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sabato 15 settembre 2018

Recensione di "L'abbazia di Northanger" di Jane Austen

Buon sabato a tutti, amici lettori! Siamo a metà settembre e mi sembra trascorso così poco tempo da quando ho preparato i bagagli per staccare un po' la spina e andare al mare.
Anche oggi vi conduco all'interno di una lettura terminata durante le vacanze, "L'abbazia di Northanger". Avevo sentito parlare di questo romanzo della Austen e, sinceramente, avevo anche trovato qualche difficoltà nel reperirlo. Le librerie fisiche lo avevano insieme ad altre sue opere, poi ho risolto con una online (non le prediligo, ma ammetto che a volte siano utili e piuttosto convenienti per alcuni sconti).


Trama: Catherine Morland, la protagonista del romanzo, è invitata a trascorrere qualche giorno presso l’ex abbazia di Northanger, residenza della famiglia del giovane pastore anglicano con cui si è fidanzata, e che la crede una ricca ereditiera. Suggestionata dal luogo e ancor più dalle intense letture di romanzi dell’orrore all’epoca in gran voga, la giovane vive alterando banali eventi quotidiani alla luce di immaginarie atmosfere di terrore. Una serie di malintesi, frutto della sua fantasia sovreccitata, mette a repentaglio il rapporto sentimentale appena nato, pregiudicato anche dalla scoperta delle sue reali condizioni economiche. Celebrazione dei riti di iniziazione sociale della borghesia inglese di provincia a cavallo tra Sette e Ottocento, quest’opera della Austen non si esaurisce nella storia di una contrastata passione, ma rappresenta una sottile parodia del romanzo sentimentale, e soprattutto del romanzo gotico, che resta di grande attualità ancora oggi.

Attenzione: possibili SPOILER!

Catherine Morland viene presentata dall'autrice come un'autentica "eroina". Sin dai primi capitoli, però, si comprende come quell'appellativo sia piuttosto ironico, in quanto la sua esistenza scorre in maniera pacata, pur avendo compreso che da ragazzina la protagonista era una sorta di maschiaccio.


La diciassettenne Catherine non sembra possedere doti straordinarie, proviene da una famiglia abbastanza numerosa e benestante, ma di certo non ricca. Alcuni amici, gli Allen, la invitano a stare con loro a Bath per un certo periodo di tempo, durante il quale avrà modo di fare le sue conoscenze in occasione di balli e di incontri di cortesia. È allora che Catherine conosce Isabella Thorpe, innamorata di suo fratello James Morland, e il fratello della stessa, John Thorpe. Sarà proprio quest'ultimo a tentare di conquistare il cuore di Catherine. La ragazza però è ormai attratta da una nuova conoscenza, Henry Tilney, purtroppo visto una volta in occasione di un ballo e scomparso nel nulla. 


John Thorpe – personaggio che spicca per la noia che provoca parlando solo e sempre di cavalli e carrozze – combatte la sua battaglia, forte anche del fatto che sua sorella voglia sposare il fratello di Catherine. Le cose però si mettono male quando Isabella, improvvisamente, rompe il fidanzamento con James per mettersi con il capitano Frederick Tilney, fratello maggiore di Henry e di Eleonor. Catherine non saprà più nulla dei Thorpe, mentre invece sarà invitata da Eleonor a risiedere per un po' di tempo all'abbazia di Northanger insieme alla famiglia Tilney, dove rivedrà Henry. 
Già a partire dal viaggio in carrozza, il legame tra i due sembra consolidarsi maggiormente; anche l'amicizia con Eleonor diventa più forte. Fonte di inquietudine per Catherine è il Generale Tilney, padre dei suoi amici, che appare piuttosto cortese nei suoi confronti, ma allo stesso modo misterioso, come nascondesse qualcosa. Catherine, influenzata dalle sue letture gotiche e dalle storie narrate da Henry, inizierà a farsi congetture riguardo il misterioso passato del Generale, arrivando a pensare che la moglie non fosse in realtà morta, ma che lui la tenesse prigioniera nell'abbazia. La ragazza esplora, entra in alcune stanze, apre uno scrittoio durante una notte di tempesta, per poi scoprire che il manoscritto rinvenuto non è nulla di considerevole. Sarà Henry stesso, sorprendendola a curiosare, a dissuaderla riguardo le fantasie piuttosto insane, smorzandole così la vena "avventurosa". 


