Catherine non saprà più nulla dei Thorpe, mentre invece sarà invitata da Eleonor a risiedere per un po' di tempo all'abbazia di Northanger insieme alla famiglia Tilney, dove rivedrà Henry.
Già a partire dal viaggio in carrozza, il legame tra i due sembra consolidarsi maggiormente; anche l'amicizia con Eleonor diventa più forte. Fonte di inquietudine per Catherine è il Generale Tilney, padre dei suoi amici, che appare piuttosto cortese nei suoi confronti, ma allo stesso modo misterioso, come nascondesse qualcosa. Catherine, influenzata dalle sue letture gotiche e dalle storie narrate da Henry, inizierà a farsi congetture riguardo il misterioso passato del Generale, arrivando a pensare che la moglie non fosse in realtà morta, ma che lui la tenesse prigioniera nell'abbazia. La ragazza esplora, entra in alcune stanze, apre uno scrittoio durante una notte di tempesta, per poi scoprire che il manoscritto rinvenuto non è nulla di considerevole. Sarà Henry stesso, sorprendendola a curiosare, a dissuaderla riguardo le fantasie piuttosto insane, smorzandole così la vena "avventurosa".
Henry Tilney si era recato però anche a casa Morland per un altro motivo: proprio quello di chiedere la mano di Catherine. Infine i due si sposano felicemente. Il Generale, da parta sua, poté stare tranquillo riguardo la dote della ragazza che risultò essere invece di una cifra notevole, seppur non elevatissima.
È sempre molto apprezzabile la minuziosa descrizione societaria per cui, forse, questo romanzo della Austen dovrebbe considerarsi come uno spaccato della vita dell'epoca, piuttosto che come un'opera narrativa, ma anche come una sorta di "satira" nei confronti di quelle famiglie dedite esclusivamente a balli, conoscenze convenienti e matrimoni in grande stile.
In realtà, anche gli altri due romanzi letti precedentemente presentavano le medesime caratteristiche, ma era la protagonista a tracciare la differenza. Il carattere di Catherine, diversamente da quello di Elizabeth Bennet di "Orgoglio e pregiudizio", è piuttosto remissivo, senza alcun brio ed Henry, a parte alcune sue battute sui vocaboli corretti da usare, non appare simpatico, né affascinante, al contrario di Mr. Darcy, personaggio romantico per eccellenza.
Consigliato alle più scatenate fan della Austen, o comunque della letteratura inglese (rientro in quest'ultima categoria); da evitare nel caso in cui ci si aspetti un romanzo differente, scorrevole e dai tocchi gotici.
Vi lascio con alcune citazioni:
«L'amicizia è di certo il miglior balsamo per le pene d'amore».
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