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giovedì 6 settembre 2018

Recensione di "L'ultimo caffè della sera" di Diego Galdino

Roma, Trastevere: l'estate non è ancora terminata, è agli sgoccioli dicono, ma da brava romana so per certo che durerà almeno fino a ottobre, per lasciare il passo a un autunno mite. Cammino, calpestando i sanpietrini intrisi di storia. Chissà quante altre persone prima di me lo hanno fatto, chissà che stato d'animo avevano, da dove provenivano e se andavano di fretta, oppure se si godevano quelle meraviglie che pian piano emergevano dalle stradine della Città Eterna.


Roma è così: ogni angolo nasconde un tassello di storia, una curiosità, un particolare che te la fa amare ogni giorno di più. È proprio il suo essere unica e magica che spinge ognuno di noi abitanti a tornare in quelle stradine, senza mai stancarsi di ammirarle, di fotografarle, di viverle portandole nel cuore. 


Trastevere… a pochi passi da lì frequentavo il liceo. Tante volte sono scesa lungo le scale che da via Dandolo conducono al MIUR, per poi inoltrarmi da piazza S. Cosimato all'interno di quel rione immerso ancora in un'altra epoca; ho percorso quelle vie con i miei migliori amici o con la mia famiglia, scherzando e chiacchierando; ho passeggiato da sola, seguendo l'arte e l'archeologia, spesso soffermandomi sulle lastre incise nel portico della basilica di S. Maria… e, infine, insieme a una persona che, durante una calda mattina di giugno, si è portata via un frammento del mio cuore senza avermelo ancora restituito.


Roma nun fà la stupida stasera… e c'è poco da fare, è lei a farti innamorare, a farti battere il cuore anche quando pensi che una morsa di ghiaccio lo abbia avvolto inesorabilmente. 
È quello che capita a Massimo. Dopo la storia con Geneviève, non è più riuscito a riprendersi. Ha tentato invano di incrociare lo sguardo di altre donne, di affidare se stesso a un altro amore, ma il ricordo di quella ragazza francese gli aveva marchiato il cuore in maniera indelebile. Erano state forse le persone giuste al momento sbagliato… non per Massimo, che per Geneviève avrebbe fatto di tutto, ma per lei che travolta dalla paura provocata dagli amori intensi ha preferito lasciarlo, tornando a Parigi. 


Come se non bastasse, Dario, l'amico più caro di Massimo, viene a mancare e il bar Tiberi perde una colonna portante. Quando in un clima di velata tristezza e di cambiamento una ragazza dagli occhi blu e dai capelli neri chiede del famoso caffè alla nutella, Massimo avverte qualcosa di diverso. È forse una scossa che il suo cuore aspettava, quel calore che tanto gli era mancato, ma Mina – questo il nome della ragazza dalle origini indo-italiane che lavora in un negozio di abbigliamento al centro – torna a farlo vivere, lentamente, partendo dalle piccole cose, da una conoscenza graduale, da una bellissima amicizia che esplode in una romantica passione. 

  
Tra un caffè e l'altro sorseggiato nel bar di fronte alla basilica di S. Maria in Trastevere, una pizza in macchina seguita da lunghi baci appassionati e momenti indimenticabili trascorsi in una stanza dalle pareti rosa, Massimo e Mina capiscono di essere fatti l'uno per l'altra. Il destino li ha fatti incontrare, ma è quello stesso che ha anche ingarbugliato qualche filo di troppo… perché il passato a volte può affacciarsi, chiedendo di compiere delle scelte difficili. 


"L'ultimo caffè della sera" è un romanzo romantico, di quelli che mentre ne sfogli le pagine, fanno riprendere vita a ricordi ed emozioni. Ed è anche una storia tutta romana, con personaggi secondari che introducono il lettore nel tipico clima della Città Eterna, dove i piccoli bar e le piazzette, poste all'ombra dei familiari monumenti, diventano luoghi di ritrovo, di confidenze, di scherzi con quelle battute che solo un romanaccio doc può intonare nella maniera più corretta. 


Massimo è l'uomo che vorrei incontrare, una persona buona, che sa donare il proprio cuore, devoto al lavoro e ancora di più alla donna che ama, nonché alla sua città, Roma. Ma credo che gli uomini come Massimo siano pressoché estinti. Mina è invece una ragazza semplice che nasconde tanta forza e coraggio; una ragazza che, nonostante le delusioni, non ha smesso di credere nell'amore. E quest'ultimo l'ha ripagata perché, come dice una canzone di Max Pezzali, «L'amore ha detto il vero nel promettere “Ritornerò”».

Grazie caro Diego per questo romanzo, in cui la nostra meravigliosa Roma fa da scenario a una storia che riscalda il cuore. 


Alcune citazioni che ho scelto per voi:

«Negli amori tormentati ci si riconosce dato che bene o male, in un modo o nell'altro, che sia stato ieri, oggi o tanto tempo fa, chiunque ha amato così, senza colpa, né peccato, ma solo perché non ne poteva fare a meno». 


«Ma lei non lo stava aspettando, non più, forse l'aveva già aspettato troppo, ma gli uomini, a volte, sanno essere dei vigliacchi che prima lanciano il cuore e poi nascondono la mano». 


«[…] lui si sentì come il direttore d'albergo di Pretty Woman e sorridente le rispose: “Dev'essere difficile lasciare andare qualcosa di così bello”, per poi concludere, “perché alla fine è sempre lei che salva lui”».


«Lasciarsi andare è bello. Lasciarsi andare è giusto. Lasciarsi andare è un atto di fede, e la fede fa bene». 


«Forse sarei stata qui a cena con te lo stesso, perché l'essere umano non cerca la felicità, quella si può trovare in tanti modi, o posti, noi cerchiamo l'amore: l'ultima casa della nostra vita». 


«Capita di conoscere persone e di provare per loro un sentimento fortissimo in poco tempo. E succede, inevitabilmente, di sentirsi tanto uniti a queste persone da convincersi di essere nati solo per stare con loro e che faranno parte della nostra vita per sempre». 


«La vita è così, la passi a correre da solo cercando sempre di raggiungere qualcosa, poi, un bel giorno, ti rendi conto che per trovare la cosa più importante di tutte, la felicità, ti bastava fermarti e restare seduto su una panchina insieme alla persona giusta». 


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