Henry parte, così come il Generale. Catherine ed Eleonor possono stare sole e conoscersi meglio, fin quando giunge un ordine tremendo dal signor Tilney: la giovane Morland deve tornare a casa sua senza trattenersi oltre. Catherine non capisce: si interroga sulle sue azioni, su cosa possa averlo infastidito, ma non trova risposta, esattamente come Eleonor, addolorata della partenza dell'amica.


Una volta giunta a casa sua e dopo aver narrato la vicenda ai genitori, Catherine ripensa ai bei momenti trascorsi a Bath e a Northanger, percependo nostalgia e sgomento per l'epilogo. Un giorno, però, inaspettatamente, Henry Tilney si presenta a casa Morland. Proprio da lui conoscerà il vero motivo dell'allontanamento di Catherine: il Generale, notando una simpatia tra Henry e Catherine, aveva parlato con John Thorpe, che lo aveva informato della considerevole ricchezza della signorina Morland. Venuto successivamente a conoscenza del fatto che Catherine non fosse così altolocata, aveva preferito mandarla via e troncare quel rapporto con il figlio. Non avrebbe mai acconsentito al matrimonio con una ragazza povera.
Henry Tilney si era recato però anche a casa Morland per un altro motivo: proprio quello di chiedere la mano di Catherine. Infine i due si sposano felicemente. Il Generale, da parta sua, poté stare tranquillo riguardo la dote della ragazza che risultò essere invece di una cifra notevole, seppur non elevatissima.


Nonostante abbia amato lo stile della Austen nel caso di "Orgoglio e pregiudizio" e parzialmente in "Mansfield Park", per "L'Abbazia di Northanger" ho trovato numerose parti – quasi tutte – piuttosto lente. È eccessiva la descrizione dei balli, l'attenzione verso le piccolezze che monopolizzavano la vita delle signore della società inglese (il vestiario, i romanzi letti, cosa fosse o meno conveniente, i matrimoni organizzati a partire da conoscenze davvero basilari).

È sempre molto apprezzabile la minuziosa descrizione societaria per cui, forse, questo romanzo della Austen dovrebbe considerarsi come uno spaccato della vita dell'epoca, piuttosto che come un'opera narrativa, ma anche come una sorta di "satira" nei confronti di quelle famiglie dedite esclusivamente a balli, conoscenze convenienti e matrimoni in grande stile. 
In realtà, anche gli altri due romanzi letti precedentemente presentavano le medesime caratteristiche, ma era la protagonista a tracciare la differenza. Il carattere di Catherine, diversamente da quello di Elizabeth Bennet di "Orgoglio e pregiudizio", è piuttosto remissivo, senza alcun brio ed Henry, a parte alcune sue battute sui vocaboli corretti da usare, non appare simpatico, né affascinante, al contrario di Mr. Darcy, personaggio romantico per eccellenza. 


Le mie aspettative erano molto maggiori. Non conoscendolo, pensavo di leggere, tra le altre cose, un romanzo goticheggiante, invece la parte relativa all'abbazia riguarda davvero pochissimi capitoli rispetto a tutto il resto. Il titolo appare quindi fuorviante e "l'avventura" di Catherine si rivela come un totale abbaglio, denotando una ragazza dalla fantasia estrema, ma piuttosto sciocca.

Consigliato alle più scatenate fan della Austen, o comunque della letteratura inglese (rientro in quest'ultima categoria); da evitare nel caso in cui ci si aspetti un romanzo differente, scorrevole e dai tocchi gotici.

Vi lascio con alcune citazioni:

«L'amicizia è di certo il miglior balsamo per le pene d'amore».


«Non c'è nulla che non farei per chi mi è veramente amico. Non so cosa significhi amare la gente a metà, non è nella mia natura. I miei affetti sono sempre eccessivi».


«La donna si veste elegantemente solo per se stessa: nessun uomo l'ammirerà di più e non piacerà di più a nessuna donna per questo. Semplicità e buon gusto sono sufficienti per gli uomini, mentre qualcosa di non troppo nuovo e o di un tantino fuori moda la renderà più amabile alle donne».


«Quando la gente desidera fare colpo, deve sempre essere ignorante. Presentarsi come persone aggiornate significa essere incapaci di considerare la vanità degli altri: cosa che una persona sensibile dovrebbe sempre evitare. Specialmente una donna, se ha la sfortuna di sapere qualcosa, dovrebbe sempre fare in modo di nasconderlo meglio che può. I vantaggi della naturale scempiaggine di una bella fanciulla sono stati già descritti dalla straordinaria penna di un'altra autrice; per rendere giustizia agli uomini, tuttavia, debbo soltanto aggiungere che, sebbene la maggior parte di essi, e in particolare i più sciocchi, ritengano che la stupidaggine femminile sia una grande occasione per porre in rilievo il loro fascino personale, c'è una parte di loro che è troppo intelligente e troppo colta per non desiderare in una donna qualcosa di più della semplice ignoranza».

domenica 14 febbraio 2016

Per i lettori della trilogia di Sàkomar, una sorpresa da parte mia per augurarvi buon San Valentino!

Buongiorno amici e buon San Valentino, "festa degli innamorati"!
Esatto "degli innamorati"... quindi mi chiedo perché non debbano festeggiare un po' tutti. Non bisogna mica stare insieme o essere sposati per forza per sentirsi i "destinatari" di una festività simile, non vi pare?
Per quanto mi riguarda, è l'onomastico della mia sorellina, Valentina Angela, e quindi è già festa così per me. Poi... va bene, insomma, ho un cuore di ghiaccio, ma ogni tanto si scioglie pure il mio.
Tutti abbiamo quella persona che ci fa battere il cuore in maniera anomala, tutti abbiamo quella persona a cui pensiamo prima di andare a dormire...
Per questo San Valentino, vi ricordo sempre la promozione #WhatIsLove dei SelfDreamers, in cui troverete il mio primo romanzo "Il Regno dell'Acqua" a 0,99 centesimi in formato Kindle.


Non pensate che si tratti solo di fantasy... se si trova in una promozione di San Valentino, un motivo ci sarà. L'amore non manca di certo, l'amicizia è un filo rosso e conduttore e poi c'è tanta avventura.
Vi aspetto tra i miei lettori e voglio sapere cosa ne pensate ovviamente! Quindi improvvisatevi scrittori e regalatemi una recensione (che a me le sorprese piacciono tanto).
Una sorpresa la faccio anche io a voi... ma contiene SPOILER, quindi non è indicata la lettura del post a coloro che intendono leggere la trilogia dal principio o a chi ancora non l'ha terminata.
Avevo pensato di inserire questa lettera all'interno del romanzo finale, ma era già lunghissimo e non mi pareva il caso. Forse però Sàkomar tornerà in un futuro... chi può dirlo. Ecco che vi lascio quindi alla lettera che Stephenyl scrive alla sua Principessa, proprio quando si separano. Eh sì, il loro amore non può essere distrutto da nulla, nemmeno dallo spazio-tempo.
Buona lettura e buon San Valentino ancora!

Attenzione SPOILER!!!




Floryen, Regno dell'Acqua , Sàkomar
34° giorno del Principato di Lùs


Mia adorata Christine,
è trascorso così poco tempo qui a Sàkomar da quando tu, i tuoi fratelli e le tue sorelle avete varcato il portale… forse appena un mese, ma sono certo che nella tua dimensione saranno fluiti via molti più giorni. Ogni mattina, all'alba, quando il castello di Floryen è ancora immerso nei sogni, mi alzo, scendo le scalinate in marmo che incorniciano la fontana dedicata al nostro Guardiano, Poseidone, e mi dirigo verso le stalle. So già che tu non sarai con me mentre accarezzi Furia, il frisone che tanto ami, e che ora è cavalcato da mio padre.
Fulmine è lì, come sempre, ad attendermi scalpitante. Lo sello e insieme corriamo via da quel palazzo che per me è solo un covo di ricordi, così vividi, così reali che a tratti mi pare quasi di poter toccare. Mi sembra ieri che, insicura e timorosa, salivi in groppa a quel fiero Ippogrifo che denominasti Rainbow. Mi sembrano trascorsi solo pochi minuti da quando afferravi la spada per allenarti insieme a me e, dolorante, ma sempre sorridente, uscivi dal campo di addestramento per recarti subito dopo da Cleo. E quando d'un tratto ti ho vista acquisire sicurezza, quando il tuo coraggio è finalmente emerso, risplendevi esattamente come l'Elemento di cui era padrona.
Sei stata un'amica per me, quella che non ho mai avuto. Una spalla su cui contare sempre, perché anche se questa dimensione non ti apparteneva, l'hai presa a cuore. Hai voluto cambiarla insieme agli altri Principi e per questo io e tutti gli abitanti di Sàkomar ve ne saremo sempre grati.
Tu e la tua famiglia siete riusciti dove tutti noi avevamo fallito. Curioso, non è vero? Mi hai narrato della tua dimensione. I fatti che la sconvolgono sono a tratti più grotteschi di quelli che si svolgevano nelle prigioni di Termophilia, eppure il vostro animo è riuscito a sopportare, trovare la forza e riversarla positivamente su ogni essere vivente della nostra dimensione.
Io e Fulmine ci rechiamo sempre accanto a Dafne. Lì attendiamo che il sole sfiori con i suoi caldi raggi le acque cristalline dell'Oceano. Porto ancora con me il flauto. Non voglio incantare nessuno. I Draghi sono tornati nel Regno dell'Acqua, ma nuotano al largo, verso Altamarea. Suono perché la musica mi riporta alla mente ricordi lontani. Sono notti che sogno mia madre, la Principessa Eleonore. Non l'ho mai vista come ben sai, o meglio, ero troppo piccolo per ricordarla quando mi stringeva a sé, tra le sue rassicuranti braccia. L'ho osservata nel riflesso, a lungo. Era dolce, buona, con un gran cuore, lo stesso che è riuscito ad amare una creatura disprezzata da tutti come mio padre. Me ne ha parlato, sai? Gli brillano ancora gli occhi quando la nomina. L'amore per lei non è mai svanito, è sempre vivo nel suo cuore spezzato e martoriato. Vorrei poter fare qualcosa per lui. Ha sofferto e prosegue a soffrire così tanto che… beh, vorrei riuscire a manipolare il tempo, come fa Niko, anzi Crono, e restituirgli la vita che gli è stata sottratta. Nonostante tutto, Feshyl è in pace adesso. Ha me con lui e si sente al sicuro, si sente a casa finalmente. Ho sognato per tanti anni di incontrare il mio vero padre… mai avrei immaginato che fosse il Cavaliere dal Cuore Nero. Eppure, adesso che è qui, vicino a me, nella mia vita, mi sembra come se i pezzi della mia esistenza avessero trovato un senso, ricomponendosi.
Christine, so che puoi capirmi. Sei l'unica che ci è sempre riuscita… o forse, quasi sempre. Ti ho fatta arrabbiare numerose volte. Me ne accorgevo, anche se evitavo di leggerti nel pensiero. Notavo i lampi d'odio che mi lanciavi quando avevo quegli apparenti cambi di comportamento nei tuoi confronti. Mia amata, sai però che non ti avrei mai voluto far soffrire. Era per via del Patto. Avevo timore che Glalèn potesse ucciderti e questo non me lo sarei mai perdonato.
Ti avevo giurato che avrei dato la vita per proteggerti e non mi sono mai pentito di essermi frapposto tra te e mio padre. Ricordo il dolore lancinante della spada che mi ha attraversato il petto e le fiamme che hanno avvolto la mia realtà. Ricordo il tuo volto triste, il tuo sguardo disperato e disperso, prigioniero dell'Elemento. Ricordo di aver lasciato la mia esistenza paradossalmente felice, perché ti avevo salvata, perché tu – mio unico amore – avresti proseguito a vivere e avresti vinto una guerra per cui eri stata chiamata.
Osservo l'Oceano, l'azzurro e lo scintillio del sole, e mi tornano in mente gli istanti accanto a te, durante la Notte Lucente. Eri magnifica in quell'abito azzurro. So che eri in imbarazzo. Ti si leggeva sul volto. Avevi le guance leggermente imporporate. Ma non dimenticherò mai lo sguardo che mi rivolgesti quando Minhalconian mi lasciò danzare con te. Le stelle si erano trasferite nelle tue iridi sfumate, ogni lineamento volto a incorniciare il tuo splendido sorriso. E le tue mani salde nelle mie, che non ti avrei mai lasciata. Se avessi potuto tenerti abbracciata a me per sempre, credimi, lo avrei fatto.
So che lo ricordi, il nostro primo bacio. Pensavo che il cuore potesse scoppiarmi nel petto quando hai posato le tue labbra vellutate sulle mie. Christine, vorrei dartene altri mille di baci se solo fossi qui, accanto a me… come quando sei venuta a cercarmi, preoccupata perché ero voluto andare in riva al mare, solo, a riflettere sul mio triste passato. Hai illuminato quella notte che appariva tanto buia, tu, la mia Principessa.
Ogni singolo istante trascorso con te è vivido nella mia memoria. I ricordi sono ciò che di più prezioso possiedo al mondo. E sì, ti sto scrivendo una lettera, consapevole del fatto che non la leggerai mai. I Portali sono sigillati e nessuno più potrà aprirli. Il destino è stato crudele. Ha unito due dimensioni, ci ha fatti incontrare, innamorare e infine separare per l'eternità.
Tuo fratello Fabio non ha mai creduto nel destino. Un giorno mi disse che era convinto di poterlo forgiare da sé, che nessuno avesse stabilito le nostre azioni. Eppure, da quando non sei più con me, non ci credo… Penso che, chiunque sia il proprietario di questa dimensione – o di questo animo – che è Sàkomar, dev'essere una persona egoista. Per il suo bene, ha fatto sì che noi due, come mio padre e mia madre prima ancora, fossimo separati per sempre. E a nulla è valso l'amore! "Amor che move il sole e l'altre stelle!", citando quell'Umano, Dante, di cui tu mi hai parlato. L'amore è una forza potentissima in grado di rivoluzionare il cosmo, questo ho sempre creduto… ma tu non sei qui con me.
Chissà se nella tua dimensione mi pensi ancora, o se sei stata più coraggiosa di me a porre fine a un sentimento così potente come quello che ci legava. Non credo sopporterei il dolore di vederti tra le braccia di un altro uomo che non sia io… perché Christine, sappi che non ho mai amato nessun'altra persona al mondo come te, mai. E se tu non puoi essere al mio fianco, scelgo la solitudine. No, non riesco a darmi pace e vivrò per cercare un modo di cambiare il nostro crudele destino. Il mio cuore ti appartiene, ora e per l'eternità.
Ti amo, mia Principessa.
Tuo, per sempre


Stephenyl


Vi ricordo che, essendo questo testo una mia creazione, ne detengo tutti i diritti.

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